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Avvenire 27-8-2013
La provocazione della rivista "Time"
I figli e la felicità
Nei novant’anni di Time, le copertine del settimanale americano hanno celebrato personaggi di rilievo culturale, religioso, scientifico-tecnologico, sociale e politico. Da Joyce a Eliot e Claudel, da Hemingway a Solženicyn, da Toscanini a Picasso, da Marconi a Einstein, da Carrel a Fleming e a Watson e Crick; da Pio XI e i suoi successori a Madre Teresa, senza trascurare i leader delle maggiori religioni; da Roosevelt a Churchill, da Chruscev a Mao Tse-tung, da De Gaulle a Kennedy, da De Gasperi ad Adenauer e i capi di stato europei e americani degli ultimi decenni: a ciascuno il suo posto in copertina.
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AsiaNews 25-8-2013
Papa: In Siria cessi il rumore delle armi. La comunità internazionale si mostri più sensibile
"Grande sofferenza e preoccupazione" per la Siria, per "il moltiplicarsi di stragi e atti atroci". Appello a riprendere la strada dell'incontro e del dialogo per fermare questa "guerra tra fratelli". Gesù è la porta sempre aperta e tutti sono invitati a varcarla. La porta è "stretta" "non perché sia una sala di tortura, ma perché ci chiede di aprire il nostro cuore a Lui". L'augurio di un buon ritorno dalle vacanze e di un impegno quotidiano pieno di speranza
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Basta vedere un talk show sull’omofobia per capire che vogliono punire la libertà di opinione
agosto 23, 2013 Benedetta Frigerio
Intervista a Giancarlo Cerrelli che si è confrontato su Rai1 con il portavoce di Gay Center. Ecco come è andata
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AsiaNews 22-8-2013
Nunzio a Damasco: È in atto un’escalation della guerra.
L’Onu chiede chiarezza sugli attacchi chimici
Mons. Mario Zenari ad AsiaNews: “Da ieri sono ore decisive per Damasco”. Colpito anche un convento francescano, ferito un sacerdote siro-cattolico. Il Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite: “Seguiamo in maniera costante la situazione”.
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Ostia non è propriamente un centro sperduto. Pertanto, sembra strano che non si siano mai sollevate proteste per ciò che è raffigurato con tutta evidenza nella chiesa parrocchiale Santa Maria Regina Pacis, enorme costruzione in stile neo-barocco consacrata nel 1928 e da qualche anno ritoccata con nuove vetrate e nuovi (orribili) dipinti all’interno.
Ora, circa l’assenza di ogni elemento di bellezza e di cattolicità nella stragrande maggioranza delle opere di arte “sacra” contemporanea è inutile parlare, tanto è notorio. E di sicuro non bisogna prendersela solo e tanto con gli artisti, quanto piuttosto con chi commissiona loro certi lavori per poi approvarli senza batter ciglio. Ma nel caso specifico c’è un dato inquietante e gravissimo, che non esitiamo a definire blasfemo.
All’esterno della chiesa, sulla facciata laterale che dà sul cortile dei locali parrocchiali, chiunque può notare (come documentato dalle foto che alleghiamo) tre mosaici. In posizione centrale c’è Madre Teresa di Calcutta, una beata della Chiesa cattolica, mentre alla sua destra c’è il ritratto di Gandhi e alla sua sinistra quello di Martin Luther King. Sembrerebbe uno scherzo, ma purtroppo non lo è.
Qual è il punto in comune tra questi tre personaggi? Perché raffigurare su un luogo di culto cattolico due figure appartenenti a religioni diverse? Perché accostarli con una religiosa, consacrata a Dio, la cui vita e spiritualità l’hanno resa degna di essere venerata dai fedeli cattolici? Qui siamo al di là di ogni più spinto ecumenismo e di ogni più dannoso irenismo.
