SILVIO MARIA GIRAUD
MISSIONARIO DELLA SALETTE
SACERDOTE E OSTIA
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LIBRO TERZO
LE VIRTU' SACERDOTALI
L'UNIONE A GESÙ CRISTO
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CAPITOLO QUINDICESIMO. IMITAZIONE E VITA D'UNIONE CON GESÙ CRISTO
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Nella orazione mentale fatta santamente si opera l'unione con GESÙ CRISTO in un modo affettivo, ma pure reale e talvolta sublime; tuttavia, l'unione si compie soltanto, in modo pratico e completo, nella condotta della vita, nella imitazione perfetta di GESÙ; con la sua vita divina pienamente e sostanzialmente realizzata in noi, per quanto, in questa vita di esilio, è possibile una tal grazia, la più preziosa di tutte.
Si dice comunemente che l'unione perfetta si compie nell'Orazione o Contemplazione; questo è vero, perché nella contemplazione la forza dell'amore, naturalmente, è disposta meglio che nell'azione, ad elevarsi in alto; e inoltre, perché dopo le opere più sante sopravviene di nuovo la contemplazione più elevata non è, per parlare propriamente, la vita reale del tempo presente; perché nei suoi atti, è essenzialmente transitoria; d'altronde, la prova più sicura dell'amore sta nella fedeltà a Dio e a Nostro Signore (Gv 14, 21-22).
La fedeltà!... In questa sta tutta la perfezione possibile; a quella deve dirigere il Sacerdote tutta l'attenzione e l'amore dell'anima. Se manca di fedeltà, egli mette in pericolo la propria salvezza non solo, ma pregiudica gli interessi spirituali di una moltitudine di anime. Un grado di più o di meno nella unione con GESÙ CRISTO, può significare tutto un mondo di effetti diversi nel disegno della Provvidenza e della grazia divina. Santa Teresa diceva alle sue figlie una parola che è molto più vera del Sacerdote che di qualsiasi anima per quanto privilegiata: «Ho conosciuto anime che già erano arrivate allo stato di Orazione di unione, e che furono prese nei lacci del demonio, mercé il concorso di tutto l'inferno; perché ve 1’ho detto bene spesso, non un'anima sola, ma moltissime si perdono in un tal caso. Il nemico sa, come noi, che Dio attira gran numero di anime per mezzo di un'anima sola» (589). Gravi parole da meditarsi!
L'esercizio di imitazione consiste in una applicazione umile, semplice e abituale della mente, del cuore e della volontà, per riprodurre in noi, nei nostri pensieri, nei nostri sentimenti, e in tutta la nostra vita, i pensieri, i sentimenti e la vita di GESÙ CRISTO. L'anima, in tal modo, tiene sempre lo sguardo rivolto a GESÙ CRISTO per attirare in se stesso lo spirito, le disposizioni, il cuore di quella adorabile Vita di ogni vita, onde poter dire con l'Apostolo con tutta verità: Vivit in me Christus (590).
Essa vuole possedere, nel suo interiore e nel suo esterno, i sentimenti, le fattezze e i lineamenti di GESÙ CRISTO; perché il disegno del Padre è che «coloro, ch'egli ha preveduti, siano predestinati ad essere conformi all'immagine del Figlio suo» (Rm 8, 29), ossia a possederne le virtù tanto esterne che interiori; tal'è pure la pressante raccomandazione dell’Apostolo (591). Essa sa che le virtù sono necessarie; ma il suo desiderio non è rivolto alle virtù considerate in se medesime, bensì, considerate in GESÙ CRISTO, quali si trovano possedute e praticate da GESÙ CRISTO. Non ergo iam nostram vitam, sed Christi vita vivimus, dice sant'Ambrogio, vitam inacentiae... omniumque virtutum... Luceat ergo imago eius in confessione nostra, in dilectione, in operibus et factis; ut si fieri potest, tota eius species exprimatur in nobis. Ipse sit caput nostrum... ipse oculos noster, ut per illum videamus Patrem; ipse vox nostra, per quem loquamur ad Patrem; ipse dextera, per quem Deo Patri Sacrificium nostrum offeramus (592).
Ecco, infatti, quale deve essere l'intima, costante e amorosa vita del Sacerdote: Ut absarbeatur quod mortale est, a vita (2 Cor 5, 4). Ciò che è mortale in noi, è la carne con le sue concupiscenze, ciò che abbiamo per via della generazione da Adamo: la vita, è GESÙ CRISTO, vita unica, santa, eterna. Far passare in noi questa vita sovrana, dimodochè in noi essa domini e governi tutto, i minimi movimenti interiori dell'anima e i sensi esterni coi loro atti propri, il presente e l'avvenire, la vita privata e gli atti del ministero, perché tutto ciò non abbia nome che davanti a Dio ed agli angeli: ecco la vita di Nostro Signore, che è tutto per il Sacerdote, Ad ipsum, dice ancora sant'Agostino, studia dirigimus, ad Ipsum vota nostra conferimus; quia Ipse est plenitudo, Ipse est consummatio universorum (In Psalm., XL).