Nulla da demonizzare. Anzi. Trovare il modo per utilizzare il digitale a favore della fede cattolica, ma senza commettere gli evidenti errori commessi dagli uomini di Chiesa rispetto alle precedenti tecnologie. E con un antidoto che è imperativo: tornare a dedicare tempo al buon libro, all’orazione mentale nel silenzio.
Bisogna stare aggrappati al REALE
Stiamo vivendo un passaggio epocale. Una sfida da affrontare con lo sguardo rivolto al Creatore
di Vincent Nagle
Oggi ci mettiamo davanti a una grande domanda: che effetto, alla fine ha e avrà sulla mentalità e società umana la nuova tecnologia elettronica? Per solo intuizione vediamo già come questo effetto sarà grande e profondo. Ma la verità è, come tanti dicono, che siamo solo agli inizi di questo cambiamento umano e sociale. Che cosa, perciò, potremo capire di questo fenomeno?
Il rapporto con il creato
Già dalla metà del ventesimo secolo il canadese Marshall McLuhan ha parlato delle conseguenze di un impatto di una comunicazione elettronica costante e invasiva. Intuì, infatti, prima dell’avvento di internet, che i nuovi mezzi portano una totale revisione del rapporto fra gli uomini. e del rapporto fra l’umano e il creato. Non solo fanno mediazione fra noi e la realtà, ma anche, in qualche modo, pretendono di essere la realtà stessa. Oltre alla sua frase più famosa, «il mezzo è il messaggio», di cui abbiamo già parlato in questo dossier, McLuhan in una lettera scritta ad un altro pensatore cattolico come lui, Jacques Maritain, disse che «gli ambienti dell’informazione elettronica, che sono completamente eterei, nutrono l’illusione del mondo come sostanza spirituale. Questo è un ragionevole facsimile del Corpo Mistico, un’assordante manifestazione dell’anticristo».
McLuhan qui sta dicendo che questo nuovo modo di comunicare ci fa entrare in un’altra visione della realtà, che pretende di essere un ambiente totale. Questi mezzi, secondo lui, non ci portano ad un più profondo rapporto con la realtà ma, invece, ad una più profonda integrazione in una reinterpretazione della realtà. Così la loro pretesa, ricevuta ed accolta quasi senza accorgersene, è, in un certo senso, diabolica. Mentre il creato di per sé ci porta a riferirci al Creatore, gli ambienti “eterei” delle comunicazioni elettroniche ci fanno, ad un livello profondo, riferire non al creatore come punto ultimo di arrivo umano del senso dell’essere, ma all’ordine tecnologico, economico e sociale che produce questo ambiente. Non è più la realtà stessa che ci insegna, ma una reinterpretazione della realtà che ci orienta a chi controlla questo ambiente.
Ma noi riusciamo a capire l’importanza gigantesca di quello che scrisse McLuhan e di quello che stiamo osservando attorno a noi e dentro di noi? È difficile. Perciò in questo articolo voglio prendere un momento per fare un passo indietro e considerare la questione attraverso un paragone storico. Spero ci aiuti a comprendere la drammaticità del nuovo passaggio culturale che stiamo vivendo.
Gutenberg e Lutero
Il paragone storico che intendo fare è con l’arrivo della stampa nel quindicesimo secolo. Iohannes Gutenberg era l’inventore di un metodo di stampa che, per la prima volta nella storia, permise la riproduzione di testi per un prezzo che permetteva una diffusione di massa. Come sappiamo, la riproduzione di testi era stata in precedenza un processo che richiedeva grandi risorse umane e materiali.
Per questo motivo l’accesso a questi testi era per lo più limitato a due categorie di persone: da una parte i ricchi e potenti, che avevano un interesse intellettuale, e dall’altra le persone che appartenevano a delle comunità che avevano un’attività intellettuale come sono stati i monasteri. Con l’esperienza monastica vediamo chiaramente come la comunità e i mezzi di conoscenza filosofica, matematica, storica, scientifica, artistica e teologica erano inseparabili nell’esperienza della civiltà occidentale. Separarsi dalla comunità e dal loro modo di comprendere i testi era uguale a separarsi dalle fonti della trasmissione della conoscenza umana.
L’invenzione della stampa cambiò tutto ciò. E, infatti, solo una trentina di anni dopo la sua introduzione nasce l’uomo il cui pensiero sarebbe stato diffuso attraverso la nuova tecnologia di comunicazione, e che avrebbe segnato la fine di un’epoca della civiltà occidentale, Martin Lutero. La tesi fondamentale di Lutero e la nuova tecnologia della stampa combaciavano in un modo notevole. Mentre nei secoli prima il cristianesimo era definito da una appartenenza ad una comunità di uomini, la Chiesa Cattolica, Lutero propose un altro modo di vedere la vita e la comunità cristiana, la sola scriptura e la sola fide, senza l’appartenenza necessaria alla Chiesa.
