In queste ore, in un certo “piccolo mondo” sedicente antico, si parla molto di una processione intesa a riparare i (tristi) “festeggiamenti delle prime Unioni civili” fatte a Reggio Emilia (1).
La cosa non meriterebbe attenzione poiché chi organizza sono «quattro gatti ardenti di febbre ideologica» in evidente ricerca di visibilità.
Tuttavia, siccome quanto si sta preparando rischia di nuocere alla causa del vero “mondo antico”, si rende necessaria una “messa in guardia”.
1. Millantato credito. La prima bugia sta nel fatto che i promotori (dei quali, fino a poche ore fa, non si conosceva alcun nome) della processione reggiana hanno sostenuto di avere autorizzazione ad utilizzare spazi della Cattedrale di Reggio Emilia. Ma la Curia smentisce: «Il comitato non si è mai interfacciato con la curia né per chiedere la cattedrale né per farsi autorizzare, o quanto meno condividere la processione».
Non si tratta, dunque, di un’iniziativa corale, ma di qualcosa fatto da «ambienti lefebvriani» che con la Chiesa reggiana paiono non avere alcun rapporto.
2. Un video fantasy. Un video Youtube viene diffuso per far conoscere l’iniziativa: vi si vedono bellissime processioni fatte negli anni Cinquanta del secolo scorso. Peccato che quel mondo non esista più e che la situazione per i cattolici si sia complicata un “pochino”. Se ci vestiamo da templari e impugniamo lo spadone, ci arrestano.
C’è da chiedersi: se i promotori della processione non si rendono nemmeno conto di come la realtà sia diversa da allora, quale efficacia potrà avere questa o altre loro iniziative?
Per non parlare del danno all’immagine che quel video da’ del mondo a cui dicono di appartenere: chi zela la liturgia antica e il Magistero perenne è una persona che vive in un mondo di fantasia? che fa convegni sul “come eran belli i pizzi quando c’era lui” (Pio XII)?
3. I “puri”. Partono con un post intrigante su facebook, poi ti mandano un articolino, arriva l’invito a conoscersi di persona, segue il primo ritiro breve e, infine, gli Esercizi nella forma del Padre Vallet. Nell’ultima tappa si “forza” l’esercitante a non avere più rapporti con i cattolici normali, che sarebbero “impuri”.
Ricordo la conclusione di una conversazione con una signora, un tempo impegnatissima nel combattere la deriva etica del nostro paese: «Perché devo collaborare con iniziative pro-family che non sono integralmente pure?» (2). Delirante: la vita dell’uomo non è forse un perenne salire e scendere?
E' lampante che la logica del gruppetto reggiano è lo zelo amaro (3), esasperato al punto da condurre alla totale inattività. Perché questo fanno: discutere se il Messale del 1962 sia già “contaminato”, una newsletter contro tutto e tutti (4) e stop.
Per costoro, come per i progressisti, la Quas primas riguarda una festa liturgica. Insomma, a parte l’imitatio cleri, questi non fanno NULLA.
4. Pro-family improvvisati. Gli organizzatori sbandierano che la famiglia è sotto attacco, che il gay pride di Reggio è uno scandalo e perciò è doveroso partecipare alla processione.
Curioso: l’attacco alla vita e alla famiglia è tema del tutto secondario nei loro siti. Sarà perché nessuno dei mille movimenti pro family è “puro”?
Battute a parte, questi ragazzi non hanno alcuna credibilità quando si presentano come difensori della famiglia, sia perché i loro interventi pro-family sono “rari” che per l’evidente improvvisazione organizzativa dell’evento, pensato e messo in atto in 3-4 giorni.
Dilettanti allo sbaraglio? No. O, almeno, non solo.
Forse in qualcuno ci saranno buone intenzioni, ma lo scopo della processione è uno solo: ottenere visibilità.
5. L’attacco pubblico al Papa. Questa è la priorità e l’unica cosa che fanno gli organizzatori: attaccare pubblicamente il Romano Pontefice. Peccato che... «Qui Romanum Pontificem […] publicis ephemeridibus, concionibus, libellis sive directe sive indirecte, iniuriis affecerit, aut simultates vel odia contra eorundem acta, decreta, decisiones, sententias excitaverit, ab Ordinario non solum ad instantiam partis, sed etiam ex officio adigatur, per censuras quoque, ad satisfactionem praestandam, aliisve congruis poenis vel poenitentiis, pro gravitate culpae et scandali reparatione, puniatur» (CIC 1917, can. 2344).
«Chi pubblicamente suscita rivalità e odi da parte dei sudditi contro la Sede Apostolica o l'Ordinario per un atto di potestà o di ministero ecclesiastico, oppure eccita i sudditi alla disobbedienza nei loro confronti, sia punito con l'interdetto o altre giuste pene» (CIC 1983, can. 1373).
I Codici di San Pio X e San Giovanni Paolo II sono concordi, forse la FSSPX li nasconde loro? Forse sono talmente immersi nel virtuale da ignorarli? talmente imprudenti da non peritarsi se quanto fanno è lecito?
