Negli ultimi giorni, i due termini per antonomasia opposti e inconciliabili, Chiesa ed Omosessualità, sono tornati ad essere prepotentemente accostati e far parlare di sé, per via di due episodi differenti ma analoghi in quanto ad endorsement nei confronti dell’omosessualità: il primo, la decisione di alcune parrocchie italiane di aprire le proprie porte in occasione della Giornata contro l’omofobia, la bifobia e la transfobia che si celebrerà in tutto il mondo il prossimo 17 maggio; il secondo, le sconcertanti dichiarazioni rilasciate su Facebook da Padre James Martin, consulente della Segreteria per la Comunicazione della Santa Sede per il quale alcuni santi potrebbero essere stati gay.
VEGLIE ECUMENICHE LGBT
La prima iniziativa fa parte di un progetto organizzato dai gruppi di cristiani LGBT promosso in tutt’Europa per la giornata internazionale del 17 maggio contro l’omofobia, la bifobia e la transfobia che vede parrocchie cattoliche e chiese evangeliche unite assieme dal versetto della Lettera di san Paolo ai Romani: “Benedite coloro che vi perseguitano, benedite e non maledite” (Romani 12,14) in veglie di preghiera ecumeniche.
Una apposita Commissione Fede e Omosessualità delle Chiese Battiste Metodiste, Valdesi ha curato uno Schema di liturgia che è stato proposto alle diverse comunità che, in Italia e in altre città europee, aderiranno all’iniziativa, organizzando veglie o culti domenicali.
“Una liturgia che – come si legge sul sito del Progetto Gionata – vuole fare memoria e essere luce per fugare il silenzio e l’indifferenza, spesso presente nella nostra società e a volte anche nelle chiese, sulle tante violenze contro le persone omosessuali e verso quanti sono considerati più deboli perché più fragili, perché stranieri, perché più piccoli”.
L’elenco delle parrocchie cattoliche che hanno aderito alle veglie di preghiera e alle iniziative conto le discriminazioni di genere è disponibile sullo stesso sito dove si legge come “in tante città da Catania a Trieste, passando da Amsterdam a Siviglia tante comunità cristiane pregheranno con i gruppi di cristiani LGBT per porre un termine all’omofobia, alla transfobia e ad ogni forma di discriminazione e di odio e per contribuire a rendere questo mondo un posto migliore per tutte e tutti”.
Tra le parrocchie che hanno annunciato la loro adesione alla giornata di sensibilizzazione sui temi della omofobia, bifobia e transfobia vi è la chiesa Santa Maria della Passione di Milano che assieme al Tempio Valdese ha organizzato una veglia di preghiera ecumenica per le vittime dell’omofobia e della transfobia:
“Per chiedere a Dio di vincere con l’amore il clima d’odio di cui sono vittima le persone omosessuali e transessuali ci troveremo presso il Tempio Valdese di Via Francesco Sforza 12/A e da lì ci sposteremo con una fiaccolata, verso la chiesa di Santa Maria della Passione, in Via Bellini 2″
A Palermo i padri gesuiti e i padri comboniani hanno scelto di schierarsi al fianco della Chiesa evangelica luterana, mentre a Pinerolo, in provincia di Torino la comunità cristiana di base di don Franco Barbero organizzerà una manifestazione in piazza per un “salutare rinnovamento teologico nella Chiesa“.
A Genova, sarà la Chiesa di San Pietro in Banchi ad ospitare una Veglia per il superamento dell’omofobia e di ogni discriminazione organizzata dal gruppo Bethel di persone LGBT credenti liguri.
Oltre a Genova, Milano, Palermo e Pinerolo, altre iniziative sono in programma a Firenze, Reggio Emilia, Catania, Trieste e Bologna.
Secondo Innocenzo Pontillo, referente del progetto Gionata su fede e omosessualità, la Chiesa starebbe lentamente aprendo le proprie porte alla comunità LGBT:
“Mi sembra il segno più evidente di come la Chiesa stia cominciando a interrogarsi seriamente su quanto affermava il Sinodo dei vescovi, circa la necessità di costruire una pastorale di accoglienza per le persone Lgbt e i loro familiari” .
