La Mediazione di Cristo. Obbedienza Filiale al Papa e alla Santa Chiesa
Oggi, 30 Aprile, è la festa di S. Caterina da Siena ed è una festa anzitutto dell’ordine domenicano. Quando ci si gloria nel Signore, allora è una realtà santa e si dice giustamente che nei suoi Santi il Signore incorona sì i loro meriti, ma che i loro meriti attingono ai doni della Sua santa grazia.
Cari fratelli, se questo nostro orgoglio è motivato soprannaturalmente dalla gioia che una nostra consorella sia stata insignita di tante grazie, penso che sia davvero un orgoglio santo e che sia occasione di una grande letizia. Non solo di una letizia sterile, per così dire esterna, che non tocca nessun cuore, ma di una letizia che ci sprona ad imitare, per quanto ci è possibile, l’esempio dei Santi. Ecco perché il Signore suscita nella sua Santa Chiesa questi modelli di vita! Non solo per dare esempio, ma principalmente per dare gloria e onore a Se e questo è il fine ultimo di tutta la creazione, dare gloria e onore a Dio. Non c’è cosa più bella, che lodi più profondamente e perfettamente il Signore, di un’anima Santa.
Però come l’amore di Dio si estende anche al prossimo, così pure il Signore lascia come esempio al suo popolo la lode e gloria data a Sé, suscitando in mezzo ad esso delle anime sante. E così fa anche carità, misericordia a noi che abbiamo tanto bisogno di essere sostenuti per essere buoni e santi nel cammino della nostra vita così travagliata, così difficile e così spesso avvolta nelle tenebre, soprattutto in questi tristi tempi.
Cari fratelli, voi conoscete pressappoco i dati della vita di Santa Caterina: è nata nell’anno 1347, morì a 33 anni, giovane, giovanissima. Si fece Santa, consorella nostra nel terzo ordine domenicano, gloria della famiglia domenicana, gloria di tutta la Chiesa, gloria della nostra patria, (anche se per me è patria di adozione). Gloria dell’Italia, perché assieme a S. Francesco di Assisi, S. Caterina da Siena è proprio patrona d’Italia. E’ patrona in particolare della capitale non solo dell’Italia, ma capitale del mondo intero, cioè della città di Roma, della città del Papa. Ecco tante occasioni di gioia per celebrare questa festa di S. Caterina!
Miei cari, leggendo una vita della Santa fatta da un nostro confratello, mi sono ispirato a questa tripartizione, che divide la vita di S. Caterina in tre parti, tre amori: l’amore per Gesù Cristo, l’amore per la Chiesa, l’amore per le anime. Vedete quale è il rapporto di questo triplice aspetto di un unico amore, di un amore così profondamente domenicano! Qui davanti alla tomba di S. Domenico è giusto sottolineare che S. Caterina era sempre la sua figlia perfettamente fedele e realizzò perfettamente la spiritualità di quella carità, che apostolicamente ci spinge a predicare la parola del Signore, poiché veritas liberabit nos, la verità, solo la cattolica verità potrà liberare le nostre anime dall’inferno.
L’ordine domenicano davvero ha una spiritualità sempre attuale, perché il suo scopo è salvare le anime tramite la predicazione dottrinale, salus animarum per doctrina et praedicatione. Ahimè, cari fratelli, gli sconquassi e i terremoti spirituali di questi ultimi tempi non hanno risparmiato nemmeno il glorioso ordine di S. Domenico! Miei cari, aiutiamoci a vicenda, noi frati, voi fedeli, che tanto bene ci vogliamo a vicenda, nell’autentica Chiesa di Cristo, aiutiamoci con la nostra preghiera, con i nostri sacrifici, con la nostra attiva fede, aiutiamoci ad essere fedeli, cari fratelli, sempre fedeli. In modo particolare con quella certezza di Santa Caterina che solo nella Santa Chiesa vi è la vera fede.
Dice S. Caterina riguardo al Papa Bonifacio VIII : "obedire ad nutum summi pontificis est de necessitate salutis", è necessario per la salvezza di ogni razionale creatura, pensate, obbedire ad nutum, ad ogni cenno del sommo Pontefice è condizione necessaria per la salvezza!
