"Cardinale Pietro Parente; Mons. Antonio Piolanti; Mons. Salvatore Garofano: Voci selezionate dal Dizionario di Teologia Dogmatica". SCETTICISMO (dal gr. = guardo, considero): è una dottrina e una tendenza, che pone in discussione e nega parzialmente o interamente il valore oggettivo della conoscenza umana e quindi la sua certezza.
Lo scetticismo ebbe origine dai Sofisti, che a scopo oratorio e politico insegnavano a dimostrare con speciose argomentazioni la verità d'una tesi e insieme della rispettiva antitesi. Contro questi perturbatori dello spirito combatté energicamente Socrate, mettendo in evidenza la forza dei concetti universali, che sono una solida base di verità e di certezza. Ma il fondatore dello Scetticismo come sistema di dubbio universale fu Pirrone di Elide (+275 a. C.): da lui lo Scetticismo prese il nome di Pirronismo e si oppose al dogmatismo stoico. I Platonici, che svalutavano la cognizione sperimentale riducendola alla sfera di semplici opinioni. subirono l'influsso scettico nella media e nella nuova Accademia (Arcesilao +241 a. C. e Carneade + nel 126 a. C.). Ma lo Scetticismo sistematico ebbe validi continuatori nei due filosofi Enesidemo di Creta (+130 d. C.) e Sesto Empirico (seconda metà del II secolo d. C.), che scrisse le celebri Ipotiposi in difesa dei due principi pirroniani. Lo Scetticismo affiora qua e là col suo dubbio dissolvente attraverso i secoli, come nella dottrina di Cartesio (dubbio metodico non sistematico), nel sistema fenomenistico e anche nel Kantismo (v. questa voce), che comprometteva il valore oggettivo della cognizione, negando alla ragione la capacità di attingere la cosa in sé, il noumeno. Tutti i sistemi antintellettualistici sono intinti di scetticismo: così il fideismo del Jacobi, il Volontarismo pessimistico di Schopenhauer, il Prammatismo di James. Lo Scetticismo ha un peccato di origine, che ne avvelena tutta la struttura: esso mette in dubbio la capacità della ragione a raggiungere la verità e la certezza e nega il valore della cognizione. Ma logicamente ne risulta che nessuna verità, nessuna teoria è certa e sicura, neppure quella degli Scettici! L'intelletto umano fatto naturalmente per la verità, come l'occhio per la luce, può ingannarsi qualche volta, per accidens, ma non sempre per se, altrimenti la natura sarebbe un assurdo. La filosofia moderna, che da Cartesio a Kant, ha attentato alla dignità della natura e alle capacità naturali dello spirito umano è caduta in uno smarrimento scettico, che l'Idealismo ha cercato invano di superare. L'unico rimedio è il realismo moderato della filosofia cristiana. che. insieme con la migliore filosofia greca, costruisce la scienza e la metafisica sul postulato d'un naturale rapporto tra essere e pensiero, tra natura e spirito.
"Cardinale Pietro Parente; Mons. Antonio Piolanti; Mons. Salvatore Garofano: Voci selezionate dal Dizionario di Teologia Dogmatica". SANTITÀ (di Cristo): santo in genere è ciò che ha attinenza con la divinità. In senso concreto e cristiano la santità importa nell'uomo una certa partecipazione della natura divina per mezzo della grazia, una figliolanza adottiva e l'immunità dalla colpa.
L'Umanità di Cristo è santissima in forza dell'unione ipostatica e della grazia di cui fu arricchita senza limiti. a) Per l'unione ipostatica l'Umanità assunta sussiste per l'essere stesso del Verbo e però nessuna unione più stretta con Dio è pensa bile né alcuna cosa creata che appartenga più propriamente a Dio di quella Umanità. Per la stessa unione Cristo Uomo è Figlio non adottivo, ma naturale di Dio e perciò impeccabile (v. Impeccabilità). b) Oltre a questa santità di carattere sostanziale, l'Umanità di Cristo ha la santità di ordine accidentale in virtù della grazia e dei doni soprannaturali. Per l'unione ipostatica la Umanità di Cristo è santa; per la grazia e i doni opera santamente, cioè in modo deiforme. E la grazia di Cristo è così piena che, come dice S. Giovanni, «tutti riceviamo dalla sua pienezza». Così l'Umanità del Salvatore è la fonte inesauribile d'ogni santità: gli splendori della Chiesa una e santa sono una irradiazione di quella sacrosanta Umanità.
L'Evangelo (Lc., 2, 52) parla d'un progresso di Gesù nella sapienza e nella grazia: in verità Egli fu pieno di tutta la sapienza e di tutta la grazia fin dal primo istante dell'Incarnazione. Quel progresso quindi va inteso, come suggeriscono i Padri, non in senso reale, ma in senso manifestativo.
Santità di Maria: concepita senza macchia (v. Immacolata) fu immune dal fomite della concupiscenza e da ogni peccato anche veniale (Conc. di Trento); fu pertanto ripiena d'una grazia perfetta, superiore a quella dei Santi e degli Angeli, non infinita in senso assoluto, ma proporzionatamente alla sublime dignità di Madre di Dio.
