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LE DONNE TEDESCHE STUPRATE DAGLI IMMIGRATI
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[caserta24ore.altervista.org] del 19 luglio 2016
Nel corso di questi ultimi mesi, si stanno diffondendo in Germania i casi di stupri commessi da parte degli immigrati sulle donne tedesche, fenomeno molto preoccupante e di inaudita gravità, che necessita di un’analisi corretta e precisa.
Di recente, si è conclusa l’inchiesta della polizia federale tedesca sugli agghiaccianti fatti avvenuti a Colonia nella notte di Capodanno. Sono i numeri più di ogni altra cosa a dare la misura di quanto è successo durante il Capodanno tedesco 2016: 1.200 le donne vittime di aggressioni sessuali in strada in una sola notte in tutto il Paese — delle quali 650 a Colonia e 400 ad Amburgo —; 2.000 gli aggressori, che quasi sempre hanno agito in gruppo; 120 gli indagati, in maggioranza provenienti dal Nordafrica e almeno la metà arrivati in Germania nell’anno precedente. Soltanto quattro (sì, quattro) le condanne.
È quanto emerge dal rapporto della Polizia federale anticipato ieri dal quotidiano Süddeutsche Zeitung, e dalle emittenti Ndr e Wdr. «Dobbiamo aspettarci che non riusciremo a individuare i responsabili di molti di questi reati» ha dichiarato il presidente della polizia federale Holger Münch. Da quella notte la Germania non è più la stessa, scosso come mai il tradizionale senso di sicurezza nei luoghi pubblici che è una delle condizioni della libertà delle donne nel Paese. Uno choc che ha costretto la cancelliera Angela Merkel a tirare il freno sulla politica di accoglienza nei confronti dei rifugiati siriani.
Intanto ci sono voluti sette mesi perché fossero resi noti i primi dati raccolti dalla commissione d’inchiesta «Silvester» («ultimo dell’anno») su quello che la polizia ha definito «un fenomeno criminale nuovo», gli attacchi di gruppo alle donne durante eventi di massa: a Capodanno sono stati in tutto 642 i reati puramente sessuali, per i quali sono stati indagati 47 sospetti; 239 quelli in cui le molestie sono state accompagnate da furti o borseggi e 73 i relativi indagati. Sono avvenuti, oltre che a Colonia e Amburgo, anche a Stoccarda e Düsseldorf tra le altre città. Gli aggressori — è il dato che ha sconvolto l’Europa — sono quasi tutti stranieri, perlopiù nordafricani e circa la metà è arrivata in Germania da meno di 12 mesi: «C’è un legame tra l’emergere di questo fenomeno e l’ingente immigrazione del 2015» ha sintetizzato burocraticamente alla commissione d’inchiesta il presidente della polizia federale Münch. Secondo il quale inoltre «non ci sono prove» che le aggressioni siano state pianificate, contrariamente a quanto detto a caldo dal ministro della Giustizia Haiko Mass, che aveva parlato di «criminalità organizzata». Il rapporto, lungo 50 pagine, deve essere ancora sottoposto ai Land (gli Stati federali) prima di essere pubblicato ufficialmente. Ma alcuni elementi sono già evidenti.
Prima di tutto l’impreparazione della polizia: non solo non è riuscita a fermarlo, ma non ha neppure capito ciò che stava succedendo quella notte. E poi la difficoltà di perseguire le molestie di gruppo: Münch la ha attribuita a «ostacoli investigativi», perché non c’erano immagini chiare degli aggressori e le vittime non sono state in grado di riconoscerli o descriverli nel dettaglio. Anche quando c’erano però, non è bastato. Ad Amburgo, dove il numero delle molestie sessuali è stato ancora più alto che a Colonia, un fotografo amatoriale ha scattato inconsapevolmente sei foto dall’alto delle aggressioni nella Große Freiheit (ironicamente «grande libertà»), la strada con più locali della città dove si era ritrovata la folla che festeggiava il nuovo anno. Alcuni dei presunti colpevoli sono stati arrestati. E poi tutti rilasciati anche se erano stati identificati. Il diritto tedesco infatti permetteva di perseguire una violenza sessuale solo se le donne dimostravano di essersi opposte con la forza. E se un determinato reato veniva attribuito nello specifico alla persona che lo aveva commesso. Le mani che a Capodanno hanno molestato le donne tedesche invece sono rimaste anonime.
D’ora in poi però non sarà più così: la scorsa settimana è stata approvata la nuova legge sui crimini sessuali battezzata «No significa No» che punisce con pene fino a due anni tutti coloro che fanno parte del gruppo degli aggressori, anche se non hanno esercitato la violenza di persona ma si sono limitati a renderla possibile.
