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Diario Vaticano / Il primo santo della Corea del Nord
Era vescovo di Pyong-yang. Da più di sessant'anni era considerato "disperso". Ma ora la Santa Sede ne ha ufficializzato la morte, a 106 anni di età. Per consentire l'apertura della sua causa di beatificazione
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CARO SAVIANO, ECCO DOVE RISORGE L’UOMO (PAOLO BORSELLINO LO SAPEVA)
Antonio Socci
Da “Libero” 27 luglio 2013
Le favelas brasiliane sono posti fra i più pericolosi. E il Papa si è avventurato da solo dentro le baracche, a Rio de Janeiro, senza particolari protezioni, pronto ad abbracciare tutti, ad ascoltare ciascuno.
Francesco non ha paura degli esseri umani. Guarda tutti con simpatia e compassione, soprattutto i più miseri. La sorella ha riferito che già da cardinale Bergoglio andava da solo nelle favelas a far visita al popolo delle baracche, senza alcuna precauzione. Non gli è mai accaduto niente.
La gente lo accoglieva come avrebbe accolto Gesù. I poveri sanno che Gesù è Dio che si china sulle loro piaghe e piange con loro e li soccorre con potenza.
Con lo stesso cuore Francesco ha parlato ai ragazzi tossicodipendenti (molti dei quali provengono dalle favelas) che sono accolti e curati da tanti uomini di Dio.
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Card. Carlo Caffarra
Il vangelo della vita nella cultura moderna
1. Vorrei iniziare col dire molto semplicemente quale è il nucleo essenziale del Vangelo della vita. Mi servo di un testo di Giovanni Paolo II. «Quale valore deve avere l’uomo davanti agli occhi del creatore, se ha meritato di avere un tanto nobile e grande redentore, se Dio ha dato il suo Figlio, affinché egli, l’uomo, non muoia ma abbia la vita eterna? In realtà, quel profondo stupore riguardo al valore e alla dignità dell’uomo si chiama evangelo, cioè la buona novella. Si chiama anche cristianesimo». [Lett. Enc. Redemptor hominis 10; EE 8, 28-29].
Il Vangelo della vita è la bella notizia che Dio si prende cura di ogni uomo. E questa è la dimensione oggettiva, il suo contenuto espresso fin dalle prime professioni di fede nella formula: “per noi” [pro nobis – υπερ εμ?υ]. Accolta dall’uomo, ritenuta mediante la fede assolutamente vera, quella bella notizia produce nella coscienza dell’uomo non solo lode a Dio piena di gratitudine, ma anche un «profondo stupore riguardo al valore e alla dignità dell’uomo». E’ questa la dimensione soggettiva del Vangelo della vita, il suo contenuto propriamente antropologico.
Lo stupore è la principale – Aristotele pensava fosse l’unica – sorgente della conoscenza. Lo stupore, che l’uomo vive riguardo a se stesso ogni volta che gli viene detta la bella notizia, lo spinge ad interrogarsi circa se stesso, a chiedersi: “ma, alla fine, che cosa è l’uomo perché Dio se ne prenda cura fino a questo punto?” La domanda sull’uomo quindi si trova sempre al centro della riflessione cristiana, della fides quaerens intellectum, poiché è intrinseca alla riflessione cristiana sul mistero di Dio e sul mistero della Incarnazione.
Fin dall’inizio delle Confessioni, Agostino esprime questa tensione bi-polare. Da una parte egli si vede, e pensa l’uomo, come aliqua portio creaturae tuae [una particella, un frammento dell’universo: la stessa esperienza espressa mirabilmente da G. Leopardi in «Canto notturno di un pastore errante dell’Asia»]; ma dall’altra vede in sé, in ogni uomo, il desiderio di lodare Dio: et tamen laudare te vult homo, aliqua portio creaturae tuae [e tuttavia vuole lodarti] [cfr. Confessioni Libro primo, 1,1].
Non voglio ora percorrere, neppure per sommi capi il percorso della scoperta che l’uomo è andato facendo di se stesso, per rispondere alla domanda: “ma chi sono per essere preso in cura da Dio stesso fino a questo punto?”. La risposta in fondo è la seguente: Dio si prende cura speciale di questa «portio aliqua creaturae suae» perché ha voluto l’uomo per Sé; lo ha destinato ed orientato a vivere eternamente con Lui. Le altre realtà create, singolarmente prese o nel loro insieme, non esistono per questo scopo. E pertanto Dio non si cura di loro colla stessa intensità con cui si cura dell’uomo.
Egli «attribuisce una tutt’altra importanza (…) al mio piccolo io come ad ogni altro io, per piccolo che sia, poiché vuole rendere questo io eternamente beato, se il singolo è così compiacente di entrare nel cristianesimo»
[S. Kierkegaard, Postilla conclusiva non scientifica, Introduzione; in Opere, Sansoni ed., Firenze 1972, 268].
