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il Foglio 15 maggio 2012
Sotto il bel sole della vita per dire no all’aborto. Chi ha visto dei visi torvi?
Dal Colosseo fino a Castel sant’Angelo senza partiti né tv, perché i messaggi forti mobilitano lo stesso
di Francesco Agnoli
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Il Papa a Sansepolcro: necessario impegno dei cristiani per una nuova etica pubblica
Alla sfiducia verso l’impegno politico e nel sociale, i cristiani sono chiamati a contrapporre l’impegno e l’amore per la responsabilità. Con questo pensiero Benedetto XVI si è rivolto nel tardo pomeriggio di ieri alla città di Sansepolcro. In questa località che festeggia il millenario dalla fondazione, il Papa è giunto in anticipo sul programma per via dell’annullamento, causa maltempo, della precedente tappa al Santuario della Verna. Davanti agli abitanti di Sansepolcro, il Pontefice ha lanciato un forte appello a guardare in alto per orientarsi nel quotidiano e a riscoprire le radici cristiane.
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ATTENTI A NON SVILIRE LE PAROLE
di Uwe Michael Lang
La storia della traduzione biblica comincia con la versione dei Settanta, che ha reso la Scrittura ebraica accessibile alla lingua greca e al mondo ellenistico. Non si sottolineerà mai abbastanza l'importanza religiosa e culturale di questo progetto di traduzione, che non ha eguali nel mondo antico.
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Gentili amici,
il 13 maggio la Chiesa festeggia le Apparizioni di Santa Maria in Fatima. La famiglia spirituale di totustuus.it è legata al messaggio di Fatima più che a ogni altra apparizione mariana e, per farlo sempre più conoscere, offre ai suoi utenti registrati uno dei più importanti libri su tali apparizioni:
Era una Signora più splendente del sole
Descrizione: «Avete visto l'Inferno dove vanno le anime dei poveri peccatori. Per salvarle Dio vuole stabilire nel mondo la devozione - al mio Cuore Immacolato. Se faranno ciò che io vi dico, molti si salveranno e avranno pace. La guerra sta per finire, ma se non cessano di offender Dio, ne verrà un'altra peggiore. Quando vedrete una notte, illuminata d'una luce sconosciuta, sappiate che quello è il grande segno che Dio vi dà prima di punire il mondo per i suoi delitti per mezzo della guerra, della fame, della persecuzione alla Chiesa e al Santo Padre. Per impedire ciò, tornerò a chiedere la consacrazione della Russia al mio Cuore Immacolato e la Comunione riparatrice nei primi sabati. Se si osserveranno le mie richieste, la Russia si convertirà e ci sarà la pace; se no, spanderà i suoi errori in tutto il mondo, promuovendo guerre e persecuzioni alla Chiesa: i buoni saranno martoriati, il Santo Padre avrà molto da soffrire, varie nazioni saranno annientate; infine il mio Cuore Immacolato trionferà. Il Santo Padre mi consacrerà la Russia che si convertirà e sarà concesso al mondo alcun tempo di pace. In Portogallo si conserverà sempre il dogma della fede. Questo non ditelo a nessuno. A Francesco, sì, potete dirlo» .
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Regina Sacratissimi Rosari, ora pro nobis!
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In Carolina no alle nozze gay
Ma Obama: sono favorevole
Barack Obama è uscito allo scoperto. Il presidente degli Stati Uniti, per la prima volta nella storia, si è detto convinto che due persone dello stesso sesso abbiano il diritto di sposarsi. Obama ha descritto la sua decisione come una «scelta personale», lasciando intendere che la sua Amministrazione non proporrà una legge federale che legalizzi il matrimonio gay su tutto il territorio nazionale. «Negli ultimi anni ho parlato con amici, parenti e membri del mio staff che sono legati a un partner dello stesso sesso in un’unione solida e monogama – ha detto ieri Obama in un’intervista alla Abc – e a un certo punto ho concluso che per me, personalmente, è importante affermare che coppie dello stesso sesso devono potersi sposare».
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AsiaNews 8-5-2012
COREA DEL SUD - CINA
Migliaia di pillole cinesi con carne di feti umani bloccati alla dogana coreana
In 10 mesi vi sono stati 35 spedizioni di contrabbando per oltre 17mila pillole. Tutte contengono carne umana al 99,7%. Ospedali cinesi rivendono feti abortiti e neonati morti per questa medicina alternativa che dovrebbe essere energetica e aiutare le prestazioni sessuali. In realtà le pillole contengono molti potenti batteri. Il silenzio del ministero cinese della sanità.
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Avvenire 7-5-2012
150mila euro al film su Eluana
Le famiglie friulane: vergogna
«Siamo indignati», protesta Giancarlo Pivetta, di Pordenone, papà di Alex, in stato vegetativo persistente. «I politici dovranno rendere conto dei soldi buttati in questo modo», incalza Nadia Scotti, di Gorizia, presidente dell’associazione “Oltre per rivivere”. A suscitare la loro collera è la decisione della “Film commission” del Friuli Venezia Giulia di concedere il massimo dei finanziamenti disponibili, 150 mila euro, al film di Marco Bellocchio La bella addormentata, ispirato alla storia di Eluana Englaro, portata a morire a “La Quiete” di Udine, ormai più di tre anni fa.
