Con il consenso del cardinale Joseph Ratzinger, Prefetto della Congregazione per la Dottrina della Fede, pubblichiamo il testo della conferenza che gli ha tenuto nel monastero di Fontgombault, nel luglio 2001. Il cardinale Ratzinger affrontaatgomenti di esegesi e di teologia, analizza l'eclissi nel sentire comune della nozione di "sacrificio" eucaristico e mostra che il concetto di sacrifio, se bene inteso, apre l'accesso alla comprensione globale del culto cristiano e della liturgia e ci immette in quella realtà immensa che è nel cuore del messaggio della croce e della Risurrezione.
(da: IL TIMONE N. 22 - ANNO IV - Novembre/Dicembre 2002 - pag. 32 - 40)
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Il Concilio Vaticano II definisce la liturgia come l'opera del Cristo sacerdote e del suo corpo che è la Chiesa" (Sacrosanctum Con cilium , n. 7).
L'opera di Gesù Cristo è designata nello stesso testo come l'opera della redenzione che il Cristo ha compiuto in modo particolare attraverso il mistero pasquale della Sua passione, della Sua Resurrezione dai morti e della Sua gloriosa ascensione. Ton questo mistero, morendo, ha distrutto la nostra morte e. risorgendo, ha restaurato la vita" (Sacrosanctum Concilium, n. 5).
A prima vista, in queste due frasi la parola "opera del Cristo" sembra utilizzata in due distinti significati. L'opera del Cristo designa in primo luogo le azioni redentrici storiche di Gesù, la Sua morte e la Sua Resurrezione; d'altra parte si definisce "opera del Cristo" la celebrazione della liturgia. In realtà, i due significati sono inseparabilmente legati: la morte e la Resurrezione, il mistero pasquale non sono soltanto awenimenti storici esteriori. Per la Resurrezione, questo appare molto chiaramente.
Raggiunge e penetra la storia, ma la trascende in un doppio senso; non è l'azione di un uomo bensì una azione di Dio, e conduce in tal modo Gesù risuscitato oltre la storia, là dove siede alla destra del Padre.
Neanche la croce è una semplice azione umana.
L'aspetto puramente umano è presente nelle persone che condussero Gesù alla croce. Per Gesù, la croce non è un'azione, ma una passione, e una passione dle significa che Egli è un tutt'uno con la volontà divina, un'unione della quale l'episodio dell'Orto 1 degli Ulivi ci fa vedere l'aspetto drammatico.
Così la dimensione passiva della Sua messa a morte ! si trasforma nella dimensione attiva dell'amore: la morte diventa abbandono di se stesso al Padre per gli uo: mini. In questo modo l'orizzonte si estende, qui corne nella Resurrezione, ben al di là del puro aspetto umano e ben al di là del puro fatto di essere stato crocifisso e di essere morto.
Il linguaggio della fede ha chiamato mistero questa eccedenza riguardo al mero istante storico e ha condensato nel termine mistero pasquale il nocciolo più intimo dell'avvenimento redentore. Se possiamo dire da allora in poi che il mistero pasquale costituì il nocciolo dell'opera di Gesù, il rapporto con la liturgia è già patente; è precisamente questa opera di Gesù che è il vero contenuto della liturgia.
Tramite questa, con la fede e la preghiera della Chiesa, l'opera di Gesù raggiunge continuamente la storia per penetrar/a.
Nella liturgia il puro istante storico è così trasceso di nuovo ed entra nell'azione divino-umana permanente della redenzione. In questa Cristo è il vero soggetto: è l'opera del Cristo, ma in essa Egli attira a sé la storia, precisamente in questa azione che è illuogo della nostra salvezza.