Cannabis: Non c’è niente di leggero!
di Don Chino Pezzoli – Fondatore della Cooperativa Sociale Promozione Umana.
agosto 2016
Spesso ritorna questa notizia: uso della cannabis a scopo terapeutico.
Si ripetono le solite sparate, la solita superficialità.
Dopo tanti anni di esperienza con i tossicodipendenti non riusciamo proprio a classificare alcune droghe come “leggere”. Se per droghe leggere si intendono le sostanze canna biche (hashish e marijuana) occorre spiegare ai giovani e adulti che cosa si intende per “leggere”.
Un errore, ormai diffuso, consiste nel classificare come “leggere” le sostanze con le quali si può convivere. Si procede nel pubblicizzare l’uso delle sostanze canna biche.
Si assicura l’opinione pubblica che tali sostanze non fanno male, che occorre permettere l’uso.
Autorevoli personaggi fanno conoscere la loro opinione in merito, che il più delle volte suona come una sentenza o peggio, invito alla trasgressione.
Non va dimenticato poi come l’uso della cannabis è il consolidato “rito” iniziale per passare alle altre sostanze “pesanti” come eroina ma in particolar modo la cocaina. Le schede che compiliamo ai nostri centri d’ascolto, quando i ragazzi vengono per chiedere la comunità, ci danno questo dato chiaro e preciso: più dell’85% dei ragazzi dipendenti da droga hanno iniziato con gli “spinelli”.
E ormai più che certo, oggi, che la cannabis è diventata la droga d’inizio.
L’uso precoce di cannabis può avere un ruolo importante nella sensibilizzazione cerebrale verso la ricerca e la sperimentazione di sostanze stupefacenti a più alto rendimento farmacologico.
In molte persone, non in tutte, l’uso precoce può indurre un comportamento di ulteriore sperimentazione evolutiva di droghe.
Chi usa cannabis corre un rischio 60 volte maggiore di passare ad altre sostanze illecite rispetto a chi non consuma. Credo, poi, che sia necessario considerare, prima di tutto, il significato dell’uso di una sostanza stupefacente all’interno della cultura giovanile e le sue implicanze psichiche sullo sviluppo dell’io.
Bisogna riconoscere che nella cultura contemporanea c’è un’alta incidenza e un’ampia accettazione dell’uso di marijuana, di hashish.
La maggior parte dei diciottenni (2/3 circa) hanno sperimentato tali sostanze.
Un tasso di sperimentatori e consumatori così alto ci preoccupa e non può essere considerato un comportamento deviante da tollerare o da legittimare con una legge.
Il periodo dell’adolescenza è difficile, il giovane affronta il compito evolutivo di differenziazione dai genitori per raggiungere una identità autonoma.
La sperimentazione dei nuovi valori e delle nuove convinzioni, la ricerca di nuovi ruoli e identità, la verifica dei propri limiti e dei confini del proprio sé, non possono essere turbati da una sostanza alternativa della psiche. Affermare che gli adolescenti, proprio per la loro esigenza di sperimentazione evolutiva e verifica dei propri limiti, sono tentati di sperimentare l’uso di sostanze canna biche è davvero una pazzia scientifica.
La mente debole e non ancora strutturata dell’adolescente passa facilmente dall’uso all’abuso delle sostanze canna biche. Spesso l’adolescente trova in queste sostanze lo sfogo emotivo e la compensazione per la carenza di rapporti umani significativi.
E’ estremamente pericoloso favorire al giovane l’uso di sostanze disinibitorie per permettergli un inserimento adeguato nel gruppo dei pari.
Non è la marijuana il “farmaco” che disinibisce e permette la comunicazione, il dialogo.
Una mente alterata non comunica con gli altri, ma solo riesce a fondersi nel gruppo perdendo completamente l’autonomia, l’identità.
Forse alla nostra cultura piace il giovane in balia di spinte emozionali incontrollate, di gesti euforici e disordinati, di comportamenti rambeschi.