Inoltre fa sì che sia più facile espellere gli stranieri che hanno commesso reati: potranno essere respinti anche in Paesi dove potrebbero essere perseguitati. Infine introduce il reato di «molestia sessuale», finora non contemplato esplicitamente dal codice e soprattutto prevede che sia considerato violenza qualsiasi atto imposto contro la «volontà riconoscibile» della vittima. Erano anni che il movimento delle donne tedesco chiedeva queste modifiche, che alcuni anche tra nell’Unione cristiano democratica della cancelliera consideravano troppo ampie. Lo choc provocato dai fatti di Colonia ha permesso che venisse approvata in pochi mesi.
Gli eventi di quella notte furono agghiaccianti, in particolare il gioco arabo dello stupro, come riportò “il Giornale”.
Provate a immaginare una donna che cammina per strada e che ha solo una colpa: veste all’occidentale e non è accompagnata da un uomo appartenente alla sua famiglia. Improvvisamente viene circondata da un gruppo di uomini, dieci, venti talvolta di più. Alcuni la circondano, altri fanno da palo e sviano i curiosi. Dal gruppo si staccano tre o quattro che iniziano a toccare i seni della poveretta, le toccano il sedere, se ha la sventura di portare la gonna, gliela alzano, le strappano le mutande e le infilano le mani nelle parti intime tra risa e scherni.
In internet gira il video di una donna filmata durante questa pratica: se ve la sentite ascoltate il suo urlo. E’ agghiacciante. Le più fortunate vengono lasciate andare, le altre vengono violentate dal branco. La pratica si chiama Taharrush ed è segnalata nei Paesi del Golfo, a cominciare dall’Arabia Saudita, ma anche in Tunisia, in Egitto, in Marocco, soprattutto al termine del Ramadan ma in genere in occasione di grandi assembramenti. Perché la folla è ricercata dagli uomini che praticano le molestie di gruppo, la folla aiuta, nasconde, relativizza, la folla aiuta a punire le donne non velate. Come quelle che festeggiavano l’avvento del nuovo anno a Colonia e nelle altre città tedesche la notte di Capodanno.
La Bild l’altro giorno ha pubblicato i verbali delle donne che sono state aggredite. E’ un resoconto dell’orrore. A tutte hanno cercato di infilare dita nelle parti più intime. A tutte sono stati palpati seni e sedere. Tutte sono state circondate, umiliate, derubate. Alcune sono state violentate.
Pochi giorni dopo questi eventi orribili, il collega Andrea Riva de “il Giornale” ha riportato il rapporto di polizia con le testimonianze di quella notte nefasta per moltissime donne tedesche:” La Bild online rende pubblico il protocollo della polizia di Colonia che descrive, nel tipico gergo burocratico, le molestie, le violenze e i furti subiti dalle donne nella notte di Capodanno. Il “protocollo della vergogna” riporta, minuto dopo minuto, quello che è successo nella piazza della stazione centrale.
Tra le altre cose, si legge: “Ore 0:50, piazza del Duomo: più donne vittime. A tutte hanno cercato di infilare dita nella vagina, non riuscito grazie a collant. A tutte sono stati palpati seni e sedere. Una vittima è stata penetrata con un dito. Alle donne sono stati rubati soldi, documenti, iPhone e carte di credito”. “Ore 03:40, piazza del duomo: gruppo di 20 uomini nordafricani ha infilato mani nel pantalone davanti. In seguito rubato portafoglio. Furto: contanti e portafoglio”. O ancora: “Ore 01:30, Breslauer Platz: infilata mano nel pantalone, palpeggiato il sedere. Messa mano nella borsa, rubato il telefonino e toccata dappertutto. Telefonino via”. Scorrendo le descrizioni raccolte durante la notte risulta sempre più incomprensibile il tweet con cui la polizia di Colonia annunciava ufficialmente, al mattino del primo gennaio, che tutto si era svolto pacificamente.
A mezzanotte esatta un altro rapporto: “Ore 0:00: vittima infastidita da un gruppo di persone. Lei e la madre sono state palpeggiate, una persona ha cercato di baciarle mentre un complice rubava il portafoglio dalla borsa. Rubato il portafoglio con diverse carte di credito”. Ci sono anche vittime maschi nel “protocollo della vergogna”. Alcuni erano soli, altri accompagnavano amiche o fidanzate. “Ore 0:30 vittima maschile e femminile: gruppo di 20 uomini nordafricani bloccavano le vittime e infilavano mani nei pantaloni. Alla fine rubavano il portafoglio”.