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Repubblica tende trappole a CL, ma resta scornata
Da Libero, 6 maggio 2012
di Antonio Socci
Ieri “Il Fatto” ha involontariamente soccorso don Julian Carron e CL. Pubblicando documenti clamorosi, filtrati dal Vaticano, che capovolgono l’interpretazione fasulla che era stata data dell’articolo scritto per Repubblica dall’attuale responsabile di Comunione e liberazione.
Quello di Carron – a leggere “Repubblica” – sembrava quasi un clamoroso mea culpa, un inginocchiarsi di fronte agli avversari di sempre, seguito da quella sorta di “scelta religiosa”, fuori dal mondo e dall’incarnazione, che don Giussani aveva avversato fin dagli anni Settanta.
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Avvenire 28-4-2012
LA BAND DEI RECORD
Chieftains, ha 50 anni la «voce» dell’Irlanda
Paddy Moloney avrà avuto si e no sei anni quando la madre gli comprò «per una sterlina e nove pence» il suo primo pennywhistle. Ma su quel flauto a fischietto il "folker" dagli occhi di ragazzo avrebbe costruito una delle più longeve avventure artistiche della musica irlandese; quella dei Chieftains, che festeggiano proprio quest’anno mezzo secolo di vita dando alle stampe Voices of ages , lavoro decisamente ambizioso che prova a far dialogare passato e futuro aprendo il patrimonio della canzone tradizionale irlandese al top della nuova scena countryfolk anglo-americana. Di gran nome gli ospiti – Paolo Nutini, Bon Iver, Imelda May, Punch Brothers, Decemberists ed altri valenti alfieri del nuovo che avanza – selezionati con cura dal produttore T-Bone Burnett, eccezionalmente relegato al semplice ruolo di "assistente" per non intralciare il lavoro in cabina di regia di Moloney, che a 73 anni sprizza energia come un ragazzo. Risultato come sempre pieno, pur senza la voglia di stupire né il coté intellettuale del sorprendente San Patricio dato alle stampe dai Chieftains due anni fa con Ry Cooder.
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il Foglio - 1 maggio 2012 - ore 06:59
Mattanza di cristiani in Nigeria
E’ in corso una pulizia religiosa da parte dell’islam. Criptarla non aiuta
Non passa un giorno senza che i cristiani vengano fatti a pezzi in Nigeria. Di fronte alle scuole, alle chiese, alle proprie case. Si tratta di un progetto di pulizia confessionale che non ha uguali al mondo e che fa impallidire persino le cronache da Iraq ed Egitto. Più di mille cristiani nigeriani uccisi soltanto nel 2011. I “talebani africani”, la setta qaidista Boko Haram, sono votati allo sterminio dei cristiani e all’imposizione in tutto il paese della sharia.
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Omelia del Card. Salvatore De Giorgi,
Rappresentante del Santo Padre BENEDETTO XVI per la
BEATIFICAZIONE DEL VENERABILE GIUSEPPE TONIOLO
Basilica papale di San Paolo - 29 aprile 2012
Insigne professore universitario, sulle cattedre di Padova, di Modena e di Pisa, seppe essere non solo il maestro qualificato dei giovani studenti, ma soprattutto il loro amico ed educatore nella ricerca della verità.
Avvertiva già allora l'emergenza educativa per il clima universitario indifferente o ostile alle fondamentali istanze religiose e morali, come anche l'urgenza di una solida formazione culturale cristiana che preparasse le nuove generazioni ad affrontare le sfide del futuro.
E sulla promozione della cultura impegnò i doni di una intelligenza non comune e di una lungimiranza quasi profetica, soprattutto circa la necessità, per il bene nel nostro Paese, di una presenza dei cattolici, nel sociale e nel politico, limpida, coerente, coraggiosa e unitaria, fondata sull'inscindibile rapporto tra fede e ragione.
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AsiaNews CINA
Chen Guangcheng, l'attivista cieco, fugge dalla prigionia; suo nipote arrestato. Rischi di esecuzione sommaria
Chen ha denunciato per anni aborti e sterilizzazioni forzate e gli espropri contro i contadini. C'è il rischio di vendette e giustizia sommaria della polizia contro lui e la sua famiglia. Il video della sua prigionia forzata.
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La beatificazione di Giuseppe Toniolo
Fedeltà alla storia
e desiderio di Dio
di PAOLO VIAN
La beatificazione di Giuseppe Toniolo (1845-1918) è un evento di straordinaria importanza per il cattolicesimo italiano; e non solo per esso. Un padre di famiglia, un docente universitario, un militante cattolico giunge agli onori degli altari: attraverso un cammino incominciato nel 1933 negli ambienti della Federazione Universitaria Cattolica Italiana. Un campione dunque dell'Azione Cattolica, che in Toniolo ha visto il modello di un laico fattivamente impegnato nella città secolare, in costante e continua comunione con la gerarchia.
Ma Toniolo supera e oltrepassa le appartenenze di gruppo. Anche allora il mondo cattolico era attraversato, talvolta dilaniato, da anime diverse spesso in aperta competizione, fra l'intransigenza monolitica dell'Opera dei Congressi di Giovanni Battista Paganuzzi e le impazienze innovatrici dei giovani che mordevano il freno finendo in molti casi per approdare politicamente al murrismo più esasperato e idealmente alla deriva modernista. Consapevole dei pericoli e dei rischi di entrambe le posizioni, Toniolo fece di tutto per promuovere e animare, nella carità, un dialogo franco e schietto fra le parti, rimanendo indefettibilmente fedele alla Chiesa e ai suoi vescovi.
