..è dedicato alla memoria di un Papa della chiesa delle origini, alla memoria del Papa e martire Callisto I . Il suo pontificato cade nei primi decenni del terzo secolo dopo Cristo, precisamente si colloca tra gli anni 217-222, cinque anni di un relativamente breve pontificato, ma di un pontificato molto sofferto, di un pontificato molto lacerato, di un pontificato in cui si sono verificati tanti scismi e tante eresie hanno sconvolto l’urbe, la città che è la sede di Pietro, il vicario di Cristo sulla terra.
Era un martirio già il pontificato di S. Callisto, a parte poi la sua morte proprio in testimonianza alla fede. Che cosa è successo? Anzitutto dobbiamo descrivere per summa capita la vita del Santo e poi cercheremo di approfondire alcuni temi particolari. S. Callisto è stato eletto al soglio pontificio da una condizione estremamente umile, tanto è vero che era schiavo, proprio uno schiavo. Voi sapete che cosa significava la schiavitù nei tempi dell’antichità, nei tempi dell’antica Roma. Era veramente uno schiavo e però il Signore si è degnato di sceglierlo come suo vicario sulla terra.
Proprio questa sua umile condizione ha suscitato una ribellione nel clero romano contro di lui, capeggiata, questa ribellione che tanto lo fece soffrire da un altro santo, cosa curiosa vedete cari fratelli, sono ambedue santi, S. Callisto perché tramite il suo pontificato si santificò come un buon pastore del gregge di Cristo, e S. Ippolito, che era l’antipapa, vedete anche lui si fece santo, ma come si fece santo? Tramite la penitenza, perché verso la fine dei suoi giorni, esiliato assieme al Papa S. Ponziano, anche lui esiliato nell’isola della Sardegna, ebbene si pentì, rinunciò a questa usurpata carica del papato e morì riconciliato con la chiesa. Questo gesto suo di umiltà, il fatto di aver sopportato con eroica carità proprio l’esilio per la santa chiesa di Dio, ebbene anche questo gli valse la santità. Ebbene due santi che però in quel momento stavano l’uno contro l’altro. Ippolito, l’antipapa accusava Callisto calunniosamente di condurre una vita dissoluta e non solo, diceva di lui anche di favorire l’eresia del così detto monarchianismo, o anche sabelianismo, o anche modalismo, un’eresia trinitaria che non ammetteva una distinzione reale tra le divine persone. Un’eresia molto moderna in fondo, miei cari, perché se voi leggete certi trattati della teologia più aggiornata, vi rendete conto come spesso succede c’è questa stranissima sintesi del modernismo, la quale ovviamente è un’eresia come abbiamo già avuto modo di vedere irrazionale, quindi nella sua irrazionalità il modernismo cerca di sintetizzare eresie di segno opposto. Da un lato i nostri trattati più aggiornati della sé dicente dogmatica, che non merita questo nome, da un lato favoriscono l’errore dell’arianesimo, cioè il Verbo non è Dio, dall’altro lato favoriscono l’errore di Sabelio in quanto dicono che le Persone Divine non sono altro che le diverse funzioni che l’unico Dio assume nei riguardi dell’umanità lungo la storia della salvezza. Vedete la diversità modale, cioè secondo i diversi modi in cui Dio si rapporta all’uomo, Dio Creatore è Dio Padre, Dio Salvatore è il Verbo, Dio santificatore è lo Spirito Santo, ma secondo appunto questa eresia dei così detti monarchiani o Sabeliani non si distinguevano realmente le divine Persone. Questa eresia poi degenerò in modo talmente grave che si chiamò addirittura patripassianismo. Perché? Perché questi eretici sostenevano che sulla Croce non morì soltanto il Verbo, ma essendo il Verbo indistinto dal Padre, sulla Croce patì e morì il Padre stesso, patripassianismo, quindi professavano la passibilità di Dio, cioè il fatto che Dio possa soffrire e morire. Di fatto il Padre del Signore nostro Gesù Cristo, non solo il Verbo Incarnato, ma anche il Padre avrebbe sofferto la passione e la morte.
Questa era l’eresia che sconvolgeva in quel momento tutta la città di Roma e non solo essa perché si è diffusa anche in altre parti dell’orbe cattolico.
