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CELEBRAZIONE EUCARISTICA
PRESIEDUTA DAL SANTO PADRE
BENEDETTO XVI
NEL PRIMO INCONTRO INTERNAZIONALE DEI
NUOVI EVANGELIZZATORI
16.10.2011
Dio è uno, è unico; non ci sono altri dèi all’infuori del Signore, e anche il potente Ciro, imperatore dei persiani, fa parte di un disegno più grande, che solo Dio conosce e porta avanti.
Questa Lettura ci dà il senso teologico della storia: i rivolgimenti epocali, il succedersi delle grandi potenze stanno sotto il supremo dominio di Dio; nessun potere terreno può mettersi al suo posto.
La teologia della storia è un aspetto importante, essenziale della nuova evangelizzazione, perché gli uomini del nostro tempo, dopo la nefasta stagione degli imperi totalitari del XX secolo, hanno bisogno di ritrovare uno sguardo complessivo sul mondo e sul tempo, uno sguardo veramente libero
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Roberto de Mattei, Il mistero del Male e i castighi di Dio, Edizioni Fede & Cultura , 2011, pp. 96, € 10
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PREFAZIONE
Il 16 marzo 2011, nel corso della sua rubrica mensile a Radio Maria "Radici Cristiane", il prof. Roberto de Mattei svolgeva una riflessione teologica e spirituale sul mistero del male prendendo spunto dall’allora recente terremoto-maremoto che aveva colpito il nord del Giappone.
Pochi giorni dopo, per iniziativa dell’UAAR (Unione Atei Agnostici Razionalisti), partiva una violenta campagna di aggressione mediatica, amplificata nelle settimane successive dai principali organi di comunicazione italiani, giornali, radio e televisione, con l’obiettivo di screditare ogni cattolico che osi ricordare pubblicamente le verità più "scomode" della nostra fede.
Si giunse a raccogliere migliaia di firme per chiedere le dimissioni del prof. de Mattei da vice-presidente del CNR, a causa di una presunta incompatibilità tra le sue affermazioni e il suo ruolo nel maggior ente di ricerca scientifica in Italia.
Agli attacchi laicisti se ne sono aggiunti anche alcuni provenienti dalla parte cattolica, in particolare: da padre Raniero Cantalamessa, in una omelia tenuta a San Pietro il 22 aprile, da Gianni Gennari (in arte "Rosso Malpelo") su "Avvenire" il 31 marzo, da padre Giandomenico Mucci su "La Civiltà Cattolica" il 21 maggio e dal priore di Bose, Enzo Bianchi, a "Rai Tre" il 12 giugno 2011.
Queste critiche sono state l’occasione per un chiarimento delle posizioni della Chiesa sul mistero del male e sui castighi divini, da parte non solo del prof. de Mattei, ma da autorevoli esponenti della cultura cattolica, tra i quali padre Serafino M. Lanzetta F.I., mons. Antonio Livi, Corrado Gnerre, [...] , Cristina Siccardi. Ne riportiamo in questo volumetto gli interventi per contribuire all’approfondimento di un punto centrale della teologia e della filosofia cristiana della storia.
Giovanni Zenone
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Questa traccia è di Padre Eamonn O´Higgins, LC
Omelia per il 1° gennaio 2011
Solennità di Maria Madre di Dio
Letture
Num 6,22-27;
Salmo 67;
Gal 4,4-7;
Lc 2,16-21
TEMA DELLE LETTURE
Il libro dei Numeri presenta il modo in cui i sacerdoti israeliti solevano invocare le benedizioni del Signore sulla suo popolo. Il sacerdote deve chiedere la benedizione e la protezione del Signore. Così, è evidente che ogni pace e prosperità proviene dal Signore. Il salmo 67, un inno per il raccolto, è un adattamento di questa preghiera sacerdotale, con una differenza. Include il desiderio che tutte le nazioni lodino Dio e conoscano le sue vie, quando vedranno la sua bontà verso Israele. Il Salmo finisce col riconoscere che il raccolto è il segno della benedizione di Dio. Le letture del Nuovo Testamento parlano di Maria, ma con scopi diversi; Paolo ricorda ai Galati che Dio si è fatto uomini e nacque da una donna per liberare tutti coloro che erano sotto il vincolo della Legge ebraica, donando a loro e a noi il suo Spirito. Ora noi viviamo liberi in quanto figli di Dio. Il brano evangelico narra semplicemente di alcuni pastori che raccontano la loro visione a Maria e Giuseppe. Maria medita sul significato di tuto ciò. L´ultimo verso, piuttosto che la circoncisione di rito, sottolinea significativamente il fatto che il nome di Gesù sia di origine divina.
MESSAGGIO DOTTRINALE
Tutte le cose vengono da Dio. Per strano che sembri al nostro modo di pensare, il popolo ebraico considerava tutte le cose come provenienti dalla mano di Dio e che, perciò, occorre chiedere a Dio tutte le benedizioni necessarie. Questo è, infatti, quel che Dio vuole, perché è Lui che ispira a Mosè la formula sacerdotale. Se gli israeliti cercano il favore del Signore, se il Signore "farà splendere il suo volto su di loro" (cfr. v. 25), tutto andrà bene. Qui troviamo la religiosa convinzione che la pace, la protezione e un´esistenza felice sono doni, benedizioni di Dio. Il salmo 67 esprime la stessa convinzione, vedendo nel raccolto un segnale del favore di Dio. Il riconoscimento e l´adorazione del Signore sono, perciò, il fattore determinante nella vita del popolo ebraico. I profeti dell´Antico Testamento dimostrano continuamente che ciò è vero, nelle alterne fortune del popolo ebraico. I cristiani affermano la stessa convinzione. Il fattore determinante nella vita e nella società, il fattore dal quale in definitiva ogni altro dipende, è la misura in cui la persona, individualmente e collettivamente, riconosce e adora Dio.
