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CONGREGAZIONE PER LA DOTTRINA DELLA FEDE
LETTERA CIRCOLARE AI PRESIDENTI DELLE CONFERENZE EPISCOPALI
SULL'ASSOCIAZIONE OPUS ANGELORUM
2 ottobre 2010
Eminenza / Eccellenza Reverendissima,
trascorsi più di trent’anni da quando si iniziò ad esaminare le particolari teorie professate ed usi seguiti dai membri dell’associazione chiamata Opus Angelorum (Engelwerk), la Congregazione per la Dottrina della Fede ritiene opportuno informare i Membri di codesta Conferenza Episcopale sugli sviluppi intercorsi al riguardo, affinché meglio si possano regolare in materia.
I. Il suddetto esame si concluse con la pubblicazione prima di una Lettera comunicando le decisioni approvate dal Sommo Pontefice il 24 settembre 1983 (AAS 76 [1984], pp. 175-176), e poi del Decreto Litteris diei del 6 giugno 1992 (AAS 84 [1992], pp. 805-806).
Tali documenti disponevano, in sostanza, che i membri dell’Opus Angelorum, nella promozione della devozione verso i SS. Angeli, dovevano conformarsi alla dottrina della Chiesa ed all’insegnamento dei santi Padri e Dottori ed, in particolare, non usare i « nomi » conosciuti dalle presunte rivelazioni private, attribuite alla signora Gabriele Bitterlich, né insegnare, diffondere o utilizzare in alcun modo le teorie provenienti da queste presunte rivelazioni. Inoltre, essi erano richiamati al dovere di osservare strettamente tutte le norme liturgiche, particolarmente quelle relative alla SS. Eucaristia. Con il Decreto del 1992, poi, l’esecuzione di questi provvedimenti veniva affidata ad un Delegato con speciali facoltà nominato dalla Santa Sede, il quale riceveva anche il compito di regolarizzare i rapporti tra l’Opus Angelorum e l’Ordine dei Canonici Regolari della Santa Croce.
Nel corso degli anni da allora trascorsi, detto Delegato, P. Benoît DUROUX, O. P., è riuscito a portare a termine i compiti affidatigli e si può considerare che oggi, grazie all’obbedienza dimostrata dai suoi membri, l’Opus Angelorum vive lealmente e serenamente nella conformità alla dottrina della Chiesa ed alle norme liturgiche e canoniche. Tenendo conto dell’avanzata età di P. Duroux, il 13 marzo 2010 è stato nominato nuovo Delegato P. Daniel OLS, O.P., con le stesse competenze delineate nel suddetto Decreto del 6 giugno 1992.
Questa normalizzazione si vede, in particolare, nei seguenti elementi. Il 31 maggio 2000, questa Congregazione ha approvato la formula di una consacrazione ai SS. Angeli per l’Opus Angelorum. Poi, con il parere positivo di questo Dicastero, la Congregazione per gli Istituti di Vita Consacrata e le Società di Vita Apostolica ha approvato lo « Statuto dell’Opus Sanctorum Angelorum », nel quale, fra l’altro, vengono definiti i rapporti fra l’Opus Angelorum e l’Ordine dei Canonici Regolari della S. Croce.
Secondo questo Statuto, l’Opus Angelorum è una associazione pubblica della Chiesa cattolica con personalità giuridica a norma del can. 313 CIC; è congiunto all’Ordine dei Canonici Regolari della S. Croce a norma del can. 677, § 2 CIC e posto sotto la direzione di detto Ordine in conformità con il can. 303 CIC. D’altra parte, le Suore della S. Croce hanno visto le loro Costituzioni approvate dall’Ecc.mo Vescovo d’Innsbruck. Infine, l’Ordine dei Canonici Regolari della S. Croce, il cui governo centrale era stato nominato il 30 ottobre 1993 dalla Congregazione per gli Istituti di Vita Consacrata e le Società di Vita Apostolica, all’inizio del 2009 ha potuto eleggere il proprio Superiore generale e i membri del Consiglio generalizio.
Così come si presenta oggi, l’Opus Angelorum è, quindi, un’associazione pubblica della Chiesa in conformità con la dottrina tradizionale e le direttive della Suprema Autorità, diffonde la devozione nei riguardi dei SS. Angeli tra i fedeli, esorta alla preghiera per i sacerdoti, promuove l’amore per Cristo nella Sua passione e l’unione ad essa. Non sussiste quindi alcun ostacolo di ordine dottrinale o disciplinare a che gli Ordinari locali accolgano nelle loro diocesi tale associazione e favoriscano il suo sviluppo.