Ora calunniosamente fu accusato il Papa S. Callisto I di favorire quella eresia. Ebbene era lui che si dava da fare per ergere un baluardo di sana dottrina cattolica contro il proliferare del sabelianesimo, condannandolo esplicitamente e scomunicando gli eretici, quindi fece perfettamente il suo dovere ed ha smentito così i suoi accusatori, i suoi calunniatori. Ippolito lo accusò inoltre di lassismo e si trattava della vicenda, voi lo sapete bene era una vexata quaestio che si poneva alle origini della chiesa cattolica, ebbene la difficoltà della riconciliazione degli eretici, riconciliazione dei lapsi, di coloro che si sono staccati in qualunque modo dall’unità della Chiesa, dalla comunione con la Chiesa. Come avveniva questa riconciliazione? Tramite dure penitenze, capite bene cari fratelli, quando ci penso a questi archeologismi contemporanei, a questa tendenza ad annientare la tradizione sotto il pretestuoso motivo di tornare alla tradizione più originaria. Già Pio XII con la sua straordinaria lucidità ha chiaramente bollato e denunciato questo errore, soprattutto in liturgia ed ora sappiamo bene a quali effetti ha condotto. Poi si dice per esempio: facciamo pure la Comunione in mano. Non vi dico, cari fratelli, quanto ci soffro di queste nuove disposizioni, penso che anche voi condividerete la sofferenza che Gesù non sarà più trattato che si sarebbe meritato, capite. Tanto è vero che poi proprio questo atteggiamento di porgere la Santa Comunione nella bocca dei fedeli è così bello come gesto. Vedete si blatera, scusate se uso queste parole forti, della cristianità matura, adulta, ma quella gente se fosse veramente adulta nell’adorazione del Santissimo, morirebbe di adorazione. Adorare, cosa significa? Rimanere a bocca aperta, capite cari fratelli, non a mano, lì così, a bocca aperta.
Risulta proprio dal racconto dell’ultima cena che Gesù intingeva i bocconi nel Calice e li porgeva ai suoi discepoli. E i discepoli si sentivano forse umiliati? Si sentivano forse offesi nella loro grande dignità di cristiani adulti? No, vedevano in questo gesto di Gesù quello che veramente era, un gesto di infinito amore e da parte loro corrispondevano a quella tenerezza di Gesù con una altrettanto sentita e profonda umiltà.
Ecco, cari fratelli, questa è la vera maturità dell’uomo cristiano, la maturità di uno che si fa piccolo, si fa bambino, perché di costoro è il regno dei cieli.
Non voglio insistere su questo, ad ogni modo cari fratelli, al giorno di oggi si dice: facciamo come facevano i primi cristiani. Si, ma magari facessimo così anche per le penitenze, ma di questo non si parla, si parla solo di quelle cose che fanno comodo. Ad ogni modo nelle penitenze c’erano due partiti, come voi ben sapete, c’era il partito dei rigoristi e l’altro la grande chiesa che era molto più comprensiva, che era molto più condiscendente verso i peccatori, non che il Papa Callisto che rappresentava appunto il consenso della santa madre chiesa e della sua bontà materna, non che il Papa Callisto fosse come i nostri modernisti di oggi che pensano ad un perdono senza penitenza, quindi la penitenza comunque c’era, si trattava di determinarne appunto la misura. Su questo punto sorse una grande tensione tra il Papa Callisto e l’antipapa Ippolito. Istituì, vedete che era un Papa che amava la penitenza e che cercava di santificare il popolo cristiano tramite queste volontarie rinunce, istituì il Papa Callisto i tre sabati dell’anno come giorni di digiuno, quindi fissò dei giorni particolari in cui i fedeli dovevano fare particolare e più profonda penitenza. I documenti del IV secolo lo annoverano tra i martiri, quindi abbiamo anche delle notizie relativamente antiche riguardo la sua morte di martire.