Questo atteggiamento fondamentale e determinante ha un´altra conseguenza. Il salmo 67 desidera che tutte le nazioni possano conoscere e riconsocere Dio, vedendo il suo favore nei confronti del popolo eletto (v. 2). Noi cristiani affermiamo lo stesso. La gioia dell´esperienza autentica di Dio (il dono di Dio dello Spirito Santo) è la realtà che professiamo, "è incontro, dialogo, comunione di amore e di vita del credente con Gesù Cristo, Via, Verità e Vita" (n.88, Veritatis Splendore). È questa testimonianza il nostro miglior argomento, appello ed apologia.
Riferimenti nel catechismo: i paragrafi 279-301 parlano di Dio come Creatore di tutte le cose, e di Dio come fautore e sostenitore della creazione; i paragrafi 2084-2132 trattano dell´adorazione dovuta solamente a Dio, non avendo altri dèi al di fuori di Lui e non ponendo idoli; i paragrafi 2142-2159 trattano del rispetto per il nome del Dio; i paragrafi 2168-2188 si riferiscono al rispetto per il sabato, il giorno del Dio.
Maria, la Madre di Dio. Questo titolo sembra insolito e ha bisogno di essere compreso. La natura umana di Gesù Cristo trasse origine da Maria, così come la natura di un figlio attinge alla natura dei suoi genitori. In questo modo, possiamo parlare della maternità naturale di Maria. Lei è la madre naturale di Gesù come uomo. Ma la maternità è molto più della dipendenza naturale. Uno può dire che una madre è sempre intenta a plasmare suo figlio. La crescita del bambino e lo sviluppo della sua natura sono frutto dell´amore della madre. Anche in questo vero senso Maria è madre della natura umana di Gesù. Dio sceglie di apprendere la sua umanità attraverso Maria.
Riferimenti nel catechismo: i paragrafi 456-478 trattano dell´Incarnazione di Dio e di come il Figlio di Dio è vero Dio e vero uomo; i paragrafi 484-507 parlano della maternità di Maria nel piano di Dio.
La Legge e lo Spirito. La lettera di Paolo ai Galati sottolinea la libertà cristiana dall´osservanza della Legge ebraica. Come Dio ha donato il suo Spirito al cuore del cristiano, il nostro adempimento del duplice comandamento d´amore di Dio e del prossimo è il risultato di un´esperienza interiore di desiderio piuttosto che un vincolo esteriore della legge. Il modo cristiano di vivere, la moralità, non è soltanto un insieme di regole. Piuttosto, è il modo di esprimere la realtà dello Spirito di Dio dentro di noi.
Riferimenti nel catechismo: i paragrafi 1961-1974 trattano della Legge Antica e della Legge Nuova del Vangelo.
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18 dicembre 2011 :: Corriere della Sera
Metodo storico anche per Lourdes, il parroco non imbeccò Bernadette
di Vittorio Messori
Si sa quale sia il motto dell’ideologo: <<Se i fatti contraddicono il mio schema previo, tanto peggio per i fatti >>. Cultore dell’ideologismo è certamente Piergiorgio Odifreddi. Il professore di matematica, cioè, che si ispira al look di Einstein (larghi maglioni, capelli scarmigliati) e che imita il celebre fisico anche in quella che chiama “impertinenza“. Chi non ricorda la foto di Einstein che mostra la lingua ai fotografi?
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Avvenire 28-12-2011
Andrej Tarkovskij: «Il mio stalker è Don Chisciotte»
Faceva molto caldo, quel giorno del luglio 1984, a Milano. Ancor più nel salone del Circolo della Stampa, stipato di giornalisti, fotografi, cameramen, intellettuali disorganici. L’afa era insopportabile, ma un brivido corse nella schiena di tutti quando apparve quell’omino nervoso, dalla fisionomia vagamente tartara; occhi vivacissimi, baffi ispidi, una foresta di rughe sul volto. Andrej Tarkovskij quel giorno era teso come una corda di violino. Pensavo al suo primo cortometraggio, noto solo ai cinefili più accaniti: Il rullo compressore e il violino . Se ora il violino era lui, il rullo compressore era il regime sovietico che voleva spezzarne le sue corde, impedirgli di suonare. Tanto che quel giorno di luglio il geniale regista di Andrej Rubliov e di Solaris, de Lo specchio e di Nostalghia, aveva deciso di annunciare che avrebbe tagliato il cordone ombelicale con l’adorata Madre Russia, avrebbe scelto l’Occidente. «Ragioni ve ne sono tante», spiegò alla stampa di tutto il mondo che gli chiedeva le ragioni del suo 'basta' urlato in faccia al Cremlino. «Ma me ne vado soprattutto perché le autorità del mio paese ormai mi considerano una non-persona: per il Cremlino non esisto». E a chi insisteva per sapere a quale paese avrebbe chiesto asilo politico, ribatteva con sarcasmo: «Domanda strana: è come se vedendomi distrutto per la morte di una persona cara mi chiedessero dove voglio seppellirla. Che importanza ha?» Il dolore dell’esilio era davvero troppo. Chissà se fu quello a fare ammalare Tarkovskij: due anni dopo, il regista si spegneva a Parigi, a soli 54 anni. Era il 29 dicembre 1986, esattamente 25 anni fa. In Svezia, aveva ancora fatto in tempo a girare il profetico Il sacrificio .