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Lettera del Cardinale Prefetto della Congregazione per la Dottrina della Fede,
al cardinale Siri, arcivescovo di Genova
Sacra Congregazione per la Dottrina della Fede.
Prot. N. 144/58.
Roma 31 gennaio 1985.
Eminenza reverendissima, con lettera del 18 maggio pp, il Reverendo...chiedeva a questa Sacra Congregazione, una chiarificazione circa gli scritti di Maria Valtorta, raccolti sotto il titolo: "Il Poema dell'Uomo Dio", e se esisteva una valutazione del Magistero della Chiesa sulla pubblicazione in questione con il corrispettivo riferimento bibliografico.
In merito mi pregio significare all'Eminenza Vostra - la quale valuterà l'opportunità di informare il reverendo ... - che effettivamente l'opera in parola fu posta all'Indice il 16 Dicembre 1959 e definita da l'osservatore Romano del 6 gennaio 1960, "Vita di Gesù malamente romanzata". Le disposizioni del decreto vennero ripubblicate con nota esplicativa ancora su l'Osservatore Romano del 1 Dicembre 1961, come rilevabile dalla documentazione qui allegata.
Avendo poi alcuni ritenuta lecita la stampa e la diffusione dell'Opera in oggetto, dopo l'avvenuta abrogazione dell'Indice, sempre su l'Osservatore Romano (15 Giugno 1966) si fece presente quanto pubblicato su A.A.S. (1966) che, benché abolito, l' Index conservava tutto il suo valore morale, per cui non si ritiene opportuna la diffusione e raccomandazione di un'Opera la cui condanna non fu presa alla leggiera ma dopo ponderate motivazioni al fine di neutralizzare i danni che tale pubblicazione può arrecare ai fedeli più sprovveduti.
Grato di ogni sua cortese disposizione in proposito, profitto dell'occasione per confermarmi con sensi di profonda stima dell'Eminenza vostra reverendissima.
Dev.mo Joseph Cardinale Ratzinger.
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In libreria "Youcat - Sussidio al catechismo della Chiesa cattolica per i giovani" con introduzione di Benedetto XVI
La prefazione di Benedetto XVI a «Youcat», sussidio al Catechismo in vista della Gmg di Madrid
Quel libro che parla del nostro destino
Pubblichiamo il testo integrale della prefazione scritta da Benedetto XVI a Youcat, sussidio al Catechismo della Chiesa cattolica destinato ai giovani, in vista della Gmg 2011 di Madrid. Una copia sarà infatti nello zaino del pellegrino che i ragazzi di tutto il mondo porteranno nella capitale spagnola dal 16 al 21 agosto prossimi. L'edizione in lingua italiana sarà pubblicata dall'editrice Città Nuova.
Cari giovani amici! Oggi vi consiglio la lettura di un libro straordinario.
Esso è straordinario per il suo contenuto ma anche per il modo in cui si è formato, che io desidero spiegarvi brevemente, perché si possa comprenderne la particolarità. Youcat ha tratto la sua origine, per così dire, da un'altra opera che risale agli anni '80.
Era un periodo difficile per la Chiesa così come per la società mondiale, durante il quale si prospettò la necessità di nuovi orientamenti per trovare una strada verso il futuro. Dopo il Concilio Vaticano II (1962-1965) e nella mutata temperie culturale, molte persone non sapevano più correttamente che cosa i cristiani dovessero propriamente credere, che cosa insegnasse la Chiesa, se essa potesse insegnare qualcosa tout court, e come tutto questo potesse adattarsi al nuovo clima culturale.
Il Cristianesimo in quanto tale non è superato? Si può ancora oggi ragionevolmente essere credenti? Queste sono le domande che ancora oggi molti cristiani si pongono. Papa Giovanni Paolo II si risolse allora per una decisione audace: decise che i vescovi di tutto il mondo scrivessero un libro con cui rispondere a queste domande.
Egli mi affidò il compito di coordinare il lavoro dei vescovi e di vegliare affinché dai contributi dei vescovi nascesse un libro -- intendo un vero libro, e non una semplice giustapposizione di una molteplicità di testi.
Questo libro doveva portare il titolo tradizionale di Catechismo della Chiesa Cattolica, e tuttavia essere qualcosa di assolutamente stimolante e nuovo; doveva mostrare che cosa crede oggi la Chiesa Cattolica e in che modo si può credere in maniera ragionevole. Rimasi spaventato da questo compito, e devo confessare che dubitai che qualcosa di simile potesse riuscire. Come poteva avvenire che autori che sono sparsi in tutto il mondo potessero produrre un libro leggibile?
