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il Foglio 10-9-14
Farida Belghoul inaugura le "Giornate di ritiro dalla scuola" giacobina, sessioni di favole per famiglie tradizionali.
In Francia la dittatura del gender si combatte leggendo fiabe
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Avvenire
Rinnovamento nello Spirito
In 20mila in pellegrinaggio a Pompei
Oltre 20 mila persone in processione da Scafati a Pompei, quattro chilometri di canti e rosari tra le due cittadine campane per ribadire con forza il tema scelto per questa edizione: "Maschio e femmina Dio li creò". Un messaggio di fede, ma dal forte significato sociale e politico. Perché nella profonda crisi spirituale e materiale che attraversa le famiglie italiane, pregare assieme - nonni, genitori e figli - serve anche a ricordare al Paese una verità oggi controcorrente: la gioia e la bellezza della vita creata da Dio nella diversità, che nell'’unione del matrimonio aperto alla vita è garanzia di futuro per l’Italia. Una missione che Rinnovamento ha raccolto da papa Francesco, che allo Stadio ’Olimpico di Roma, il 1 giugno, invitò i cattolici a combattere il Nemico maligno della famiglia.
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Daniza, l’animalismo e noi, che la pensiamo come Savater: «I veri barbari sono coloro che non distinguono uomini e animali»
settembre 12, 2014 Redazione
Ciò che colpisce è l’esorbitante, esagerata, pazzesca sproporzione tra il fatto (la morte di un animale) e la reazione dei cittadini, dei politici e dei media. Segno di una confusione che questa intervista aiuta a illuminare
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Avvenire
«Rompiamo il silenzio sulla schiavitù»
10 settembre 2014
“Dobbiamo rompere il silenzio” sulla piaga vergognosa della schiavitù contemporanea. Lo ha affermato l'osservatore permanente della Santa Sede presso l'ufficio delle Nazioni Unite di Ginevra, monsignor Silvano Maria Tomasi. Il diplomatico è intervenuto alla ventisettesima sessione del Consiglio per i diritti umani, che si sta svolgendo in Svizzera.
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Approvata la mozione per i cristiani perseguitati in Iraq. «La Regione Lombardia esponga la “N” di nazareni»
settembre 9, 2014 Francesco Amicone
I consiglieri del Nuovo centrodestra lombardo devolvono la diaria per gli abitanti di Mosul e chiedono un impegno in difesa dei cristiani e della libertà religiosa
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Culturacattolica.it
Per superare buonismo e intolleranza
lunedì 8 settembre 2014
In un’epoca in cui l’opinione pubblica è di fatto il riflesso dell’opinione pubblicata, i mezzi di comunicazione dovrebbero prestare estrema attenzione anche e soprattutto ai titoli degli articoli, ai titoli di lancio dei telegiornali. In un’epoca in cui è difficile approfondire la notizia è molto facile creare un mostro dal nulla o peggio ancora dalle buone intenzioni. E’ quel che è capitato al vescovo di Imola, monsignor Tommaso Ghirelli. E’ stato accusato di avere lanciato un “anatema anti-islam”, di avere intimato ai musulmani che non avessero condannato “gli atti di crudeltà dell’islam” di andarsene. Ebbene, una lettura della riflessione incriminata di Monsignor Ghirelli, pubblicata ne Il Nuovo Diario – Il Messaggero, dimostra, a mio parere, la sua saggezza e la sua lungimiranza.
Innanzitutto è importante analizzare il contesto in cui si inserisce lo scritto pubblicato. Si fa riferimento all’afflusso di “profughi e immigrati via mare”, “di giovani e intere famiglie che dall’Africa e dall’Oriente” sono giunte nell’arco di un anno. Si fa riferimento quindi a persone che sono state spinte ad attraversare il Mediterraneo per una “serie di conflitti drammatici, di problemi politici, di tensioni sociali”. Monsignor Ghirelli fa quindi riferimento alla crisi in Medio Oriente, all’autoproclamazione del califfato da parte dei terroristi dell’ISIS che ha portato alla persecuzione dei cristiani in Siria e in Iraq così come alla persecuzione di “alcune minoranze religiose”. Una realtà, quella dell’ISIS, che deve spingere i politici a “proteggere e difendere non la supremazia, ma la vita e la libertà delle persone”.