Toniolo ha voluto vivere in comunione con i pastori della Chiesa, di cui spesso era amico e collaboratore; non per proteggersi da possibili fulmini ma per muoversi in un ambiente vitale e nella garanzia della verità. Chi poi anche sommariamente sfogliasse le sue lettere si renderebbe conto della vita intensissima di questo intellettuale, di questo accademico che non si è stancato di attraversare l'Italia e l'Europa per sostenere la causa cattolica con tutti i mezzi possibili. E che a costo di massacranti viaggi anche notturni mai mancava alle sue lezioni universitarie a Pisa, per non venir meno ai doveri verso lo Stato e verso gli studenti. Innumerevoli virtù Toniolo ha coltivato in grado eminente. Ma evitiamo di diffonderne un santino, come pure le circostanze indurrebbero a fare, perché la realtà è più bella della rappresentazione agiografica che, con i suoi clichés, finisce spesso per allontanare anziché avvicinare. Chi può legga invece le testimonianze della Positio pisana e si accorgerà di quanta straordinaria umanità sia capace, nella concretezza della quotidianità, una vita totalmente immersa nella fede.
Eppure, quella di Toniolo è una figura rimossa dalla memoria. Gli esponenti del cattolicesimo democratico lo hanno ricordato sino alla generazione di Alcide De Gasperi e, immediatamente dopo, fra i più giovani, di Amintore Fanfani, cresciuto nell'Università Cattolica di Agostino Gemelli, che a Toniolo doveva buona parte della sua ispirazione. Ma dopo di loro venne il diluvio dell'oblio, quasi che la crisi dello Stato liberale, il fascismo e la guerra mondiale avessero cancellato il profilo di un volto riducendolo a un'immagine svanita, più che offuscata, su un muro consunto dal tempo. Nel professore pisano i cattolici italiani potrebbero invece ora riscoprire un esempio di pieno e totale coinvolgimento nella storia con lo sguardo oltre la storia.
Toniolo ha infatti sempre pensato in grande e in profondità, si è confrontato con l'economia, con la società, con le crisi temibili del suo tempo. Si direbbe che nessun aspetto dell'umana convivenza sia rimasto da lui trascurato, dallo sfruttamento degli operai, dei minori e delle donne al rispetto del riposo festivo, dai salari al credito, dalla questione educativa alla ricerca scientifica. Con i suoi sforzi per la Società Cattolica Italiana per gli Studi Scientifici, nata a Como nel 1899, cercò di creare in Italia qualcosa di simile a quello che i cattolici tedeschi, nell'aspro clima del Kulturkampf, avevano messo in campo in Germania con la Görres-Gesellschaft (1876).
Ci riprovò in seguito, fra il 1904 e il 1909, durante il pontificato di Pio X, con un'associazione cattolica internazionale per il progresso delle scienze che, negli anni difficili e arroventati del modernismo e della sua repressione, finì per morire prima di nascere. Ma tutto il lavoro compiuto nella convinzione che la vera scienza non può contraddire la fede e la sua profonda ragionevolezza non andò perduto, perché fecondò padre Gemelli nel dare vita all'Università Cattolica.
Non fu la particolare condizione dei cattolici italiani, ancora necessariamente estranei all'impegno politico, a spingere Toniolo alla riflessione sull'economia e sulla società. Fu piuttosto la convinzione che nessun problema di natura sociale o politica potesse essere affrontato senza studiarne la genesi e la matrice ideale e culturale. Contro un pragmatismo dal corto respiro, contro un empirismo senza prospettive, il nuovo beato ci insegna che tutte le questioni in radice si ricollegano e si riducono alla visione che dell'uomo e di Dio una società elabora; e dunque che su quella frontiera, eminentemente culturale, bisogna combattere la battaglia. Toniolo è sicuramente colui che più ha fatto per sprovincializzare la cultura cattolica italiana, riscattandola dall'angustia delle risentite rivendicazioni post-unitarie per elevarla al dialogo con i movimenti cattolici europei, con i loro pensatori e con i loro protagonisti; e al tempo stesso esponendola alle sfide del confronto con le altre visioni del mondo, di matrice liberale e socialista. A ben vedere, però, la sua lezione non è tanto di contenuto, anche se i disastrosi sviluppi di un'economia svincolata dall'etica sembrano dare singolarmente ragione a chi, nel dicembre 1873, tenne la sua "prelezione" all'università di Padova sul tema "Dell'elemento etico quale fattore intrinseco delle leggi economiche".
Con la beatificazione di Toniolo i cattolici italiani non guadagnano soltanto, nella comunione dei santi, un valido aiuto e protettore. Hanno l'occasione di riscoprire in lui un esempio e un modello di cui, nelle mutate circostanze storiche, seguire il cammino e soprattutto il metodo: la fedeltà alla storia e alla società, per trascenderle. Perché essere fedeli a Dio è l'unico modo per essere veramente fedeli all'uomo, che nel Padre ha la premessa e il presidio della sua dignità. Toniolo ci ricorda che l'amore e la fedeltà alla storia e alla società - in una parola, all'uomo - sono tanto più veri ed efficaci quanto più nascono dal desiderio di Dio, dal quale assumono regola e sostanza, per non fallire e rovesciarsi nel loro contrario. Come il secolo XX, dopo la morte di Toniolo, avrebbe eloquentemente dimostrato.
