CAP. VI - L'insegnamento laico.
6.1 Cosé linsegnamento laico?
Di tutte le definizioni che possono essere date dellinsegnamento laico, la più appropriata è quella che fa diretto riferimento al suo carattere negativo: insegnamento laico equivale - quanto meno - ad a-religioso, allassenza d'insegnamento religioso.
Di fronte allinsegnamento ed alleducazione religiosa, che cerca non solo d'informare, ma di formare religiosamente gli uomini, facendone dei fedeli cattolici, linsegnamento laico, invece, resta, teoricamente, al margine della religione: quel che gli uomini saranno sul piano religioso non gli importa. Così, insegnamento laico significa educazione non religiosa.
Precursori dellinsegnamento laico, della scuola laica, sono la tesi della neutralità dellinsegnamento e la scuola neutra, assieme allinsegnamento statale. Si voleva un insegnamento neutrale sul piano religioso: ma la neutralità è impossibile. Oggi, nessuno più sostiene la tesi che leducazione o linsegnamento possano essere neutrali, perchè entrambe sono basate su una filosofia, quando non su una religione. Di fatto, la pretesa neutralità presuppone un rifiuto delleducazione e insegnamento religiosi, il che costituisce già una presa di posizione determinata e assai caratteristica.
In fondo, originariamente, tanto la tesi della neutralità quanto quella della laicità, sono contrarie, attivamente contrarie, alla religione cattolica, nonostante vi sia chi in buona fede lo ignori o non creda che sia così (1). Infatti, sia la scuola neutra, sia quella laica, sono caratterizzate dal rifiuto dellinsegnamento o delleducazione religiosa; dal vietare alluomo, nel suo iter formativo, il sentiero per il quale camminare verso Dio senza pericolo, obiettivo finale della religione.
6.2 Argomenti a favore dellinsegnamento laico
In primo luogo, si sostiene che linsegnamento e la scuola laica non creano divisioni, nè tra gli alunni nè tra le famiglie, perchè ricerca un'unione al di sopra di qualsiasi credo religioso che, questo sì, divide e separa gli uomini (2). In questo modo la scuola e la società funzioneranno perfettamente quando tutti i suoi membri nutriranno vicendevolmente stima e rispetto, convivranno e collaboreranno nelle opere sociali, indipendentemente dalle loro convinzioni religiose. Diversamente, sorgeranno divisioni, guerre di religione, inquisizioni, rancori e incomprensioni. Infine, la scuola laica andrebbe a costituire lideale dellumanità, unita nei valori comuni delle civiltà. Si tratta solo di dimenticare, nelleducazione, quel che può dividere, e di concentrarsi su quanto può unire.
In secondo luogo, linsegnamento laico educa nella libertà, è la scuola della libertà, la favorisce e sopprime le costrizioni, non violenta la coscienza del bambino con leducarlo in modo asettico dal punto di vista religioso: e ciò perchè, successivamente, possa scegliere liberamente, con cognizione di causa, la religione che preferisca o non sceglierne alcuna, se questo è il suo desiderio. Con questo si eviterebbe la repressione, le tare ed i traumi dei tantissimi che hanno patito a causa di una formazione religiosa, dogmatica e costrittiva.
In terzo luogo, linsegnamento laico dà maggiore obiettività di quello religioso, potendo guardare tutte le religioni e fedi senza apriorismi dogmatici, mentre aiuta a dare a valore a quanto di buono cè in esse.
In quarto luogo, si favorisce lo scambio fra nazioni, popoli e persone, che così non si guarderanno più con lantagonismo dovuto alla professione di religioni diverse.
In quinto luogo, si afferma che, in ogni caso, linsegnamento statale debba essere laico, perchè allo Stato è indifferente la religione professata dai suoi sudditi, a patto che siano buoni cittadini. Quel che conta è lesistenza di una morale civile, laica, ai margini di qualunque credo o fede religiosa.
In sesto luogo si sostiene, anche nei confronti dellinsegnamento statale, che è ingiusto costringere ad assistere allinsegnamento religioso, cattolico, chi non lo professa o chi, semplicemente, non lo gradisce.
