La Regione Liguria apre uno sportello anti-gender
Dopo la Lombardia anche la Liguria avrà il suo sportello anti-gender.
Ad annunciarlo è stato il promotore dell’iniziativa il capogruppo di Fratelli d’Italia Matteo Rosso:
“Con la creazione di uno sportello dedicato alle problematiche delle famiglie, alle loro denunce delle situazioni di disagio legate alla diffusione delle droghe, dell’alcol, purtroppo in forte crescita tra i giovanissimi, e della prevenzione dell’eventuale diffusione delle teorie gender nei piani formativi scolastici, daremo un importante segno di vicinanza alle famiglie e aggiungeremo un servizio, che a oggi mancava, in ambito educativo e sociale”.
“Come già la Lombardia, la Liguria, a costo zero, avrà uno sportello regionale, con numero verde gratuito e una casella mail, per le segnalazioni e le denunce delle famiglie su tematiche delicate e di stretta attualità come il bullismo, il razzismo, le violenze fisiche e psicologiche, i pericoli delle droghe e alcol, ma anche sull’eventuale proselitismo di teorie gender, da parte di soggetti preposti alla formazione dei ragazzi. Purtroppo, nonostante la minoranza in Regione continui a negarlo, si sono già verificati episodi in città come Padova o Treviso dove, a scuola, all’insaputa dei genitori, i bambini sono stati obbligati dagli insegnanti a vestirsi da maschi se femmine e da femmine se maschi. Con lo sportello delle famiglie, vogliamo prevenire queste situazioni”.
L’iniziativa ha fatto ovviamente sobbalzare le organizzazione LGBT del territorio abituate evidentemente a diffondere le loro teorie senza alcun contraddittorio. I Comitati Arcigay della Liguria – Genova, Savona e Imperia – hanno infatti subito diramato una nota per esprimere il loro
“massimo disappunto per un atto che intende armare una lotta contro un fenomeno fantasma, cioè qualcosa che non esiste. La propaganda “anti gender” non ha vittime né carnefici, è una strategia che ha il solo scopo di denigrare il lavoro quotidiano di associazioni che portano nelle scuole la lotta al bullismo e alle discriminazioni”.
Secondo l’Arcigay le risorse economiche sono ben impiegate solamente quando vanno a foraggiare i programmi di “educazione” all’indifferenza sessuale e alla “genderfluidità”:
“Non è ammissibile che la Regione spenda risorse pubbliche per corrispondere alla strategia di consenso delle destre e di chi su questi fantasmi costruisce carriere politiche. È auspicabile che l’ente dia corso a ciò che è legge, e perciò è esigibile dalla comunità, piuttosto che mettersi al servizio della propaganda. Per questo quanto prima manifesteremo pubblicamente il nostro sdegno e invitiamo ad unirsi a noi le forze e le associazioni della Liguria a sostegno del nostro lavoro”.
“È incredibile – prosegue Gabriele Piazzoni, segretario nazionale di Arcigay – come in tempi di grandi difficoltà finanziare per gli enti locali e di emergenze reali, alcune politiche, oggi in Liguria e mesi fa in Lombardia, decidano di impegnare gli sforzi delle istituzioni in un’operazione ignobile: la propaganda antigender è infatti come quei venditori di fumo, che per vendere i propri rimedi truffaldini devono prima convincere le proprie vittime di avere il problema a cui quel rimedio porterebbe soluzione”.
Di incredibile, riprendendo le esternazioni stupefatte di Piazzoni, c’è solamente che i sostenitori del gender neghino la realtà dei fatti, pretendendo di imporre il loro folle diktat senza discussione alcuna e all’insaputa delle famiglie.
Il “gender”, lungi da essere una “truffa culturale” come vorrebbero farci credere, esiste eccome. Il “gender” è, ad esempio, promuovere programmi “educativi” scolastici che esortano gli adolescenti ad essere ciò che vogliono essere “orientando” liberamente la propria sessualità al di là delle propria natura maschile e femminile.
Per questo ben vengano gli sportelli anti-gender !
(C)
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