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Viva Bagnasco! Noi seguiamo il Signore, non “lorsignori” del Corrierone
18 ottobre 2011 da Libero
di Antonio Socci
Domenica scorsa, su queste colonne, ho spiegato come fosse in corso – al convegno delle associazioni cattoliche a Todi – un tentativo di “colonizzazione” del mondo cristiano da parte degli ambienti del “Corriere”, presenti in forze a quel simposio non solo col direttore Ferruccio de Bortoli, ma pure con il banchiere-editore Corrado Passera e con l’editorialista Galli della Loggia.
In quell’articolo ho messo in guardia i movimenti cattolici e la Chiesa italiana dal rischio di una rovinosa subalternità culturale e politica a strategie e ambienti – quelli del Corriere – che negli ultimi anni sono stati i più viscerali avversari della Chiesa italiana guidata dal cardinale Ruini sulla via tracciata da papa Wojtyla e papa Ratzinger.
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Il film che il papa predilige: "Mission"
Nell'Ottocento la Chiesa cattolica reagì all'offensiva laicista in Europa con una spettacolare espansione missionaria negli altri continenti. Benedetto XVI vuole che il miracolo si rinnovi oggi. Il suo prossimo viaggio: in Africa
di Sandro Magister
ROMA, 10 ottobre 2011 – Tra quaranta giorni Benedetto XVI farà una puntata in Africa, nel Benin.
L'Africa subsahariana è il continente che nell'ultimo secolo ha registrato il più impressionante aumento dei cristiani. Erano 7 milioni nel 1900, sono 470 milioni oggi. Di essi, più di 170 milioni appartengono alla Chiesa cattolica.
Il 20 novembre, a Cotonou, papa Joseph Ratzinger firmerà l'esortazione apostolica scaturita dal sinodo speciale del 2009 dedicato all'Africa, e la consegnerà ai rappresentanti dei vescovi del continente.
In un pontificato che vuole dare slancio a una "nuova evangelizzazione" soprattutto nelle regioni di antica presenza della Chiesa oggi scristianizzate, continua infatti a essere viva anche la volontà di annunciare la fede cristiana là dove essa non è mai arrivata.
Non è la prima volta che la Chiesa cattolica risponde così – con un rinnovato slancio missionario "fino ai confini della terra" – all'offensiva di una cultura che erode la fede nei paesi di antica cristianità.
Nel saggio riportato più sotto, lo storico Gianpaolo Romanato mostra come l'ultima grande espansione missionaria della Chiesa cattolica in Africa, in Asia e in Oceania sia avvenuta proprio dopo la Rivoluzione francese e in reazione all'incalzare in Europa di una cultura e di poteri ostili al cristianesimo.
Oggi, tuttavia, dentro la stessa Chiesa c'è chi avanza delle obiezioni contro il riandare in missione "secondo il vecchio stile". Benedetto XVI, nel discorso prenatalizio alla curia romana del 21 dicembre 2007, riassunse così tali obiezioni:
"È lecito ancora oggi 'evangelizzare'? Non dovrebbero piuttosto tutte le religioni e concezioni del mondo convivere pacificamente e cercare di fare insieme il meglio per l’umanità, ciascuna nel proprio modo?".
Il papa rispose che sì, è giusta un'azione comune tra le diverse religioni "in difesa dell’effettivo rispetto della dignità di ogni persona umana per l’edificazione di una società più giusta e solidale". E a questo dedicherà l'incontro di preghiera ad Assisi del prossimo 27 ottobre.
Ma aggiunse subito che ciò non vieta – anzi! – che Gesù sia annunciato a tutti i popoli:
"Chi ha riconosciuto una grande verità, chi ha trovato una grande gioia, deve trasmetterla, non può affatto tenerla per sé. [...] In Gesù Cristo è sorta per noi una grande luce, 'la' grande Luce: non possiamo metterla sotto il moggio, ma dobbiamo elevarla sul lucerniere, perché faccia luce a tutti quelli che sono nella casa".
Ma ritorniamo all'epopea missionaria dell'Ottocento. Il profilo che ne traccia Romanato può essere una lezione anche per i cattolici d'oggi. Da un evento – l'offensiva laicista – che la Chiesa di quel tempo giudicò catastrofico scaturì un'espansione straordinaria della fede cristiana nel mondo.