6.3 La realtà di tali argomenti
Verso la prima delle argomentazioni segnalate, che ha laspetto della moderazione, prudenza e giustizia, si deve dire che alto non è che un allegro ma non troppo canto di sirena. E questo perchè, da un lato, lunione è possibile solo su di una base comune, prescindendo totalmente da differenze e divergenze. Con questo, la convivenza sociale poggerebbe sui pilastri meno solidi che possa avere (a loro volta sprofondanti nelle sabbie mobili del relativismo), dato che la parte di valori in comune è la minore, e tanto minore quanto più crescono le differenze di convinzioni: per poterle abbracciare tutte, i valori in comune saranno di volta in volta sempre più limitati.
Daltra parte, quali possono essere tali valori comuni? Dio? Evidentemente no, perchè è rifiutato. Sarà forse il rispetto per la vita? Eutanasia ed aborto ci dicono di no. Almeno, esistono tali valori comuni? Lunico valore, ammesso che possa essere considerato tale, è il totale rispetto delle convinzioni altrui e delle loro espressioni, qualsivoglia siano. Il relativismo, che è mutevole per definizione, sarebbe il pilastro comune, il valore fondamentale. Cosa si può fare col molle ghiaccio del relativismo, quando lo stesso può sparire?
Sulla base degli argomenti addotti nella seconda delle argomentazioni favorevoli allinsegnamento laico, la coscienza del bambino non dovrebbe essere violentata neppure per fargli apprendere la "noiosa" matematica, il latino "inutile" o le diverse scuole filosofiche. Qualunque materia dovrebbe essere rifiutata nellinsegnamento finché il fanciullo, divenuto maggiorenne, scelga liberamente quel che più gli piace. Solo così sarebbe davvero evitata ogni repressione, le tare e i traumi dei tanti che hanno sofferto a causa di una formazione matematica, filosofica... dogmatica e costrittiva.
Di fatto, portando alle logiche conseguenze quest'argomento, ogni insegnamento ed educazione dovrebbe sparire: di tutto quanto richiede un apprendistato (cioè di ogni attività, della vita stessa), i bambini dovrebbero imparare solo quel vogliono, liberamente, e che successivamente, da maggiorenni, sceglieranno.
Linsegnamento religioso, leducazione cattolica, non comporta il disconoscimento delle convinzioni altrui; al contrario, una buona educazione religiosa - mentre riafferma la fede cattolica confrontandola con le altre religioni - non implica che, essendo false, tutti i loro contenuti siano cattivi.
Il quarto argomento è simile al primo perchè, oltre a quanto già detto, ci si deve chiedere se lordine internazionale, oggi, sia un esempio di pace e comprensione. Non deve forse invidiare qualcosa allordine della Cristianità? Il materialismo è frutto del cattolicesimo? Lo è il razzismo? Il genocidio è conseguenza della dottrina cattolica? Si potrebbe, piuttosto, fare un lungo elenco di atti e situazioni di barbarie, frutto dellabbandono della Legge di Dio da parte degli uomini.
Lunione più utile, la vera unione e collaborazione fra uomini e popoli, non deriva da convivenze pacifiche, nè da trattati internazionali che si rompono a capriccio, ma dallunione nella stessa fede: la fede cattolica. La religione cattolica ha evangelizzato, mentre dava la civiltà al mondo. Oggi la barbarie più assoluta tende le sue ali sul mondo, a causa dellabbandono delle fede dei padri: è largomento dei fatti a ritorcersi contro i fautori dellinsegnamento laico.
