Era veramente doveroso dedicare questo giorno, dato che la sacra liturgia ne dà la libertà, al Cuore Immacolato di Maria, Cuore immacolato della Vergine, Vergine che ha concepito nella fede perfetta e piena e soprannaturale ed obiettiva e sicura il Figlio del Dio vivente nel suo Cuore Immacolato prima ancora che lo concepisse nel suo grembo verginale.
Quel mistero, cari fratelli, del Cuore Immacolato di Maria, il mistero cioè di una fede integra, come di una verginità integra ed illibata. Vedete, cari fratelli, proprio in questi difficili frangenti, in queste difficili evenienze che succedono nella S. Chiesa di Dio, ebbene è cosa assolutamente necessaria richiamare alla nostra mente Colei che è la nostra speranza, Colei che è l’arca della nuova alleanza, Maria, il segno della nostra salvezza, Maria la portatrice di Cristo, Maria che ci conduce a Cristo, Maria cari fratelli che deve essere il nostro esempio, il nostro esempio sia per quanto riguarda la verginità della nostra fede, sia per quanto riguarda la pienezza della nostra carità, esempio di carità, cari fratelli.
Entrambe queste disposizioni che così perfettamente si verificavano in quel Cuore immacolato che Iddio ha scelto come tabernacolo per il suo Figlio, verginità e carità, cari fratelli, devono essere anche le disposizioni del nostro cuore per vivere pienamente e perfettamente il mistero della Chiesa, di quella Chiesa che così lucidamente, così splendidamente ci è posta dinanzi, la Chiesa Santa di Dio nella futura splendida parusia, la Madre del Signore.
Ecco cari come è bello leggere le letture, la prima lettura tratta dall’Ecclesiastico, il XXIV capitolo, dove appunto l’autore sacro ispirato dallo Spirito Santo di Dio profeticamente riferendosi a Maria e nel contempo alla Chiesa perché appunto Maria è il tipus Ecclesiae, come dice anche il Concilio, ebbene, cari fratelli dice appunto questo autore sacro ispirato da Dio parlando quasi per bocca di Maria: "ego quasi vitis fructificavi fructus odoris et suavitatis". "Come una vite ho portato il frutto".
Quante volte, cari fratelli, il Signore, sia nella Scrittura dell’antica alleanza, sia nel S. Vangelo, proprio descrive la realtà del suo popolo, del popolo di sua conquista, del regale sacerdozio del popolo santo che è la Chiesa, sia quella dell’antica alleanza, sia quella secondo lo Spirito, l’Israele nuovo secondo lo Spirito Santo, che è la Chiesa della nuova ed eterna alleanza. Vedete, il mistero della Chiesa è sempre dal Signore presentato alle nostre menti, alla nostra fede proprio in questa immagine della Chiesa orante.
È cosa molto bella vedere come anche in Maria valgono perfettamente queste parole della mistica vigna, Maria è la mistica vigna. Non a caso dice appunto quello stupendo inno della Chiesa di oriente che si chiama Akathistos: Tu sei colei, tu sei quel terreno ubertoso che coltivi il divino cultore. Vedete, cari fratelli, Maria è proprio quel terreno fecondo, verginale e fecondo nel contempo che germoglia come mistica vigna, germoglia la mistica vite.
Chi è quella vite, miei cari fratelli? Ce lo dice S. Giovanni nel suo Vangelo: "Io sono la vite, voi i tralci". Chi è dunque che nasce da quella mistica vigna se non il Cristo? Il Cristo sia Gesù, vero Dio e vero uomo, sia poi anche il mistero di Gesù che si prolunga attraverso i secoli fino alla fine del mondo, cioè i tralci che si attaccano a quella vite, i tralci che da quella vite, dalla radice di quella vite ricevono linfa vitale, cioè la grazia di Dio, la vita partecipata nella Trinità Santissima.
Ecco, cari fratelli, come Maria giustamente tramite questa immagine della vigna e della vite appare a noi come proprio come imago Ecclesiae, l’immagine della Chiesa. La Chiesa è una vigna, così anche Maria è una vigna, da Maria germoglia il Cristo, dalla Chiesa germoglia il Cristo nelle anime, madre è Maria, madre è la Chiesa, Vergine è Maria, vergine è la Chiesa, nello Spirito cari fratelli vergine è la Chiesa. Maria era vergine nell’anima e nel corpo, la Chiesa è vergine nell’anima, non sempre nel corpo, nella sua vita travagliata su questa terra, voi lo sapete, cari fratelli, non voglio scandalizzarvi con certe critiche, eppure anche dei Santi mariani ebbero delle parole belle, correttamente intese, sulla Chiesa paragonandola ad una persona virtuosissima, buona, innocente, però innocente dopo aver fatto penitenza.
Non approfondisco di più questo concetto, cari fratelli, in una maniera più attenuata S. Agostino dice che la Chiesa durante la sua vita in questa terra è un corpo misto, cioè nella sua anima, questo è il mistero così difficile, ma anche così soave e bello, bisogna che chiediamo allo Spirito Santo di Dio la grazia di illuminare le nostre menti per dare più tempo al mistero della Chiesa.
