qui a lato: Sant'Annibale Maria di Francia (1851-1927), presbitero
Mons. Agostino Gonon
Vescovo di Moulins
Verso le vette della Santità Sacerdotale
* * *
Preparazione alla morte
IL «DIES IRAE» DEL SACERDOTE
Appello alla bontà di Gesù.
Preces meae non sunt dignae. Sed tu bonus fac benigne. Ne perenni cremer igne.
***
Alla vigilia della vostra morte, o Gesù, rivolgeste agli Apostoli questa raccomandazione: Vigilate et orate (Mat., 26, 41), premunendoli così contro il pericolo della tentazione; e aggiungeste: Spiritus quidem promptus est, care autem infirma...
Alla vigilia della morte!... Forse ci sono già! Verrà un giorno in cui ci sarò senza saperlo; chi mi dirà che è giunto quel giorno? Nessuno. E tuttavia sarà di una gravità somma, molestato da tentazioni delicatissime, per il fatto che l'anima mia dovrà subire gli ultimi assalti del nemico; quanto mi saranno allora necessarie vigilanza e preghiera!
Ma preghiera non è già vigilanza? Per preservarmi dalle illusioni dello spirito e dalla debolezza della carne, voglio fin d'ora e in ogni giorno della mia vita, ripensando alla mia ora estrema, dirvi ciò che mi auguro di potervi dire in quel punto. Poiché sono e voglio essere sincero nella mia supplica, accettate, Gesù mio, che l'impotenza stessa della mia agonia Ve la esprima silenziosamente.
— Preces meae non sunt dignae.
Dio mio, Voi avete pietà degli umili: Cor contritum et humiliatum non despicies (Ps., 50, 18). Dovrei durar fatica ad esserlo riflettendo che sono un nulla e un nulla peccatore?
La preghiera vien formulata dalle labbra, ma è un grido del cuore è getta l'anima ai piedi del vostro trono.
Che labbra sono le mie? Non debbo ripetere col Profeta e con più ragione: Vir pollutus labiis ego sum? (Isai., 6, 5). Ne avete raccolto soltanto parole di adorazione, di carità?
Che cuore è il mio? In certe ore nefaste, un vento infernale vi ha insinuato la polvere che mi ha reso simile a quell'uomo di cui Ezechiele dice: et posuerit idola sua in corde suo (Ezech. 14, 7); se pur non mi ha fatto somigliare a quell'altro qui posuerit immunditias in corde suo! (Ezech., 14, 4). Alla luce folgorante della eternità, non s'attenua la bruttezza del peccato, anzi meglio appare la sua abbominazione!
Che anima è la mia? Non forse vi ho ingannato privandovi della glorificazione che ne attendevate, non offrendovi in cambio che sterilitatem animae meae?
Ecco, il salmista mi dice: Quis ascendet in montem Domini, aut quis stabit in loco sancto ejus? Innocens manibus et mundo corde (Ps., 23, 3). S. Paolo insiste: Levantes puras manus sine ira et disceptatione (1 Tim.. 2, 8). L'anima mia è gravata da miserie, le mie mani portano tracce oscure.
No, non merito d'essere ascoltato: Non sum dignus vocari filius tuus (Luc, 15, 19). La mia preghiera è un mormorio che vi annoia, invece d'intenerirvi. Nulla posso, mio Signore, ma Voi tutto potete.