Anche se Bonifacio VIII non distingue molto per la verità fra potere spirituale e temporale, (S. Tommaso avrebbe qualche obiezione da fare), tuttavia S. Caterina giustamente sottolinea questo fatto dell’importanza della fede concretamente, disciplinatamente vissuta nella Chiesa in ubbidienza al Papa. Non solo, cari fratelli, occorre far parte di quel corpo mistico di Cristo, arca dell’alleanza, arca di Noè nella tempesta dei tempi ("extra Ecclesiam nulla salus"), ma persino, cari fratelli, bisogna, appartenendo alla Chiesa, ubbidire al Sommo Pontefice che è il vicario di Cristo, "il dolce Cristo in terra", come dice S. Caterina da Siena.
La fede di Santa Caterina nella Chiesa è una fede concreta, non una fede campata per aria: "io sì, credo nella Chiesa perché credo nell’anima della Chiesa che è lo Spirito Santo". Sì, certo è qualcosa, però non basta, bisogna credere sì nella Chiesa animata dallo Spirito Santo, alla Chiesa Santa, ma bisogna credere anche nella Chiesa, oso dire, peccatrice, perchè (non lo dico io l’ha detto S. Pier Damiani), la Chiesa è santa ed è peccatrice finché vive quaggiù sulla terra.
Bisogna amare quel prodigio dello Spirito Santo Amore che è la santificazione dei peccatori. D’altra parte Gesù ci ha detto questo: "Io non sono venuto per i sani, perché i sani non hanno bisogno del medico, sono venuto per i malati". Ci si turba per le piaghe nella Chiesa, anche S. Caterina sarebbe straziata, al giorno di oggi avrebbe pianto delle notti intere davanti al Crocifisso. Però nel contempo non bisogna mai scandalizzarsi di nulla nella Chiesa, perché lo Spirito Santo, che ci è stato dato in dono, è una fonte di acqua che zampilla per la vita eterna e alla vita eterna ci condurrà, purché noi sappiamo lasciarci condurre.
Questo è un aspetto così bello della vita mistica: non tanto fare per iniziativa nostra, quanto piuttosto essere docili all’impulso dello Spirito Santo. Dice infatti S. Tommaso: "i doni delle Spirito Santo, a differenza delle virtù, che sono disposizioni ad agire anche soprannaturalmente, quando si tratta di virtù infuse, sono delle disposizioni non ad agire, ma a lasciarci agire" ahimè in italiano non ha alcun senso, si dice meglio: lasciarci guidare dallo Spirito Santo che è in noi.
Pensiamo un pochino, cari fratelli, ad alcune tappe di questa vita e questa santità di Santa Caterina da Siena. In primo luogo l’amore per Gesù Cristo: mi pare molto importante questo aspetto della sua vita: non ci si fa santi se non si percorre quel ponte (mi piace tanto quella bella espressione cateriniana), il ponte che è l’umanità di Gesù. S. Caterina conclude tutte le sue lettere con questa esclamazione: "Gesù dolce, Gesù amore!" E’ così bello questo amore suo per Gesù, Redentore dell’umanità, Gesù mediatore tra gli uomini e il Padre suo che è nei Cieli, Gesù, la riconciliazione nostra, Gesù, la nostra pace! Non si può avere pace se non tramite Gesù. La pace c’è in Dio, ma non si può avere Dio, se non tramite il Figlio suo Gesù Cristo. Chi dice di amare il Padre e non ama il Figlio, dice una bugia, perché il Figlio è stato mandato dal Padre. Lo sapete bene dal vangelo di San Giovanni!
Quanta sofferenza nel Nostro Signore vedersi ripudiato dal popolo dell’antica alleanza, dal popolo che pure era depositario delle promesse, dal popolo che diceva di credere nel Padre, ma non credeva nel Figlio! Santa Caterina sottolinea questa necessità della mediazione cristica, mediazione della natura umana di Cristo.
La splendida visione di Cristo che la fanciulla ebbe a sei anni, (pensate una ragazzina ancora piccolina), lasciò in lei una profonda impressione. Ebbe la visione di Cristo pastore delle anime, di Cristo che era Re degli apostoli, Cristo attorniato da S. Pietro, S. Paolo, S. Giovanni. In quel momento lei ha capito che Gesù voleva da lei una missione apostolica, cioè una battaglia spirituale per la salvezza delle anime. Caritas urget nos! Cari fratelli, S. Caterina ha capito perfettamente questa volontà del Signore Gesù.