In quinto luogo - e prescindendo dal fatto che lo Stato non è competente in ambito educativo se non in modo sussidiario (3) -, ci si deve chiedere in cosa consista lessere un buon cittadino: nel rispettare le leggi? Se così fosse, qualora la legislazione fosse un prodotto dello Stato scritto nelloblio di un ordine superiore (che per principio è respinto), si deve concludere che lessere buoni cittadini consiste nellosservare le leggi dello Stato, qualsiasi esse siano. Se le leggi sono il frutto della volontà generale, che non riconosce un solo ordine superiore a tale volontà, lessere buon cittadino consisterebbe nellosservare tali leggi. Se sono il frutto di un uomo, chiunque egli sia, essere buon cittadino vuol dire compiere la sua volontà. In tutti i casi citati, lessere buon cittadino equivale ad essere uno schiavo. E accettare il totalitarismo o la tirannia, che sia di uno, di pochi o della maggioranza. E se tale morale civica, laica, non consiste nellosservanza delle leggi, dove la si può trovare? In cosa consisterà? Ci ritroviamo nella stessa obiezione già rivolta al primo argomento.
Perchè mai un uomo religioso, cattolico, non dovrebbe essere un buon cittadino? Non è egli un buon suddito? Un cittadino cosciente del rispetto che deve alle leggi, ai suoi simili, ai governanti e a Dio, non è forse un buon cittadino? Quale cittadino e suddito sono migliori del cattolico che vive coscientemente e responsabilmente la sua fede?
Infine, e con gli stessi argomenti, si potrebbe trattare dellingiustizia consistente nellimpedire che siano educati religiosamente quanti lo desiderano. Godono forse questi di minori diritti di quelli? Come segnalava Vàzquez de Mella (4), linsegnamento laico presuppone una diseguaglianza di diritti a favore di quanti non vogliono linsegnamento religioso e va a pregiudizio di coloro che desiderano i figli educati conformemente alla religione cattolica.
6.4 Scristianizzazione della società
Infine, latente in tutte quelle argomentazioni ed in innumerevoli altre che potrebbero formularsi, cè il relativismo più assoluto: la negazione dei doveri verso Dio; la negazione dellesistenza di una religione vera; la negazione della Rivelazione; il rifiuto di una società cristiana in quanto società; lateismo diffuso.
E proprio quello il suo esito: lateismo. Una società atea - passante o meno per uno stadio sincretista - o panteista. In ogni modo da rifiutarsi (5).
Per i cattolici, dunque, linsegnamento laico è inammissibile: è una questione sulla quale la condizione di cattolici non consente dubbi, nonostante vi sia chi sotto il nome o lapparenza di cattolico - compresi importanti uomini di Chiesa, laici o chierici, o persino vescovi -, dica il contrario. E per questo che il Papa lo ha ricordato e sottolineato senza posa, ogni qualvolta questa situazione si è presentata (6).
6.5 Insegnamento laico versus libertà d'insegnamento
Si deve notare che la tesi dellinsegnamento laico viene formulata non già come tipo d'insegnamento per chi lo desidera (in modo che non tocchi quanti la riprovano e desiderano un insegnamento religioso), bensì come un modello dinsegnamento, non migliorabile, che essendo tale deve essere imposto obbligatoriamente. E per questo che linsegnamento laico sopprime la libertà dinsegnamento in qualsiasi dei suoi presupposti.
Così, se la tesi dellinsegnamento laico è formulata con caratteri dobbligatorietà, vale a dire si sostiene che ogni insegnamento debba essere laico, è ovvio che la libertà per linsegnamento scompare. Cosa faranno i genitori che desiderano i figli educati nella religione cattolica? Gli alunni che vogliono crescere nel seno della Chiesa? A questi è negata la libertà di imparare la religione nelle scuole; non liberi neppure di creare istituti dinsegnamento in cui questo non sia laico.
Se la tesi dellinsegnamento laico viene formulata con carattere dobbligatorietà relativamente allinsegnamento statale, è egualmente evidente la scomparsa della libertà per linsegnamento. E chiaro che, se a fianco dellinsegnamento statale coesiste pienamente quello privato, questo potrà essere religioso; così, sembra, allinizio, che non essendo linsegnamento laico statale unico, non attenti alla libertà. Ma la faccenda non è così semplice. Così, se linsegnamento statale esiste per favorire le famiglie, di solito le meno capaci economicamente, ne consegue che si fa più torto ad esse che a quelle non cattoliche. Ciò accade perchè le famiglie cattoliche saranno costrette a mandare i propri figli nei collegi privati, affinchè ricevano uneducazione religiosa, cattolica, dal che deriva che: (a) vengono ad esse chiuse le porte dei collegi di Stato, mentre sono completamente aperte per quanti desiderano la scuola laica; (b) le famiglie cattoliche dovranno pagare due volte per linsegnamento ai figli: con le imposte, per linsegnamento statale, aggiuntivamente, per quello privato; (c) si verifica la tremenda ingiustizia per cui quanti vogliono linsegnamento laico e mancano di mezzi economici sufficienti, saranno privilegiati rispetto a coloro che - nella stessa condizione economica - sono cattolici, godendo di un privilegio totalmente ingiusto.