Ora cari fratelli, dopo questi brevi cenni alla vita di Papa Callisto, proviamo a meditare alcuni temi fondamentali. Che cosa significa per noi cristiani di oggi questa tensione tra il Papa legittimo, S. Callisto I e l’antipapa Ippolito? In fondo Ippolito fece una rivolta, uno scisma, di natura decisamente elitaria, pseudoaristocratica, cioè Ippolito si risentì che lui segretario dell'antecessore di S. Callisto, uomo dottissimo, è vero, se voi andate a visitare i musei vaticani, vedete un reperto interessantissimo, cioè la statua di un pensatore, di stile romano tardivo, su una cattedra dove c’è in greco un elenco dei suoi scritti ed è appunto la statua di S. Ippolito, antipapa allora appunto ai tempi di S. Callisto. Ebbene uomo intelligentissimo, uomo che si dava arie di elitarismo, per così dire, e che suscitò per questi motivi di rigorismo, di purezza evangelica, di coerenza con la vita della fede, suscitò uno scisma. E’ curioso, cari fratelli, voi potreste dirmi : se era uno scisma isolato, poca gente lo seguiva. No, il clero e il popolo romano si sono spaccati in due parti. Quindi era uno scisma molto, oserei dire, popolare. Allora mi ha fatto molto pensare questo fatto che una ribellione pretesa elitaria suscita tante simpatie popolari ed oserei dire democratiche. Come mai, cari fratelli ? Che stranamente in un clima di irrazionalità e di fideismo puristico, il culto del mago intelligente, iniziato ad arcani misteri è più coltivato che mai. Come mai, cari fratelli? Non vedete il quadro della nostra epoca? E’ esattamente tale e quale. Cosa interessante Chesterton ebbe ad osservare rispetto a quel mito niciano del superuomo, a questa adorazione degli eroi, a questa adorazione dell’uomo forte, ebbene diceva Chesterton molto giustamente, con molto spirito cristiano : è forse una cosa umanamente comprensibile invocare l’uomo forte, l’uomo deciso della situazione, però una cosa non deve rimanere oscura, una cosa deve essere assolutamente chiara, cioè che non sono i personaggi forti che adorano l’uomo forte, paradossalmente sono proprio i deboli, i vili cari fratelli, che invocano il personaggio che poi porterà l’ordine. Quindi questa adorazione del superuomo in fondo non significa forza da parte degli adoratori, significa semplicemente la debolezza dei loro nervi, osserva giustamente Chesterton. E’ Verissimo. Notate che questo culto del superuomo, culto squisitamente pagano ed anticristiano è molto diffuso, è molto popolare, capite cari fratelli, è molto democratico. In sostanza paradossalmente, come vedete, ogni democrazia come ebbe già ad analizzare Platone, ogni democrazia tramite l’anarchia conduce alla tirannide, cioè alla prepotenza dell’uomo che si afferma invocato da tanti altri deboli che si mettono ad adorarlo. Noi esattamente stiamo vivendo in questo clima.
Chi è poi oggi l’uomo forte? Sono gli intellettuali, capite cari fratelli, gli intellettuali dichiarati tali da chi? Creati ex nihilo, miei cari, se fosse possibile, ma quasi, poco ci manca, creati ex nihilo dai giornalisti, cari fratelli, quell’incensarsi gli uni gli altri, come dice Gesù, voi vi date la gloria gli uni agli altri. Come è vero! L’intellettuale della situazione. Vedete al giorno di oggi è la stessa superbia di Ippolito che si oppone a quel povero ignorante, quel povero schiavo che era il Papa Callisto, che il Santo Padre mi perdoni, ma si può dire quello che si dice di lui in questi paesi tutti modernisticamente sovvertiti, si dice: si, è un povero curato che non capisce niente della nostra cristianità occidentale aggiornata alle ultime acquisizioni della teologia più raffinata. Esattamente quello che diceva Ippolito ai tempi di S. Callisto. Da dove deriva questo culto così poco intellettuale dell’intellettuale? Deriva appunto da questo clima di irrazionalità in cui gli intellettuali non sono più controllati, cioè non c’è più nessuno che possa sondare la loro intellettualità, se è vera o no, se sono veramente al servizio della verità o se sono al servizio del volgo. Vedete cari fratelli, pensate solo alla lettera dei 163 autodichiaratisi intellettuali, se voi leggete i loro scritti è proprio una cosa meschina ed obbrobriosa, non in tutti, bisogna differenziare, ci sono quelli più intelligenti, se andate a leggere Ranel è un uomo molto intelligente, perciò stesso molto pericoloso. Ma se andate a leggere un Ting, Hans Tin…vi viene da ridere perché sono cose anche scientificamente inconsistenti. Allora chi li nomina intellettuali? Il giornalismo, e la massa li segue, perché oggi quello che è importante è essere contestatori, la conformità del non conformismo, chi è con il Papa è considerato come un servo, come uno schiavo, invece questi intellettuali autodichiaratisi tali sono all’avanguardia delle masse che marciano verso i luminosi futuri. Capite, cari? Allora sono dei "deman", dei pagliacci, scusate se lo dico, lo dico proprio perché l’intellettualità mi sta tanto a cuore, ma vedete l’intellettualità vera è l’intellettualità classica, non soggettivisticamente sovvertita, è l’intelletto che si mette a servizio della verità e mettendosi in ubbidienza alla verità si sottomette in ultima analisi a Dio. Invece il pensiero reso libero, rivoluzione francese, liberi pensatori, il pensiero resosi libero, è libero nel senso che è in balia di tutti, il pensiero manipolabile per eccellenza. Provate a studiarlo e vedrete come i nostri liberi pensatori, proprio perché non credono ai dogmi, proprio perché non credono al principio di identità, perché non credono al principio di non contraddizione, alla logica e la logica è sempre dogmatica, non critica, proprio perché non credono alla ragione, proprio per questo, cari fratelli, diventano manipolati da qualsiasi potere, soprattutto dal potere delle masse, che è il potere più tirannico che ci sia. Demagogo, come nell’antica Grecia, i sicofanti, che erano al servizio del primo arrivato. Che cosa obbrobriosa, cari fratelli!