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Dopo sette anni. Il segreto di papa Ratzinger
Benedetto XVI sarà ricordato più per le omelie che per le encicliche. E per i suoi gesti audaci, controcorrente. Come quando a Madrid, di fronte a un milione di giovani e nel bel mezzo di un violento temporale...
di Sandro Magister
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Tre anziani cardinali Sherlock Holmes
Il Papa affida ai porporati Herranz, De Giorgi e Tomko il compito di indagare sulle fughe di documenti. Un’inchiesta tutta in salita
ANDREA TORNIELLI
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Il 25 aprile la Chiesa festeggia la Beata Vergine del Buon Consiglio.
Domenica prossima, 29 aprile, nella Basilica di San Paolo Fuori le Mura a Roma, verrà beatificato un grande laico ed economista italiano, il prof. G. Toniolo (1845-1918).
La vicinanza di queste due feste spinge a chiedere alla Santa Vergine il dono del consiglio per la Chiesa che è in Italia: infatti, in vista della beatificazione, i tentativi di manipolazione della figura e dell'insegnamento del prof. Toniolo hanno ripreso vigore, soprattutto da parte dei c.d. "cattolici adulti" (sull'argomento cfr. Mons. Crepaldi:
[tinyurl.com] ).
Per contrastare tali tentativi totustuus.it offre ai propri lettori la possibilità di conoscere il futuro beato attraverso i suoi scritti originali: e non basandosi su quel che scrivono di lui: la maggior parte di chi ne parla, infatti, di Toniolo ha letto nulla. In quest’ottica, troverete in fondo alla presente comunicazione numerosi scritti del prossimo beato già messi online.
Infine, per ringraziare la Madonna del Buon Consiglio di aver donato all'Italia un così grande laico, insegnante, economista, padre di famiglia e militante cattolico, regaliamo oggi ai nostri utenti registrati un altro importante volume del futuro Beato, di grande attualità per la nuove ondata di persecuzione fiscale statalistica che patiamo in questi giorni:
L'economia capitalistica moderna
Presentazione: L'espressione economia capitalistica, ha un duplice significato nel linguaggio della scienza moderna: un primo e corretto, cioè di un sistema di rapporti economici, in cui prevalgono per importanza comparativa le classi superiori posseditrici del capitale. In questo senso la parola denota uno stadio normale dell'economia dei popoli, affermazione di una certa maturità di essa e misura di una crescente potenza dell'uomo...
Ma in un secondo senso economia capitalistica o capitalismo (come altre espressioni congeneri di egoismo, parlamentarismo, socialismo, le quali vengono a significare il pervertimento di un concetto normale) denota un sistema di rapporti economicosociali, in cui il capitale ha una funzione indebita, siccome quello che apparisce iniquo per la sua origine, sproporzionato per le sue concrete applicazioni, nocivo per i suoi effetti sicché le classi superiori corrispondenti divengono piuttosto un fattore di disordine sociale, che un argomento di civile conservazione e progresso.
Tale è la condizione presente dell'economia nella civiltà occidentale, già aspramente denunciata dai dottrinari del socialismo, specialmente da Carlo Marx in poi, e convertita a pretesto di loro artificiose o violente riforme, ma del pari stigmatizzata da teologi moralisti, e criticamente analizzata dagli economisti.
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Ven. Prof. Giuseppe Toniolo
Dell'opposizione sistematica del programma cattolico sociale con quello socialistico
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Lettera aperta a mons. Bigliani in risposta ad insinuazioni di connivenza con il cattolicesimo democratico
"Sulle differenze di vedute interne ai cattolici sulle questioni sociali, perché io stesso quasi mi giustifichi oppure fornisca chiarimenti in proposito, essendo in quella polemica ricordato il mio nome"
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da: La scuola cattolica, Milano, 1894, serie II, a. IV, v. VIII, pp. 49-58
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Ill.mo monsignore!
Ella mi indirizza alcuni numeri di un giornale1, perché io prenda conoscenza di certe differenze di vedute fra i cattolici che ivi si palesano o fanno capolino intorno alle questioni sociali, e perché io stesso quasi mi giustifichi e porga schiarimenti in proposito, essendo in quella polemica ricordato il mio nome. Non posso accettare le espressioni di elogio contenute nella lettera, le quali contemporaneamente ella mi dirige; bensì aderisco di rispondere per iscritto, sia per debito di cortesia, sia per l'affetto che io porto a quanti si interessano dei problemi sociali fra noi, e soprattutto alla causa cattolica, cui tutti dobbiamo sinceramente servire. 2
Quanto al Programma dei cattolici di fronte al socialismo, dettato nell'assemblea dell'Unione cattolica del 2 gennaio p. p. in Milano, esso è abbastanza noto ed esplicito anche rispetto ai possibili contatti di fatto o di nome coi socialisti, da non abbisognare di essere qui riprodotto. Le dirò solamente che la proposizione di quel programma, ove è detto che, sebbene noi prendiamo in mano la causa del popolo, come pretendono di farlo i socialisti, respingiamo ogni connivenza anco nominale col socialismo perocchè questo è la negazione intrinseca del cristianesimo ed il programma socialista è l'antitesi del nostro, tale proposizione, ripeto, ebbe posteriormente il conforto di autorevolissime approvazioni e svolgimenti, come p. e., nella lettera pastorale del vescovo di Liegi mons. Victor Doutreloux, e nelle dichiarazioni del conte de Mun alla seduta della Camera francese del 20 aprile p. p.