Secondo la concezione cristiana della libertà, che essendo lunica vera è la sola che abbia valore per i cattolici, linsegnamento laico, qualsiasi sia la sua forma o manifestazione, è contrario alla libertà. E questo perchè Gesù Cristo ha detto: "Conoscerete la Verità, e la Verità vi farà liberi" (Gv 8,32). Un cattolico deve partire da questa base; ma se si nega la conoscenza della Verità, come nella scuola laica, come sarà possibile la libertà? Linsegnamento laico sopprime, a priori, tutto quel che è relativo a Dio; come cattolici dobbiamo invece rendere la nostra vita dipendente in tutto da Dio, perchè per questo siamo stati creati, per servirlo in questa terra e goderlo in Cielo, essendo Lui "la Via, la Verità e la Vita".
In realtà, la tesi della libertà dinsegnamento è una tesi cattolica, non liberale; i liberali (ed i loro antesignani, gli uomini dellilluminismo), durante il secolo scorso e quello attuale, non hanno mai difeso la libertà dinsegnamento, bensì la libertà di cattedra, la libertà della scienza. E fecero ciò non in relazione alla libertà di tutti, ma solo per quanti la pensavano come loro, escludendo quanti pensavano in modo diverso, come i cattolici.
Così, il radical-socialista Alvaro de Albornoz, nellottobre 1931, alle Cortes esclamava: "Linsegnamento è una funzione ineludibile e indeclinabile dello Stato... La libertà dinsegnamento non è, nè è stata, storicamente, un principio liberale. Condorcet, il grande pedagogo della rivoluzione, proclama il diritto di ciascuno ad insegnare le sue dottrine, ma il diritto di insegnare verità, non dinsegnare dogmi; e Mirabeau, il grande politico della rivoluzione, preconizza un sistema distruzione pubblica volto a formare una coscienza nazionale e proibisce linsegnamento a tutte quelle corporazioni portatrici di interessi particolari. La bandiera della libertà dinsegnamento, è bene dirlo qui e in queste contingenze, signori Deputati, altro non è che una bandiera clericale... La scuola laica, vecchi liberali spagnoli, che non è la scuola empia, nè atea, nè senza Dio, ma è quella che chiedono i grandi pedagogisti, i Gerba, i Pestalozzi e i Froebel, che altro non è che la scuola libera e redenta dallinflusso teocratico che tende a conquistare lanima del bambino nei suoi primi anni, ad influenzare prima dogni cosa e soprattutto lanima del bambino, depositandovi i germi più fecondi per lo sviluppo futuro della vita nazionale" (7).
Come si evince da questa citazione, non cè libertà per chi non la pensi come loro; la scuola laica non ne permette un'altra, che non la sia; non è nemica di Dio, nè empia, nè atea, ma impedisce la formazione nel rispetto di Dio, nella pietà e nella fede. Si combattono i dogmi nel nome della libertà, ma - paradosso! - s'impone linsegnamento laico dogmaticamente. A ragione la voce del popolo diceva, a proposito dei liberali del XIX secolo: "proclamo il libero pensiero ad alta voce, e muoia chi non la pensa come me". E un detto che si può applicare anche a quanti si vantano d'essere liberali nel nostro secolo, e cercano dimporre linsegnamento laico.