Ecco perché si scrive e si dice che i giovani che consumano cannabis hanno migliori capacità di istaurare rapporti sociali, hanno un maggior senso d’avventura e si preoccupano maggiormente dei sentimenti degli altri.
Sono bugie professionali che non possono essere sostenute se non si vuole confondere la maturità dell’io con la stupidità.
Qualcuno poi ha anche sostenuto che l’uso della marijuana e hashish facilità un concetto positivo di sé. Ipotecare una simile eresia equivale a sostenere la tesi che tutte le persone per evolvere e prendere coscienza del proprio io, dovrebbero conoscere l’impiego di cannaboidi o di altre sostanze. Siamo veramente in una cultura demenziale! Si vuole a tutti i costi legittimare una devianza con tesi assurde.
Si cerca, inoltre, di sostenere che il consumo di cannabis abbia assunto, nella cultura giovanile, gli stessi significati psico-sociali che erano associati all’alcool nelle generazioni precedenti.
Di fronte a simili affermazioni pericolose, sarà bene precisare alcuni rischi derivanti dall’uso delle cannabis.
Prima di tutto, è bene ribadirlo, che sono pochissimi gli sperimentatori della cannabis che riflettono una normale fase di esplorazione e di curiosità. I giovani sperimentatori, ben presto, diventano consumatori. I consumatori abituali sono incapaci di investire energie in relazioni interpersonali significative o di trarne soddisfazione.
Inoltre, la loro sfiducia, la loro ostilità e il loro isolamento emotivo, impediscono che le relazione ottenute sotto l’effetto della sostanza divengano realtà.
Non sono in grado di investire le loro energie nella scuola, nel lavoro, o di impegnarle per il raggiungimento di obiettivi significativi.
In altre parole, sono alienati “dall’amore e dal lavoro”, da ciò che da significato alla vita e permette di trarne soddisfazione. Parallelamente si sentono infelici e inadeguati con tutti e con tutto. Sentendosi infelici e incapaci, questi giovani rifiutano qualsiasi rapporto continuo e costruttivo e vivono in un “mondo-altro” palesando reattività e aggressività verso una vita normale.
Dimostrano, quindi, incapacità nel controllare e regolare gli impulsi. Non c’è in loro interessi per i rapporti umani, vale a dire, non c’è rapporto con ciò che dà alla vita un senso di stabilità, uno scopo.
L’impulso del momento diventa per loro fondamentale, non viene però trasformato gradualmente e mediato da un sistema più ampio di valori e di obiettivi, perché il sistema psichico è alterato e quindi carente di funzionalità elaborativa dei contenuti.
Nella mancanza e abbassamento delle capacità interiori, la pazienza e tolleranza sono impossibili. Gli stessi sentimenti vengono “offuscati”in quanto la sostanza offre momentanee gratificazioni illusive di relazione, di contenuto, di rapporto con gli altri.
Si hanno, inoltre, seri motivi (questo è grave) per ritenere che l’uso della cannabis procuri al consumatore disagi assai gravi, come la riattivazione di stati latenti schizofrenici. Sono ormai parecchi i casi accertati di giovani compromessi nella psiche in modo irreversibile per l’uso di tali sostanze.
Cannabis e alterazioni cerebrali
Secondo gli studi del Dott. Ameri (1999), la tossicità della marijuana è stata sottovalutata per molto tempo. Tuttavia, recenti scoperte hanno evidenziato che il principio attivo della THC tetraidrocannabinolo (quintuplicato in questi ultimi anni), induce la morte cellulare con restringimento dei neuroni e la frammentazione del DNA nell’ippocampo. L’esposizione al THC nella fase dell’adolescenza è stata associata a deficit cognitivi a lungo termine e ad una minore efficienza delle connessioni sinaitiche nell’ippocampo in età adulta. Gli studi sugli effetti cognitivi dell’uso di cannabis riportano deficit nell’attenzione sostenuta, nell’apprendimento, nella memoria, nella flessibilità mentale. Gli studi sugli umani indicano che più precoce è l’inizio d’uso di cannabis, maggiori e più gravi sono le conseguenze cognitive associate.
