qui a lato: San Giovanni Sarkander (1576-1620), presbitero e martire
Mons. Agostino Gonon
Vescovo di Moulins
Verso le vette della Santità Sacerdotale
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RITIRO DEL MESE DI MAGGIO
IL SACERDOTE E LA PRUDENZA
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Ben a ragione si applicano al sacerdote le parole di S. Paolo: Ex hominibus assumptus, pro hominibus constituitur (Hebr. 5, 1). La prima parola può suggerire riflessioni un po speciali, ma utilissime. Ex hominibus: per fare un prete è necessario un uomo, e siccome il prete è un essere superiore, occorre che in lui l'uomo sia perfetto il più possibile.
Ma la perfezione puramente umana esige un insieme equilibrato ed equilibrante di virtù, delle quali forse non si tiene conto abbastanza: sono le virtù naturali.
Tornerà più facile e attraente il coltivarle, innalzandole all'ordine soprannaturale nel loro principio, nel loro motivo, nel loro fine. Se, invece della ragione, si considera quale principio Dio; se invece d'agire per motivo d'interesse, sia pure delicato e nobile, si segue l'impulso della fede; se, invece di proporsi la soddisfazione di un istinto anche nobile, si mira alla gloria di Dio e alla propria salvezza le azioni si trasfigurano e si praticano le virtù morali cristiane, le quali tendono direttamente a regolare i costumi o la condotta secondo le massime del Vangelo.
Prima fra queste, è la grande virtù di religione, che noi abbiamo meditata in primo luogo perchè essa è come la linfa vitale di tutte le altre virtù. Vengono poi le quattro virtù cardinali, cardine cioè, sostegno della vita cristiana, e prima fra tutte la prudenza.
Il primo libro dei Maccabei fa un'osservazione suggestiva: In die illa ceciderunt sacerdotes in bello, dum volunt fortiter lacere, dum sine consilio exeunt in praelium (1 Mac. 5, 67).
Chi saprebbe dire quante volte la mancanza di prudenza ha reso vano il buon volere, sterile lo sforzo generoso, compromesso situazioni ottime?
La prudenza invece supplisce a molte deficienze e vai certo meglio dell'abilità, perchè l'abilità non è sempre compagna della rettitudine, qualità rara e pur sola capace d'attirare le divine compiacenze e il favore degli uomini. Dio infatti benedice la verità: veritas liberabit vos; gli uomini diffidano dell'abilità e facilmente la prendono per astuzia.
Noi comprendiamo facilmente perché il Maestro ci raccomanda in modo speciale la prudenza: Estote ergo prudentes sicut serpentes (Mat. 10, 15). Ed è cosa, tanto più degna di rilievo, in quanto non sono molte le virtù che Egli ci ha raccomandate come a noi proprie in modo particolare; il sacerdote che deve formare i suoi fratelli non è forse tenuto alla pratica di tutte le virtù?
I Proverbi dicono che la prudenza è la sapienza dell'uomo, meglio, la scienza dei santi: Sapientia autem est viro prudentia et scientia sanctorum prudentia (Prov. 10, 23).
Meditiamo dunque sulla prudenza, considerando
- cos'è,
- che cosa esige,
- che cosa fa evitare.