P. SILVIO MARIA GIRAUD
MISSIONARIO DELLA SALETTE
SACERDOTE E OSTIA
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LIBRO TERZO
LE VIRTU' SACERDOTALI
L'UNIONE A GESÙ CRISTO
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Lo scoraggiamento!... Male gravissimo che contiene una moltitudine di illusioni, di errori, di debolezze e di colpe. Non è soltanto una disposizione difettosa; è uno stato pessimo. La presunzione che è il contrario, è forse meno pericolosa, benché sembri più colpevole. Per l'anima presuntuosa, non si prova che ripugnanza: per il povero scoraggiato si sente invece pietà e compassione; anzi si partecipa alla sua pena, secondo che esige la carità. Ma, in realtà, lo stato dell'anima scoraggiata è funesto e non produce che male. In un semplice fedele, lo scoraggiamento è un principio di rovina, in un Sacerdote sarebbe una minaccia di una moltitudine di rovine.
Consideriamo questo male, questo vero flagello, prima nell'opera della nostra santificazione personale, e poi in quella della santificazione delle anime.
La fonte di ogni scoraggiamento, invariabilmente, è la dimenticanza di ciò che Dio è riguardo a noi, e di ciò che siamo noi stessi.
Che cosa è Dio per noi? Dio ha la volontà di renderci eternamente felici nella visione e nel possesso della sua Essenza. Dire soltanto che si tratta di un volere serio, fermo, stabile, permanente, c: troppo poco; anzi quasi una irriverenza. Dio vuole da Dio.
Questa sua volontà ci è stata rivelata dalla sua parola. La sua parola è una promessa, e la sua parola e la sua promessa sono Dio medesimo, il suo Essere essenziale, infinitamente vero, santo e infallibile, quindi sono infallibili né possono mancare. E perché la parola e la promessa divine sono Dio stesso, così il pegno che di questa promessa abbiamo ricevuto è ancora Dio medesimo: questo pegno non è altro che il Figlio di Dio. «Egli in tal modo ha amato il mondo che gli ha dato il suo proprio Figliolo» (Gv 3, 16). Lo ha dato non per necessità, ma come un dono, per amore; nessun dono è paragonabile a quello che viene fatto per amore. Se il pegno è Dio stesso, che cosa potrebbe mai mancarci per toglierci ogni dubbio? E questo mai è rigoroso e senza eccezione. «Avendoci dato il suo Figlio, come non ci avrebbe donato con esso ogni cosa, omnia?» (460). Così ragiona san Paolo. Quell'omnia, tutto, che cosa può significare se non tutto ciò che è nel Figlio? e veramente, fuori di Lui non v'è nulla. Quel tutto, adunque vuol dire, per la presente vita, ogni grazia, secondo i bisogni che possono occorrere. Noi siamo perciò costituiti, fin dal primo momento della nostra esistenza, nella via del Cielo; il nostro primo passo è un passo verso il Cielo. Appena il Battesimo ha consacrato la nostra vocazione e posto il suggello alla volontà del nostro Dio, noi andiamo al Cielo come ogni cosa va al suo fine. Si parla, è vero, anche nella Scrittura, di una duplice via the all'ingresso nella vita si apre davanti ai passi dell'uomo. Ma se noi guardiamo solamente il disegno di Dio, vi è una via soia: quella tracciata dalla volontà dell'eterno Amore del Padre. A destra e a sinistra non vi sono che precipizi - ahimè! molto frequentati, a segno che vi si vedono sentieri troppo larghi, più larghi anzi della via per la quale camminano i figli di Dio; ma tali spaziosi sentieri furono tracciati non già da Dio, ma dagli uomini smarriti nell'abuso della loro libertà. L'unica via, la via di Dio, è la sua volontà di salvare tutti gli uomini (1 Tm 2, 4) e perché nessuno ignori che la via è una sola, e qual è questa via, Colui che è il pegno deI Cielo, «il Figlio a noi dato» (Is 9, 6) ha detto: «Io sono la Via» (Gv 14, 6). Egli è la via del Cielo, via talmente sostanziale che «chiunque porta il proprio sguardo sopra di Lui, vede il Padre» (Gv 14, 9). Egli è tale via sicura, con l'infinita varietà dei mezzi che non lasciano posto né a smarrimenti, né a ritardi; poiché per tutti quelli che vi entrano Egli stesso è luce, forza, sostegno con ogni sorta di aiuti e di grazie. E quando diciamo: ogni sorta di aiuti e di grazie, noi intendiamo tutto quanto GESÙ è, tutto quanto Egli ha fatto e continua a fare per noi, la sua Chiesa, i suoi Sacramenti, il suo Sacerdozio, e infine l'incomprensibile meraviglia della sua costante e potente azione con la grazia attuale sotto qualsiasi nome e qualsiasi forma, per mezzo di ogni sorta di strumenti e di ministeri.