Quindi giustamente il nostro caro, caro arcivescovo, il nostro cardinale, che gioia averlo sentito in questa omelia stupenda su S. Petronio, la rivoluzione francese, che cosa ci ha regalato? La ghigliottina e le stragi di stato, verissimo. Ancora peggio, ci ha regalato, perché poi questi signori dicono, ma poi bisogna vedere che la rivoluzione francese ha dato adito all’uomo moderno, certo, sospettavo io che mostruoso deve essere il parto di quel mostro che è l’uomo moderno. La rivoluzione francese davvero è un mostro, spiritualmente, non solo negli effetti esterni, la ghigliottina le stragi, anche quello fa ribrezzo, ma spiritualmente. Da lì, cari fratelli, che deriva quella polmonite, come ebbe a dire anche il nostro Cardinale, una bella analogia di proporzionalità che fece dicendo : in fondo il razionalismo sta alla ragione come la polmonite sta ai polmoni. Non è il razionalismo che coltiva la ragione, è il razionalismo che rinnega la salute della ragione.
Allora, cari fratelli, voi che siete, come dire, immuni da questi pericoli del soggettivismo, prendete quei nostri intellettuali per quello che veramente sono, non si meritano altro, prendeteli per quello che sono, dei pagliacci, dei servi, non di Dio, cari fratelli. Quando non si serve Dio, si servono degli esseri da poco, generalmente succede questo.
Infine cosa interessante che tutte le riforme ereticali si ispirano al turismo: bisogna cambiare la chiesa, bisogna renderla più pura, più evangelica, più povera. Questo era il blaterare di V….., di Giovanni Huss, era quello di un Lutero, di un Pietro Valgo, così dicevano gli Albigesi, tutti, tutti gli eretici pressappoco prendevano occasione del loro errore richiamando la Chiesa alla purezza evangelica. Pensate solo al fenomeno dei giansenisti, vedete cari fratelli dove finisce questa coerenza disincarnata, questa coerenza che vorrebbe essere coerente solo con lo spirito, divorziando per così dire lo spirito dalla concretezza della storia umana, dalla concretezza della società in cui viviamo, dalla concretezza dei segni sacramentali. I giansenisti, lo sapete bene, hanno un profondo, inveterato odio contro tutto ciò che è segno esterno, segno sacramentale, devozione a Maria Santissima, devozione ai Santi. Perché? Per purezza evangelica. Loro adorano solo lo Spirito. Pensateci bene, cari fratelli, le due rivolte, una del ‘500, Lutero e il rinascimento, pensate poi al giansenismo abbinato all’illuminismo con tutte le conseguenze edonistiche che ne scaturiscono. Si verifica ancora una volta quello che diceva S. Paolo: quegli eretici che si dimenticano il Cristo umile e Crocifisso in mezzo a noi, il Verbo Incarnato, questi eretici, che sembrano esaltare lo spirito, finiscono poi malamente nella carne.
Vedete, cari fratelli, è così, quando si disincarna lo spirito di Dio da questo mondo, il mondo ripiomba nella sua immanenza e il mondo si dispera.
Bisogna allora, cari fratelli, che chiediamo al nostro festeggiato di oggi il Papa S. Callisto, bisogna tornare alla saggezza della Chiesa di sempre, che era tanto vigorosa nei punti di dottrina e tanto misericordiosa verso i peccatori. Vedete proprio questo oggi l’abbiamo perso, la dottrina non importa a nessuno, ciascuno creda a quello che vuole, purché sia coerente. Ma coerente con che cosa, se non c’è una dottrina ben definita? Ebbene torniamo alla saggezza della chiesa di sempre, alla saggezza di quella chiesa che si premura anzitutto di definire i dogmi, poi esorta i cristiani a vivere secondo la loro fede e là dove non riescono, ebbene li abbraccia ancora come una tenera madre che abbraccia i suoi figli che hanno sbagliato per riconciliarli con Dio e così sia.