Romanato insegna storia contemporanea all'Università di Padova e si definisce "uno studioso laico che è abituato a ragionare laicamente".
Ha letto questa sua relazione a un convegno a Subiaco, il 6 ottobre 2011. E lo stesso giorno "L'Osservatore Romano" l'ha pubblicata.
PRIMAVERA MISSIONARIA
di Gianpaolo Romanato
Le missioni furono la grande scoperta e la grande speranza della Chiesa dell'Ottocento.
Scoperta perché la missione in età postrivoluzionaria, rivolta ai popoli nuovi di Africa, Oceania, Asia e delle due Americhe, non garantita dalle strutture del patronato statale in vigore nell’ancien régime, fu sostanzialmente diversa da quella del periodo prerivoluzionario.
Speranza perché di fronte al nuovo nemico rappresentato dalla modernità e dall’organizzazione dello Stato liberale, la conquista di popolazioni sconosciute e mai toccate dal cristianesimo apparve come una nuova frontiera, un’imprevista possibilità di rifondazione del messaggio cristiano, una rivincita dopo le ripetute sconfitte patite in Europa.
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Avvenire - 14 ottobre 2011
E dopo Marx venne il «gender»
di mons. Tony Anatrella
La teoria del genere è la nuova ideologia alla quale fanno chiaramente riferimento l’Onu e le sue varie agenzie, in particolare l’Oms, l’Unesco e la Commissione su Popolazione e Sviluppo. Essa è inoltre diventata il quadro di pensiero della Commissione di Bruxelles, del Parlamento europeo e dei vari Paesi membri dell’Unione Europea, ispirando i legislatori di quei Paesi che creano numerosissime leggi concernenti la ridefinizione della coppia, del matrimonio, della filiazione e dei rapporti tra uomini e donne segnatamente in nome del concetto di parità e degli orientamenti sessuali.
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27 settembre 2011 - Corriere della Sera
La BBC vuole abolire prima e dopo Cristo
Il politicamente corretto autolesionista
di Vittorio Messori
Indignarsi? Ma no! Chi ha senso storico scuote il capo e, più che sdegno, sente compassione e aspetta paziente: passerà anche questa.
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DISCORSO DEL SANTO PADRE BENEDETTO XVI
A S.E. IL SIGNOR NIGEL MARCUS BAKER,
NUOVO AMBASCIATORE DI GRAN BRETAGNA
PRESSO LA SANTA SEDE
Palazzo Pontificio, Castel Gandolfo
Venerdì, 9 settembre 2011
... il suo Governo desidera esercitare politiche basate su valori duraturi che non possono essere espressi semplicemente in termini legali ...
Quando le politiche non presumono né promuovono valori oggettivi, il conseguente relativismo morale, invece di condurre a una società libera, equa, giusta e compassionevole, tende a produrre frustrazione, disperazione, egoismo e disprezzo per la vita e per la libertà degli altri ...
Inoltre, la promozione attiva dei valori essenziali di una società sana, attraverso la difesa della vita e della famiglia, la sana educazione morale dei giovani e una fraterna sollecitudine per i poveri e i deboli, contribuirà di certo a ricreare un senso positivo del proprio dovere, nella carità, verso gli amici e verso gli estranei nella comunità locale.
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Paola Mastrocola, Togliamo il disturbo. Saggio sulla libertà di non studiare, Guanda 2011, ISBN 978-88-6088-164-9, pag. 271, Euro 17,00
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Mastrocola: studiare non serve?
«Theodor Wiesengrund Adorno. Qualcuno, per caso, ancora se lo ricorda? Criticava la condiscendenza per gli uomini come sono, vista come falsa virtù... 'Il borghese – diceva – è tollerante. Il suo amore per la gente così com’è nasce dall’odio per l’uomo come dovrebbe essere'». È una delle provocazioni contenute nel libro di Paola Mastrocola, Togliamo il disturbo. Saggio sulla libertà di non studiare (Guanda), che affronta il drammatico problema di una scuola che ha smesso di insegnare. Il problema, spiega abilmente l’autrice, che oltre a essere una nota scrittrice è anche docente di Lettere al liceo, è il frutto di una società essenzialmente edonista, che non intende impegnarsi a far crescere i propri figli.
La frase di Adorno fotografa con inusitata efficacia questo stato di cose e ha il grande pregio di obbligare alla discussione.