6.6 Tolleranza verso i non cattolici
E chiaro che, sino a questo punto della trattazione, si sta facendo riferimento agli obblighi di una società cristiana nei confronti dellinsegnamento. In una società cristiana, cosa accade verso i non cattolici? Devono costoro ricevere obbligatoriamente uneducazione religiosa, un insegnamento cattolico?
E utile ricordare che la tolleranza dellerrore (tollerare significa sopportare, e la verità non si sopporta; si sopportano solo lerrore e il male) non è un bene di per sè, ma un male minore che, come tale, deve essere considerato: ed errori sono tanto linsegnamento laico quanto le religioni non cattoliche. E per questo che si parla di tollerare, non potendosi mai ledere i diritti dei cattolici in campo religioso per dare benefici a qualunque altra religione.
Per lo stesso principio, tuttavia, consegue che non si devono obbligare gli acattolici ad assistere a manifestazioni religiose, a venire educati nella religione cattolica (il che non vuol dire che sono esclusi dallinsegnamento, dato che educazione e insegnamento non sono termini equivalenti 8 ) ed anche che, a seconda delle circostanze di tempo e di luogo, si può permettere lesistenza di collegi in cui non viene impartita la religione cattolica a quanti non sono cattolici.
Facendo questo, non si violenta la coscienza dei non cattolici, che non sono educati nella religione cattolica, e neppure si favorisce la formazione di una società in cui impera il relativismo e lateismo, come invece accade con la "soluzione" proposta con linsegnamento laico.
In realtà, linsegnamento laico pretende dessere, attraverso la cultura, il nuovo ideale dellumanità. Di unumanità senza Dio, che rifiuta a priori. E la cultura dovrebbe essere questo nuovo ideale.
Marie Claire Gousseau (9), con citazioni degli apostoli della nuova cultura, segnala precisamente quel carattere distruttivo che oggi si vuole dare alla cultura: una cultura nuova, effimera e falsa, anche quando la si riveste di unapparenza meravigliosa (ma che si contrappone alla vera cultura, alla quale vuole sostituirsi sino a provocarne la scomparsa), così come, nonostante il magnifico aspetto, era falso ed effimero lusignolo meccanico del racconto di Andersen che sostituì, a causa della cecità degli uomini (come oggi avviene con la cultura), il vero usignolo.
Così, lideale dellumanità consisterebbe in un insegnamento laico, che congiuntamente ad una morale laica, impartirebbe la cultura; esso non si limiterebbe a prescindere da Dio sul piano sociale, in quello dellinsegnamento e delleducazione e lasciando la religione confinata al terreno individuale della coscienza delluomo, bensì, piuttosto, sarebbe destinato a prendere il posto di Dio e della religione.
Come avverte Marie Claire Gousseau "anche se non si considera una nuova religione, la cultura, senza dubbio, tende a svolgere il ruolo religioso verso gli uomini privi di religione... Quelluomo senza religione, lo ammette lo stesso André Malraux, è un uomo solo, che cerca di sfuggire alla sua solitudine. La cultura gli offre un cadre-force, analogo a quello costituito dalla Comunione dei Santi per i credenti, che gli permetterà così di suscitare nuovi legami umani" (10).
E un nuovo ideale dumanità, ovviamente di una nuova umanità, in cui la religione, specialmente quella cattolica, non trova posto, perchè è considerata come vestigia culturale di epoche remote, ignoranti e superstiziose, che il moderno progresso non può tenere in considerazione; un ideale di nuova umanità che oggi si vuol far tornare a risorgere con argomenti analoghi a quelli usati nel secolo scorso (11). E un ideale che non potrà ottenere altro che affondare lumanità nellabisso della propria distruzione, privandolo della religione, del legame con Dio, che è lunico che può davvero dar vita ad unumanità nuova, nella quale la natura umana viene elevata dal dono soprannaturale della Grazia divina, cosicchè ogni uomo può giungere a Dio per i meriti di Nostro Signore Gesù Cristo. E questa lunica verità che abbia davvero importanza, ma che quel nuovo ideale dumanità disfà completamente col sostituire la cultura alla religione: una cultura che, per ciò stesso, risulta falsa ed effimera, nonostante i luccichii dorati con cui si riveste.
NOTE