Associare questi tre personaggi è un atto blasfemo nei confronti della beata Teresa di Calcutta e soprattutto nei confronti di Cristo. Permettere simili operazioni “artistico-spirituali” significa non aver capito nulla del Cattolicesimo. Significa svuotarlo dell’essenziale e ridurlo a opzione meramente culturale. Significa togliere di mezzo Dio e mettere al suo posto l’uomo.
Madre Teresa non faceva filantropia, ma vera carità cristiana e infatti aiutava i poveri attingendo forza da ore e ore di adorazione eucaristica fatta in ginocchio, adorando Colui che è l’unica Via, l’unica Verità e l’unica Vita: Gesù Cristo, vero Dio e vero Uomo, Salvatore e Redentore del mondo. Gandhi e Martin Luther King, le cui vite private peraltro furono tutt’altro che esemplari, avranno anche fatto battaglie giuste, ma parziali e mancanti, perché non erano nella piena Verità.
Il dramma della Chiesa attuale è proprio questo: in nome del buonismo, del politicamente corretto, degli applausi, delle battaglie civili, essa ha smarrito ciò che la fonda, cioè Cristo. La confusione dottrinale è talmente grande che non ci si accorge nemmeno di errori così eclatanti. E quel che più stupisce e addolora è che nessuna autorità ecclesiastica sia intervenuta per far rimuovere il blasfemo accostamento. A quando un pubblico e risolutivo intervento? (F.C.)
(C) Corrispondenza Romana, 16 luglio 2013
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RATZINGER: “ME L’HA DETTO DIO!”
Di Antonio Socci
Da “Libero”, 21 agosto 2013
Avevo ipotizzato, su queste colonne, il 3 maggio scorso, che nell’epocale rinuncia al papato di Benedetto XVI vi fosse un aspetto misterioso, anzi, forse addirittura mistico. Adesso filtrano voci che fanno trasparire proprio questa possibilità.
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CulturaCattolica.it
Un volto vero per l'emergenza politica
di Luca Costa
domenica 18 agosto 2013
Nell’imbarazzante panorama politico attuale, ciò di cui avremmo davvero bisogno è un’alternativa al nulla, l’agghiacciante nulla quotidianamente sotto i nostri occhi. L’indegno teatrino dei partiti che guidano il nostro paese verso il baratro.
Non ci sono più politici veri, statisti veri. Abbiamo invece migliaia di capricciosi incapaci, diversamente onesti e ultrapagati, ma non è più possibile, ad ogni latitudine ideologica, identificare un solo vero uomo politico in questo paese.
Per questo, oggi che sarebbe stato il suo centoventiseiesimo compleanno, è importante ricordare un uomo che ebbe del potere una visione diversa: Carlo I d’Austria.
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Samir Khalil: «In Egitto nessun colpo di stato. Morsi stava cercando di “fratellizzare” il paese»
agosto 20, 2013 Redazione
Secondo l’esperto gesuita Samir Khalil Samir il governo Morsi-Fratelli musulmani si è rivelato «un fallimento» e per questo la gente si è ribellato al tentativo di islamizzare il paese
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Avvenire 19-8-2013
Marynovych, un mistico nel gulag sugli Urali
Nato nel 1949, Myroslav Marynovych è un intellettuale ucraino, cofondatore del Gruppo di Helsinki in Ucraina negli anni Settanta, attualmente vicerettore dell’Università Cattolica Ucraina a Leopoli, dove dirige l’Istituto sulla religione e la società, da lui fondato nel 1997. Per il suo impegno in favore dei diritti umani nell’allora Unione Sovietica, che gli è costato dieci anni di carcere e di esilio, ha ricevuto numerosi premi sia in patria che all’estero, ad esempio negli Usa, in Polonia e in Israele. Dopo la caduta del comunismo ha anche fondato la sezione ucraina di Amnesty International. Ha pubblicato diversi testi sulla storia religiosa e politica del suo Paese. Attualmente è presidente per l’Ucraina dell’associazione internazionale di letterati Pen International. Nel 2001 ha partecipato come uditore al Sinodo dei vescovi a Roma.