«Lui sosteneva che il consumismo di massa ci avrebbe ridotto a restare quello che eravamo, cioè massa amorfa. Il sospetto è che abbia avuto ragione. E la scuola ne è una diretta conseguenza. Oggi un ragazzo può agevolmente chiedersi se lo studio serva ancora. Il dramma è che noi adulti abbiamo risposto di no. Così i giovani non studiano. Al liceo ho molti studenti che si interessano alle lezioni, bravi ragazzi, che però a casa non aprono libro. E non c’è nessuno che faccia loro comprendere l’importanza dello studio».
Non lo fa la scuola, non lo fa la famiglia, non lo fa la società. Ne consegue, pare di capire, una sorta di grande inganno i cui i nostri ragazzi sono le vere vittime.
«Un inganno dai tanti volti. La scuola fa lavorare in gruppo quando sappiamo benissimo che si tratta di un modo per non studiare. Insegna a lavorare sfruttando il web e questo è veramente il massimo che si potesse fare per fregare i giovani: dire loro che tanto c’è il computer, che si può sempre mettere la parola giusta sul motore di ricerca e poi si scarica, si copia e incolla e il compito del giorno è fatto. Non c’è nemmeno bisogno di leggere quello che si è scaricato».
Sono i professori, persino i libri di testo che chiedono agli studenti di studiare in questo modo con internet.
«E così si avalla la logica che per studiare non serve fatica. Anzi, non serve proprio studiare. Servono solo le nuove abilità: utilizzare i nuovi programmi, navigare in rete, chattare, collegarsi a facebook».
Se si avanzano critiche su questi argomenti c’è sempre il professore che con tono di compatimento ti fa notare che forse sei retrogrado, antiquato, reazionario.
«Ma è una falsità. Siamo noi i più moderni. Noi che usiamo tranquillamente tutte le nuove tecnologie conoscendo Dante e Petrarca, avendo letto Tasso, Leopardi e Montale, sapendo di latino e di sintassi. Insomma, vogliamo o no che i nostri ragazzi abitino anche una sfera mentale, spirituale, delle idee e non siano interamente calati nel più puro materialismo? Vogliamo che la scuola serva ancora a qualcosa? Cosa vogliamo che facciano i nostri figli?».
Bisognerebbe chiederlo alle famiglie, che oltre a non far studiare i figli a casa se la prendono con maestri e professori quando danno troppi compiti o pretendono qualcosa di più dagli studenti.
«È quella che nel libro ho definito l’inversione delle responsabilità. Se le famiglie remano contro gli insegnanti che vogliono lavorare la scuola non serve più. Meglio che tolga il disturbo, appunto. I genitori sempre schierati dalla parte dei figli sono il fenomeno più devastante del mondo scolastico. Del resto la scuola e il modo di approcciarsi alla scuola sono il riflesso della società».
Viene da chiedersi come sia potuto accadere tutto questo.
«Le rispondo con una provocazione: forse siamo un Paese troppo progredito per credere ancora nella scuola».
Un’affermazione drammatica.
«Drammatica, ma realista. La nostra società, cioè tutti noi, è troppo concentrata sul suo ombelico, è troppo rivolta al piacere. La famiglia media pensa a come impiegare il tempo libero nei divertimenti, nello sport, pensa ad avere due auto, due telefonini, la tv dell’ultima generazione... in tutto questo la scuola è un disturbo. Ci sono i compiti da fare, c’è da impegnarsi a seguire i figli, a spronarli... Molto più facile affidarli alle badanti tecnologiche, come la tv, internet, le play station. Si sono perduti i valori pedagogici della fatica, dell’umiltà. Studiare è un impegno e le famiglie non vogliono più che i figli studino. Pensano alla scuola come a un contenitore».
Detta così sembra una delle pessime conseguenze del ’68?
«Questa situazione è certamente figlia anche delle ideologie, delle letture cattive e distorte degli scritti di don Milani, quello che nel libro chiamo il donmilanismo, che ha portato a una scuola appiattita verso il basso. Della lettura di comodo dei libri di Gianni Rodari, che definisco rodarismo e che ha portato all’inganno criminale della scuola creativa, che lascia spazio alla fantasia, ma non insegna la grammatica, la struttura del pensiero e del discorso. Ma per per diventare grandi bisogna prima aver molto letto, molto pensato e molto studiato, poi ci si può aprire alla creatività vera».
di Roberto I. Zanini
da Avvenire del 17 febbraio 2011, pag. 27
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Commento al Vangelo della 29ª domenica del tempo ordinario
Dare a Cesare, o dare a Dio?
