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Pubblicato: febbraio 25, 2012, 12:44pm CET da admin
a lato: San Josep Manyanet y Vives (1833-1901), presbitero Mons. Agostino Gonon Vescovo di Moulins Verso le vette della Santità Sacerdotale * * * RITIRO DEL MESE DI OTTOBRE IL SACERDOTE E GLI ORDINI MINORI *** «Tra Dio e noi v'è tutto un sistema sacro e divino in cui l'ordine, la scienza […]
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a lato: San Josep Manyanet y Vives (1833-1901), presbitero
Mons. Agostino Gonon
Vescovo di Moulins
Verso le vette della Santità Sacerdotale
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RITIRO DEL MESE DI OTTOBRE
IL SACERDOTE E GLI ORDINI MINORI
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«Tra Dio e noi v'è tutto un sistema sacro e divino in cui l'ordine, la scienza e l'energia che sono eminentemente in Dio, prendono, per volontà sua, una esistenza e una consistenza create a fine di propagare regolarmente e soavemente in tutto l’universo quel moto luminoso, santificante e beatificante che, sotto l'azione dell'amore, parte in eterno dal seno del Padre per ricondurvi e stabilirvi per sempre le creature pacificate, illuminate, divenute perfette».
Queste magnifiche parole di S. Dionigi (51) diffondono una luce meravigliosa nel pensiero ammirativo di chiunque si raccoglie e sosta in meditazione davanti alle molteplici creazioni fra le quali viviamo. Nell'opera di Dio tutto è armonioso e bello; la deformità e il disordine provengono dalle volontà create che s'allontanano dalla sua, detta da S. Tommaso «la ragione ultima della bellezza delle creature».
In questo «sistema sacro» il sacerdozio occupa la sommità; esso parte in modo sovraeminente dal seno del Padre per ricondurvi «e stabilirvi per sempre le creature pacificate, illuminate, divenute perfette». Il sacerdozio deve dunque eccellere sopra tutto in bellezza e armonia come esprime il nome del Sacramento che lo conferisce: l'Ordine. Questa sola parola è una rivelazione. Solo mediante il sacerdozio fu ristabilito l'ordine essenziale fra il Creatore e la creatura; solo mediante il sacerdozio l'ordine si stabilisce e si conserva nella società, la quale ricade nello stato di barbarie quando si sopprime l’influenza del sacerdote; finalmente esiste un ordine perfetto nelle funzioni, molteplici del sacerdozio, una gerarchia che fa spontaneamente pensare a. quella degli spiriti celesti.
Infatti come vi sono nove cori di angeli, così dal Tonsurato che viene introdotto nella sacra milizia, al Vescovo che ha la pienezza dei poteri, vi sono nove gradi di partecipazione più o meno intima alla misteriosa dignità dell'eterno sacerdote: la Tonsura, l'Ostiariato, il Lettorato, l'Esorcistato, l'Accolitato, il Suddiaconato, il Diaconato, il Presbiterato, l'Episcopato. Questi gradi ricevono comunemente il nome di Ordini: maggiori i tre che precedono l'Episcopato; minori i quattro che seguono la Tonsura. Fermiamo la nostra riflessione su questi ultimi prima nel loro insieme, poi su ciascuno in particolare.
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Pubblicato: febbraio 18, 2012, 5:53pm CET da admin
qui a lato: Sant'Annibale Maria di Francia (1851-1927), presbitero Mons. Agostino Gonon Vescovo di Moulins Verso le vette della Santità Sacerdotale * * * Preparazione alla morte IL «DIES IRAE» DEL SACERDOTE Appello alla bontà di Gesù. Preces meae non sunt dignae. Sed tu bonus fac benigne. Ne perenni cremer igne. *** […]
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qui a lato: Sant'Annibale Maria di Francia (1851-1927), presbitero
Mons. Agostino Gonon
Vescovo di Moulins
Verso le vette della Santità Sacerdotale
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Preparazione alla morte
IL «DIES IRAE» DEL SACERDOTE
Appello alla bontà di Gesù.
Preces meae non sunt dignae. Sed tu bonus fac benigne. Ne perenni cremer igne.