Tutto al più se si desidera uno schiarimento intorno a quella frase usata dall'articolo della effemeride in discorso, ove si parla dell'alleanza della critica cattolica colla critica socialista nell'atterrare il conservatorismo liberale, dichiaro che la frase afferma un vero bene assodato, ma lo eccede nei termini.
La scienza cristiana si incontrò e si incontra bensì col dottrinarismo socialistico nel criticare il sistema sociale-economico del liberalismo, e sovente con efficacia grandissima, contribuendo così al tramonto di quest'ultimo, sia nella teoria che nella vita pratica. Solamente l'accordo fra le due dottrine si restringe a quella che si potrebbe dire la critica prossima o positiva, ma non si estende a quella remota o finale, o come oggi dicono i positivi teleologica, risalente cioè alle ragioni prime ed ultime.
I cattolici, in altre parole, si trovano di regola all'unisono coi socialisti nel dimostrare la fallacia di alcune teorie economiche del liberalismo, e nel condannare i fatti storici che hanno generato l'odierna crisi, per colpa delle classi superiori, della politica e della legislazione. Ma non sono mai o quasi mai d'accordo con essi nell'additare le cause e ragioni prime di quelle false teorie o di quei deplorevoli abusi pratici dell'economia liberale; le quali cause per noi stanno nell'offesa dei principi sovrannaturali cristiani, ciò che invece i socialisti disconoscono, qualche volta pervertono ed infine decisamente rifiutano. Né trovansi d'accordo nelle ragioni ultime di questa critica, che sono per i cattolici quelle di rivendicare il pregio dell'ordine sociale cristiano per ricondurvi novellamente la società traviata; mentre i socialisti sono condotti dall'intento di distruggere ogni resto di legittime istituzioni storiche, per ricomporre, sopra basi affatto nuove, innaturali ed anticristiane, il sistema sociale dell'avvenire.
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Ma non è di queste inesattezze di frase, in cui l'autore di quell'articolo è incorso, e per cui la parola alleanza della critica cristiana con quella socialistica, può sembrare soverchia (laddove non si tratta per così dire fuorché d'un incontro accidentale per un fine prossimo e non di un accordo intimo e durevole per un fine remoto comune); non è di ciò, ripeto, che mi preoccupo, bensì di certe tendenze in parecchi dei cattolici zelanti, operosi, militanti fra noi, i quali sembra amino di lasciar apparire che noi cattolici ci confondiamo coi socialisti.
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Ven. Prof. Giuseppe Toniolo
Federico Le Play
Cenni commemorativi
da: Studium, Firenze, 1909, a. IV, pp. 633-685
Fra lo spadroneggiare di un laicismo settario e intollerante, come quello di Francia oggidì, non è meraviglia che l'inaugurazione a Parigi nel giardino del Lussemburgo l'Il giugno 1906 di un monumento a Federico Le Play, sociologo cristiano, per il centenario della sua nascita, passasse in generale poco avvertito. Non così però per gli uomini seri e studiosi (tanto è vero che il cammino silente della scienza è spesso inverso a quello rumoroso dei più), i quali anzi vi tributarono opuscoli, discorsi, articoli di riviste, illustrando vari aspetti della vita e degli scritti del valentuomo francese. Ed è confortante indizio di senno che fra noi giovani studiosi desiderino una parola sopra il grande sociologo che ormai appartiene ad un ciclo storico passato, in un periodico che pur sempre intende riflettere le aspirazioni della gioventù presente.
Invero, ciò che oggi sospinge a rimirare con sguardo retrospettivo quest'uomo il quale, ingegnere metallurgico fattosi sociologo, coi suoi viaggi in più continenti, colle sue inchieste monografiche, coi sodalizi scientifici e di propaganda da lui fondati, soprattutto coi suoi scritti, fra le correnti più opposte di scuole, attraeva l'attenzione del pubblico sopra le sue idee e gli onori dei governi sopra i suoi meriti, non è soltanto il valore intrinseco delle sue dottrine, ma il risalto che ora vi aggiunge la via percorsa dal pensiero pubblico nell'ultimo quarto di secolo dopo la morte di lui in ordine alle questioni sociali, cammino ideologico che meglio abilita ad estimare dal termine della traiettoria l'inizio di essa. Sotto questo punto di vista forse v'ha taluna osservazione da aggiungere a quanto fu scritto su questo tema e qualche preziosa istruzione da ritrarne di sommo interesse attuale; ambedue sgorganti da questo concetto (non abbastanza finora chiarito) che egli fu tra i primissimi a dettare e propugnare un sistema di riforme sociali cristiane nel secolo XIX. E allora potrà apparire per qual ragione l'opera dello statistico di Calvados (Normandia), elevato ai più grandi uffici ed onorificenze da Napoleone III nei massimi suoi splendori, trovi tuttora, mercé le società da lui fondate, continuatori in tutta Europa.