Un film che, quel caldo giorno di luglio, era già ben chiaro nella sua testa. Come ci aveva spiegato, appena poche ore dopo la storica conferenza stampa, in un lungo colloquio a metà fra la confessione e il testamento. Parole, le sue, che un quarto di secolo dopo stupiscono per la loro attualità. Le proponiamo qui per la prima volta al lettore italiano. R.Cop.
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Sogno di Natale…. o no?
di Antonio Socci - Libero 24 dicembre 2011
In effetti è stato un sogno strano quello di stanotte. Lo ricordo benissimo in tutti i dettagli. Io mi trovavo solo, a un tavolino del bar davanti a Montecitorio, in un viavai di politici dai volti indecifrabili.
Sfogliavo quotidiani di banchieri che peroravano la causa di banchieri, fogli di industriali che sostenevano la causa di industriali e giornali di partito che sostenevano il proprio partito.
Tutto trascinato da fiumi di futilità, anche sull’incombente Natale. Niente di nuovo sotto il sole.
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Nigeria, l'arcivescovo di Abuja mons. John Onayekan: coloro che hanno seminato morte non possono uccidere il nostro spirito di convivenza
All’indomani degli attentati alle chiese cristiane in Nigeria che hanno provocato almeno 40 morti e decine di feriti, il governo del Paese africano ha annunciato un vertice speciale sulla sicurezza nazionale all'inizio del 2012. Intanto, si registra la ferma la condanna da parte del presidente nigeriano Jonathan e di tutta la comunità internazionale. Ma come ha reagito la comunità cristiana a questa nuova catena di violenze, rivendicata dal gruppo fondamentalista islamico 'Boko Haram'? Marco Guerra lo ha chiesto all’arcivescovo di Abuja, mons. John Olorunfemi Onayekan, raggiunto telefonicamente durante la visita alla chiesa di Santa Teresa a Madalla, teatro del più sanguinoso degli attacchi di ieri:
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Gentili amici,
la Chiesa colloca al 1 gennaio la ricorrenza del primo e più grande dogma mariano: Maria Madre di Dio.
In queste settimane così cupe, davanti a un futuro sempre più oscuro innanzi tutto dal punto di vista spirituale, ma anche socio-politico, occorre tornare ai piedi della Madre di Dio e offrire la nostra disponibilità ad operare per una Nuova Evangelizzazione della nostra povera Patria.
Se è indispensabile conoscere bene la malattia per applicare la giusta cura, totustuus.it desidera contribuire all'immane compito che ci attende offrendo ai propri utenti registrati il capolavoro di Mons. Jean Joseph Gaume:
La rivoluzione
ricerche storiche sopra l'origine e la propagazione del male in Europa
Descrizione: L'opera, tradotta per la prima volta in italiano nel 1856, non è soltanto una storia della Rivoluzione, e tantomeno una storia della sola Rivoluzione Francese, ma piuttosto una storia della genesi del plurisecolare processo di secolarizzazione d'Europa.
L'autore infatti, osservando gli accadimenti dei suoi giorni, dedicò anni a studiarne le cause e, camminando per una via nuova e diversa da quella di quanti si occuparono del processo di scristianizzazione, giunse a proporre una radice primaria e unica del male che ancora oggi ci colpisce.
Recuperata e offerta grazie alla collaborazione del Dott. MdG e alla disponibilità dell'Università di Pavia, vengono qui proposti i primi 3 volumi in formato PDF fotografico, mentre gli ultimi tre sono frutto della consueta laboriosità dei cooperatori di totustuus.it
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iGpM
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Regina Sacratissimi Rosari, ora pro nobis!
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Carlo Alianello, L' Alfiere, Rizzoli 2011, pp. 496, ISBN: 17050838, Prezzo: 11,90
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“Questo popolo va in sfacelo per eccesso d’intelligenza. Tu gli dici patria, e lui vede il gendarme borioso, il generale traditore e il Re truffato. Facce dello stesso Pulcinella.”
Pino Lancia è alfiere nell’esercito delle Due Sicilie, “un giovanottone alto e quadro a cui l’uniforme turchina dei Cacciatori a piedi stava come un guanto”, un novellino che si ritrova nella battaglia di Calatafimi contro le camicie rosse. È il 1860 e la spedizione dei Mille squassa l’Italia. Liberale nell’animo, Pino servirà il suo re, Francesco II di Borbone, sino alla fine, a dispetto di ogni convenienza. Attraversando l’Italia in guerra in compagnia di un giovane francescano, mentre intorno a lui si dipana un’animatissima “commedia umana” di eroismo, amore e viltà, l’alfiere assiste alla caduta del regno e all’unificazione del paese sotto le insegne sabaude.