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Alla vigilia della vostra morte, o Gesù, rivolgeste agli Apostoli questa raccomandazione: Vigilate et orate (Mat., 26, 41), premunendoli così contro il pericolo della tentazione; e aggiungeste: Spiritus quidem promptus est, care autem infirma...
Alla vigilia della morte!... Forse ci sono già! Verrà un giorno in cui ci sarò senza saperlo; chi mi dirà che è giunto quel giorno? Nessuno. E tuttavia sarà di una gravità somma, molestato da tentazioni delicatissime, per il fatto che l'anima mia dovrà subire gli ultimi assalti del nemico; quanto mi saranno allora necessarie vigilanza e preghiera!
Ma preghiera non è già vigilanza? Per preservarmi dalle illusioni dello spirito e dalla debolezza della carne, voglio fin d'ora e in ogni giorno della mia vita, ripensando alla mia ora estrema, dirvi ciò che mi auguro di potervi dire in quel punto. Poiché sono e voglio essere sincero nella mia supplica, accettate, Gesù mio, che l'impotenza stessa della mia agonia Ve la esprima silenziosamente.
— Preces meae non sunt dignae.
Dio mio, Voi avete pietà degli umili: Cor contritum et humiliatum non despicies (Ps., 50, 18). Dovrei durar fatica ad esserlo riflettendo che sono un nulla e un nulla peccatore?
La preghiera vien formulata dalle labbra, ma è un grido del cuore è getta l'anima ai piedi del vostro trono.
Che labbra sono le mie? Non debbo ripetere col Profeta e con più ragione: Vir pollutus labiis ego sum? (Isai., 6, 5). Ne avete raccolto soltanto parole di adorazione, di carità?
Che cuore è il mio? In certe ore nefaste, un vento infernale vi ha insinuato la polvere che mi ha reso simile a quell'uomo di cui Ezechiele dice: et posuerit idola sua in corde suo (Ezech. 14, 7); se pur non mi ha fatto somigliare a quell'altro qui posuerit immunditias in corde suo! (Ezech., 14, 4). Alla luce folgorante della eternità, non s'attenua la bruttezza del peccato, anzi meglio appare la sua abbominazione!
Che anima è la mia? Non forse vi ho ingannato privandovi della glorificazione che ne attendevate, non offrendovi in cambio che sterilitatem animae meae?
Ecco, il salmista mi dice: Quis ascendet in montem Domini, aut quis stabit in loco sancto ejus? Innocens manibus et mundo corde (Ps., 23, 3). S. Paolo insiste: Levantes puras manus sine ira et disceptatione (1 Tim.. 2, 8). L'anima mia è gravata da miserie, le mie mani portano tracce oscure.
No, non merito d'essere ascoltato: Non sum dignus vocari filius tuus (Luc, 15, 19). La mia preghiera è un mormorio che vi annoia, invece d'intenerirvi. Nulla posso, mio Signore, ma Voi tutto potete.
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Pubblicato: febbraio 11, 2012, 9:15pm CET da admin
qui a lato: Sant'Arnold Janssen (1837-1909), presbitero Mons. Agostino Gonon Vescovo di Moulins Verso le vette della Santità Sacerdotale * * * Esame sullo spirito ecclesiastico * * * Vi adoro, Maestro divino, in preghiera per noi, mentre state supplicando il vostro Padre celeste: Non rogo ut tollas eos de mundo, […]
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qui a lato: Sant'Arnold Janssen (1837-1909), presbitero
Mons. Agostino Gonon
Vescovo di Moulins
Verso le vette della Santità Sacerdotale
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Esame sullo spirito ecclesiastico
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Vi adoro, Maestro divino, in preghiera per noi, mentre state supplicando il vostro Padre celeste: Non rogo ut tollas eos de mundo, sed ut serves eos a maio... de mundo non sunt (Ioan., 17, 15). Il mio abito mi separa dal mondo, ma più ancora me ne deve separare il mio spirito.
Lo spirito è un insieme di principi, che informano le disposizioni intime e determinano la fisionomia caratteristica di un'anima.
Vae mundo a scandalis.