Vivendo in armonia e cooperazione, la società temporale e quella spirituale offrono le condizioni per il vero progresso umano.
João Scognamiglio Clá Dias, E. P.
fondatore degli Evangeli Praecones
courtesy of
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L’uomo è stato creato da Dio per vivere in società, sotto due autorità: temporale e spirituale. Quale deve essere la sua attitudine verso l’una e l’altra? Ecco il tema del Vangelo della ventinovesima domenica del tempo ordinario.
"Allora i farisei, ritiratisi, tennero consiglio per vedere di coglierlo in fallo nei suoi discorsi. Mandarono dunque a lui i propri discepoli, con gli erodiani, a dirgli: "Maestro, sappiamo che sei veritiero e insegni la via di Dio secondo verità e non hai soggezione di nessuno perché non guardi in faccia ad alcuno. Dicci dunque il tuo parere: È lecito o no pagare il tributo a Cesare?". Ma Gesù, conoscendo la loro malizia, rispose: "Ipocriti, perché mi tentate? Mostratemi la moneta del tributo". Ed essi gli presentarono un denaro. Egli domandò loro: "Di chi è questa immagine e l'iscrizione?". Gli risposero: "Di Cesare". Allora disse loro: "Rendete dunque a Cesare quello che è di Cesare e a Dio quello che è di Dio" (Mt 22, 15-21).
Non esiste una situazione estatica nella vita morale
La nostra vita morale si trova sempre in movimento. In altre parole, nella scala di valori tra l’estremo del bene e l’estremo del male, nessuno resta fermo in un grado determinato. Tutti stiamo in qualche modo camminando, anche se molto lentamente e impercettibilmente, in direzione di uno dei poli, o imbarazzati in un via vai continuo. Ci sono, anche, accelerazioni verso una direzione o l’altra, risultanti da un grande atto di virtù o da un gravissimo peccato. In questa scala, pertanto, il movimento è costante, come sottolineano numerosi teologi.
Ora, davanti al Figlio dell’Uomo, questo fenomeno si è verificato in forma intensa nel cuore di tutti coloro che hanno avuto la grazia di conoscerLo e, più ancora, di convivere con Lui. Maria Santissima non ha fatto che ascendere in ogni istante nella sua già così alta unione con Dio. In contropartita, gli avversari di Gesù crebbero in modo continuo nell’odio verso di Lui.
I farisei giunsero a un grande grado d’indignazione udendo dalle labbra del Divino Maestro parabole allo stesso tempo severissime e di chiara applicazione su di loro, come quella dei vignaioli omicidi, e quella della festa di nozze, come narra il Vangelo:
"Udite queste parabole, i sommi sacerdoti e i farisei capirono che parlava di loro e cercavano di catturarlo; ma avevano paura della folla che lo considerava un profeta" (Mt 21, 45-46).
È stata questa la circostanza che li ha portati a riunirsi urgentemente in consiglio. Questo stesso episodio è menzionato in altri termini da San Marco (Mc. 12, 12-13).
Tanto dalla narrazione dell’uno, quanto da quella dell’altro evangelista, è chiaro il dilemma nel quale si trovavano i farisei. Da un lato, desideravano catturare Gesù per ammazzarLo. Dall’altro, era loro impossibile agire in questo senso, poiché i miracoli, le parole e la stessa figura del Divino Maestro scuotevano il popolo, che non Lo abbandonava nemmeno un istante. Come realizzare questo orrendo crimine contro uno costantemente attorniato di fedeli? CatturarLo nel silenzio della notte, in forma inattesa, seria o ideale, ma anche impossibile, visto che il Redentore non dava mai loro l’opportunità di sapere dove Egli sarebbe stato dopo il calar del sole.
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Ora basta! Jobs non era il Messia!
Da “Libero”, 8 ottobre2011
di Antonio Socci
E’ nata una nuova religione: la Chiesa catodica. Che non rivela il senso della vita, ma vi priva del senso del ridicolo. Questa chiesa si è scelta come suo (involontario) messia (provvisorio, in base ai gusti del mercato) il povero Steve Jobs. A sua insaputa.