Fu un riformatore (e di quelli veri e fecondi, perché inteso a ricondurre la società aberrata e guasta ai suoi principi) di proposito esplicito e maturo, ché a formarsi tale egli mirava coi suoi viaggi (dal 1831), colla conoscenza tecnicoeconomica dei vari ambienti che egli frequentò (circoli industriali, minerari, forestali, agricoli); e a formulare e illustrare i capisaldi di un sistema di riforme egli dedicò un libro La reforme sociale en France in cui condensò tutte le induzioni dei suoi studi analitici e depose le risultanze delle sue convinzioni, educatesi fra i calcoli delle sue statistiche comparate e fra gli attriti di una esistenza laboriosa. Il libro infatti (egli stesso lo dichiara nella prima prefazione), concepito nel 1848, assunse forme di uno schizzo o abbozzo nel 1855, e comparve la prima volta nel 1864. Spuntò dunque - per segnare due pietre miliari estreme ed opposte prima del libro del riformatore socialista Federico Engels, Le condizioni delle classi lavoratrici in Inghilterra (1849) che compose il substrato del collettivismo e insieme del materialismo storico di Carlo Marx; e si compié un anno dopo il libro La questione sociale e il cristianesimo di G. Ketteler (1863), che è reputato il saggio tipico delle riforme sociali cristiane. Questo è il posto di Le Play fra i riformatori della seconda metà del sec. XIX e con essi egli ha un tratto estrinseco comune, quello di riformatore positivo (non positivistico). A distinzione pertanto del ciclo storico già superato dai sociologi riformatori di carattere idealistico, filosofi e utopisti, egli asside il suo programma sul piedistallo dei fatti. Come Engels (e poi Marx) sulle condizioni di fatto del proletariato inglese e sulle cause che lo generarono, e come il vescovo di Magonza sopra l'osservazione del problema operaio e pratico (ormai gigante in quegli anni in cui Lassalle faceva la sua propaganda in tutta Germania), posto a riscontro della storia sociale del cristianesimo, così Le Play poggiava il suo edificio sulle sue celebri inchieste statistiche con quel metodo monografico descrittivo, che come è noto venne a completare quello matematico dei grandi numeri posto in onore da A. Quetelet, e che rimase ad integrare il compito della statistica.
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Ven. prof. Giuseppe Toniolo
La legislazione cristiana
Risposta aperta alla lettera dell'on. dott. F. Saccardo
da: Rivista internazionale di scienze sociali e discipline affini, 1894, v. IV, pp. 703-709
Le sono grato di avere agitato nella pubblica stampa talun quesito che veniva toccato e proposto in formule sintetiche nel Programma degli studiosi cattolici all'occasione delle recenti agitazioni socialistiche in Sicilia (programma concordato a Milano il 2 e 3 gennaio dell'anno corrente e pubblicato anche nella Rivista internazionale di scienze sociali, fascicolo di gennaio); perocchè ogni idea, come fu scritto, la quale non susciti discussioni, è morta! Ciò vale tanto più, quando si tratti di somme idee, le quali, come nel caso concreto, essendo dirette ad unificare l'azione esteriore sociale dei cattolici, è impossibile penetrino nelle menti per tradursi poi efficacemente nell'operosità pratica, se non se ne svisceri il contenuto, non se ne svolgano le applicazioni, e se intorno ad esse il pubblico non si appassioni.
1. Il quesito proposto da V. S. si risolve in questo: sta bene che di fronte a pericoli estremi, come quello di una immane conflagrazione sociale, aggravata dall'odierno dissolvimento organico della società, spetti allo Stato un compito eccezionale, affine di restaurare l'ordine sociale cristiano; ma forse non incomberà allo Stato, anco in condizioni normali, d'informare i suoi intendimenti e quindi tutta la legislazione positiva allo spirito cristiano?
Ella già vi ha risposto egregiamente ed in senso affermativo, confermando quanto già intendevasi implicitamente da chi dettò quella proposizione del programma: reclamarsi altamente dallo Stato che questo, dopo che per sì lungo tempo pervertì nelle sue mani lo stromento o meglio il ministero della legge, provveda ad una grande restitutio in integrum del diritto cristiano.
Ella confermò questo concetto, ma invero lo definì in modo più preciso ed esplicito, conchiudendo che spetta ai poteri pubblici, dopo aver dato opera (insieme ad altri organismi vitali, in ispecie la Chiesa) a ritrarre la società dall'estrema mina, di lasciare ad essa in eredità un sistema compiuto, normale, duraturo di legislazione cristiana.
Questa conclusione attesta una volta di più che spesso un quesito appena sia bene posto nei suoi termini esatti, esso è già sciolto. Non però così che frattanto esso non possa utilmente illustrarsi e più efficacemente propugnarsi. lo colgo pertanto l'occasione per presentare il tema, dietro le tracce che ella mi porge, al pubblico, ed invitarlo a farne obbietto di meditazione in tutta la sua ampiezza e dignità.
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Ven. Prof. Giuseppe Toniolo
Le premesse filosofiche e la sociologia contemporanea
A proposito di odierne discussioni sull'enciclica Pascendi
Da: Rivista internazione di scienze sociali e discipline affini, 1908, v. XXXVI, pp. 309-331
I
1. Gli uomini colti, che col presidio della storia della scienza in tutti i suoi aspetti e della odierna pubblicità universale, si resero capaci di spiare e di riflettere in se stessi dì per dì, quasi in un cinematografo, le grandi mosse del pensiero scientifico, da non pochi anni assistono al volgersi e al confondersi, soprattutto allo scindersi e al contrastarsi, di ogni corrente di dottrine filosofiche, le più differenti, strane e repugnanti; le quali, rifrangendosi in altrettanti svariati ed opposti indirizzi di ogni ramo della scienza, si tramutano infine in un'anarchia di vita pratica sociale, riproducente quella ideale degli scienziati. È ciò che si sente ogni giorno angosciosamente, e che senza menomare il valore di molti e preziosi acquisti recenti nel dominio subordinato delle discipline positive, ha fatto dinanzi alla critica seria e competente intiepidire non pochi entusiasmi verso questa «cultura presente», che spiriti manifestamente pregiudicati o superficiali si ostinano a chiamare «moderna» per antonomasia, quale fattore di una novella civiltà; mentre essa per sicura diagnosi e per indubbi ammaestramenti storici, più che di un rinnovamento rivela sintomi paurosi di decadenza.