Lo spirito mondano è maledetto; benedetto invece lo spirito ecclesiastico: Qui adhaeret Domino unus spiritus est (Isai., 56, 6). E' di somma importanza ch'io sia animato dallo spirito del mio stato santo. Ne ricevetti la grazia iniziale il giorno della mia tonsura. Lo spirito del chierico è come il fondamento e l'involucro dello spirito proprio a ciascuno degli Ordini che mi furono conferiti successivamente. Se lo avessi lasciato affievolire o disperdersi, come potrebbe essere garantita la solidità dello splendido edificio del mio sacerdozio? Si conserva la pietra preziosa in solido scrigno e la si preserva così da ciò che potrebbe offuscarla, infrangerla.
Posseggo io lo spirito ecclesiastico? Interrogazione grave, alla quale potrò rispondere esaminando il mio modo di pensare e il mio modo d'agire.
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Pubblicato: febbraio 5, 2012, 1:10pm CET da admin
a lato: San JOSÉ MARÍA RUBIO Y PERALTA (1864-1929), confessore Mons. Agostino Gonon Vescovo di Moulins Verso le vette della Santità Sacerdotale * * * RITIRO DEL MESE DI SETTEMBRE IL SACERDOTE E LA TONSURA *** S. Paolo raccomanda a Timoteo di ravvivare la grazia della sua Ordinazione. All'Apostolo questa raccomandazione doveva sembrare […]
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a lato: San JOSÉ MARÍA RUBIO Y PERALTA (1864-1929), confessore
Mons. Agostino Gonon
Vescovo di Moulins
Verso le vette della Santità Sacerdotale
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RITIRO DEL MESE DI SETTEMBRE
IL SACERDOTE E LA TONSURA
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S. Paolo raccomanda a Timoteo di ravvivare la grazia della sua Ordinazione. All'Apostolo questa raccomandazione doveva sembrare di un'importanza grandissima perché la ripete due volte. Anzitutto concentra l'attenzione del suo discepolo sulla presenza e permanenza in lui di questa grazia: Noli negligere gratiam quae in te est, quae data est tibi per prophetiam, cum impositione manuum presbyterii (1Tim. 4, 12). Poi lo invita a farla rivivere: Admoneo te ut ressuscites gratiam Dei, quae est in te per impositionem manuum mearum (2 Tim. 1).
E' veramente una realtà ammirabile la grazia del nostro sacerdozio, una specie di capitale ingente che ci procura inestimabili vantaggi, ma richiede di essere sfruttato. La nostra negligenza su questo punto è causa in gran parte dell'indebolimento delle nostre sante energie.
Ricordiamo infatti che ogni sacramento, oltre la grazia abituale, infonde nell'anima una grazia caratteristica la quale, secondo l'opinione più comune, non è realmente distinta dalla prima, ma la rende effettivamente più vigorosa e conferisce all'anima stessa un diritto speciale a grazie attuali, che l'aiuteranno a vivere secondo gli obblighi e lo spirito del sacramento ricevuto.
Di questi aiuti soprannaturali noi possiamo avvalerci nella misura della conoscenza che ne abbiamo e nella carità che ci piega docili, generosi, alla loro influenza santificatrice. Pur possedendo un tesoro si è poveri quando sì dimentica, o non si sa valersene.
Importa assai che noi non ci arricchiamo continuamente sfruttando la nostra grazia sacerdotale; non ve n'è altra più ricca, perché nessun Sacramento impone doveri più gravi; nessuno esige uno spirito più elevato di quello che è richiesto dall'Ordine sacro.
Questo gran sacramento è una vetta luminosa; vi siamo giunti con la progressiva ascesa dei diversi gradi, a ciascuno dei quali era annessa una virtù propria. In tutti questi gradi il buon prete è eminente.
Ci tornerà molto utile considerare di nuovo uno ad uno questi gradi per comprenderli sempre più e sempre meglio e invocarne con ardenti voti l'attuazione perfetta nella nostra vita morale.
Incominciamo dalla Tonsura. Non è un sacramento ma un sacramentale molto solenne; esso depone nell'anima come una potente calamità che attira le grazie destinate a formare il chierico a quello spirito che lo renderà idoneo al sacerdozio. «Gli antichi consideravano sacre le sorgenti dei fiumi; la Tonsura è come la sorgente delle grazie sacerdotali» (45).
Quale deve essere lo spirito del Tonsurato e che cosa esige? Due parole compendiano tutto: morte e vita.