I suoi celebranti, prosternati e adoranti, sono giornalisti, intellettuali, vip di ogni genere, politici e opinionisti. I quali, non credendo più a Dio, non è che non credano in nulla, ma – come diceva Chesterton – credono a tutto.
Si sono convinti perfino che Jobs sia il messia: colui che “ha cambiato il mondo”.
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Celebrazione della Confermazione
Domagnano, sabato 1° ottobre 2011
Parrocchia San Michele Arcangelo
Omelia di S.E. Mons. Luigi Negri - Vescovo di San Marino-Montefeltro
01/10/2011
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AsiaNews 10/10/2011 08:21
EGITTO - ISLAM
Cairo, violenze contro i copti: 24 morti e 212 feriti
Una manifestazione pacifica è stata attaccata da malviventi e dall’esercito. Una camionetta ha perfino investito e schiacciato alcuni dimostranti. Cristiani e musulmani moderati accusano l’esercito di assecondare i fondamentalisti. Nella notte è stato imposto il coprifuoco. Le violenze anticristiane sono una “pubblicità” per gli estremisti che si preparano alle elezioni presidenziali del 28 novembre.
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Avvenire 5 ottobre 2011
Un apologo a metà sulla carità
DI MARINA CORRADI
In una chiesa dismessa per mancanza di fedeli gli operai tirano giù il crocefisso. Il vecchio parroco si tormenta. Ma quella notte un manipolo di clandestini occupa la navata vuota, ci si accampa. Il vecchio prete li accoglie, e li difenderà da chi vuole denunciarli, e da minacciosi vigilantes in caccia, nella città buia e ostile.
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VIAGGIO APOSTOLICO DI SUA SANTITÀ BENEDETTO XVI A MADRID (SPAGNA)
IN OCCASIONE DELLA XXVI GIORNATA MONDIALE DELLA GIOVENTÙ
20.08.2011
VEGLIA DI PREGHIERA CON I GIOVANI ALL’AEROPORTO "CUATRO VIENTOS" DI MADRID
Se rimarrete nell’amore di Cristo, radicati nella fede, incontrerete, anche in mezzo a contrarietà e sofferenze, la fonte della gioia e dell’allegria. La fede non si oppone ai vostri ideali più alti, al contrario, li eleva e li perfeziona. Cari giovani, non conformatevi con qualcosa che sia meno della Verità e dell’Amore, non conformatevi con qualcuno che sia meno di Cristo.
Precisamente oggi, in cui la cultura relativista dominante rinuncia alla ricerca della verità e disprezza la ricerca della verità, che è l’aspirazione più alta dello spirito umano, dobbiamo proporre con coraggio e umiltà il valore universale di Cristo, come salvatore di tutti gli uomini e fonte di speranza per la nostra vita.
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Joseph Thornborn, L'enigma del sangue, Piemme 2010, Pagine 378, ISBN 978-88-566-0229-6, Euro 19,00
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E' notte. Nella cattedrale di Torino scoppia un incendio. Il fuoco lambisce la cappella dov’è conservata la Sacra Sindone.
Una squadra di pompieri sottrae alle fiamme la teca contenente la reliquia e la sostituisce con una copia perfetta. In realtà il furto è opera di una setta satanica, il cui obbiettivo è dimostrare che Gesù era soltanto un uomo, e quindi che non è risorto.
Nel frattempo don Sebastiano Blodbodj, un sacerdote dell’Archivio Segreto Vaticano, viene mandato a San Giovanni Rotondo per rintracciare un antico vasetto di terracotta che contiene tracce di sangue ed è misteriosamente legato al segreto della Sindone.
L’omicidio di un uomo, studioso dei Templari, porta sulle tracce della setta anche una giovane detective francese che, entrata in contatto con don Sebastiano, scopre che entrambi perseguono lo stesso scopo, quello di snidare l’organizzazione occulta che trama per ferire al cuore la cristianità.
Con l’aiuto provvidenziale di John Costa, giornalista italo-americano amico del sacerdote, don Sebastiano e Claudine Mathieu affronteranno un percorso a ostacoli, fitto di pericoli e di misteri, per combattere il male e salvare il destino della Chiesa.