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Manifesta contro le nozze gay: condannato a 2 mesi di carcere
Il ragazzo è ammanettato e sdraiato a pancia in giù su un sedile, presumibilmente quello di una camionetta della polizia. È stato condannato per direttissima a quattro mesi di prigione (di cui due sospesi) e a mille euro di multa. Ha già trascorso quattro giorni in cella, nel carcere di Fleury-Mérogis (Essonne, vicino a Parigi).
Si chiama Nicolas Bernard-Buss, ha 23 anni ed è “colpevole” di aver manifestato contro la legge Taubira, quella sulle nozze gay in Francia. Per giunta, indossando una (pericolosissima) maglietta con il logo della famiglia. Nicolas è stato fermato una settimana fa, il 16 giugno. Insieme qualche amico, si è inventato tempo fa il gruppo dei “Veilleurs” (“Coloro che vegliano”), vicino alla Manif pour tous (il movimento di opposizione ai matrimoni omosessuali).
Scegliendo una forma di protesta “estrema”: poesie, canti e candele. Con queste “armi”, lui e i suoi compagni si sono radunati, domenica scorsa, con altre 1.500 persone, davanti alla sede della televisione M6, a Neuilly-sur-Seine, dove il presidente François Hollande (che il 18 maggio ha promulgato la contestata legge) partecipava a una trasmissione. Da lì, i ragazzi si sono spostati sugli Champs-Élyséè per una manifestazione del tutto pacifica.
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Egitto, chiese e monasteri profanati e dati alle fiamme. Le testimonianze dei cristiani
Tempi.it - agosto 16, 2013 Redazione
Sono almeno 30 gli edifici cristiani dati alle fiamme dai Fratelli Musulmani in tutto il paese. Si sospetta l’esistenza di una regia unica
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Mons. Luigi Negri Arcivescovo di Ferrara
Legge sull’omofobia: fine della democrazia?
I rappresentanti del popolo italiano si accingono a discutere in questi giorni il disegno di legge sulla omofobia. Un semplice cittadino ritiene doveroso offrire alcune linee di lettura della vicenda culturale e sociale che appare gravissima.
La libertà di coscienza, con la conseguente libertà di opinione, di scelte culturali e religiose, costituisce la base di quella sana laicità che l’occidente ha recuperato dopo secoli di fatiche, di tensioni e di violenze. E’ certamente e profondamente inesatto pensare che questo esito sia stato contestato o contrastato dalla chiesa cattolica, che invece ha dato a questo cammino il contributo di una grande tradizione di vita e magisteriale.
Il laicismo dovrebbe invece spiegarci, e non lo ha fatto finora in modo assolutamente dignitoso, perché dal suo ventre molle è fermentata, oltre al desiderio di una sana laicità, quella serie di posizioni ideologiche totalitarie, con conseguenti sistemi statali, che hanno massacrato, lungo tutto il ventesimo secolo, milioni di persone colpevoli di non aderire alle ideologie di Stato proprio in forza delle loro personalissime e liberissime convinzioni ed opinioni. Sono state massacrate a milioni, e continuano ad esserlo nelle varie parti del mondo, da ciò che rimane delle ideologie totalitarie e dalle religioni deviate. Il ventesimo secolo Robert Conquest lo ha giustamente definito “il secolo delle idee assassine".
Oggi su questa sana laicità del nostro popolo e della nostra società incombe un pericolo gravissimo. Lo Stato per difendere “una certa opzione” e i suoi sostenitori, specificamente coloro che professano teoricamente l’omosessualità e la praticano nella società, penalizza in maniera gravissima e irreversibile le altre opinioni e le altre opzioni. Per intenderci: chi continuerà a fare riferimento alla grande tradizione eterosessuale dell’occidente, che ha trovato nel magistero della chiesa cattolica e nella pratica della vita cristiana in questi secoli una grande e significativa testimonianza, rischia di essere inquisito se esprime pubblicamente le proprie convinzioni. Tanto per intenderci: i sacerdoti e i vescovi che nell’ambito delle celebrazioni liturgiche pubbliche citeranno brani di San Paolo inerenti alla scorrettezza delle posizioni omosessuali, o il Catechismo della Chiesa Cattolica o buona parte della Dottrina Sociale della Chiesa, potrebbero essere denunciati alle autorità pubbliche da zelanti omosessuali presenti.