LA REALTA’
Tuttavia, malgrado i titoloni dei quotidiani e di tanti siti web che fiutano lo scoop, riportando il tanto atteso quanto impossibile abbraccio ufficiale tra Chiesa e omosessualità, la realtà è che la posizione della Chiesa cattolica sul tema, al momento, non è cambiata di una virgola.
Se si scorre l’elenco delle veglie in programma, salta intatti all’occhio come la maggior parte di queste siano promosse da chiese evangeliche, protestanti e valdesi e lì dove sono le parrocchie cattoliche (meno di una decina a fronte di circa 26.000 parrocchie presenti in Italia) ad organizzare si tratta chiese gestite da sacerdoti ai margini della Chiesa o addirittura da ex preti che hanno abbandonato lo stato clericale.
Uno di questi, ad esempio è Franco Barbero, della comunità cristiana di base di Pinerolo, noto per le sue critiche alla dottrina, liturgia e magistero della Chiesa cattolica, a causa delle quali fu dimesso dallo stato clericale da Papa Giovanni Paolo II all’inizio del 2003.
LE DICHIARAZIONI DI PADRE MARTIN
Ben più gravi, in quanto provenienti da una voce ufficiale ed autorevole del Vaticano, sono state invece le “esternazioni social” di Padre James Martin, consulente della Segreteria per la Comunicazione della Santa Sede, il quale su Facebook ha sostenuto la possibilità di incontrare santi gay in paradiso.
Una piccata e scioccante dichiarazione, scritta al culmine di una querelle sorta il 5 maggio dopo che il sacerdote era stato subissato di commenti negativi per avere pubblicato sulla propria pagina Facebook un post riguardante l’incontro tra il vescovo di Lexington, John Stowe, e i supporter di New Ways Ministry, un gruppo che “sostiene lesbiche, gay, bisessuali e trans cattolici“, commentando così la notizia: “Un altro segno di benvenuto e di costruzione di ponti“.
Di fronte alla reazione di diversi fedeli che hanno prontamente ricordato a padre Martin come la dottrina della Chiesa in materia dica ben altro, il consulente vaticano ha pensato bene di replicare scrivendo:
“alcuni santi erano probabilmente gay. Una certa parte dell’umanità è gay. Anche una certa parte dei santi poteva esserlo. Potresti essere sorpreso quando in Paradiso verrai salutato da uomini e donne Lgbt“.
CHIESA ED OMOSESSUALITA’
Eppure se la società, nel corso dei secoli, ha mutato il suo giudizio e atteggiamento nei confronti dell’omosessualità, lo stesso non è avvenuto per la Chiesa cattolica, la quale fedele al suo Magistero dottrinale, non ha mai variato, nel corso di duemila anni, il suo insegnamento in materia che afferma come pratica dell’omosessualità vada considerata come un vizio contro natura, che provoca non solo la corruzione spirituale e la dannazione eterna degli individui, ma anche la rovina morale della società, colpita da un germe mortale che avvelena le radici stesse della vita civile.
Nel corso dei secoli tale insegnamento è stato trasmesso e confermato interrottamente dalla Sacra Scrittura, dai Padri della Chiesa, dai santi Dottori e dai Pontefici.
Nel Vecchio Testamento basta citare il celebre episodio delle città di Sodoma e Gomorra (Gen. 18, 20; 19, 12-13; 19, 24-28) incenerite da Dio a causa dei peccati contro natura di loro abitanti.
Nel Nuovo Testamento il giudizio nei confronti dell’omosessualità viene espresso con parole ancor più chiare e vigorose.