Or bene; se fra tanto turbinio che ci rapina, uno di quei geni che il Goethe chiamava le aquile dell'umanità, un areopago di dotti, quale proponeva nelle sue riforme idealistiche il Saint-Simon e vagheggiava ancora il Renan, o infine una istituzione misteriosa, capace di dominare con la sua autorità e sapienza i secoli, fosse intervenuta a disvelare con sicurezza le ragioni prime di tale abbuiamento odierno degli intelletti pensanti, e di tanta tragedia di vita vissuta; e ancora a porgere un filo conduttore, il quale avesse scorto gli scienziati a rivedere la luce e i popoli a rinvenire pace e salvezza, non avrebbe forse essa benemeritato della scienza e del progresso civile?
2. Questo è invero ciò che compié una volta di più la Chiesa cattolica, colla enciclica di papa Pio X sul «modernismo»; e l'imparzialità del giudizio ci obbliga a riconoscere, che uomini sinceri, d'incontestabile valore scientifico, anche non credenti, accolsero con ammirazione un documento autorevolissimo, il quale seppe cogliere e ridurre criticamente in forma sistematica, nel suo nesso coi veri dogmatici, e con le sue inferenze logiche e pratiche, la genesi multiforme, vaga, insidiosa del pensiero filosofico moderno, fattosi quasi impenetrabile alle menti più acute ed erudite. Inattesa e solenne conferma del valore della fede, nell'estimare gli argomenti e i risultati della scienza.
Tuttavia non mancano altri, i quali, per il richiamo autorevole che nel medesimo documento il pontefice Pio X, sulle tracce del suo predecessore, fece alle dottrine tradizionali della «scolastica», affermino che la Chiesa si ponga con ciò in contrasto irreconciliabile col progresso della cultura e della civiltà, disconoscendo le più caratteristiche e legittime vocazioni della scienza e le esigenze più imperiose della vita sociale moderna.
Avvertasi che l'accusa, la quale si drizza ad un tempo alla cultura ideale ed alla vita pratica, è logicamente coerente; dappoichè la storia stessa della scienza, oggi più che mai illustrata per ogni ramo dello scibile, ha mirabilmente confermato l'antica sentenza del sapere cristiano «che l'ordine delle idee regge l'ordine dei fatti»; e che specialmente i supremi criteri in ogni momento storico della scienza madre la filosofia (in connessione essa medesima colla fede) determinano e colorano gli indirizzi di ogni ramo della scienza; i quali poi atteggiano e sospingono alla lor volta gli ordinamenti sociali e il cammino dell'incivilimento. E avvertasi ancora come il nesso sia così intimo fra idea e fatto, fra il pensare e l'operare con mutuo ricambio, che l'età nostra, satura di positivismo, estima la scienza e la cultura solo in quanto valgano a tradursi nella realtà dell'utile sociale, fuori di che la trascura e rigetta; riconfermando incosciamente un altro canone della cristiana sapienza che il conoscere è mezzo all'operare, e che il fine ultimo del vivere non è il vero, ma il bene.
Sicché questa «formula di accusa» che giudica l'enciclica e le sue dottrine dalla presunta efficacia di queste in ordine al bene sociale ed alle conquiste dell'incivilimento, a cui fra tanti contrasti e pericoli l'età presente anela; mentre rispecchia lo «stato mentale» di gran parte degli studiosi di professione, rinviene eco diffusa e durevole nella coscienza dei più, incapace di apprezzare certi principi filosofici nel loro contenuto, bensì soltanto nelle loro pratiche conseguenze; sicché il rispondervi diviene un compito d'interesse generale e di attualità.
3. Così il quesito si risolve in questa proposizione sintetica: «La scienza sociologica coi suoi presidi metodici, grande ambizione della odierna cultura, e di rispondenza l'ordine sociale di civiltà co' suoi progressi, intorno a cui s'aggira e consuma la febbrile operosità dei popoli contemporanei, sarebbero meglio avvantaggiati dalle premesse filosofiche moderne o da quelle tradizionali cristiane?».
Ampio e grave quesito invero, al quale si può tuttavia dare valevole risposta con pochi richiami bene assodati; perocchè la soluzione è già offerta dalla storia delle teorie sociologiche ed economiche odierne, in relazione a quella della filosofia e delle corrispondenti influenze sulla vita pratica dei popoli; storia dettata con erudizione e critica che formano un titolo di onore per i tempi nostri. Ciò tanto più se si accetti nel suo giusto concetto, e non già nella sua goffa e maligna raffigurazione, la filosofia tradizionale cristiana; la quale esprime un ordine di veri dimostrati (accertati), i quali danno ragione delle cause prime ed ultime dell'universo, considerato come l'ordine reale obbiettivo degli esseri stabilito da Dio. Filosofia pertanto razionale-positiva (obbiettiva) per eccellenza, la quale rispondendo alla natura irreformabile dell'intelletto e delle cose, raccolse il consenso più generale e continuato dei pensatori da Aristotele a s. Tommaso, che col nome di «scolastica» vi diede forma sistematica, e fra varie vicende pervenne fino a noi; e che, rinvenendo conferma superiore estrinseca nella bibbia, nel vangelo e nella tradizione cristiana, fu per questo detta la filosofia perenne dell'umanità. La quale filosofia per ciò stesso è sempre viva e progrediente, in quanto di sua natura è adatta ad assimilarsi tutte le conquiste successive che valgono ad illustrare ed integrare quella suprema concezione («Weltanschauung») della realtà degli esseri. Chi ignori, offuschi o neghi questo vero carattere della «filosofia cristiana» confessa suo malgrado il proprio difetto o di onestà scientifica, o di comprensione filosofica, o di cultura storica.