Si profila quindi per la prima volta, a più di settant’anni dalla fine del regime fascista, il reato di opinione che evoca i tempi torbidi delle ideologie statali che sembravano superati per sempre. Tempi in cui lo Stato, scegliendo posizioni ideologiche, le imponeva o comunque sacrificava quelle non coincidenti con la sua. Questa è la situazione.
Il nostro popolo rischia di perdere quella libertà di espressione fondamentale, di scelte, di opzioni, di opinioni e di concezioni della vita che, ripeto, costituiscono il nucleo profondo dell’esperienza laicale.
Si sta forse perdendo la libertà? Non dico che è certo, dico che è possibile. E mentre la libertà corre questo rischio, in che posizione si sta mettendo la cristianità italiana? Ha dimenticato forse l’insegnamento di Giovanni Paolo II nella “Centesimus annus”? Tutte le volte che si lavora per la propria libertà si lavora per la libertà di tutti e tutte le volte che si perde o si vede ridotta la propria libertà, la si perde o la si riduce per tutti.
Mentre si avvia questo importantissimo snodo della nostra vita sociale forse vale la pena ricordare a questi nostri rappresentanti che negli ultimi tre anni sono stati più di centomila i cristiani massacrati in spregio alla libertà di coscienza nella stragrande maggioranza dei Paesi del mondo. Questi sono i problemi reali. Che la questione della difesa dell’omosessualità costituisca un problema per la nostra società è quello che aspetto di capire dalla lettura del disegno di legge e soprattutto dall’esito della discussione.
+ mons. Luigi Negri (da Libero del 25/7/2013)
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S. Em. Card. Carlo Caffarra
Arcivescovo Metropolita
Intervento a proposito delle dichiarazioni del Sindaco sul riconoscimento di matrimonio e adozioni per le coppie omosessuali
Comunicato stampa - 01 luglio 2013
Le affermazioni fatte dal Sindaco di Bologna riguardanti il matrimonio e diritto all'adozione per le coppie gay sono di tale gravità, che meritano qualche riflessione.
Quanto da lui profetato come ineluttabile destino del Paese a diventare definitivamente civile riconoscendo alle coppie omosessuali il diritto alle nozze e all'adozione è una battuta a braccio che costa poco: tanto non dipende dal Sindaco. Ma ciò non toglie la gravità di tale pubblica presa di posizione da parte di chi rappresenta l'intera città. E dove mettere il cittadino che non per fobia ma con motivate ragioni ritiene matrimonio ciò che è stato definito tale fin dagli albori della civiltà o ritiene non si possa parlare di un diritto ad adottare ma del diritto di ogni bambino ad avere un padre e una madre?
Davvero questo cittadino, con la sua cultura e le sue ragioni, è da giudicare incivile e fuori dalla storia, condannato a sentirsi estraneo in casa sua, perché non riesce a stare al passo del sedicente progresso?
Naturalmente ci sarà chi, riempiendosi la bocca di laicità dello Stato (che è cosa ben più seria!), ci accuserà di voler imporre una dottrina religiosa. Ma qui non c'entra religione o partito, omofobia o discriminazione: sono i fondamentali di una civiltà estesa quanto il mondo e antica quanto la storia ad essere minati; e forse non ci si accorge dell'enormità della posta in gioco.
Affermare che omo ed etero sono coppie equivalenti, che per la società e per i figli non fa differenza, è negare un'evidenza che a doverla spiegare vien da piangere. Siamo giunti a un tale oscuramento della ragione, da pensare che siano le leggi a stabilire la verità delle cose. Ad un tale oscuramento del bene comune da confondere i desideri degli individui coi diritti fondamentali della persona.