Classico letterario da riscoprire, il romanzo racconta il Risorgimento dalla prospettiva inedita dei vinti.
Perché chi l’ha detto che i buoni – e i cattivi – fossero tutti da una parte?
Chi era il vero nemico dell’Italia, in quei tempi tumultuosi?
“Garibaldi e i piemontesi che vengono di fuori e a tutti i costi ci vogliono regalare questa benedetta libertà, che chi sa che gli pare e il mondo resterà sempre quello che è, o quelli che ci hanno governati sino a ora e han tollerato il sopruso, il raggiro, la corruzione?”
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UDIENZA
AI PARTECIPANTI ALL’INCONTRO PROMOSSO DAL
PONTIFICIO CONSIGLIO PER LA PROMOZIONE DELLA NUOVA EVANGELIZZAZIONE
15.10.2011
Ma che terreno incontra la Parola di Dio?
Come allora, anche oggi può incontrare chiusura e rifiuto, modi di pensare e di vivere che sono lontani dalla ricerca di Dio e della verità.
L’uomo contemporaneo è spesso confuso e non riesce a trovare risposta a tanti interrogativi che agitano la sua mente in riferimento al senso della vita e alle questioni che albergano nel profondo del suo cuore.
L’uomo non può eludere queste domande che toccano il significato di sé e della realtà, non può vivere in una sola dimensione!
Invece, non di rado, viene allontanato dalla ricerca dell’essenziale nella vita, mentre gli viene proposta una felicità effimera, che accontenta per un momento, ma lascia, ben presto, tristezza e insoddisfazione.
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IL SANTO GIORNO DI NATALE
di dom Prosper Gueranger O.S.B.
Il lieto giorno della Vigilia di Natale volge al termine. La santa Chiesa ha già chiuso i divini Uffici dell'Attesa del Salvatore con la celebrazione del grande Sacrificio. Nella sua materna indulgenza, ha permesso ai suoi figli di rompere, a mezzogiorno, il digiuno di preparazione; i fedeli si sono seduti alla tavola frugale, con una gioia spirituale che fa loro presentire quella che inonderà i loro cuori nella notte che darà loro l'Emmanuele.
Ma una solennità sì grande come quella di domani deve, secondo l'usanza della Chiesa nelle sue feste, avere un preludio nel giorno che la precede tra pochi istanti, l'Ufficio dei Primi Vespri nel quale si offre a Dio l'incenso della sera, chiamerà i cristiani alla Chiesa; e lo splendore delle cerimonie, la magnificenza dei canti apriranno tutti i cuori alle emozioni d'amore e di riconoscenza che li debbono disporre, a ricevere le grazie del momento supremo.
Aspettando il sacro segnale che chiamerà alla casa di Dio, impieghiamo gli istanti che ci restano a meglio penetrare il mistero di sì grande giorno, i sentimenti della santa Chiesa in questa solennità e le tradizioni cattoliche mediante le quali i nostri antenati la hanno così degnamente celebrata.
Sermone di san Gregario Nazianzeno.
Innanzitutto, ascoltiamo la voce dei santi Padri che risuonò con un'enfasi e una forza capaci di ridestare qualsiasi anima. Ecco per primo san Gregorio, il Teologo, il Vescovo, di Nazianzo, che inizia così il suo trentottesimo discorso, consacrato alla Teofania, o nascita del Salvatore. Chi potrebbe ascoltarlo e rimanere freddo davanti alle sue parole?
"Cristo nasce; rendete gloria. Cristo discende dai cieli; andategli incontro. Cristo è sulla terra; uomini, alzatevi. Tutta la terra canta il Signore! E per riunire tutto in una sola parola: Si rallegrino i cieli ed esulti la terra, per Colui che è insieme del cielo e della terra. Cristo riveste la nostra carne: siate ripieni di timore e di gaudio: di timore a motivo del peccato; di gaudio a motivo della speranza. Cristo nasce da una Vergine: o donne, onorate la verginità per diventare madri di Cristo.
Chi non adorerebbe Colui che era fin dal principio? chi non loderebbe e non celebrerebbe Colui che è nato? Ecco che le tenebre svaniscono; è creata la luce; l'Egitto rimane sotto le ombre, Israele è illuminata da una lucente nube. Il popolo che era seduto nelle tenebre dell'ignoranza, scorge il lume d'una scienza profonda. Le cose antiche sono finite; tutto è ridiventato nuovo. Fugge la lettera e trionfa lo spirito; le ombre sono passate, e la verità fa il suo ingresso. La natura vede le sue leggi violate: è giunto il momento di popolare il mondo celeste: Cristo comanda; guardiamoci bene dal resistere.
Genti tutte, battete le mani; perché ci è nato un Bambino, ci è stato dato un Figlio. Il segno del suo principio è sulla sua spalla: perché la croce sarà il mezzo della sua elevazione; il suo nome è l'Angelo del grande consiglio, cioè del consiglio paterno.