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La Repubblica
La Chiesa ai sacerdoti "Il segno della pace non è uno show"
Nuova direttiva: "Più sobrietà e meno effusioni durante la messa"
Dubbi tra i fedeli (progressisti ndr): "la buona educazione non sostituisca la passione"
di Paolo Rodari
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il Foglio
“Proteggere e punire”. Il nunzio del Papa all’Onu usa i verbi giusti
di Matteo Matzuzzi | 03 Settembre 2014 ore 06:30
Roma. La Santa Sede mette nero su bianco la sua posizione sulla crisi irachena, dopo le parole pronunciate dal Papa agli Angelus, durante la conferenza stampa nel ritorno dal viaggio in Corea e la lettera inviata lo scorso agosto al segretario delle Nazioni Unite, Ban Ki-moon. E’ stato mons. Silvano Maria Tomasi, l’osservatore permanente all’Onu di Ginevra, ad aver illustrato in otto punti la linea del Vaticano davanti al Consiglio dei diritti umani, riunitosi lunedì sera. Mons. Tomasi, che qualche settimana fa era stato tra i primi a parlare di “azione militare forse necessaria”, ha ricordato che nella piana di Ninive “le persone vengono decapitate a causa della loro fede, le donne sono violentate senza pietà e vendute come schiave al mercato, i bambini sono costretti a combattere, i prigionieri massacrati in barba a ogni legge”.
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Albania, il sangue dei martiri è monito per il futuro
MONS. MASSAFRA
Intervista a Massafra, arcivescovo di Scutari-Pult. Ripercorre la storia di un Paese che dopo l’ateismo di Stato riparte dai suoi martiri cristiani e dalla convivenza religiosa
LUCIANO ZANARDINI
ROMA
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di Roberto de Mattei
Cento anni dopo la sua morte la figura di san Pio X si erge dolente e maestosa, nel firmamento della Chiesa. La tristezza che vela lo sguardo di Papa Sarto nelle ultime fotografie, non lascia solo intravedere le catastrofiche conseguenze della guerra mondiale, iniziata tre settimane prima della sua morte. Ciò che la sua anima sembra presagire è una tragedia di portata ancora maggiore delle guerre e delle rivoluzioni del Novecento: l’apostasia delle nazioni e degli stessi uomini di Chiesa, nel secolo che sarebbe seguito.
Il principale nemico che san Pio X dovette affrontare aveva un nome, con cui lo stesso Pontefice lo designò: modernismo. La lotta implacabile al modernismo caratterizzò indelebilmente il suo pontificato e costituisce un elemento di fondo della sua santità. «La lucidità e la fermezza con cui Pio X condusse la vittoriosa lotta contro gli errori del modernismo – affermò Pio XII nel discorso di canonizzazione di Papa Sarto – attestano in quale eroico grado la virtù della fede ardeva nel suo cuore di santo (…)».
Al modernismo, che si proponeva «un’apostasia universale dalla fede e dalla disciplina della Chiesa», san Pio X opponeva un’autentica riforma che aveva il suo punto principale nella custodia e nella trasmissione della verità cattolica. L’enciclica Pascendi (1907),con cui fulminò gli errori del modernismo, è il documento teologico e filosofico più importante prodotto dalla Chiesa cattolica nel XX secolo. Ma san Pio X non si limitò a combattere il male nelle idee, come se esse fossero disincarnate dalla storia. Egli volle colpire i portatori storici degli errori, comminando censure ecclesiastiche, vigilando nei seminari e nelle università pontificie, imponendo a tutti i sacerdoti il giuramento antimodernista.
Questa coerenza tra la dottrina e la prassi pontificia suscitò violenti attacchi da parte degli ambienti cripto-modernisti. Quando Pio XII ne promosse la beatificazione (1951) e la canonizzazione (1954), Papa Sarto fu definito dagli oppositori estraneo ai fermenti rinnovatori del suo tempo, colpevole di aver represso il modernismo con metodi brutali e polizieschi. Pio XII affidò a mons. Ferdinando Antonelli, futuro cardinale, la redazione di una Disquisitio storica dedicata a smontare le accuse rivolte al suo predecessore sulla base di testimonianze e di documenti,. Ma oggi queste accuse riaffiorano perfino nella “celebrazione” che l’“Osservatore Romano” ha dedicato a san Pio X, per la penna di Carlo Fantappié, proprio il 20 agosto, anniversario della sua morte.