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Ventottesima Domenica del Tempo Ordinario – Ciclo A
Sacra Scrittura
I Lettura: Is 25,6-10a;
Salmo: Sal 22;
II Lettura: Fil ,4,12-14.19-20-9;
Vangelo: Mt 22, 1-14
NESSO TRA LE LETTURE
La lettura del profeta Isaia è un brano sommamente consolatore. Ci mostra l'intenzione salvìfica di Dio che prepara per i tempi messianici un sontuoso banchetto sul monte Horeb. Dio asciuga le lacrime da ogni volto, e allontana ogni bruttura e sofferenza. La promessa della salvezza sarà perfettamente compiuta (prima lettura). Anche il vangelo ci parla di un banchetto, ma toni e circostanze sono ben distinti. Si tratta della parabola degli invitati scortesi, che non accettarono l'invito a partecipare al banchetto nuziale (Vangelo). Nel testo del profeta Isaia si sottolineava, specialmente, il dono che Dio prepara per i tempi messianici, invitando tutti i popoli della terra. Nella parabola evangelica, invece, sono poste in rilievo la libertà e la responsabilità degli invitati al banchetto. Il matrimonio era pronto, ma gli invitati non lo meritavano. Vergognosamente, avevano alzato le mani sui servi, e li avevano percossi, fino ad ucciderli. Che strano modo di ricambiare qualcuno che ha appena offerto un invito ad un banchetto! Quanto tragica e drammatica è la fine di quegli invitati scortesi: le truppe del re incendiarono la loro città e sterminò gli assassini! Si tratta, dunque, di una parabola correlata con quella che abbiamo letto domenica scorsa (quella dei vignaioli omicidi), e che mostra chiaramente che coloro che erano stati scelti per partecipare al banchetto si sono comportati in modo spregevole, non hanno riconosciuto la propria condizione di invitati o di contadini prediletti. Hanno voluto arricchirsi delle proprietà del re, hanno voluto sostituirsi a lui, disprezzandolo, e hanno perduto se stessi, divenendo degli assassini. Dio, in Gesù Cristo, invita l'uomo al banchetto eterno, offrendogli la salvezza. Da parte di Dio, tutto è compiuto; ma è l'uomo che, liberamente e generosamente deve accorrere al banchetto. Come san Paolo, bisogna far esperienza di Cristo e del suo amore, per poter affrontare qualunque difficoltà della vita: "tutto posso in colui che mi dà forza" (seconda lettura).
Messaggio dottrinale
Nei tempi messianici Dio asciugherà le lacrime da tutti i volti. Un inno della liturgia delle ore dice: "Signore, mi hai dato gli occhi non solo per piangere, ma anche per contemplare". Capita, in alcuni momenti della vita, di credere che la propria esistenza non sia altro che pianto e sofferenza ininterrotta. Sono tante le pene degli uomini! Tribolazioni di interi popoli, sepolti nella loro miseria, perseguitati da flagelli e malattie come l'Aids o la malaria; il tormento di migliaia di giovani, prigionieri nella morsa della violenza, o della spirale della droga, del sesso, della perdita di senso; i patimenti di tanti malati incurabili, in stato terminale, o in stato critico; le angosce di tante famiglie disunite. Il Signore non è estraneo a tutte queste sofferenze. Egli raccoglie le nostre lacrime nelle sue mani, come descrive bene il salmo 56:
"I passi del mio vagare tu li hai contati, le mie lacrime nell'otre tuo raccogli;" (Sal 56,9).
Il Signore "vede le nostre lacrime", (cf. 2Re 20,5), "ascolta le nostre lacrime" (Sal 39, 13). Il Signore si commuove davanti alle lacrime degli uomini. "Ecco, ti ho disegnato sulle palme delle mie mani, le tue mura sono sempre davanti a me" (Is 49,16). Il Signore si prende cura di noi come un padre dei suoi figli: "Ad Efraim io insegnavo a camminare tenendolo per mano, ma essi non compresero che avevo cura di loro. Io li traevo con legami di bontà, con vincoli d'amore; ero per loro come chi solleva un bimbo alla sua guancia; mi chinavo su di lui per dargli da mangiare", (Os 11,3-4).