E’ entrata nel terzo ordine regolare all’età di 17 anni, ancora molto giovane, come ci dice la lettura della seconda lettera ai Corinzi, undecimo capitolo di S. Paolo: "despondi vos uni viro virginem castam eximere Christo", tutte le nostre anime devono essere anime verginali, vergini pure, delle vergini caste, presentate dall’apostolo. S. Paolo. Vedete quanto l’apostolo voleva bene ai suoi cari cristiani! Li esortava: "vorrei presentarvi a Cristo come una vergine che deve essergli data in sposa, una vergine casta" . S. Caterina ha capito che quel suo amore per Gesù, non poteva essere condiviso con nessuno e si consacrò a Dio nella sua intatta verginità. Come è bello questo anelito all’amore completo, totale! Amare Dio, amare il suo Cristo con un cuore del tutto indiviso.
E’ stata ricompensata tanto da Gesù. Si dice persino che a volte la sua cella, ( all’inizio di questa sua vita monastica si è chiusa quasi come in un eremo nella sua stanza nella casa dei genitori) la sua stanza era illuminata da una luce soprannaturale e che il Salvatore la visitava e che, cosa bellissima, pregavano insieme l’ufficio divino. Pensate, S. Caterina diceva una parte del salmo e Gesù ne diceva l’altra e così via. E’ un privilegio concesso a pochi, miei cari fratelli, pregare in casa assieme a Gesù visibile!
Un altro aspetto della pietà cristica di Santa Caterina è la sua fame Eucarestica. S. Caterina diceva che sentiva un male fisico quando non poteva comunicarsi. Si comunicava, possibilmente, ogni giorno (allora era una prassi molto inconsueta), a tal punto aveva bisogno di Gesù nell’Eucarestia! Non solo aveva fame dall’Eucarestia, aveva anche la sazietà dall’Eucarestia, nel senso che diceva: "se io posso comunicarmi, ogni altro cibo per me è nulla". Infatti si dice che per tutta una quaresima è rimasta senza mangiare, si è solo comunicata. La preghiera finale del postcomunio allude proprio a questo fatto del suo sostentamento, anche fisico, miracoloso, che la Santa trovava nella divina Eucarestia.
Un ultimo aspetto di questo suo amore per Gesù è la sua stigmatizzazione. S.Caterina ebbe questa stupenda visione del Salvatore, con dei raggi che si sprigionavano dal costato, dalle mani e dai piedi di Gesù Crocifisso e raggiungevano proprio quegli stessi luoghi del suo corpo, ma S. Caterina ha chiesto a Gesù che queste piaghe rimanessero più interiori, che esteriormente visibili. Soffriva assieme a Gesù i misteri della sua passione.
Più di questi episodi particolari, che però nell’insieme fanno un quadro davvero stupendo di una spiritualità veramente cristocentrica, quello che ci interessa maggiormente è la necessità della mediazione di Cristo a ogni grado di ogni vita spirituale e mistica. E’ un malinteso quello che spesso succede ai nostri tempi, in questo clima di sincretismo religioso. Si dice: ci sono mistici in occidente, ci sono mistici in oriente, si parla dei vari santoni di ogni estrazione, santoni che sono un po’ sospetti, per dire la verità, miei cari, perché non c’è altra via che quella di Gesù.
Qualche tempo fa lessi un libro di un autore relativamente moderno, degli anni trenta, il famoso Aldous Huxley, che scrisse anche una vita di quella così detta "eminenza grigia" padre Giuseppe cappuccino, segretario del famoso cardinale Richelieu, che era da un lato un abile, abilissimo e persino squisitissimo politico e nel contempo era anche un grande mistico. Questo autore, che però non crede, per sfortuna sua, questo Huxley descrive appunto la vita mistica di questo padre Joseph e tra le altre cose dice che in fondo il cristianesimo devia, secondo lui, dalla strada della vera mistica teocentrica, perché il mistico dovrebbe inabissarsi solo in Dio increato Secondo questo autore, le creature per il mistico dovrebbero scomparire, perciò coloro che seguono queste teorie dicono che il cristiano è fuori strada se usa i Sacramenti, usa l’intercessione dei Santi, usa l’intercessione della Madonna, usa la mediazione del Corpo di Cristo, usa la mediazione anche del corpo mistico di Cristo che è la Chiesa. In tale modo si allontanerebbe dalla mistica veramente teocentrica.
