SILVIO MARIA GIRAUD
MISSIONARIO DELLA SALETTE
SACERDOTE E OSTIA
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LIBRO TERZO
LE VIRTU' SACERDOTALI
L'UNIONE A GESÙ CRISTO
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Coronamento II.
LA MATERNITÀ DIVINA
E' UNA DIGNITÀ SACERDOTALE
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Questa proposizione, tutt'altro che singolare e ardita, deriva dalla dottrina che abbiamo esposta.
Il Padre, da tutta l'Eternità, genera il Figlio, che è la sua gloria essenziale: lo genera pure nel tempo perché sia la sua gloria accidentale è affidata al Sacerdozio e al Sacrificio di Gesù Cristo, anzi consiste in questo Sacerdozio e in questo Sacrificio. Orbene, nella generazione temporale del Figlio, Maria era Cooperatrice del Padre, e Cooperatrice così perfetta che, mentre apportava il suo concorso all'opera che si compiva in unità d'azione, essa conosceva chiaramente i fini adorabili della propria cooperazione. Quando dava il suo consenso dicendo: Fiat mihi, essa sapeva che stava per concepire, nel suo seno immacolato, Colui che sarebbe la gloria, e quindi il Sacerdote e l'Ostia del Padre. Questo era noto a Davide, ai Profeti (656); come mai Maria lo avrebbe ignorato? (657). Essa dunque intendeva essere Madre come Dio è Padre; entrando in tutti i disegni del Padre, voleva dargli quanto Egli medesimo voleva dare a se stesso in quella generazione temporale, vale a dire, nel Figlio incarnato la gloria più grande e più perfetta, e quindi un Sacerdote degno di Lui, un'Ostia il cui Sacrificio gli presterebbe tutta la Religione a Lui dovuta. Orbene, voler dare al Padre questa gloria, questo Sacerdote, questa Ostia, non era forse per l'umile e ammirabile Vergine, compiere in un modo sublime e senza pari, un atto veramente sacerdotale?