In particolare, san Paolo, l’Apostolo delle Genti, lo stesso preso a modello dai cristiani LGBT per la promozione delle loro veglie contro l’omofobia, in alcuni passi delle sue lettere, chiarisce i motivi della distruzione di Sodoma e Gomorra, mettendo la “passione infame” dell’omosessualità sullo stesso piano dell’empietà, dell’idolatria e dell’omicidio.
Nella lettera ai Corinzi, l’Apostolo mette in guardia coloro che commettono atti contro natura per i quale le porte del Regno di Dio non si spalancheranno:
“Non illudetevi! Né i fornicatori, né gli idolatri, né gli adulteri, né gli effeminati, né i sodomiti (…) erediteranno il Regno di Dio!”. (1 Cor., 6, 9-10)
Più recentemente, il Magistero della Chiesa cattolica ha rinnovato la condanna del sempre più dilagante vizio contro natura attraverso due importanti e chiari documenti pubblicati dalla Congregazione per la Dottrina della Fede:
la Dichiarazione Persona humana del 29 dicembre 1975
la Lettera ai vescovi della Chiesa cattolica sulla cura pastorale delle persone omosessuali del 1° ottobre 1986
In entrambi i documenti, la Congregazione ha ribadito l’impossibilità di legittimare in qualsiasi modo le unioni omosessuali in quanto totalmente in contrasto col disegno divino e quindi anche con la dignità umana.
Al punto 8 della dichiarazione Persona humana si legge:
“le relazioni omosessuali (…) sono condannate come gravi depravazioni ed anzi vengono presentate come funesta conseguenza del rifiuto di Dio. Questo giudizio della Scrittura (…) attesta che gli atti di omosessualità sono intrinsecamente disordinati e che non possono in nessun caso ricevere una qualche approvazione”.
La Lettera sulla cura pastorale delle persone omosessuali distingue tra inclinazione e comportamento omosessuale, sottolineando come quest’ultimo non sia in alcun caso accettabile dal punto di vista morale:
“Occorre invece precisare che la particolare inclinazione della persona omosessuale, benché non sia in se peccato, costituisce tuttavia una tendenza, più o meno forte, verso un comportamento intrinsecamente cattivo dal punto di vista morale. Pertanto, l’inclinazione stessa dev’essere considerata come oggettivamente disordinata. Di conseguenza, coloro che si trovano in questa condizione dovrebbero essere oggetto di una particolare sollecitudine pastorale perché non siano portati a credere che l’attuazione di tale tendenza nelle relazioni omosessuali sia una scelta moralmente accettabile”.
Anche il Catechismo della Chiesa Cattolica, promulgato nel 1992 da Giovanni Paolo II, ha ribadito la ferma condanna del vizio omosessuale, scrivendo:
“Basandosi sulla sacra Scrittura, che presenta le relazioni omosessuali come gravi depravazioni, la Tradizione ha sempre dichiarato che gli atti di omosessualità sono intrinsecamente disordinati. Sono infatti contrari alla legge naturale, precludono all’atto sessuale il dono della vita, e non sono frutto di una vera complementarietà affettiva e sessuale. Non possono essere approvati in nessun caso” (Catechismo della Chiesa Cattolica, n. 2357)
ACCOGLIENZA O OMOERESIA ?
Sacerdoti come Padre James Martin e tutti coloro che tentano di conciliare Chiesa ed omosessualità si rendono complici di quella che Dariusz Oko, docente di Teologia alla Pontificia accademia di Cracovia, qualche anno fa, efficacemente, definì «omoeresia», ovvero una corrente di pensiero contraria all’insegnamento della Chiesa in materia di omosessualità descritta dallo stesso Oko con queste parole:
«L’omoeresia è un rifiuto del magistero della Chiesa cattolica sull’omosessualità. I sostenitori dell’omoeresia non accettano che la tendenza omosessuale sia un disturbo della personalità. Mettono in dubbio che gli atti omosessuali siano contro la legge naturale. I difensori dell’omoeresia sono a favore del sacerdozio per i gay. L’omoeresia è una versione ecclesiastica dell’omosessualismo».
Rodolfo de Mattei, per
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