Il Signore prepara, dunque, un banchetto per la fine dei tempi. In suo Figlio, Egli ci ha espresso tutto il suo favore; in Lui ci ha mostrato quanto preziosa è agli occhi di Dio la vita dell'uomo, perché ha inviato suo Figlio in sacrificio: "per riscattare lo schiavo, consegnò suo Figlio". Egli ha cura di noi e nessuna delle nostre vie gli è ignota. Egli viene a cercarci là dove il peccato ci ha dispersi. Sì, alla fine dei tempi il Signore non solo asciugherà ogni lacrima di chi cercherà rifugio presso di Lui, ma già, fin da ora, è la consolazione e la gioia del cuore contrito e vilipeso. Apriamogli il nostro cuore, perché Egli possa prendersi cura di noi. Nella profezia di Isaia, per la prima volta, si postula il tema dell'immortalità: "Il Signore degli eserciti eliminerà la morte per sempre".
Dio ci dà le forze per superare le contrarietà. Nella seconda lettura, Paolo si rivolge ai Filippesi mostrando loro che egli è abituato a tutto. Sa vivere in povertà come nell'abbondanza. Conosce l'agio e la privazione, e si è esercitato nella pazienza, di fronte alle grandi difficoltà del suo ministero. "Tutto può in colui che gli dà forza". Il cristiano, come Paolo, sa che in Cristo trova la forza necessaria a perseverare nel bene, per realizzare la propria missione. Sa che non è mai solo, nelle alterne vicende della vita. È consapevole di continuare a riprodurre, con la propria esistenza, con le proprie sofferenza e col proprio amore, il mistero di Cristo. Per ciò, possiamo dire che:
- l'amore per Cristo ci dona la costanza nel compimento dei nostri doveri. Il nostro dovere di stato costituisce il nostro primo obbligo. Per mezzo di questa fedeltà ai doveri di ogni giorno, continuiamo a costruire il Regno di Cristo nel mondo. Quanti sono i santi, religiosi o laici che giunsero alla santità proprio attraverso il compimento ordinario dei loro doveri!
- l'amore per Cristo ci dona la pazienza per sopportare le contrarietà. Non sono poche né piccole le avversità che un uomo, un cristiano, una persona amante della giustizia e della verità deve affrontare. Ostilità di ogni tipo, a volte interiori, intime, profonde; a volte esteriori, offese dei nemici, incomprensioni con gli amici, attriti coi propri cari, malattie, morte... Solo l'amore di Cristo e l'amore per Cristo possono dare una risposta convincente al mistero del male.
- l'amore per Cristo ci dona il coraggio per vincere le nostre paure e diffidenze. Il Papa non cessa di ripetere, anche ora, nella sua vecchiaia, che non dobbiamo aver paura; che dobbiamo lottare per il bene, che dobbiamo "puntare al largo" che dobbiamo essere "le sentinelle" del mattino, che annunciano che la notte sta ormai passando, e che giunge la speranza di un nuovo giorno. In Cristo troveremo la forza per superare le nostre paure.
- l'amore per Cristo ci dona la forza per realizzare la nostra missione nella vita. Ogni persona ha una propria missione in questa vita. Spesso sentiamo di non avere le forze necessarie per portarla avanti. Ci si può sentire fragili o esauriti o scoraggiati, davanti alla grandezza della missione. Ma è Cristo che fortifica chi sta per cadere. Sono belle le parole che il Papa pronunciò nell'accettare la sua elezione: "A Cristo Redentore ho elevato i miei sentimenti e pensieri il 16 ottobre dello scorso anno, allorché, dopo l'elezione canonica, fu a me rivolta la domanda: "Accetti?". Risposi allora: "Obbedendo nella fede a Cristo, mio Signore, confidando nella Madre di Cristo e della Chiesa, nonostante le così grandi difficoltà, io accetto" (Giovanni Paolo II, Redemptor hominis, n. 2).
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Avvenire 5 ottobre 2011
l Rapporto-proposta del progetto culturale Cei
Quattro mosse per affrontare le insidie del declino demografico
Duecento pagine di dati e riflessioni per creare una «consapevolezza capace di indurre l’azione». È lo spirito che anima il Rapporto-proposta sul Cambiamento demografico, curato dal Comitato del Progetto Culturale della Cei e che viene presentato oggi a Roma. Un contributo per favorire un nuovo clima culturale per legittimare interventi che valgano, da un lato, a eliminare (o anche solo ad attenuare) gli effetti negativi delle tendenze in atto; dall’altro, a dare supporto tanto alle libere scelte e ai comportamenti individuali utili a garantire la tenuta degli equilibri sociali del Paese, quanto a quelle istituzioni, come la famiglia, che si prodigano da sempre per mantenere in vita la trasmissione di risorse – materiali, relazionali e valoriali – tra le generazioni.