Bastava al cristiano il libro sacro e la sua ispirazione di grazia per entrare pienamente nella salvezza di Gesù Cristo, con ogni conoscenza della dottrina vera e saggezza divina. Senza l’invenzione della stampa, e perciò la diffusione di massa della bibbia, una tale tesi non avrebbe avuto la stessa risonanza, perché era questa nuova tecnologia che mise alla portata di tanti, se non di tutti, la bibbia. E poi è stata la stampa a permettere la diffusione incontrollabile del pensiero di Lutero, anche quando fu contrastato da molte autorità civili ed ecclesiastiche.
Il tentativo di Cartesio
Così si concluse l’unità della cultura occidentale. La spaccatura radicale, mai davvero sanata, portò guerre interminabili e sanguinarie nel cuore della cristianità. Introdusse inoltre un profondo senso di dubbio sulla conoscibilità della verità in tanti osservatori, per esempio nel pensiero di Michel de Montaigne. Cartesio fece un tentativo di sanare questi dubbi, ridonando agli uomini un metodo per trovare le certezze che non partivano dalla realtà, come per i filosofi, né da una appartenenza ad una comunità di vita e fede, come era per la Chiesa cattolica. Cercò di fondare tutta la conoscenza certa dell’essere umano sulla sua auto coscienza, cogito ergo sum. Arrivò la primazia delle idee “chiare e distinte”, come scrisse lo stesso Cartesio, e come conseguenza l’epoca delle ideologie, ovvero reinterpretazioni della realtà sempre più lontane dal creato, ideologie che vennero diffuse per via della stampa, portando l’Europa e il mondo a tempeste di violenza tragiche nel ventesimo secolo.
Tutto questo cambiamento nella nostra storia venne grazie in gran parte ad una rivoluzione della tecnologia della comunicazione, cioè la stampa. Eppure guardandoci intorno, chi di noi affermerebbe che sarebbe meglio non avere libri e che la stampa non esistesse? A grande costo, dopo tanto tempo e passi catastrofici, la cultura ha imparato a metabolizzare la potenza della stampa e la diffusione del pensiero per mezzo dei libri.
Un nuovo salto epocale
Adesso però siamo agli albori di una nuova epoca di comunicazione e ci chiediamo quali cambiamenti psicologici, spirituali, sociali e culturali comporterà. Non c’è bisogno, certo, di spiegare che queste nuove tecnologie digitali che ci arrivano innanzitutto su schermi onnipresenti sono infinitamente più potenti e capillari della stampa. Catturano l’attenzione, l’immaginazione e addirittura gli affetti della persona in un istante. E non solo, ormai creano una rete, un ambiente sempre più totale per noi, sempre riformando il nostro rapporto con la realtà, in pratica sostituendosi ad essa come ultimo punto di riferimento. Io stesso, se mi trovo in giro senza il mio telefonino mi trovo in grande disagio, non solo per la sconvenienza, ma anche per l’ansia, come se una mia difesa contro la realtà venisse meno.
Come per chi stava sfogliando i primi libri usciti a Strasburgo dalla stampa di Gutenberg sarebbe stato difficile prevedere tutto quello che poi è venuto, casi anche per noi ci vuole una intuizione geniale come quella di Marshall McLuhan per aiutarci a capire la portata immensa del cambiamento che stiamo vivendo. La sfida è tremenda, ma una cosa comunque risulta chiara: che la nostra alleata più grande è, come scrisse C. S. Lewis, la realtà. Comunque si sviluppi questo nuovo mondo delle comunicazioni, il mezzo più forte che abbiamo per correggere la sua traiettoria sarà il nostro rapporto col creato, per farci tornare ad un riferimento profondo, non al sistema tecnologico e economico, ma al Creatore. Mi viene in mente una semplice conversazione che ho fatto con una tredicenne dopo che aveva fatto una gita a Roma con la sua classe. La parte più bella per lei, mi disse, erano state le notti in albergo. «Perché?», chiesi io. Rispose: «Perché ci avevano tolto i telefonini. Perciò di notte parlammo tutti insieme. Era bello». Da questa osservazione può nascere tutto un giudizio capace di riportarci alla realtà. Ci sarà sempre questo aiuto, con la grazia di Dio, per ritrovare l’indipendenza sufficiente e affermare con George Bernanos: «non nego che le macchine siano capaci di rendere più facile la vita. Niente però sta a dimostrare che la possano rendere più felice». Non è una crociata contro questi mezzi che ci salverà, ma un attaccamento alla realtà, dove possiamo trovare la misericordia di Dio in Gesù Cristo, rendendoci testimoni di questa felicità.
da: http://www.iltimone.org/articoli-riviste/ci-stanno-rubando-lanima/
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