Cannabis e disturbi psicotici
Il consumo i cannabis ha effetti molto gravi sempre a partire dall’adolescenza: confermano che le alterazioni conseguenti all’uso di cannabis alterano la capacità dei neuroni di svilupparsi in maniera appropriata, con il risultato che il cervello di un adulto che da adolescente ha consumato cannabis risulta (più leggero) più vulnerabile ed esposto all’insorgere di disturbi mentali (depressione, psicosi, e disturbi affettivi) (Le Bec 2009)
Dipendenza e astinenza
L’uso di cannabis a lungo termine può condurre a dipendenza. I sintomi di una possibile dipendenza, quali umore irritabile o ansioso, accompagnato da modificazioni fisiche come tremore, sudorazione, nausea, modifiche dell’appetito e turbe del sonno, sono stati descritti anche in associazione a dosi molto alte di cannabis.
Cannabis e cancro
Il fumo di cannabis altera la composizione genetica del DNA aumentando il rischio di cancro. La tossicità colpisce a livello osseo, respiratorio (danno alle mucose bronchiali 3-4 spinelli al giorno corrispondono a quello derivante da 20 o più sigarette al giorno) e psichiatrico.
Cannabis e sessualità
Molti soggetti consumatori di cannabis possono risultare incapaci di raggiungere l’erezione. E’ noto da tempo, infatti, l’effetto negativo sulla sfera sessuale del principio attivo della cannabis (THC) sia sugli uomini che sulle donne. Il consumo di marijuana è stato anche associato all’inibizione dell’orgasmo. L’abuso di sostanze potrebbe contribuire a provocare l’infertilità nell’uomo. E’ stato osservato una minor incidenza di spermatozoi competenti, cioè in grado di fecondare, nei fumatori di cannabis rispetto ai non fumatori. Per la fertilità femminile, aumento dei livelli testosterone, alterazione del ciclo mestruale.
Cannabis, alcool ed effetti sulla guida
Alcool e cannabis sono le due sostanze psicoattive più diffuse tra i consumatori di droghe, spesso assunte in maniera combinata anche prima di mettersi alla guida e, per questo causa di numerosi incidenti stradali. Gli effetti della cannabis alla guida variano in relazione alla dose di principio attivo assunta, alla via di somministrazione, alle esperienze pregresse dell’utilizzazione, alla vulnerabilità individuale e al contesto di assunzione. Sia gli studi sperimentali che gli studi epidemiologici che analizzano gli effetti della cannabis sulle prestazioni psicomotorie evidenziano scompensi gravi rispetto ad una serie di funzioni necessarie alla guida.
Uso di cannabis e comportamenti criminali
Il consumo di cannabis in età adolescenziale aumenta la possibilità di essere successivamente coinvolti in attività criminali.
Conclusioni
Facciamo nostre le parole del Dipartimento Nazionale delle Dipendenze: “..gli effetti negativi della cannabis e dei suoi derivati sulla salute sono molteplici e tutt’altro che sottovalutabili. La letteratura scientifica, a questo proposito, non lascia dubbi. Non si comprende quindi come, alla luce di queste evidenze, vi siano ancora percezioni e opinioni secondo cui tali sostanze non sarebbero pericolose o addirittura dotate di effetti positivi per l’organismo umano. Si ritiene per tanto che il termine comunemente ed erroneamente usato di “droghe leggere” per definire queste sostanze sia completamente fuori luogo e totalmente inadatto, oltre che fonte di interpretazioni distorte e non veritiere. Nessun altra sostanza al mondo, con queste caratteristiche così ben documentata da studi autorevoli, verrebbe altrettanto classificata come “leggera” e quindi fatta percepire come non pericolosa, consentendone, quindi, implicitamente, se non addirittura esplicitamente l’uso. E’evidente, a questo punto, che esistono altri fattori, al di là della razionalità e della semplice logica, che sottostanno alle ragioni di chi ritiene queste sostanze scevre da rischi e pericoli per la salute e pretende la loro esclusione dalla lista delle sostanze proibite”.