Ohimè, miei cari, non c’è mistica teocentrica che non sia anche cristocentrica. In fondo l’opposizione tra cristocentrismo e teocentrismo è una delle solite opposizioni inventate dagli uomini moderni per confondere le idee. Non c’è opposizione fra mistica teocentrica e mistica cristocentrica. Perché dico questo? I mistici cristiani (voi senz’altro conoscerete S. Teresa di Avila, S.Giovanni della Croce), hanno capito una cosa importantissima: non si può contemplare Dio se non alla luce di Dio, "nella tua luce, o Signore, vedremo la luce", non c’è altra via. Quando uno prova a diventare mistico per suo sforzo proprio, cade giù malamente! La prima condizione per la vita spirituale, non dico mistica, semplicemente spirituale, per muovere i primi passi è l’umiltà. Non voglio essere severo nelle mie condanne, bisogna stare sempre nella verità: ci sono state certamente delle anime mistiche anche nel paganesimo. Io penso per esempio a Plotino, Plotino aveva secondo me degli stati unitivi con quel "Unum" trascendente come lo chiamava lui, il famoso en, che è al di sopra di tutte le cose.
Tuttavia quello che poteva pensare un pagano, cioè scambiare l’iniziativa sua per grazia di Dio, non se lo può permettere un uomo che vive nell’economia di Gesù Cristo nostro Signore, perché quell’uomo, istruito dal Santo Vangelo sa che Dio si fece uomo, che Dio, che è la pienezza dell’essere, assunse il nostro non essere. Se voi pensate in chiave tomistica che l’essere è la base dell’intelligibilità, della conoscibilità, vedete come l’umanità di Gesù costituisce quella mistica inintelligibilità, quella mistica tenebra, che però è condizione dell’umiltà, la quale sola conduce alla carità, ai doni dello Spirito Santo e infine alla beatifica visione del Paradiso.
Vorrei sottolineare quello che dice Santa Caterina con la sua vita e Santa Teresa anche con la sua dottrina. Santa Teresa dice: "Qualunque sia lo stato mistico di un’anima, il criterio di autenticità della sua vita mistica è che riconosca il bisogno della mediazione di Cristo". Non dobbiamo scambiare la creatura col Creatore, ma riconoscere che le vie per raggiungere Dio increato, non sono vie nostre, di noi creature, ma vie di Dio increato, che si serve della creatura che è l’Umanità di Cristo per portarci a sé, ecco, cari fratelli e non c’è altra via. Ego sum via, veritas et vita!
I modernisti potranno agitarsi finché vogliono, potranno dire che tutti si salvano, che non c’è bisogno della Chiesa, che non c’è bisogno di Cristo, che ci sono santoni qua e là, la verità è questa: la santità, la vita di grazia raggiunge l’anima solo tramite quella via che è il Cristo. S. Caterina l’ha capito, S. Caterina l’ha vissuto.
Cari fratelli, vi cito solo brevemente gli altri due amori di Santa Caterina: amore per la Chiesa, amore per le anime. Vi dico solo questo rispetto alla Chiesa, amore del corpo mistico di Gesù: se uno ama Gesù e non ama la sua Chiesa, è ancora bugiardo, così come amare il Padre senza il Figlio, voler amare il Figlio di Dio nella sua umanità storica, senza amarne l’umanità mistica. Diceva giustamente S. Cipriano queste belle e sante parole, che mi sono rimaste sempre impresse (ripetetele spesso alla gente sfiduciata, che non crede nella Chiesa) "Chi ha Dio per padre, deve avere la Chiesa per madre". Santa Caterina amava il corpo mistico di Gesù, lacerato anche allora, benché con lacerazioni diverse da quelle contemporanee. Quanto avrebbe sofferto Santa Caterina anche ora! Scriveva a un suo confessore, che forse era lo stesso beato Raimondo di Capua, suo direttore spirituale: "Padre, sapesse lei, io proprio anche fisicamente deperisco per quella sofferenza che mi causa la lacerazione della Chiesa". Infatti i Papi erano ad Avignone, schiavi del re di Francia (bisogna dirsele chiare le cose come sono) e Santa Caterina che cosa fa? Prega, si sacrifica e poi scrive anche ai potenti. Vedete c’è una sublime, quasi fanciullesca umiltà in questo, scrive anche ai re, ai sovrani, ai principi, allo stesso Santo Padre!