Questi orrori rappresentano la terribile conferma di cio’ che avvenne alcuni anni fa ad una giovane ragazza tedesca. Un immigrato islamico, in Germania, si vanto’ di avere stuprato insieme ai suoi compagni una ragazza vergine. E’ talmente certo della ‘normalità’ della cosa, dal raccontare alle telecamere i particolari: Breve trascrizione – Ragazzi, eravamo in sette. Alcuni sul pavimento, tre sul letto. Era un letto da cuccetta. – Adin spense la luce e l’abbiamo fottuta. Adin l’ha deflorata, era vergine. Immagina! Era vergine! – E noi eravamo in sei ancora in attesa, davanti al letto. E lui bang! bang! – Poi noi sei ci siamo buttati sul letto: lei gridava e si opponeva, lottava.
– E amico, Sinan e gli altri. Uno dopo l’altro, amico. Vergine, amico! – Lei piangeva dopo lo stupro, e non poteva reggere ancora. E noi, come maiali le abbiamo sputato addosso. Sperma e sporcizia sopra tutto il suo corpo.
Per comprendere nel migliore dei modi questi fatti gravissimi, sono molto interessanti le parole pronunciate dall’economista e sociologo Gunnar Heinsohn, che insegna presso la scuola NATO a Roma, in un’intervista alla Neuen Zürcher Zeitung di quello che sta per accadere ai cittadini europei in un futuro molto prossimo. E’ stato nel Califfato, e ne ha tratta una visione del nostro futuro cupa, con l’arrivo dei profughi. Ha assistito a stupri di massa di donne yazidi e cristiane, al traffico di donne tra i giovani combattenti, la decapitazione di uomini europei, e più e più volte alla proclamazione diretta ai kuffar, i miscredenti: “le vostre donne saranno le nostre puttane, i vostri figli nostri schiavi!”
Heinsohn fa un’analisi interessante delle motivazioni che spingono i cosiddetti profughi (al 90 per cento giovani maschi) a lasciare la Siria e gli altri Paesi islamici: la carenza di donne. La loro, dice in sostanza, è una jihad sessuale. La società occidentale si basa sul matrimonio monogamo, questo la rende equilibrata e pacifica: ogni uomo ‘ottiene’ la sua donna. Nelle società islamiche non è così, vige la poligamia: il maschio dominante (per qualsiasi motivo, ricchezza o brutalità) prende più mogli. Questo restringe la quantità di donne a disposizione, lasciando orde di maschi islamici in quella che Heinsohn definisce ‘modalità caccia-e-saccheggio permanente‘. In altre parole: quando un centinaio uomini dominanti hanno ciascuno quattro mogli, poi ci sono trecento uomini lasciati a mani vuote. Quindi non è la guerra, ma la mancanza di donne nel proprio paese che ha spinto questi giovani in Europa. Quindi, dice il sociologo, dobbiamo prepararci a “ migranti aggressivi, con interessi primari di base, tanto tempo a disposizione e che, molto ben collegati tra di loro con gli smartphone, vanno a caccia di femmine nelle loro vicinanze, che a loro volta, non possono difendersi e sono lasciate senza protezione“.
La collega Annalena Benini sul Foglio esamino’ accuratamente la causa di questi gravissimi episodi:” La prevalenza del maschio ha avuto la sua espressione plastica, carnale, aggressiva e nuova a Colonia (e in almeno altre tre città tedesche) a Capodanno: donne assalite da uomini, soprattutto giovani, arabi e nordafricani. Un rito di umiliazione, ma anche la dimostrazione di una forza maschile, di una pericolosità che può facilmente organizzarsi e attaccare i simboli e i corpi, la libertà e la vita come la conosciamo, come vogliamo viverla e come ci appartiene. Donne minacciate non solo fisicamente da uomini soli, donne occidentali, europee, aggredite da chi è venuto in Europa a cominciare un’altra vita o a odiare la nostra.
Molti giornali inglesi e americani (e anche Lucia Annunziata ieri sull’Huffington Post) hanno individuato una questione “maschilista” in quest’ondata di migranti “senza precedenti nella storia” (un milione solo lo scorso anno), anzi uno squilibrio: la stragrande maggioranza, un numero sproporzionato di migranti, sono, secondo conti ufficiali, giovani, non sposati, uomini non accompagnati. Partono soli, arrivano soli (ma molti sperano, una volta concesso l’asilo, di riunirsi con le proprie mogli e i figli). Più dei due terzi dei rifugiati che hanno raggiunto la Grecia e l’Italia, registrati dall’Organizzazione internazionale per le migrazioni, sono uomini. Un quinto sono minorenni (la metà arriva senza genitori), il resto giovani adulti soli. In Svezia, paese che è stato particolarmente trasparente nelle statistiche sulle migrazioni, dallo scorso novembre il settantun per cento di tutti i richiedenti asilo è di sesso maschile. Più del ventun per cento, minori non accompagnati: undici ragazzi per ogni ragazza. Sono numeri molto maggiori di quelli cinesi, dove pure c’è un allarme sociale per mancanza di ragazze. “Comunque venga considerata la responsabilità per gli assalti di massa alle donne tedesche – scrive il Times – la crisi dei rifugiati rischia di distorcere l’equilibrio di genere in tutta Europa e nel medio oriente”.