Anzi, per rendere un altro omaggio a questi criteri di sincerità scientifica, aggiungeremo tosto che altro è dire in che consista la sostanza immutabile della filosofia cristiana tradizionale o scolastica, altra cosa è asserire che essa riguardo ai principi informativi si sia sempre mantenuta pura nello schietto filone dottrinale, senza che nel suo volume d'acque volgentesi da secoli non siensi introdotte correnti torbide o deviatrici, e che rispetto alla sua ingenita virtù di svolgimento, d'applicazione, d'assimilazione (derivante da que' principi stessi) non abbia subito in certi momenti storici rallentamento od arresto; come del resto seguì, e ben altrimenti, a tutte le scuole filosofiche dell'antica e della moderna età, compreso il kantismo, l'hegelianismo, il positivismo fino alla perversione e all'esaurimento. Appunto perché lo ripetiamo, essa è razionale, positiva e storica (tradizionale) per eccellenza, la filosofia cristiana può ripetere il passo di Terenzio: homo sum, nihil humani a me alienum puto. Ma ciò non toglie che essa sia quello che è per sua originaria essenza, e che non possieda in questa l'insita capacità di perenne e progressiva espansione.
Se qualche degenerazione subì (e in parte ancor oggi s'appalesa) fu colpa degli studiosi, non del sistema. Perciò papa Leone XIII in modo esplicito, restaurando la filosofia scolastica (1879), ammoniva di attingerla alle fonti pure di s. Tommaso, e in coerenza con essa di tesoreggiare le solide conquiste del sapere moderno, specialmente delle scienze storiche e naturali. Certo in qualche nazione i cultori della neoscolastica, fieri del prezioso patrimonio di supremi veri, acquisito con tanto rigore di argomenti logici e riprova di secolari consensi, neglessero, anche nelle alte scuole, di ritemprarlo al cimento delle recenti scuole filosofiche e di adoprare linguaggio e metodi adatti all'odierna cultura per analizzarne criticamente il contenuto e disvelarne a fondo le novelle insidie o respingerne gli audaci assalti. E ammettiamo ancora che tal altra siasi stati lenti nel trarre dal seno di quella filosofia lumi ed indirizzi a più ricchi svolgimenti o a più originali ricerche, specialmente nel dominio delle scienze positive. Ciò che poté avverarsi propriamente in quei paesi cattolici, ove la lotta delle dottrine più radicali e audaci fu più tardiva che nei paesi protestanti, e dove molto difettarono i mezzi di suppellettile scientifica e di pubblici favori, massime nelle università oggi necessari alle grandi battaglie e conquiste del vero.
Ma tutto questo non è comune alla generalità dei filosofi cristiani. Spesso questi, pur partendo dalla tradizionale scienza scolastica, seppero non solo avanzarsi arditamente e gloriosamente entro i vasti orizzonti delle scienze naturali, ma riuscire (a modo di esempio) a due risultati che ci interessano, perché toccano i massimi problemi dell'ora presente: - a giustificare ed ampliare coi principi scolastici, avvalorati dai metodi di osservazione, le più recenti scoperte della fisio-psicologia - e a comporre un sistema di dottrine sociali in piena corrispondenza colle esigenze della sociologia contemporanea e delle analoghe discipline positive; dottrine desunte direttamente dalla stessa filosofia. E per quanto riguarda la conoscenza in generale della cultura razionalistica moderna, a contatto di quella tradizionale cristiana, essa, in alcune nazioni ed in ispecie fra i cattolici di Germania, del Belgio, della Gran Bretagna, di Francia, è cotanto diffusa in ogni classe di studiosi, che proprio da questo fatto derivò quella penetrazione di teorie filosofiche e scientifiche di ogni scuola razionalistica, i cui riflessi, male intrecciati alla fede cattolica, composero fra i credenti stessi quel modernismo filosofico-dogmatico, che già preannunziato, oggi la Chiesa colpì.
Viceversa per la stessa imparzialità di giudizio va rilevato, che quasi sempre filosofi e scienziati anticristiani dimostrano d'ignorare la nostra filosofia, né tengono perciò conto alcuno delle sue analisi, critiche, confutazioni, spesso poderose e schiaccianti; anche nei più classici saggi recenti; e (salvo rarissime eccezioni) uomini per altri rispetti eruditi e valorosi, troppo fedeli al motto protestante libri catholici non leguntur, s'aggiungono alla schiera dei dilettanti, degli imparaticci, dei declamatori, a gettare lo spregio e il ridicolo alla scienza cristiana tradizionale, sulle tracce di vaghi pregiudizi antiquati. Basta ricordare per tutti la campagna di Huxley in Inghilterra, e la conferenza recentissima in Germania di Haeckel.
Tali criteri di fatto era necessario premettere per correre sicuri e spediti nella presente e breve trattazione.