Vedete, i pagani non lo capiscono, voi ben sapete quanto il paganesimo sta dilagando in questi tristi tempi, anche dentro alla Chiesa. Sapete, ci sono i pagani i quali non capiscono questo, quando dicono: "Io credo in Dio, in nostro Signore Gesù Cristo e nei preti, nelle suore proprio non ci credo". Ora la persona del sacerdote non è certo un dogma di fede, si capisce bene, e tanto meno le virtù di persone anche consacrate. Vedete come bisogna distinguere fra la Chiesa nella santità della sua anima, perché l’anima mistica della Chiesa, invisibile, ma così forte cari fratelli, così onnipotentemente e soavemente forte l’anima della Chiesa è lo stesso Spirito Santo increato di Dio, vedete cari fratelli, allora, chi più santo dello Spirito Santo del Signore che è amore, che è purezza, che è sapienza, che è Dio stesso? Perciò nella sua anima la Chiesa è tutta santa, proprio come una sposa immacolata, senza ruga e senza macchia.
Ecco perché giustamente Maria con il suo Cuore immacolato, pieno di fede e di carità, perché Maria rappresenta così egregiamente la Chiesa. Ahimè, cari fratelli, mentre Maria è vergine ed illibata nell’anima e nel corpo, la Chiesa è tersa nell’anima, non sempre nel corpo. Dico "non sempre" perché il corpo sociale della Chiesa, dice S. Agostino, è misto di buoni e di cattivi, e certo la fede cattolica si impegna proprio in questo. Altrimenti saremmo luterani, che Dio ce ne guardi.
Voi sapete che i giansenisti e poi altre eresie insegnavano che la Chiesa non c’è ancora, la Chiesa è la comunità futura, la Chiesa ci sarà alla fine dei tempi, la Chiesa, anche quella vera, quella cattolica istituita da Gesù, la Chiesa non è ancora veramente Chiesa. La Chiesa secondo questi signori è la comunità degli eletti, ebbene no, la Chiesa è certo l’assemblea trionfante nei cieli dei Santi, degli Angeli nella gioia della Trinità Santissima, ma la Chiesa è anche quel corpus permixtum che cammina qua sulla terra lontano dal Signore in un difficoltoso pellegrinaggio, cari fratelli.
Allora vedete in questo suo corpo che è vero, non quello glorificato e risorto, ma nel suo corpo terreno, impastato da tante miserie, la Chiesa, cari fratelli, può essere ed è di fatto esposta a tante debolezze, tante fragilità, tanti peccati, se pur non è mai peccato aver il cattivo gusto dei modernisti che proprio elencano tutte le colpe della Chiesa dicendo, a differenza di quanto diciamo davanti all’Altare del Signore, si spera in buon latino: "mea culpa, mea culpa, mea maxima culpa", questi tali invece dicono: "tua culpa, tua culpa", capite miei cari fratelli, le colpe sono nostre, la Chiesa di suo è santa, se poi non è santa la colpa è innanzitutto nostra, cioè di ciascuno di noi, vero cari fratelli?
Ebbene, è cosa molto importante, proprio importante notare quale sia il legame che unisce la anime alla Chiesa. Questo legame è duplice. La nostra fede, che si appoggia sulla immutabilità della parola di Dio, su quel Cristo che è sempre lo stesso ieri, oggi e nei secoli eterni, la nostra fede invero ci dice con chiarezza che duplice è la comunione con la Chiesa: tramite la fede vera e tramite la carità.
Ora voi sapete cari fratelli come il nostro bene amato Papa, il Papa antimodernista per eccellenza come S. Pio X ha scomunicato quella eresia che dice che ci può essere carità senza la fede. Pensateci bene, ci può essere purtroppo fede senza la carità, ma non ci può essere carità senza la fede. Perché ? perché la carità è molto più della fede, la carità è la perfezione della vita soprannaturale. Ora sarebbe ben assurdo avere il tutto senza avere la parte, ora capite quel che voglio dire, insomma alla logica tomistica e non solo tomistica, alla logica del buon senso appare alla luce, ebbene ai modernisti non appare, i nostri modernisti pretendono che ci sia quella carità senza la fede.
Io amo, sono in comunione con tutti, ma la fede mi vacilla, capite. E no, se io sono in comunione di carità con la chiesa, lo sono prima e innanzi tutto tramite la fede. Alla fede, cari fratelli, si oppone un peccato orrendo, il peccato che S. Tommaso chiama il peccato dell’eresia, ora è interessante che S. Tommaso dica che il peccato dell’eresia è un peccato contro la fede, perché dice che l’eretico crede ciò che gli pare e piace; dei 12 o 14 articoli di fede l’eretico dice: il 50 per cento mi va, l’altro 50 per cento non mi va. Ma sarebbe lo stesso anche se fosse l’uno per cento, anche se non è così quantificabile, anche se fosse una sola piccola, minima, ma non ci sono piccole verità di fede sapete, tutte le verità sono uguali, la Trinità e l’Immacolata Concezione, tutta parola di Dio.