Nel testo che ho citato sopra, Agostino scrive: «sei tu che lo stimoli a provare gioia nel lodarti, perché ci hai fatti per te, e il nostro cuore è inquieto finché non trova riposo in te». Fate bene attenzione. Non registrate questo testo, molto famoso, con quei pre-giudizi interpretativi derivati dalla nostra coscienza ammalata di psicologismo. L’affermazione del cor inquietum non ha principalmente significato psicologico, ma ontologico. Denota chi è l’uomo; denota la soggettività metafisica dell’uomo: un essere fatto da un altro, che può realizzarsi pienamente solo in Dio. S. Tommaso dirà «capax Summi Boni» [=capace di possedere il Sommo Bene] [cfr. 1, q. 93, a. 2].
Sempre nelle Confessioni, Agostino esprimerà lo stesso pensiero in modo ancora più suggestivo «Tu mostri a sufficienza quanto grande abbia fatto la creatura razionale, alla quale, per avere pace e felicità, non basta nulla che sia meno di Te, e quindi non basta a se stessa» [Libro XIII 8, 9]
Dio si prende cura dell’uomo perché lo chiama, lo desidera come suo compagno, amico con cui condividere la sua eterna beatitudine e la sua vita divina.
La scoperta del senso, del fine dell’esserci dell’uomo coimplica la scoperta delle condizioni strutturali dell’uomo. Se l’uomo deve raggiungere quel fine, deve essere fatto in un certo modo: deve essere adeguato, proporzionato allo scopo. Che cosa significa tutto questo? Significa essere persona: solo la persona è tale da poter essere orientata ad un tale scopo. Essa infatti è soggetto – capace di conoscere ed amare – incorruttibile ed eterno, cioè spirituale.
Tommaso quindi concluderà: «la persona indica ciò che di più perfetto esiste in tutta la natura, la sussistenza in una natura razionale» [1, q. 29, a. 3]. Cioè: non si può essere più che una persona. Il grande dottore della Chiesa scrive che «se Dio si è fatto uomo è stato per istruirci della dignità della natura umana» [3, q. 1, a. 2].
In questa percezione dell’incomparabile perfezione della persona sono state viste due verità implicate.
La prima: l’uguaglianza quanto all’essere fra le persone umane. Non si può essere persona più di un’altra. La dignità ontologica di ogni persona umana è identica.
La seconda: essendo ciò che di più perfetto esiste, nessuna persona umana è ordinata ad un bene creato, come mezzo verso il fine o parte in funzione del tutto. Ogni persona umana è una realtà che precede lo Stato, e lo trascende. Ogni persona umana trascende l’intero universo creato sia nel suo aspetto materiale sia nella sua organizzazione sociale.
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Avvenire 1 agosto 2013
Chesterton: viaggio intorno alla mia casa
Sono diversi gli appuntamenti in salsa GKC al Meeting. Oltre alla mostra su casa Chesterton, lunedì 19 e martedì 20 (ore 21.30) al teatro Novelli di Rimini va in scena «Manalive, un uomo vivo - giallo senza delitto», commedia tratta dall’omonimo romanzo scritta da Giampiero Pizzol, regia di Otello Cenci, con Gianluca Reggiani, Andrea Soffiantini, a cura di Made Officina Creativa e Compagnia Bella. Mercoledì 21 agosto alle ore 11.15 (Eni Caffè Letterario) viene presentato il libro «Uomo vivo» (Lindau), presenti Gloria Gaarafulich, managing editor della “Chesterton Review”, Marco Sermarini, presidente della Società Chestertoniana Italiana, e Annalisa Teggi.
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CorSera 31/7/2013
L'IMMAGINE DEL PAPA
Così vicino alla gente , così difficile da conoscere
La vera immagine di Papa Francesco
di Vittorio Messori
Mentre scrivo, ho sul tavolo il penultimo numero di Time . La sua celebre copertina è interamente occupata da un'immagine di Jorge Bergoglio, sul cui profilo campeggia lo «strillo», per dirla in gergo: The people's Pope , il Papa della gente. Una «svolta epocale», naturalmente, «una novità storica», secondo il settimanale americano, cui si riconosce ovunque una inappellabile autorità. Leggendo l'articolo si ha il sospetto che - per guardare solo al recente passato - un Giovanni Paolo II fosse un cupo misantropo, chiuso nel suo palazzo, interdetto alla mitica «gente».
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AsiaNews 26/07/2013 10:58
ISLAM-CRISTIANESIMO
Milioni di musulmani devoti alla Madonna e desiderosi di esorcismo
di Samir Khalil Samir
Fatima, Harissa, Damasco, Samalut, Assiut, Zeitun e tanti altri luoghi dove è apparsa la Vergine sono meta di incessanti pellegrinaggi da Libano, Siria, Egitto, Iran. Si cerca la guarigione fisica, ma anche quella spirituale; la preghiera spontanea e mistica e non quella schematica e formale dell'islam ufficiale. I salafiti iconoclasti distruggono ogni anno luoghi di pellegrinaggio. Ma la devozione a Maria cresce, nutrita anche dai racconti del Corano. Il dialogo spirituale fra cristiani e musulmani è molto più promettente di quello culturale, teologico o politico.