Esclami pure Giovanni: Preparate le vie del Signore! Per me, voglio far anche risuonare la potenza di sì gran giorno: Colui che è senza carne s'incarna; il Verbo prende un corpo; l'Invisibile si mostra agli occhi, l'Impalpabile si lascia toccare; Colui che non conosce tempo prende un principio; il Figlio di Dio è diventato figlio dell'uomo. Gesù Cristo era ieri, è oggi, e sarà sempre. Si senta pure offeso il Giudeo; se ne rida il Greco; e la lingua dell'eretico si agiti nella sua bocca impura. Crederanno quando lo vedranno, questo Figlio di Dio, salire al cielo; e se anche in quel momento si rifiutano, crederanno quando ne discenderà e comparirà sul tribunale di giudice.
Sermone di san Bernardo.
Ascoltiamo ora, nella Chiesa Latina, il devoto san Bernardo, che effonde una soave letizia in queste melodiose parole, nel iv sermone per la Vigilia di Natale.
"Abbiamo ricevuto una notizia piena di grazia e fatta per essere accolta con trasporto: Gesù Cristo, Figlio di Dio, nasce in Betlemme di Giuda. La mia anima si è sciolta a queste parole: lo spirito ribolle in me, spinto come sono ad annunciarvi tanta felicità. Gesù significa Salvatore. Che cosa è più necessario di un Salvatore a quelli che erano perduti, più desiderabile a degli infelici, più vantaggioso per quelli che erano accasciati dalla disperazione? Dov'era la salvezza dov'era perfino la speranza della salvezza, per quanto debole, sotto la legge del peccato, in quel corpo di morte, in mezzo alla perversità, nella dimora d'afflizione, se questa salvezza non fosse nata d'un tratto e contro ogni speranza? O uomo, tu desideri, è vero, la tua guarigione; ma, avendo coscienza della tua debolezza e della tua infermità, temi il rigore del trattamento. Non temere dunque: Cristo è soave e dolce; la sua misericordia è immensa; come Cristo, egli ha ricevuto in eredità l'olio, ma per effonderlo sulle tue piaghe. E se ti dico che è dolce, non temere che il tuo Salvatore manchi di potenza; perché è anche Figlio di Dio. Esultiamo dunque, riflettendo in noi stessi, e facendo risplendere al di fuori quella dolce sentenza, quelle soavi parole: Gesù Cristo. Figlio di Dio, nasce in Betlemme di Giuda!".
Sermone di sant'Efrem.
È dunque veramente un grande giorno quello della Nascita del Salvatore: giorno atteso dal genere umano per migliaia di anni, atteso dalla Chiesa nelle quattro settimane dell'Avvento che ci lasciano così cari ricordi; atteso da tutta la natura che riceve ogni anno sotto i suoi auspici, il trionfo del sole materiale sulle tenebre sempre crescenti. Il grande Dottore della Chiesa Sira, sant'Efrem, celebra con entusiasmo la bellezza e la fecondità di questo giorno misterioso; prendiamo qualche brano dalla sua divina poesia, e diciamo con lui:
"Degnati, o Signore, di permettere che celebriamo oggi il giorno stesso della tua nascita, che la presente solennità ci ricorda. Quel giorno è simile a tè; è amico degli uomini. Esso ritorna ogni anno attraverso i tempi; invecchia con i vecchi, e si rinnova con il bambino che è nato. Ogni anno, ci visita e passa; quindi ritorna pieno di attrattive. Sa che la natura umana non potrebbe fare a meno di lui; come te, esso viene in aiuto alla nostra razza in pericolo. Il mondo intero, o Signore, ha sete del giorno della tua nascita; questo giorno beato racchiude in sé i secoli futuri; esso è uno e molteplice. Sia dunque anche quest'anno simile a tè, e porti la pace fra il cielo e la terra. Se tutti i giorni sono segnati della tua liberalità, non è giusto forse che essa trabocchi in questo?
Gli altri giorni dell'anno traggono la loro bellezza da questo, e le solennità che seguiranno debbono ad esso la dignità e lo splendore di cui brillano. Il giorno della tua nascita è un tesoro, o Signore, un tesoro destinato a soddisfare il debito comune. Benedetto il giorno che ci ha ridato il sole, a noi erranti nella notte oscura; che ci ha recato il divino manipolo dal quale è stata diffusa l'abbondanza; che ci ha dato la vite che contiene il vino della salvezza che deve dare a suo tempo. Nel cuore dell'inverno che priva gli alberi dei loro frutti la vigna si è rivestita d'una divina vegetazione; nella stagione glaciale, un pollone è spuntato dal ceppo di Jesse. È in dicembre, in questo mese che trattiene nel grembo della terra il seme che le fu affidato, che la spiga della nostra salvezza, spunta dal seno della Vergine dove era disceso nei giorni di primavera, quando gli agnelli vanno belando nei prati".
Non è dunque da stupire che questo giorno il quale è caro a Dio stesso sia privilegiato nell'economia dei tempi; e conforta vedere le genti pagane presentire nei loro calendari la gloria che Dio gli riservava nella successione delle età. Abbiamo visto del resto che i Gentili non sono stati i soli a prevedere misteriosamente le relazioni del divino Sole di giustizia con l'astro mortale che illumina e riscalda il mondo; i santi Dottori e tutta la Liturgia sono molto prodighi riguardo a questa ineffabile armonia.