+ Arcivescovo di Bologna
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Osservatore Romano (fonte Tempi.it)
L’Ossevatore Romano fa a pezzi l’ultimo Dan Brown: sembra copiato da una guida turistica scadente
agosto 13, 2013 Silvia Guidi
Il quotidiano vaticano demolisce Inferno: pare tratto da un sito stile tripadvisor. Imprecisioni, assurdità, comici strafalcioni. E una certa simpatia per le tesi transumaniste e malthusiane già smentite dalla storia. Pronto per il cinema
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In atto nel mondo una rivoluzione anticristiana
di Roberto de Mattei
La libertà dei cristiani si restringe sempre di più nel mondo. In Medio Oriente, in Africa e in Asia aumentano gli attacchi sistematici contro le comunità cristiane. Il 27 maggio, a Ginevra, l’Arcivescovo Silvano M. Tomasi, Osservatore Permanente della Santa Sede presso le Nazioni Unite, parlando al Consiglio dei Diritti dell’Uomo, ha citato i dati sconvolgenti secondo cui, ogni anno, oltre centomila cristiani vengono uccisi per qualche motivo legato alla loro fede. Da parte sua, la studiosa e ricercatrice austriaca Gudrun Kugler, nel Rapporto dell’Osservatorio sull’intolleranza e la discriminazione contro i cristiani, presentato il 23 maggio scorso a Tirana durante la conferenza dell’Ocse, ha documentato come le limitazioni alla libertà religiosa e di espressione dei cristiani crescono a ritmo esponenziale anche in Europa.
L’obiezione di coscienza – che riguarda i medici sull’aborto, così come i farmacisti sulle pillole abortive o i dirigenti del Comune sulle unioni civili o “matrimoni” gay – tende ad essere sempre più ristretta, mentre in molti Paesi i cristiani non possono esprimere opinioni contrarie all’omosessualità, neanche rifacendosi alla Bibbia, senza che queste vengano tacciate e sanzionate come “discorso d’odio”.
In un editoriale apparso il 2 giugno 2013 sul “Corriere della Sera” Ernesto Galli della Loggia ci offre una puntuale descrizione della situazione. «Una grande rivoluzione sta silenziosamente giungendo al suo epilogo in Europa. Una rivoluzione della mentalità e del costume collettivi che segna una gigantesca frattura rispetto al passato: la rivoluzione antireligiosa. Una rivoluzione che colpisce indistintamente il fatto religioso in sé, da qualunque confessione rappresentato, ma che per ragioni storiche, e dal momento che è dell’Europa che si parla, si presenta come una rivoluzione essenzialmente anticristiana. Ormai, non solo le Chiese cristiane sono state progressivamente espulse quasi dappertutto da ogni ambito pubblico appena rilevante, non solo all’insieme della loro fede non viene più assegnato nella maggior parte del continente alcun ruolo realmente significativo nel determinare gli orientamenti delle politiche pubbliche - non solo cioè si è affermata prepotentemente la tendenza a ridurre il cristianesimo e la religione in genere a puro fatto privato - ma contro il cristianesimo stesso, a differenza di tutte le altre religioni, appare oggi lecito rivolgere le offese più aspre, le più sanguinose contumelie».
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SIA BENEDETTO FRANCESCO !
di Antonio Socci
Da “Libero”, 11 agosto 2013
E’ ormai la mania dei media: attribuire a papa Francesco idee opposte a quelle di Benedetto XVI, soprattutto sui temi più cari al mainstream giornalistico, cioè gay, donne, Chiesa, ambiente, capitalismo, povertà.
Lo si è visto dopo la famosa conferenza stampa sull’aereo. Il salotto radical-chic è così convinto che Francesco stia rovesciando l’insegnamento del predecessore che ieri perfino uno che non sa nulla di cristianesimo – come Claudio Sabelli Fioretti – su un magazine di “Repubblica” lo rappresentava come “uno straordinario folle che potrà finalmente mettere in crisi la Chiesa”.
