Adesione dei Comuni di Bologna, Modena, Parma, Reggio al pdl contro l’omotransfobia.
Il Sindaco di Bologna Merola: «Adesso discussione obbligatoria in Regione»
Dopo il blocco il Parlamento della cosiddetta ?Legge Scalfarotto? che istituiva una sorta di reato di pensiero per chi dissentisse dall?ideologia LGBT (vedasi [https:]] ), la lobby omosessualista ha cambiato strategia: quel che non si è ottenuto nel Parlamento nazionale, lo si fa nei parlamenti regionali.
Dal 2014 si è pertanto intensificata l?azione che porta le Regioni a legiferare in materia di ?reato di pensiero?; così si è espresso l?ex senatore e direttore di Gaynews Franco Grillini: «La legge è già in vigore in numerose Regioni tra cui Toscana, Liguria, Umbria e in discussione in diverse altre tra cui Lazio, Calabria, Campania, Puglia, Basilicata. Si tratta ora di fare lo stesso in Emilia-Romagna, dove c?è tutto il tempo necessario prima della fine di questa legislatura (oltre un anno e mezzo)».
Le inattese difficoltà nella Regione rossa
L?odissea della legge regionale contro l?omotransnegatività in Emilia-Romagna è anche dovuta alle divisioni interne al Partito Democratico, forse sempre più conscio che queste tematiche producono un?emorragia di consensi elettorali. Nella scorsa legislatura si era a un passo dall?approvazione quando il governatore Vasco Errani si dimise.
Una battuta d?arresto cocente per il padrino del movimento LGBT italiano, l?allora consigliere regionale Franco Grillini che, primo firmatario del progetto di legge contro le discriminazioni e la cultura omofobica, era comunque convinto d?un logico quanto rapido ottenimento di tale risultato con l?insediamento della nuova Giunta nel novembre 2014. Ma, invece, in un gioco illogico di rimbalzi e promesse ? non ultima quella del presidente Bonaccini che, nel 2016, aveva dato pubblica rassicurazione sull?approvazione del pdl nel giro d?un anno ? si è arrivati fino a oggi senza che il testo sia mai arrivato in Commissione per la pre-discussione.
La lotta interna al Partito Democratico
Ogni sincero socialista, da Antonio Gramsci a Matteo Renzi, vorrebbe ovviamente imporre a tutti di diventare gay friendly.
La lotta interna agli eredi del partito comunista è dovuta alla consapevolezza di perdere potere: in quest?ottica, il fallimentare presidio svolto il 17 maggio, davanti agli uffici della Regione, dalle associazioni Lgbti dell?Emilia-Romagna (vedasi [www.fattisentire.org] ) si è concluso con un incontro, definito deludente dalla delegazione di attiviste e attivisti, col capogruppo Pd Stefano Caliandro e il segretario regionale dem Paolo Calvano ancorati al concetto secondo cui ?se andiamo dietro a quattro gatti, si rischia tutto, cioè di perdere la maggioranza e dire addio al socialismo in Regione?.
Un passo indietro per poter poi andare avanti
Da qui l?ulteriore estenuante rimpallo ai Consigli comunali per tentare la strada del progetto di legge d?iniziativa popolare. Che, il 28 maggio 2018, proprio grazie all?approvazione dei Consigli comunali di Bologna, Reggio Emilia, Parma ? cui si va aggiungere quella precedente degli omologhi modenesi in data 26 maggio ? ha finalmente trovato una soluzione irreversibile.
Bologna e il suo Sindaco, centrale LGBT d?Italia
Il Consiglio comunale di Bologna ha infatti approvato la relativa delibera con 23 voti favorevoli (Partito Democratico, Città comune, Movimento 5 stelle, Clancy-Coalizione civica), un astenuto (Martelloni di Coalizione civica) e 7 contrari (Lega nord, Forza Italia, Insieme Bologna).
Va sottolineato che, di fronte a questa legge liberticida, le opposizioni si siano ricompattate, siano rimaste in aula e abbiano votato contro.
Ma, come sempre, il Partito Democratico ignora ogni ragione: il sindaco Virginio Merola così ha commentato il risultato a Gaynews: «Con il voto di oggi diventa obbligatorio discutere in Consiglio regionale la legge contro le discriminazioni per i cittadini Lgbti. La città di Bologna infatti con il suo voto ha già raggiunto la quota di elettorato necessaria. Si aggiungeranno altri Comuni ampliando la richiesta. Voglio che la Regione legiferi in materia come tante altre hanno già fatto».
A Reggio e Parma il PD si scava la fossa.
Stesso risultato, in giornata, anche a Reggio Emilia. Alberto Nicolini, presidente del locale comitato Arcigay, ha dichiarato: «Reggio Emilia regala ancora una volta un grande segnale a favore dei diritti e delle persone. Poche ore fa, infatti, il Consiglio comunale della città del tricolore si è chiaramente espresso perché la Regione discuta nel merito la legge contro l’omofobia-bi-lesbo-transnegatività: una legge orientata alla formazione e al miglioramento delle vite delle persone Lgbti, una legge che permetterà di ridurre i reati e le situazioni discriminatorie. Un grazie sincero ad Articolo 1-Mdp, M5s, Pd e Si. Un primo passo è stato fatto, e siamo pronti alla corsa che ci aspetta. Ora parli la Regione».
E alle 21:20, di un lungo consiglio comunale iniziato alle 15:00, anche a Parma è stata approvata la delibera circa la legge regionale contro l’omofobia. 21 i voti favorevoli (18 Effetto Parma, 3 Pd). Unico astenuto Pezzuto del Pd mentre i consiglieri di Lega Nord e d’altri schieramenti hanno preferito allontanarsi dall’aula consiliare.
Si profila all?orizzonte una nuova forma di dittatura.
È evidente che l??orientamento sessuale? tutelato dalla Pdl in esame significa solamente «pratica di ogni tipo di sessualità fra esseri umani nel caso essa sia diversa da quella biologica e naturale». E ciò ne costituisce la indubbia (e pericolosa) novità, in quanto fino ad oggi, nessuna norma specifica penale tutela in modo così generale e completo qualsiasi orientamento sessuale e addirittura con una norma ?aperta?, vale a dire che non ha al suo interno la descrizione di una precisa condotta punibile ed è pertanto foriera di ogni possibile interpretazione giurisprudenziale.
Ma il problema riguarda soprattutto la libertà di pensiero tutelata dagli artt. 19 e 21 della Costituzione in relazione al pratico divieto contenuto nella Pdl di diffondere idee atte a procurare discriminazione nei confronti di soggetti a cagione del loro ?orientamento sessuale?.
È evidente che impedire (sotto la spada di Damocle della ?segnalazione alle autorità competenti?) qualsiasi forma di comunicazione che possa in qualche modo far supporre discriminazioni basate sull?orientamento sessuale dei cittadini entra in insanabile conflitto con il disposto costituzionale.
Basato su: Francesco Lepore, gaynews del 28 May 2018 con modifiche redazionali