Qui non c’è alcuno “stato di necessità”: il vero cattolico, quando non capisce cosa dice il Papa, studia. Quando gli sembra che ciò che dice il Pontefice differisca dal Catechismo tace e prega. Ma attaccare il Papa non è solo peccato, è cosa da dementi: nessuno ha mai vinto una guerra al Papa. Attaccare pubblicamente la Pietra su cui si fonda la Chiesa ottiene sempre e solo un risultato: dannarsi l’anima e indebolire la fede.
C’è una colorita espressione emiliana che descrive l’unico risultato che un cattolico ottiene quando attacca pubblicamente il Papa: «darsi una martellata sui maroni».
6. L’attacco pubblico al Vescovo di Reggio Emilia. Ha scritto Andrea Zambrano: «Nell’eccesso di apparire più puri di tutti, si lanciano in un’intemerata contro il vescovo di Reggio, reo di lasciare campo libero ad omosessualisti e affini [tesi tutta da dimostrare] e contemporaneamente di consacrare la Diocesi al Cuore Immacolato di Maria, che in fondo è una specie di atto dovuto. Dovuto mica tanto visto che non l’ha fatto praticamente nessuno» (NBQ17/5/2017).
Invece di accusare di debolezza verso il proprio clero uno dei migliori vescovi rimasti in Cattedra (5), studino un pochino cosa sia la tolleranza del male (6): «È proprio di un legislatore sapiente permettere trasgressioni più piccole, per evitarne di più grandi» (I-II, Q 101, a 3).
Non mi risulta che lo Spirito Santo dia le grazie di Stato per governare la Chiesa ai laici: direi che le grazie di stato per evitare i danni più grandi nella Diocesi di Reggio le da’ proprio a Mons. Camisasca.
7. Conclusione. E’ evidente che la processione reggiana non è contro l’omosessualismo dilagante, né vuole difendere la famiglia, ma è una sgangherata iniziativa utile solo a qualcuno che non merita nemmeno di essere menzionato.
Di più: sia che alla processione vadano molti ingenui, che se sarà un flop, presto o tardi metterà in difficoltà tutte le realtà e le iniziative che, in misura maggiore o minore, tentano di salvare quel poco che resta di Verità e bellezza.
Ma a costoro non interessano le tante Messe ottenute a fatica nelle varie Diocesi: i preti che le celebrano non sono della FSSPX, sono “impuri”.
Non interessa che la lobby omosessualista stia già vincendo la battaglia mediatica e traendo enormi vantaggi propagandistici dal loro dilettantismo.
Non gli interessa dell’Italia, che ha enorme bisogno di attivi operai della restaurazione sociale e non solo di chierichetti, magari sposati e di 30 anni.
Nemmeno gli interessa della conservazione e propaganda della fede: come attaccano Mons. Camisasca, hanno attaccato Mons. Negri, Mons. Biffi, Mons. Caffarra, tutti “impuri”.
Questo fanno gli pseudo-tradizionalisti: si aggirano tra coloro che gli scandali del post concilio hanno gettato nell'accoramento e nella desolazione, per dannare anche questi, per tentarli di disperazione e di ribellione, per ridurli all’inazione e per sradicarli dalla fedeltà alla Roccia incrollabile su cui la Chiesa stessa è costruita.
David Botti
NOTE
(1) La prima unione civile del paese è stata fatta a Castel S. Pietro Terme (BO).
(2) «Con il "semi-contro-rivoluzionario", come d'altronde anche con il rivoluzionario che ha "coaguli" contro-rivoluzionari, vi sono alcune possibilità di collaborazione, e questa collaborazione crea un problema speciale: fino a che punto è prudente? A nostro avviso, la lotta contro la Rivoluzione si svolge convenientemente soltanto legando tra loro persone radicalmente e completamente esenti dal suo "virus". Si può facilmente concepire che i gruppi contro-rivoluzionari possano collaborare con persone come quelle sopra ricordate, in vista di qualche obiettivo concreto. Ma è la più evidente delle imprudenze, e la causa, forse, della maggior parte degli insuccessi contro-rivoluzionari, ammettere una collaborazione totale e duratura con persone infette da qualche influenza della Rivoluzione».
(3) «Agli occhi di chi è animato da questo falso zelo nulla è abbastanza perfetto, non vi è nulla che vada bene… Invece di rallegrarsi del bene che si vede, si va a cercare ciò che non va per criticarlo», gugglare chi l’ha detto…
(4) Anche da Mons. Livi, che ingenuamente ha aderito all’evento, vengono subito prese le distanze perché non è “puro”: «la linea teologica di Mons. Livi non coincide con quella tradizionalista».
(5) Nonché Fondatore di Congregazione… e che Congregazione! mica pizzi e merletti come la FSSPX.
(6) Ne parla ad esempio Pio XII, cui spesso quei ragazzini fan riferimento, ma che evidentemente non conoscono: si veda, ad esempio, il discorso Ci riesce, del 6-12-1953, in
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