Visto l’andazzo, al di qua e al di là dell’Atlantico, Pat Archbold nel suo blog, sul sito americano del “National Catholic Register”, si è divertito a farsi beffe del pigro conformismo liberal, secondo cui Francesco dice il contrario di Ratzinger.
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Francescani dell’Immacolata e la crisi della Chiesa: perché non si può tacere
(di Alessandro Gnocchi – Mario Palmaro)
Come accade spesso nelle tragedie, sono i particolari a dare l’idea della loro enormità, e il caso del commissariamento dei Francescani dell’Immacolata non fa eccezione.
Il dettaglio è lì, verso il fondo del decreto della Commissione per gli Istituti di Vita Consacrata firmato dal segretario, il francescano Josè Rodriguez Carballo. Vi si dice: «Infine, spetterà ai Frati Francescani dell’Immacolata il rimborso delle spese sostenute da detto Commissario e dai collaboratori da lui eventualmente nominati, sia l’onorario per il loro servizio». Proprio così, con uno sfregio che evoca l’uso dei regimi totalitari di addebitare ai familiari dei condannati il costo delle pallottole usate per l’esecuzione. L’immagine potrà anche apparire forte, ma è la portata clamorosa dell’evento a suggerirla.
In una sola mossa, non vengono esautorati solo il fondatore di un ordine fiorente e i vertici che lo assistono, ma anche il Motu proprio di Benedetto XVI che liberalizza la celebrazione della Messa in rito gregoriano, il Pontefice che lo ha emanato e, in definitiva, la Messa stessa. Perché, dopo il dettaglio delle spese a carico della vittima di un provvedimento iniquo, arriva l’affondo finale: «il Santo Padre Francesco ha disposto che ogni religioso della Congregazione dei Frati Francescani dell’Immacolata è tenuto a celebrare la liturgia secondo il rito ordinario e che, eventualmente, l’uso della forma straordinaria (Vetus Ordo) dovrà essere esplicitamente autorizzata dalle competenti autorità, per ogni religioso e/o comunità che ne farà richiesta».
Essendo l’unico ordine esplicito contenuto nel documento, è dunque evidente che questo è il problema: la Messa in rito antico. E a cosa conduca il terribile vizio di celebrare tale rito lo spiega il commissario, padre Fidenzio Volpi, nella sua lettera di presentazione composta dal mite saluto «Pace e Bene!», da una chilometrica citazione dell’attuale Pontefice e da una sintetica chiusa che esordisce con un minaccioso «Credo di non dover aggiungere nulla a un pensiero così chiaro e così pressante di Papa Francesco».
Secondo padre Volpi, il terribile vizio del rito antico porterebbe al reato di lesa «ecclesialità»: un concetto che vuol dire tutto e niente. Forse, per comprendere che cosa contenga questo termine, bisogna por mente a che cosa è avvenuto a Rio de Janeiro durante la Giornata mondiale delle gioventù, proprio mentre i Francescani dell’Immacolata venivano commissariati. Basti pensare, per fare un solo esempio di quella che i media hanno battezzato «la Woodstock della Chiesa», alla grottesca esibizione dei vescovi che ballano il Flashmob guidati da un Fiorello di quart’ordine: uno spettacolo che neanche il Lino Banfi e il Bombolo dei tempi d’oro avrebbero saputo mettere in scena.
Se questa è «ecclesialità», si comprende perché i Francescani dell’Immacolata la violino costantemente: portano il saio, fanno digiuni e penitenza, pregano, celebrano la Messa, praticano e insegnano una morale rigorosa, vanno in missione a portare Cristo prima dell’aspirina, non combattono l’Aids con i preservativi, hanno una dottrina mariana che poco piace ai fratelli separati di ogni ordine e grado. E poi sono poveri e umili con i fatti invece che con le parole. Stante tutto ciò, la risolutezza disciplinare nei confronti di questo istituto lascia attoniti solo fino a un certo punto. Certo, stupisce una simile durezza nel contesto della Chiesa contemporanea.