Il prof. Fantappié recensendo sul quotidiano della Santa Sede, il volume di Gianpaolo Romanato Pio X. Alle origini del cattolicesimo contemporaneo (Lindau, Torino 2014), nella sua preoccupazione di prendere le distanze dalle «strumentalizzazioni dei lefebvriani», come scrive in maniera infelice, utilizzando un termine privo di qualsiasisignificato teologico, arriva ad identificarsi con le posizioni degli storici modernisti. Egli attribuisce infatti a Pio X, «un modo autocratico di concepire il governo della Chiesa», accompagnato «da un atteggiamento tendenzialmente difensivo nei confronti dell’establishment e diffidente nei riguardi degli stessi collaboratori, della cui fedeltà e obbedienza non di rado dubitava». Ciò«fa comprendere anche come sia stato possibile che il Papa abbia sconfinato in pratiche dissimulatorie o esercitato una particolare sospettosità e durezza nei confronti di taluni cardinali, vescovi e chierici. Avvalendosi delle indagini recenti sulle carte vaticane, Romanato elimina definitivamente quelle ipotesi apologetiche che cercavano di addebitare le responsabilità delle misure poliziesche agli stretti collaboratori anziché direttamente al Papa». Si tratta delle medesime critiche riproposte qualche anno fa, in un articolo dedicato a Pio X flagello dei modernisti, da Alberto Melloni, secondo cui «le carte ci consentono di documentare l’anno con cui Pio IX era stato parte cosciente ed attiva della violenza istituzionale attuata dagli antimodernisti» (“Corriere della Sera”, 23 agosto 2006).
Il problema di fondo, non sarebbe «quello del metodo con cui fu represso il modernismo, bensì quello della opportunità e validità della sua condanna». La visione di san Pio X era “superata” dalla storia, perché egli non comprese gli sviluppi della teologia e dell’ecclesiologia del Novecento. La sua figura in fondo ha il ruolo dialettico di un’antitesi rispetto alla tesi della “modernità teologica”. Perciò Fantappié conclude che il ruolo di Pio X sarebbe stato quello di«traghettare il cattolicesimo dalle strutture e dalla mentalità della Restaurazione alla modernità istituzionale, giuridica e pastorale».
Per cercare di uscire da questa confusione possiamo ricorrere ad un altro volume, quello di Cristina Siccardi, appena pubblicato dalle edizioni San Paolo, con il titolo San Pio X. Vita del Papa che ha ordinato e riformato la Chiesa, e con una preziosa prefazione di Sua Eminenza il cardinale Raymond Burke, prefetto del Supremo tribunale della Segnatura Apostolica.
Il cardinale ricorda come fin dalla sua prima Lettera enciclica E supremi apostolatus del 4 ottobre 1903, san Pio X annunciava il programma del suo pontificato che affrontava una situazione nel mondo di confusione e di errori sulla fede e, nella Chiesa, di perdita della fede da parte di molti. A questa apostasia egli contrapponeva le parole di san Paolo: Instaurare omnia in Christo, ricondurre a Cristo tutte le cose. «Instaurare omnia in Christo – scrive il cardinale Burke – è veramente la cifra del pontificato di san Pio X, tutto teso a ricristianizzare la società aggredita dal relativismo liberale, che calpestava i diritti di Dio in nome di una “scienza” svincolata da ogni tipo di legame con il Creatore» (p. 9).
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www.chiesa
Un esercito per fare pace. La geopolitica di Francesco
Fermare l'aggressore ingiusto. Con le armi se necessario. Gli appelli del papa creduto pacifista per la protezione militare delle popolazioni aggredite dal califfato islamico
di Sandro Magister
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www.culturacattolica.it
martedì 26 agosto 2014
Pubblichiamo questo appello, nella speranza di contribuire a una «riscossa di pace». Quello che accade non può procedere per la nostra ignavia!
Qui l'originale, che potete sottoscrivere
Il 7 marzo 1936, Hitler fece il suo primo lancio dei dadi e ordinò alle truppe tedesche di entrare nella Renania smilitarizzata. Un’azione militare terrestre concertata tra la Francia e la Gran Bretagna, per far rispettare il trattato, avrebbe dovuto impedire molte altre tragedie successive, anche in Germania. Ma la disunione tra gli alleati, la crisi economica e la mancanza di strategia ebbero la meglio nei confronti di alcuni politici francesi lungimiranti. Il prestigio di Hitler ne uscì decuplicato, soprattutto tra le sue truppe, galvanizzate dai suoi successi e dalla preveggenza agghiacciante del loro capo, interpretata come sovrumana, mentre lo scetticismo era molto maggioritario fino ai vertici del suo stato maggiore.