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L’amico di tutti Enzo Bianchi, grande ipnotista e profeta immaginario
di ALFONSO BERARDINELLI
Per il settantesimo compleanno di Enzo Bianchi, priore della comunità monastica di Bose, la Einaudi ha pubblicato “La sapienza del cuore” (760 pp., 28 euro), un volume impressionante di omaggi, di saluti e di lodi francamente iperboliche redatte senza battere ciglio da intellettuali di solito caratterizzati dall’autocontrollo riflessivo, dallo scetticismo, dall’agnosticismo religioso, dall’ateismo dichiarato e dall’impegno militante contro ogni chiesa e ogni fede.
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La Stampa 28-7-2013
Il Papa ai giovani: “La Chiesa conta su di voi andate e seminate speranza”
Tre milioni di persone sulla spiaggia di Copacabana per la messa finale del Pontefice. La prossima Gmg a Cracovia nel 2016
GIACOMO GALEAZZI
INVIATO A RIO DE JANEIRO
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il Foglio 25 luglio 2013 - ore 21:30
Il pop e lo spirito, le due anime di Francesco che convivono (felici) a Rio
Cori gospel, luci stroboscopiche, palchi che sembrano navicelle spaziali per quello che gli organizzatori avevano pensato come “un grande show del futuro”. E’ questo il lato pop della prima Giornata mondiale della gioventù di Francesco, il Papa argentino che dopo una rapida occhiata al programma abbozzato per Joseph Ratzinger ha deciso di intensificare gli appuntamenti pubblici, per stare un po’ di più in mezzo a quel gregge che deve essere sempre il primo riferimento per il pastore, il vescovo (di Roma o della più sperduta e piccola diocesi sulla Terra). C’era curiosità e attesa per vedere il Papa – che lo scorso maggio, durante la veglia per i movimenti ecclesiali redarguiva la piazza che scandiva il suo nome “anziché quello di Gesù” – alle prese con un evento che rischiava di spostarsi più sul lato mondano che su quello spirituale. Niente latino, niente canti gregoriani, paramenti un po’ così, fatti con materiale di recupero. E la spianata di Guaratiba dove si celebreranno la veglia e la messa conclusiva: con quelle strane forme appuntite e i mezzi corni a circondare la grande croce, sembrava tutto tranne che un altare. Su tutto, poi, il fatto che a Bergoglio l’aspetto liturgico interessi marginalmente. Musica sacra, candelieri e arredi vari non sono in cima ai suoi pensieri, lo ammisero qualche mese fa perfino dal Vaticano.
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Il messaggio di Francesco da Aparecida: no allo scoraggiamento e ai cristiani tristi, chi ha fede vive nella gioia
ANDREA TORNIELLI
Aparecida
Piove e tira un vento gelido in una delle settimane più fredde degli inverni brasiliani degli ultimi quarant'anni. Ma ad Aparecida, nel santuario mariano più frequentato del paese, migliaia di pellegrini hanno sfidato le intemperie per abbracciare Francesco che torna qui da Papa sei anni dopo l'assemblea generale dei vescovi latinoamericani il cui documento finale è diventato il «manifesto» del suo pontificato.
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IL SEGRETO DI APARECIDA
di Antonio Socci
Sulla copertina di “Time”, uscita mentre il Santo Padre è in viaggio per il Brasile, c’è una sua foto con questo titolo: “The People’s Pope”. Cioè il Papa della gente o meglio “il Papa del popolo”.
Si può dire in effetti che Francesco incarna, nel suo esempio, nel suo insegnamento, nella sua storia e nella sua figura di pastore quella “vera teologia della liberazione” che per anni Joseph Ratzinger e Giovanni Paolo II hanno annunciato.
Mentre mostravano gli errori della “teologia della liberazione” che si era diffusa negli anni Settanta in Sudamerica, quella di teologi come Gustavo Gutierrez, Camillo Torres, i fratelli Leonardo e Clodoveo Boff, poi Jon Sobrino e altri, che s’illudevano di realizzare il Vangelo abbracciando le analisi marxiste, la lotta di classe e la rivoluzione. Un errore drammatico.
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Tempi.it
Faremo la fine di Bisanzio, caduta perché «la fede non era più il principio motore della vita»?
luglio 18, 2013 Vladimir Solov'ev
I bizantini «non vollero capire che la superiorità del regno cristiano esiste solo nella misura in cui si amministra secondo lo spirito di Cristo». La fine di Costantinopoli secondo Vladimir Solov’ev
Proponiamo uno stralcio di un articolo di Vladimir Solov’ev pubblicato dall’Osservatore Romano. Il testo, scritto dal filosofo russo nel 1896 per la rivista Vestnik Evropy, è contenuto nella versione integrale nell’ultimo numero della rivista La Nuova Europa (3, 2013).