Come potevano uomini che vivono in continenti diversi, e non solo dal punto di vista geografico, ma anche intellettuale e culturale, produrre un testo dotato di un'unità interna e comprensibile in tutti i continenti?
A questo si aggiungeva il fatto che i vescovi dovevano scrivere non semplicemente a titolo di autori individuali, ma in rappresentanza dei loro confratelli e delle loro Chiese locali.
Devo confessare che anche oggi mi sembra un miracolo il fatto che questo progetto alla fine sia riuscito. Ci incontrammo tre o quattro volte all'anno per una settimana e discutemmo appassionatamente sulle singole porzioni di testo che nel frattempo si erano sviluppate.
Come prima cosa si dovette definire la struttura del libro: doveva essere semplice, perché i singoli gruppi di autori potessero ricevere un compito chiaro e non dovessero forzare in un sistema complicato le loro affermazioni. È la stessa struttura di questo libro; essa è tratta semplicemente da un'esperienza catechetica lunga di secoli: che cosa crediamo / in che modo celebriamo i misteri cristiani / in che modo abbiamo la vita in Cristo / in che modo dobbiamo pregare. Non voglio adesso spiegare come ci siamo scontrati nella grande quantità di domande, fino a che non ne risultò un vero libro. In un'opera di questo genere molti sono i punti discutibili: tutto ciò che gli uomini fanno è insufficiente e può essere migliorato, e ciononostante si tratta di un grande libro, un segno di unità nella diversità. A partire da molte voci si è potuto formare un coro poiché avevamo il comune spartito della fede, che la Chiesa ci ha tramandato dagli apostoli attraverso i secoli fino ad oggi.
Perché tutto questo?
Già allora, al tempo della stesura del ccc, dovemmo constatare non solo che i continenti e le culture dei loro popoli sono differenti, ma anche che all'interno delle singole società esistono diversi «continenti»: l'operaio ha una mentalità diversa da quella del contadino, e un fisico diversa da quella di un filologo; un imprenditore diversa da quella di un giornalista, un giovane diversa da quella di un anziano.
Per questo motivo, nel linguaggio e nel pensiero, dovemmo porci al di sopra di tutte queste differenze, e per così dire cercare uno spazio comune tra i differenti universi mentali; con ciò divenimmo sempre più consapevoli di come il testo richiedesse delle «traduzioni» nei differenti mondi, per poter raggiungere le persone con le loro differenti mentalità e differenti problematiche.
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Card. Ratzinger: "Scrutando i segni dei tempi abbiamo visto che il nostro primo dovere in questo momento storico è annunciare il Vangelo di Cristo..."
Nuova edizione della raccolta "L'elogio della coscienza. La Verità interroga il cuore" di Joseph Ratzinger
Dobbiamo innanzitutto parlare di Dio
di JOSEPH RATZINGER
Scrutando i segni dei tempi abbiamo visto che il nostro primo dovere in questo momento storico è annunciare il Vangelo di Cristo, poiché il Vangelo è vera fonte di libertà e di umanità.
Il Signore stesso indica il nucleo di questo annuncio con parole brevissime, che devono essere il cuore di ogni evangelizzazione.
All’inizio della sua vita pubblica Cristo riassume così l’essenza del suo Vangelo: «Il tempo è compiuto e il regno di Dio è vicino; convertitevi e credete al Vangelo» (Mc 1, 15).
Ma il regno di Dio non è un luogo o un tempo, né una struttura del mondo che noi dobbiamo escogitare e realizzare.
Il regno di Dio è Dio stesso, che si fa vicino a noi, si comunica a noi, si rende unito a noi, per regnare in noi. Annunziare il regno di Dio altro non è se non annunziare Dio vivo e vero. Chi non conosce Dio non conosce l’uomo, e chi dimentica Dio distrugge l’umanità dell’uomo, ignorando la sua vera dignità e grandezza. Per questo sant’Ireneo dice: «Se Dio venisse meno del tutto all’uomo, l’uomo cesserebbe di essere», introducendo così quella famosa dichiarazione dell’umanesimo cristiano, che viene citata spesso, ma a metà: «La gloria di Dio è l’uomo vivente, ma la vita dell’uomo è vedere Dio» (Adversus haereses, IV 20, 7).