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Anzitutto diciamo la verità: non è in corso una crisi, ma una guerra
18 dicembre 2011 - Libero
“Sembra che una coltre di oscurità sia scesa sul nostro tempo e non permetta di vedere con chiarezza la luce del giorno”, scrive il Papa nel suo messaggio per la giornata mondiale della pace.
Ma da dove viene questa tenebra che produce ansia e insicurezza? Cosa esattamente sta accadendo e perché?
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Di Leone Grotti
20 Dic 2011 - Tempi
Lord Alton: «Kim Jong-il era un feroce dittatore ma ora c'è speranza»
Intervista al membro permanente della Camera dei Lord inglese David Alton, promotore dei diritti umani e conoscitore della Corea del Nord, dove si è recato tre volte: «Kim Jong-un è giovane, se applica le riforme economiche non potrà fermare le liberalizzazioni. Con Kim Jong-il sono morte 300 mila persone nei gulag e 2 milioni per la carestia»
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Avvenire 20-12-2011
Il memorabile dialogo a Rebibbia
Visitare i carcerati
L'esempio del Papa
Entrare in un carcere e non vedere l’ora di uscirne è un tutt’uno. Dietro quelle mura grigie, dietro il clangore di quei cancelli, perfino l’aria che si respira sembra più pesante. Un senso di oppressione invincibile, che le chiacchiere facilone, più da bar che politiche, sul 'buttar via le chiavi', ignorano. Il mondo diviso in chi ha sbagliato e chi no (o l’ha fatta franca). Punto. La sesta opera di misericordia corporale, «Visitare i carcerati», quasi scomparsa dall’orizzonte cristiano benpensante (si può definire così?), e lasciata ai parenti dei detenuti. A quelli, ancora, che lo fanno. In un carcere, per la seconda volta in sei anni, Benedetto XVI c’è entrato. E mentre attraversava il corridoio centrale della cappella intitolata al «Padre nostro», quello spazio riempito di applausi e mani tese, di grida di «viva il Papa» e di gente che si accalcava verso il centro, per farglisi più vicino, non sembrava tanto diverso dall’aula delle udienze, in Vaticano.
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AsiaNews 16/12/2011 13:36
VATICANO - PACE 2012
Senza Dio non c’è pace. La fine del relativismo e del cristianesimo dei “valori”
di Bernardo Cervellera
Nel Messaggio per la Giornata mondiale della pace 2012, Benedetto XVI mette le basi di una nuova “città dell’uomo” e di un nuovo patto sociale. La crisi attuale – anche quella economica – ha anzitutto radici “culturali e antropologiche”. Battere il relativismo con la ricerca della verità. Le dimenticanze dei movimenti cristiani della pace.
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Avvenire 15-12-2011
LOUIS BILLOT
Il cardinale del gran rifiuto
«Ritiratosi a Galloro, il venerato padre Billot visse appartato da ogni affare, solo attendendo alla preghiera e allo studio, dando ai confratelli mirabili esempi di umiltà e di obbedienza religiosa». Questo fu il laconico e stringato commento uscito nel gennaio 1932 su La Civiltà Cattolica per la morte – avvenuta esattamente 80 anni fa, il 18 dicembre 1931 – di padre Louis Billot: gesuita, eminente teologo neotomista, ma soprattutto noto ai più per essere stato cardinale e avere poi rinunciato alla porpora. Il fatto – rarissimo nella storia della Chiesa – avvenne il 14 settembre 1927 e fece scalpore; una settimana dopo il quotidiano Il Popolo d’Italia lo descrisse con vivezza simbolica: il cardinale che aveva posto in San Pietro la tiara sul capo del neo-eletto pontefice Pio XI il 12 febbraio 1922 (era stato proprio Louis Billot a farlo) rimetteva ora nelle mani dello stesso Pontefice la porpora e il cappello, tornando allo stato di semplice religioso.
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VISITA PASTORALE
DEL SANTO PADRE
BENEDETTO XVI
ALLA VENERABILE CERTOSA DI
SERRA SAN BRUNO
(9 OTTOBRE 2011)
CELEBRAZIONE DEI VESPRI NELLA CHIESA DELLA CERTOSA DI SERRA SAN BRUNO
Il progresso tecnico, segnatamente nel campo dei trasporti e delle comunicazioni, ha reso la vita dell’uomo più confortevole, ma anche più concitata, a volte convulsa.
Le città sono quasi sempre rumorose: raramente in esse c’è silenzio, perché un rumore di fondo rimane sempre, in alcune zone anche di notte.
Negli ultimi decenni, poi, lo sviluppo dei media ha diffuso e amplificato un fenomeno che già si profilava negli anni Sessanta: la virtualità che rischia di dominare sulla realtà.
Sempre più, anche senza accorgersene, le persone sono immerse in una dimensione virtuale, a causa di messaggi audiovisivi che accompagnano la loro vita da mattina a sera.
I più giovani, che sono nati già in questa condizione, sembrano voler riempire di musica e di immagini ogni momento vuoto, quasi per paura di sentire, appunto, questo vuoto.
Si tratta di una tendenza che è sempre esistita, specialmente tra i giovani e nei contesti urbani più sviluppati, ma oggi essa ha raggiunto un livello tale da far parlare di mutazione antropologica.
Alcune persone non sono più capaci di rimanere a lungo in silenzio e in solitudine ...