"Cardinale Pietro Parente; Mons. Antonio Piolanti; Mons. Salvatore Garofano: Voci selezionate dal Dizionario di Teologia Dogmatica". SANTITÀ DELLA CHIESA: la santità è la seconda dote o proprietà che il Simbolo Niceno-costantinopolitano attribuisce alla Chiesa e che promana dall'intima natura della medesima. Se infatti la Chiesa è «l'unione di Cristo con l'uomo in forma sociale» deve essere santa, come tutto quello che è a contatto con Dio.
La Bibbia presenta la santità come l'attributo proprio della Chiesa: «Cristo ha amato la Chiesa e ha dato se stesso per lei, al fine di santificarla… di prepararsela come sposa immacolata, senza rughe e senza neo» (Efes. 5, 26); «Cristo ci elesse affinché fossimo santi e immacolati al suo cospetto» (Efes. 1, 4): «Diede se stesso per noi affin di riscattarci da ogni iniquità e di purificarsi un popolo accettevole e zelante di opere buone» (Tit. 2, 14).
La santità della Chiesa è triplice: santità dei principi, delle membra, dei carismi. La santità dei principi consiste nel fatto che la Chiesa è dotata di mezzi che sono atti a produrre la santità negli uomini (santità attiva). Realmente la dottrina dogmatica e morale della Chiesa (magistero) è il fermento che solleva la massa umana dalle oscurità della terra agli splendori del cielo, i suoi sacramenti (ministero) sono i canali che trasmettono la grazia santificante, la sua autorità (impero) tende unicamente a guidare i fedeli per la via della perfezione.
La santità delle membra risulta dallo spettacolo costantemente verificatosi nella storia del cristianesimo di moltissimi fedeli viventi secondo i precetti del Vangelo (santità comune) e di molti altri che seguendo anche i consigli evangelici sono giunti fino alle ardue vette dell'eroismo (santità esimia) che suole essere sancita dalla canonizzazione. Tutti i secoli della storia dei popoli cristiani, da S. Paolo a S. Benedetto, da S. Francesco d'Assisi a S. Teresa di Gesù, da S. Vincenzo de' Paoli a S. Giovanni Bosco sono intersecati dalla scia luminosa della santità eroica (santità passiva).
La santità dei carismi emerge dal dono dei miracoli, con i quali lo Spirito Santo suole manifestare la sua presenza in tutto il corpo mistico (sono infatti i miracoli grazie gratis datae per l'edificazione della Chiesa) come in qualche membro dotato di singolare virtù, perché Dio, in via ordinaria si serve delle anime a Lui più care per operare le sue meraviglie (segni della santità).
"Cardinale Pietro Parente; Mons. Antonio Piolanti; Mons. Salvatore Garofano: Voci selezionate dal Dizionario di Teologia Dogmatica". SANTIFICAZIONE: è l'azione trasformatrice, che rende l'uomo santo.
La santificazione è relativa al concetto di santità. Santo (in ebr.* = separare) significa ciò che è separato dalle cose profane e consacrato a Dio. La santità difatti ha un aspetto negativo (allontanamento dal peccato) e un aspetto positivo (unione amichevole con la Divinità). Nella religione ebraica, nonostante i motivi d'interiorità. dell'A. T., prevalse man mano quella santità esteriore, legale, che toccò l'apice nei Farisei. Gesù Cristo accese la fiamma della vera santità, presentandola come una rigenerazione, come vita nuova alimentata principalmente dall'amore fino a una misteriosa partecipazione della vita stessa di Dio. L'aspetto negativo (purificazione e liberazione dal peccato) è sviluppato particolarmente da S. Paolo, l'aspetto positivo (comunicazione vitale e immanenza mutua tra Dio e uomo) da S. Giovanni e da S. Pietro, che parla di una partecipazione della natura divina nell'uomo redento (v. Consorzio divino). Questi preziosi elementi della rivelazione scritta elaborati dai Padri e dai Dottori concorrono a formare la Teologia della santificazione suggellata dal Magistero Ecclesiastico. La santificazione ha tre fasi: genetica, statica e dinamica.
1° Geneticamente la santificazione, nell'ordine presente, è trapasso da uno stato di peccato all'amicizia di Dio per mezzo della grazia. Per questo trapasso v. Giustificazione.
2° Staticamente la santificazione è la condizione dell'uomo elevato dalla grazia santificante e dai doni annessi. Si può dire che è la santità quoad esse.
3° Dinamicamente la santificazione è l'attività soprannaturale dell'uomo santificato che tende a conquistare una vita d'unione con Dio sempre più intensa con la lotta assidua contro le passioni e le tentazioni e con l'esercizio delle virtù. La storia del Cristianesimo registra due errori opposti riguardo alla santificazione: – il Pelagianesimo (v. questa voce), che nega il peccato originale e la necessità della grazia, attribuendo l'opera della santità alla natura (naturalisrno); il Luteranesimo (v. questa voce), che invece esagera il peccato originale, nega la possibilità d'una rigenerazione e d'una collaborazione dell'uomo con Dio, riducendo la santità nostra a un'imputazione esterna di quella divina (pseudosupernaturalismo). La Chiesa ha condannato l'uno e l'altro errore e in armonia con la rivelazione, insegna che la santificazione è opera di Dio, che infonde la grazia, ma richiede la libera cooperazione dell'uomo sia nel momento dell'acquisto della grazia sia per conservare e accrescere il dono di Dio. L'uomo santificato deve lottare e lavorare continuamente per progredire nella santità, specialmente sotto l'impulso e con l'esercizio della carità (v. questa voce), che è la misura della vera santità.