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21 settembre 2011 :: Corriere della Sera
L'enigma da rispettare al di là della fede
di Vittorio Messori
Apprezzo Massimo Gramellini e ogni mattina scorro la sua rubrica sulla prima pagina de La Stampa: sempre con interesse, talvolta con condivisione. Anche per questo mi sono sorpreso della intransigenza sbrigativa, da ésprit fort ottocentesco, nel suo commento al bacio alla teca di san Gennaro dato (come da tradizione secolare) anche dal nuovo sindaco di Napoli, il dipietrista De Magistris.Tralascio le considerazioni politiche, interessato solo a queste righe: “Non pretendevamo che (il sindaco) disertasse la cerimonia del finto miracolo, per il quale tutto il mondo ci spernacchia. Sarebbe bastato il silenzio. E un po’ di dignità“. Ne conclude, Gramellini, che anche il De Magistris avrebbe ceduto a uno dei mali antichi della religiosità italiana: “la superstizione“.
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Scola. Giannino: Ora anch’io “cagnolino” laico potrò cibarmi alla mensa ambrosiana
Mi sono appassionato a Scola come uomo, prima che prete, vescovo e cardinale. Le sue parole rendono tangibile la centralità dell’Uomo fatto di carne e di sangue come destinatario del messaggio cristiano. Pubblichiamo l'articolo di Giannino che appare sul numero di Tempi (39/2011) in edicola
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Il Papa e la crisi. Ottant'anni fa
Era il 2 ottobre 1931, ottant’anni fa. Pio XI pubblicava un’encliclica, Nova impendet, di impressionante attualità in questo tempo di crisi e di disoccupazione. Il SIR, il Servizio d’informazione religiosa diretto da Paolo Bustaffa, lo ricorda rievocando il documento di Papa Ratti. Vi sottopongo alcuni stralci dell’enciclica.
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Il 7 ottobre è la grande Festa della Madonna del Rosario. Mentre inviatiamo tutti i nostri visitatori alla recita quotidiana della preziosa corona per la salvezza d'Italia, siamo lieti di offrire ai nostri utenti registrati un saggio del convertito Robert Hugh Benson:
L'amicizia di Cristo
Presentazione:
"Voglio dirvi com'io ho fatto la Sua conoscenza.
Avevo sentito parlar assai di Lui, ma non ci facevo caso.
Mi mandava ogni giorno dei regali, ma non Lo ringraziavo mai.
Mi parve più d'una volta che desiderasse la mia amicizia, ma io restavo freddo.
Io ero senza casa, e disgraziato, e affamato, e ogni momento in pericolo; ed Egli mi offriva ricovero, comodi, cibi, sicurezza; ma io Gli ero ingrato lo stesso.
Alla fine, Egli incrociò la mia strada, e, col pianto negli occhi, cercò dirmi: vieni a stare con me.
Voglio dirvi come ora mi tratta.
Colma tutti i miei bisogni.
Mi dà più di quanto oso chiedere.
Anticipa ogni mia necessità.
Mi supplica di chiedere sempre più.
Mai si ricorda della mia ingratitudine passata.
Mai mi respinge per le mie passate follie.
Voglio dirvi, anche, che cosa io penso di Lui.
Egli è tanto buono quanto è grande.
Il Suo amore è tanto vivo quanto vero.
È così prodigo nelle sue promesse, com'è fedele in mantenerle.
È geloso del mio amore, quanto Lo merita.
Io sono in ogni cosa il suo debitore, ma Egli mi comanda di chiamarlo Amico".
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Regina Sacratissimi Rosari, ora pro nobis!
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Decalogo di mani-polazione
Il quotidiano cattolico britannico Catholic Herald ha messo in fila alcune delle tendenze più comuni della stampa – della stampa di sinistra, o comunque critica con la religione – nel raccontare le cose che riguardano la Chiesa, e in particolare le iniziative del Papa. Ne è uscito un elenco sarcastico e divertente di consigli al contrario per un ipotetico giovane cronista al suo primo incarico nella copertura di un evento cattolico, un raduno o una visita papale. Una lista di dieci cliché che i media tendono a usare in questi casi.