Stat Crux dum volvitur orbis – così recita il vostro motto. La Croce di Cristo è il punto fermo, in mezzo ai mutamenti e agli sconvolgimenti del mondo.
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Congregazione per il Culto Divino e la disciplina dei Sacramenti, Redemptionis Sacramentum: Istruzione su alcune cose che si devono osservare ed evitare circa la Santissima Eucaristia, Libreria Editrice Vaticana 2004, ISBN-13: 978-88-2097-577-7 , Euro 2,50
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Tra i tanti doni che stiamo per acquistare, abbiamo ricordato il nostro parroco?
Ecco un piccolo volumetto dal valore inestimabile che sicuramente gli sarà gradito, gli farà un gran bene e guadagnerà a voi qualche anno di purgatorio in meno.
Si tratta di una Istruzione di una Congregazione Romana che va letta in continuita con l'enciclica di Giovanni Paolo II "Ecclesia de Eucharistia". Essa offre l'insieme delle norme relative alla Santissima Eucaristia e riprende alcuni elementi che canonicamente sono sempre in vigore.
Il vostro parroco sicuramente la rispetterà, la liturgia domenicale riprenderà ad essere orientata all'adorazione di Gesù Eucarestia e vi sarà un grande giovamente per le anime dei fedeli e dei celebranti.
Di seguito alcuni esempi di ciò che la Sede Apostolica suggerisce nelle celebrazioni eucaristiche:
«Regolamentare la sacra Liturgia compete unicamente all’autorità della Chiesa, la quale risiede nella Sede Apostolica e, a norma del diritto, nel Vescovo Sacrae»
Mentre il Sacerdote celebrante recita la Preghiera eucaristica,«non si sovrappongano altre orazioni o canti, e l’organo o altri strumenti musicali tacciano»
L’omelia si incentri strettamente sul mistero della salvezza, esponendo nel corso dell’anno liturgico sulla base delle letture bibliche e dei testi liturgici i misteri della fede e le regole della vita cristiana
È necessario che si mantenga l’uso del piattino per la Comunione dei fedeli, per evitare che la sacra ostia o qualche suo frammento cada
Non è lecito, quindi, negare a un fedele la santa Comunione, per la semplice ragione, ad esempio, che egli vuole ricevere l’Eucaristia in ginocchio oppure in piedi.
Non è lecito unire il sacramento della Penitenza con la santa Messa in modo tale che diventi un’unica azione liturgica. Ciò non impedisce, tuttavia, che dei Sacerdoti, salvo coloro che celebrano o concelebrano la santa Messa, ascoltino le confessioni dei fedeli che lo desiderino, anche mentre si celebra la Messa nello stesso luogo, per venire incontro alle necessità dei fedeli
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Quarta Domenica di Avvento
I Lettura: 2Sam 7,1-5.8b-l2.14a.l6
II Lettura: Rm 16,25-27
Vangelo: Lc 1,26-38
SCHEMA RIASSUNTIVO
Tema: I patti di Dio sono patti d'amore
l. Dio stringe un patto d'amore con gli uomini.
a) Dio strinse patti fin dai tempi antichi: Noè e l'arcobaleno; Abramo e la circoncisione; Davide e il regno perpetuo; Maria e l'Incarnazione.
b) Dio non è obbligato a nessun patto. Dio è libero. Perciò, se Dio stringe un patto, lo stabilisce per amore. Se rispetta il patto è per fedeltà a se stesso.
2. I patti di Dio sono smisurati rispetto ai nostri stessi meriti.
a) Davide voleva costruire una casa per Dio: Dio gli dà un regno eterno.
b) Maria accetta il piano di salvezza: la rende Madre di Dio e di tutti gli uomini.
c) Se noi rispondiamo alla sua Volontà: egli farà grandi cose in noi.
3. Dobbiamo accogliere con umiltà, fede e gioia la fedeltà di Dio.
a) Umiltà: solo gli umili possono accogliere con semplicità i piani di Dio.
b) Fede: perché solo la fede è capace di accettare con semplicità la rivelazione di Dio (la creazione, l’Incarnazione, la morte e la Risurrezione; la maternità divina, eccetera).
c) Gioia: il cristiano che crede veramente in queste realtà di fede, vive una vita gioiosa, nonostante le difficoltà quotidiane.
LA CATECHESI E IL MAGISTERO
«Il Nome divino "Io sono" o "Egli è" esprime la fedeltà di Dio il quale, malgrado l'infedeltà del peccato degli uomini e il castigo che merita "conserva il suo favore per mille generazioni" (Es 34,7). Dio rivela di essere "ricco di misericordia" (Ef 2,4) arrivando a dare il suo Figlio. Gesù, donando la vita per liberarci dal peccato, rivelerà che anch'egli porta il Nome divino: "Quando avrete innalzato il Figlio dell'uomo, allora saprete che lo sono" (Gv 8,28)» (Catechismo della Chiesa Cattolica, n. 211).
«In ebraico, "Amen" si ricongiunge alla stessa radice della parola "credere". Tale radice esprime la solidità, l'affidabilità, la fedeltà. Si capisce allora perché l’"Amen" può esprimere tanto la fedeltà di Dio verso di noi quanto la nostra fiducia in lui (Catechismo della Chiesa Cattolica, n. 1062).