Una Chiesa nella quale, una volta squillata la campanella dell’intervallo, è iniziata una ricreazione alla quale nessuno ha potuto o voluto mettere fine. Nelle diocesi e nelle congregazioni religiose sparse per il mondo accade di tutto: si insegnano dottrine non cattoliche, si esalta la teologia della liberazione, si sconvolgono le discipline e le regole di ordini millenari, si contesta l’autorità della Chiesa.
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Diario Vaticano / Il primo santo della Corea del Nord
Era vescovo di Pyong-yang. Da più di sessant'anni era considerato "disperso". Ma ora la Santa Sede ne ha ufficializzato la morte, a 106 anni di età. Per consentire l'apertura della sua causa di beatificazione
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CARO SAVIANO, ECCO DOVE RISORGE L’UOMO (PAOLO BORSELLINO LO SAPEVA)
Antonio Socci
Da “Libero” 27 luglio 2013
Le favelas brasiliane sono posti fra i più pericolosi. E il Papa si è avventurato da solo dentro le baracche, a Rio de Janeiro, senza particolari protezioni, pronto ad abbracciare tutti, ad ascoltare ciascuno.
Francesco non ha paura degli esseri umani. Guarda tutti con simpatia e compassione, soprattutto i più miseri. La sorella ha riferito che già da cardinale Bergoglio andava da solo nelle favelas a far visita al popolo delle baracche, senza alcuna precauzione. Non gli è mai accaduto niente.
La gente lo accoglieva come avrebbe accolto Gesù. I poveri sanno che Gesù è Dio che si china sulle loro piaghe e piange con loro e li soccorre con potenza.
Con lo stesso cuore Francesco ha parlato ai ragazzi tossicodipendenti (molti dei quali provengono dalle favelas) che sono accolti e curati da tanti uomini di Dio.
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Card. Carlo Caffarra
Il vangelo della vita nella cultura moderna
1. Vorrei iniziare col dire molto semplicemente quale è il nucleo essenziale del Vangelo della vita. Mi servo di un testo di Giovanni Paolo II. «Quale valore deve avere l’uomo davanti agli occhi del creatore, se ha meritato di avere un tanto nobile e grande redentore, se Dio ha dato il suo Figlio, affinché egli, l’uomo, non muoia ma abbia la vita eterna? In realtà, quel profondo stupore riguardo al valore e alla dignità dell’uomo si chiama evangelo, cioè la buona novella. Si chiama anche cristianesimo». [Lett. Enc. Redemptor hominis 10; EE 8, 28-29].
Il Vangelo della vita è la bella notizia che Dio si prende cura di ogni uomo. E questa è la dimensione oggettiva, il suo contenuto espresso fin dalle prime professioni di fede nella formula: “per noi” [pro nobis – υπερ εμ?υ]. Accolta dall’uomo, ritenuta mediante la fede assolutamente vera, quella bella notizia produce nella coscienza dell’uomo non solo lode a Dio piena di gratitudine, ma anche un «profondo stupore riguardo al valore e alla dignità dell’uomo». E’ questa la dimensione soggettiva del Vangelo della vita, il suo contenuto propriamente antropologico.
Lo stupore è la principale – Aristotele pensava fosse l’unica – sorgente della conoscenza. Lo stupore, che l’uomo vive riguardo a se stesso ogni volta che gli viene detta la bella notizia, lo spinge ad interrogarsi circa se stesso, a chiedersi: “ma, alla fine, che cosa è l’uomo perché Dio se ne prenda cura fino a questo punto?” La domanda sull’uomo quindi si trova sempre al centro della riflessione cristiana, della fides quaerens intellectum, poiché è intrinseca alla riflessione cristiana sul mistero di Dio e sul mistero della Incarnazione.
Fin dall’inizio delle Confessioni, Agostino esprime questa tensione bi-polare. Da una parte egli si vede, e pensa l’uomo, come aliqua portio creaturae tuae [una particella, un frammento dell’universo: la stessa esperienza espressa mirabilmente da G. Leopardi in «Canto notturno di un pastore errante dell’Asia»]; ma dall’altra vede in sé, in ogni uomo, il desiderio di lodare Dio: et tamen laudare te vult homo, aliqua portio creaturae tuae [e tuttavia vuole lodarti] [cfr. Confessioni Libro primo, 1,1].