Quindi se io nego anche un solo iota io ho negato tutto, cari fratelli, nella fede o si ha tutto o niente. Allora capite in questi ultimi tempi quando si scomunica latae sentetiae: io penso anche a tutti quelli che incorrono in scomuniche ereticali in cui c’è scritto "anatema sit". Vedete il concilio di Trento: "Se qualcuno dirà che la Santa Messa non è vero sacrificio incruento del nostro Signore Gesù Cristo… e via dicendo, anatema sit".
Vedete cari fratelli, quanti sono fuori della Chiesa. Il primo legame della Chiesa è il legame della fede vera. Poi c’è l’altro legame importantissimo, quello della carità. E contro la carità si pecca con tutti i peccati, perché non c’è peccato che non sia opposto alla carità, suprema delle virtù. Però in particolare si pecca contro la carità ecclesiastica con il peccato dello scisma, dice S. Tommaso, cosa gravissima, lacerare la tunica inconsutile di Cristo.
Vedete cari fratelli, in questo momento difficile noi che siamo cattolici e perciò amiamo la tradizione, perché per gli altri è una opzione facoltativa, il nostro amore per la tradizione e la pienezza della fede è un nostro dovere. Noi ci sentiamo proprio servi inutili, la nostra fede ce l’ha data il Signore, non è nostra, noi ne siamo servi e servi inutili. Non ce la siamo meritata quella grazia, vero cari fratelli? Ma che gioia nonostante le persecuzioni e le sofferenze, che gioia essere attaccati a tutto il magistero della Chiesa, da S. Pietro, anzi da Gesù stesso fino al nostro Papa che è Pietro attuale, Dio tra noi.
Vedete, cari fratelli, quindi: pienezza della fede e nel contempo pienezza della carità. Guai, cari fratelli, se la fede si allontana dalla carità e la carità dalla fede, queste due cose si appartengono a vicenda, la pienezza della tradizione appartiene a Pietro e Pietro appartiene alla pienezza della tradizione, vedete cari fratelli quale è il nostro compito, arduo e difficile, amare la tradizione per godere della fede cattolica, amare il Papa per godere della carità ecclesiastica! Ecco cari fratelli, che il Signore ci aiuti. Il Cuore Immacolato della beata Vergine ci aiuti tutti a farlo. Come è bello questo, fede è carità, entrambe le cose.
Così cari fratelli pensando alla mistica vigna, ci sono nella Scrittura questi due tipi di demolitori della vigna santa, dice infatti il salmo: "un cinghiale venne fuori per devastare la vigna del Signore", queste sono le lacerazioni esterne, che il Signore ce ne liberi. Poi dice il profeta Geremia nel suo pianto: "vulpes deambulaverunt", le volpi cammineranno per il monte santo del Signore, così, cosa interessante, anche il Cantico dei cantici, capitolo 2 versetto 15, che dice appunto: "Catturateci — dicono gli sposi del Cantico — catturateci piccole volpi che camminano per la vigna e la stanno devastando perché produce frutti velenosi".
Vedete, cari fratelli, quindi se devasta il singularis cinghiale del bosco con devastazione appariscente, devastano anche le piccole volpi che si aggirano per la vigna e che in qualche modo mordono le radici di questa mistica vigna. Vedete, cari fratelli, c’è chi vuole operare questa modernistica separazione della fede dalle sue radici cristiche. Ecco allora: che cosa dobbiamo fare ? Non permettere né che il cinghiale del bosco, ma nemmeno che le piccole volpi, che non si vedono, devastino la mistica vigna del Signore.
Maria Immacolata ci aiuti, cari fratelli. Proprio quando la Chiesa è travagliata, quando la vigna è invasa e dai cinghiali e dalle volpi, più dannose degli stessi cinghiali, noi che cosa facciamo? Facciamo resistenza e ai cinghiali e alle volpi! Va bene, cari fratelli? Nella speranza del Cuore Immacolato di Maria, perché in Maria, nel suo Cuore Immacolato c’è sia la pienezza della fede che la perfezione della carità.
Così, cari fratelli, la Chiesa, noi tutti che indegnamente facciamo parte della sposa di Cristo, dobbiamo guardare a Maria, perché ciò che la Chiesa deve essere e non è ancora, ciò che la Chiesa sarà solo nel trionfo escatologico in Cielo, questo la Chiesa lo vede già realizzato in Maria. Sursum corda, fratelli cari, guardiamo al Cuore Immacolato, speranza nostra, sicurezza nostra in questi tempi burrascosi e chiediamo a Maria che ci implori a Dio, Lei onnipotente nell’intercessione che ci implori dalla Trinità Santissima il dono della fede, piena, tradizionale e non che fa differenza di tempo, ma che crede tutto in tutti i tempi, astraendo dai tempi, perché la parola di Dio non conosce mutamenti e nel contempo che ci dia la soave Madre del Signore, che ci dia la perfezione della sua materna carità, che ci dia un cuore filiale che sappia amarla e stimarla come Madre nostra e sappia riconoscere il suo volto materno anche nella nostra Chiesa, nella santa Chiesa fondata sulla roccia di Pietro e così sia.