I PADRI
«Hai sentito [o Maria] che concepirai e partorirai un figlio; hai sentito che ciò avverrà senza concorso di uomo, bensì per opera dello Spirito Santo. L'angelo aspetta la risposta: è ormai tempo che a Dio faccia ritorno colui che egli ha inviato.
Anche noi aspettiamo, o Signora, la parola di misericordia, noi cui pesa miserevolmente la sentenza di condanna.
Ecco che ti si offre il prezzo della nostra salvezza; se acconsenti, saremo liberati sul momento.
Nel Verbo eterno di Dio tutti siamo stati creati, ed ecco che moriamo; nella tua breve risposta siamo destinati ad essere ricreati, sì da esser richiamati alla vita. È ciò che ti chiede supplichevole, o pia Vergine, il fedele Adamo, esule dal paradiso con la sua progenie; è ciò che ti chiedono Abramo e David. Lo sollecitano del pari gli altri santi Padri, o meglio i tuoi padri, che pure popolano la regione dell'ombra di morte. Lo attende tutto il mondo, prostrato ai tuoi ginocchi. E non a torto, dal momento che dalla tua bocca dipende la consolazione dei miseri, il riscatto degli schiavi, la liberazione dei condannati, e per finire, la salvezza di tutti i figli di Adamo, di tutta la tua stirpe.
Da' in fretta, o Vergine, la tua risposta. Pronuncia, o Signora, la parola che la terra, gli inferi e i cieli aspettano.
Lo stesso Re e Signore di tutti, tanto desidera il tuo cenno di risposta, quanto ha bramato il tuo splendore: risposta in cui, certamente, ha stabilito di salvare il mondo. E a chi piacesti nel silenzio, ora maggiormente piacerai per la parola, quando ti chiamerà dal cielo: "O bella tra tutte le donne, fammi udire la tua voce!".
Se tu dunque gli fai sentire la tua voce, egli ti farà vedere la nostra salvezza.
Non è forse questo che chiedevi, che gemevi, che giorno e notte, pregando, sospiravi? Che dunque? Sei tu colei cui tutto questo è stato promesso, o dobbiamo aspettarne un'altra? Sì, sei proprio tu, e non un'altra. Tu, voglio dire, la promessa, tu l'attesa, tu la desiderata, dalla quale il santo padre tuo Giacobbe, già vicino a morire, sperava la vita eterna, quando diceva: "Aspetterò la tua salvezza, o Signore" (Gen 49,18). Colei, nella quale e per la quale, finalmente, lo stesso Dio e nostro Re dispose prima dei secoli di operare la nostra salvezza.
Speri forse da un'altra ciò che è offerto a te? Aspetti attraverso un'altra ciò che tosto verrà operato per tuo tramite, purché tu esprima l'assenso, pronunci la tua risposta?
Rispondi perciò al più presto all'angelo, o meglio al Signore tramite l'angelo.
Pronuncia la parola, e accogli la Parola; proferisci la tua, e concepirai la divina; emetti la transeunte, e abbraccia l'eterna!
Perché indugi? Perché trepidi? Credi, confida, e accetta!
L'umiltà assuma l'audacia e fiducia la verecondia. Mai come ora si conviene che la verginale semplicità dimentichi la prudenza.
Solo in questo caso non temere, o Vergine prudente, la presunzione; infatti, anche se è gradita la verecondia nel silenzio, è ora tuttavia più necessaria la pietà nella parola.
Apri, o Vergine beata, il cuore alla fede, le labbra alla confessione, il grembo al Creatore.
Ecco, il desiderato di tutte le genti è fuori e bussa alla porta. O se, per il tuo indugiare, dovesse egli passare oltre; dolente, tu cominceresti di nuovo a cercare colui che la tua anima ama!
Alzati, corri, apri. Alzati per fede; corri per devozione; apri per confessione.
"Eccomi", rispose, "sono la serva del Signore, avvenga di me secondo la tua parola" (Lc 1,38)» (Bernardo di Chiaravalle, Oratio IV de B.M.V, 8 s.).
LA BIBBIA
«Se alcuni non hanno creduto, la loro incredulità può forse annullare la fedeltà di Dio? Impossibile! Resti invece fermo che Dio è verace» (Rm 3,3-4).
«Nessuna tentazione vi ha finora sorpresi se non umana; infatti Dio è fedele e non permetterà che siate tentati oltre le vostre forze, ma con la tentazione vi darà anche la via d'uscita e la forza per sopportarla» (1 Cor 10,13).
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Il Papa nella culla dei cattolici latinos che salveranno la chiesa latina
di Paolo Rodari
Il Foglio martedì 13 dicembre 2011
Sono lontani i tempi nei quali Papa Giovanni Paolo II, era il 1992, definiva “lupi famelici” le sette protestanti in piena espansione tra i cattolici dell’America latina.
Oggi l’aria è parecchio cambiata. Benedetto XVI conosce bene i pericoli insiti nel neo pentecostalismo sudamericano – secondo fonti citate domenica da Avvenire ogni ora 400 latinoamericani abbandonerebbero la chiesa cattolica per seguire un nuovo gruppo protestante o evangelical – ma insieme è convinto che se il cattolicesimo nel mondo avrà ancora un futuro importante questo dipenderà in larga parte dai fedeli dell’America latina