Si può dire che il Santo Padre anche al giorno di oggi ha tanti nemici, molti, moltissimi, poi ha parecchi adulatori, ma di veri amici ne ha ben pochi, diciamocelo pure. Quindi ci sono i nemici aperti: appena il Papa ha detto qualcosa, è subito criticato. Poi ci sono tanti che lo adulano, tutto quello che fa il Papa va bene. Il Papa non ha bisogno di adulatori! Ha bisogno di veri amici, come Santa Caterina. Che cosa diceva Santa Caterina al Papa? Gli scrive: "Dolce Babbo"come una figlia piena di tenerezza "Dolce babbo, dolce Gesù in questa terra, siate forte, Santo Padre, siate forte!". Implicitamente che cosa gli rimproverava? La debolezza ed aveva il coraggio di scriverglielo. Mentre gli altri lo adulavano: "Santo Padre, fa bene, con il re di Francia bisogna andare d’accordo" No! "Santo Padre siate forte e tornate a Roma, perché Roma è la sede di Pietro!". Ecco, cari fratelli, come bisogna essere amici: con amore, ma senza adulazioni, dire le cose come stanno, con umiltà, con dolcezza. Santa Caterina non ha detto: "Il Santo Padre è inutile" no, gli ha detto : "Santo Padre, siate forte, siate santo, non pensate a cose di questa terra, alle mene diplomatiche, pensate alla salvezza delle anime, che è il vostro compito di Pastore delle anime medesime!". E’ così che bisogna amare il Papa e la Chiesa.
Ultima meditazione, la visione dell’anima che Santa Caterina ha avuto dal Signore. Ella vide un giorno la bellezza dell’anima in stato di grazia. Questo la fece talmente innamorare delle anime, che capì la preziosità del Sangue di Gesù, che ci lava da ogni peccato. Come è bella questa sua concezione della confessione, del sacramento della penitenza! Dice: "Nel momento stesso in cui un’anima è assolta, è come se fosse aspersa dal Sangue di Gesù e non c’è peccato che possa resistere a questa potenza infinita di salvezza e di intercessione di quel Sangue che grida al cielo più potentemente ancora del sangue dell’innocente Abele!"
Santa Caterina ha sempre questa visione mistica del Sangue di Gesù e del fuoco dello Spirito Santo. Ora non abbiamo tempo per parlarne a lungo, ma sappiate che grande era la sua sofferenza per le anime che si incamminavano verso la perdizione. Quando i confessori assistevano delle anime impenitenti in punto di morte, si rivolgevano a Lei e dicevano: "prega, prega che quell’anima si salvi!" e S. Caterina cadeva giù davanti al Crocifisso, faceva delle orrende penitenze, si prostrava, pregava e otteneva generalmente la salvezza di quelle anime.
Cari fratelli, che S. Caterina ci insegni ad amare veramente Gesù’, la Chiesa e le anime! Veramente, non con la concupiscenza di questo mondo. I falsi riformatori sono sempre i mondanizzatori della Chiesa. Il lupo vestito da agnello si riconosce subito: quando pretende di riformare la Chiesa come Lutero, staccandola dall’obbedienza al Pontefice e affidandola alle prepotenze dei principi secolari, questo è un falso riformatore. Le stesse cose del tempo di Lutero si riproducono oggi tali e quali. Vogliamo aprirci al mondo, non rimanere fedeli come in quelle epoche in cui certe cose soprannaturali andavano ancora bene, adesso siamo razionalisti. Il vero riformatore non si stacca dal Papa, si attacca ancora molto più fortemente che mai al Papa e poi magari con tanta sofferenza, tanta umiltà, tanta dolcezza, ma anche tanta fermezza e costanza implora: "Babbo, dolce Babbo, dolce Cristo in terra, siate forte! Santificate voi stessi e la Santa Chiesa assieme a Voi!"
Le anime! Capite cari fratelli e sorelle, chiediamo questo a Santa Caterina, che ci dia veramente un autentico amore di Gesù, un autentico, verace, tradizionale, amore per la santa Chiesa e amore per le anime, che solo nella Chiesa possono trovare pace e salvezza e così sia.