Non voglio ora percorrere, neppure per sommi capi il percorso della scoperta che l’uomo è andato facendo di se stesso, per rispondere alla domanda: “ma chi sono per essere preso in cura da Dio stesso fino a questo punto?”. La risposta in fondo è la seguente: Dio si prende cura speciale di questa «portio aliqua creaturae suae» perché ha voluto l’uomo per Sé; lo ha destinato ed orientato a vivere eternamente con Lui. Le altre realtà create, singolarmente prese o nel loro insieme, non esistono per questo scopo. E pertanto Dio non si cura di loro colla stessa intensità con cui si cura dell’uomo.
Egli «attribuisce una tutt’altra importanza (…) al mio piccolo io come ad ogni altro io, per piccolo che sia, poiché vuole rendere questo io eternamente beato, se il singolo è così compiacente di entrare nel cristianesimo»
[S. Kierkegaard, Postilla conclusiva non scientifica, Introduzione; in Opere, Sansoni ed., Firenze 1972, 268].
Nel testo che ho citato sopra, Agostino scrive: «sei tu che lo stimoli a provare gioia nel lodarti, perché ci hai fatti per te, e il nostro cuore è inquieto finché non trova riposo in te». Fate bene attenzione. Non registrate questo testo, molto famoso, con quei pre-giudizi interpretativi derivati dalla nostra coscienza ammalata di psicologismo. L’affermazione del cor inquietum non ha principalmente significato psicologico, ma ontologico. Denota chi è l’uomo; denota la soggettività metafisica dell’uomo: un essere fatto da un altro, che può realizzarsi pienamente solo in Dio. S. Tommaso dirà «capax Summi Boni» [=capace di possedere il Sommo Bene] [cfr. 1, q. 93, a. 2].
Sempre nelle Confessioni, Agostino esprimerà lo stesso pensiero in modo ancora più suggestivo «Tu mostri a sufficienza quanto grande abbia fatto la creatura razionale, alla quale, per avere pace e felicità, non basta nulla che sia meno di Te, e quindi non basta a se stessa» [Libro XIII 8, 9]
Dio si prende cura dell’uomo perché lo chiama, lo desidera come suo compagno, amico con cui condividere la sua eterna beatitudine e la sua vita divina.
La scoperta del senso, del fine dell’esserci dell’uomo coimplica la scoperta delle condizioni strutturali dell’uomo. Se l’uomo deve raggiungere quel fine, deve essere fatto in un certo modo: deve essere adeguato, proporzionato allo scopo. Che cosa significa tutto questo? Significa essere persona: solo la persona è tale da poter essere orientata ad un tale scopo. Essa infatti è soggetto – capace di conoscere ed amare – incorruttibile ed eterno, cioè spirituale.
Tommaso quindi concluderà: «la persona indica ciò che di più perfetto esiste in tutta la natura, la sussistenza in una natura razionale» [1, q. 29, a. 3]. Cioè: non si può essere più che una persona. Il grande dottore della Chiesa scrive che «se Dio si è fatto uomo è stato per istruirci della dignità della natura umana» [3, q. 1, a. 2].
In questa percezione dell’incomparabile perfezione della persona sono state viste due verità implicate.
La prima: l’uguaglianza quanto all’essere fra le persone umane. Non si può essere persona più di un’altra. La dignità ontologica di ogni persona umana è identica.
La seconda: essendo ciò che di più perfetto esiste, nessuna persona umana è ordinata ad un bene creato, come mezzo verso il fine o parte in funzione del tutto. Ogni persona umana è una realtà che precede lo Stato, e lo trascende. Ogni persona umana trascende l’intero universo creato sia nel suo aspetto materiale sia nella sua organizzazione sociale.