Politico, magazine americano, ha pubblicato un lungo articolo intitolato: “Europe’s man problem”, spiegando che “potrebbe sembrare sessista in apparenza, ma anni di ricerche hanno mostrato che le società dominate dagli uomini sono meno stabili, perché più aperte ad alti livelli di violenza e maltrattamento delle donne”. Scrive il Times che ci sono sicure “correlazioni fra un equilibrio di genere distorto, specialmente se combinato con un ‘incremento di giovani’ e l’aumento della violenza, della radicalizzazione, il pericolo di rivolta, la radicalizzazione e la propensione a fare la guerra”. L’equilibrio va gestito dai paesi che portano il peso del flusso migratorio, ma la connessione è questa: molti uomini (senza donne), molta violenza. E molti uomini che odiano le donne, spesso in nome del fanatismo religioso, di un’idea di dominio, e vedono nella loro libertà di vivere, camminare, bere, ballare, baciare, un’offesa e insieme un’eccitazione, una provocazione insomma (anche senza jihadisti, che comunque sono, nella stragrande maggioranza degli attacchi terroristici, giovani uomini adulti senza legami).
Il Canada ha già chiuso le porte, per il 2016, a uomini soli dalla Siria (teenager non accompagnati e giovani maschi adulti): potranno entrare donne, bambini accompagnati e famiglie. Perché il normale rapporto tra i sessi è un “bene pubblico” e lo squilibrio genera mostri, e li moltiplica.
Queste agghiaccianti analisi fu confermata anche da un’imam di una moschea di Colonia, il quale è voluto tornare sui fatti della notte di Capodanno, sugli stupri ai danni delle donne tedesche ad opera di centinaia di immigrati. La guida religiosa ha voluto dire la sua. Anzi, ha deciso di “difendere” i profughi stupratori. Secondo Sami Abu-Yusu, imam della moschea Al Tawheed, infatti, la colpa delle violenze non è da imputare agli islamici e immigrati, ma al profumo delle donne. Avete capito bene. Al loro profumo: in pratica se una donna europea decide di comprarsi un buon profumo e ha la “folle” idea di indossarlo, dovrà sapere che in questo modo istiga gli uomini a violentarla. Ma la colpa, dice l’imam, non è di chi non rispetta le regole europee, di chi considera le donne poco più di un oggetto. Ma delle ragazze, accusate di vestire troppo all’occidentale e di essere troppo poco consone ai dettami dell’islam.
“Gli eventi di Capodanno – ha detto l’imam in un’intervista rilasciata ad una tv russa e ripresa dal Daily Mail – sono colpa delle donne, perché erano seminude e indossavano il profumo”. “Non mi stupisce che gli uomini le abbiano attaccate – aggiunge – Vestire così è come gettare benzina sul fuoco”.
Nonostante queste incredibili affermazioni, non poteva di certo mancare lo sciacallaggio dell’osservatorio antifascista, come riportò il “Giornale”:” Le giustificazioni dell'”osservatorio antifascista” sui fatti di Colonia, dove circa mille immigrati hanno violentato più di 100 donne, rappresentano in tutta la sua ideologia il pensiero medio di chi, pur di difendere gli immigrati, s’inventa scuse assurde. Che mai avrebbe adottato per uno stupratore italiano. “Gli accusati, molto probabilmente – si legge nel post di Facebook – sono fuggiti da guerre, carestie e indigenze varie. Si saranno sentiti emarginati e in carenza di affetto, quindi hanno agito di conseguenza”.
Carenza di affetto. Se non fosse ancora rintracciabile online, potreste non crederci. Invece è così: pur di regalare una via d’uscita dal crimine che hanno commesso a quei “profughi”, gli “antifascisti” tirano fuori dal cappello la carenza d’affetto. E allora perché non giustificare anche i fidanzati che, abbandonati dalla ragazza, violentano e uccidono le loro “amate”. Nessuno sarebbe in grado di sostenere una tesi del genere. Ma gli “antifascisti” sì, solo se a commettere il reato sono gli stranieri. Poveri. È evidente che chi è in fuga da guerre, senza una casa, sia legittimato a stuprare e derubare delle donne indifese. Tutto torna. In fondo, sempre sullo stesso post si legge: “Non sono stupratori, non è giusto chiamarli in modo tale, ma andrebbero chiamati al massimo molestatori”.