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AsiaNews 25-8-2014
Patriarca di Baghdad: Mentre la politica discute, i cristiani irakeni continuano a soffrire e morire
di Joseph Mahmoud
Visitando i campi profughi di Erbil e Dohok, Mar Sako parla di situazione “al di là di ogni immaginazione”. Egli si appella alla comunità internazionale e al mondo musulmano “che non hanno ancora compreso la gravità della situazione”. I miliziani sequestrano una bambina cristiana di tre anni, due uomini morti in casa di fame. Baghdad e Teheran per un piano congiunto di azione.
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Tempi.it
La preghiera è stato un collante che ha permesso la mia libertà». La lettera di Foley quando fu prigioniero in Libia
agosto 20, 2014 Benedetta Frigerio
Il reporter decapitato era già stato rapito delle forze filo governative libiche nel 2011. Questa la lettera che scrisse per il giornale della sua università cattolica
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La nuova agenda abortista dell'Onu passa nel silenzio generale
(Fonte: Nocristianofobia.org) Si aspettavano delle reazioni. Ma non ce ne sono state. Neanche una protesta, un dissenso, una critica. Nemmeno in politichese stretto. Così venerdì scorso è passata nel silenzio generale e senza obiezioni di sorta la Nota orientativa presentata all’Onu dal Segretario Generale, Ban Ki-moon, e messa a punto dai suoi alti funzionari. Ch’erano sulle spine, temendo battaglia. Invece niente. E chi tace, di solito, acconsente. Questa è stata una sorta di lancio ufficiale del new style, alle Nazioni Unite. Lancio perfettamente riuscito. Almeno al momento.
Cosa prevede tale direttiva? Che nelle zone di conflitto si promuova la pratica abortiva come sorta di «risarcimento» in caso di violenza sessuale. Certo, mai prima d’ora si era osato tanto, almeno pubblicamente. Andando ben oltre le proprie competenze istituzionali, infischiandosene dei confini del proprio mandato e della sovranità degli Stati membri. Anzi, di più: per la prima volta in assoluto, a questi livelli dell’Onu, si è parlato di promozione dell’aborto così esplicitamente. Il documento approvato sprona addirittura tutti coloro che siano in grado di esercitare pressioni e promuovere azioni di lobby ad intervenire nel proprio Paese, affinché vi si modifichino al più presto le leggi troppo pro-life, liberalizzando l’interruzione di gravidanza.
Nessuno può giustificarsi, dicendo di non aver capito: Phumzile Mlambo-Ngcuka, direttrice dell’agenzia Onu per le donne, nel suo breve discorso ha sottolineato chiaramente e volutamente, indugiandovi, il passaggio della Nota, che contiene la nuova direttiva pro aborto. Ha detto che quest’iniziativa fa parte di una «grande battaglia» nell’«eguaglianza di genere». Il tono era quasi quello di una sfida, nel tentativo di provocare una reazione. Che non c’è stata. Alla fine, ha tuttavia dovuto anche riconoscere come tale direttiva non abbia alcun valore né normativo, né giuridico, tanto meno vincolante, qualora non fosse recepita dai singoli Stati: “Se abbandonata a questo livello, da sola non è sufficiente”, ha ammesso, spronando quindi i Paesi membri a modificare le proprie leggi. Anche Ivan Šimonović, viceresponsabile dell’ufficio per i Diritti Umani dell’Onu, ha confermato come il contenuto della Nota, di per sé, sia del tutto inutile. Così ha suggerito un possibile contrattacco verso le Nazioni eventualmente “inadempienti”: secondo lui, si potrebbero esercitare su di esse pressioni tramite gli organismi previsti dai Trattati, mediante relazioni speciali o ricorrendo alla procedura denominata Revisione Periodica Universale, così da giungere all’obiettivo, quello di liberalizzare ovunque le leggi abortiste.
Perché, allora, quei silenzi, di fronte ad un simile annuncio anche da parte dei Paesi normalmente a favore della vita? Vi sono tante possibili spiegazioni. Una è, ad esempio, che, non essendo la Nota in alcun modo vincolante, si sia preferito star zitti, per passare ad occuparsi delle cose che contano e delle vere priorità, riservandosi poi di affossare tale disposizione, non dandovi alcun seguito in casa propria. Inutile sollevar battaglie sul nulla, insomma, quando si ha bisogno dell’Onu per finanziare programmi molto più urgenti e vitali. Il mutismo immobilista, cui si è assistito, appare comunque deprecabile, perché è sulle questioni di principio, che di solito i “buoni” latitano ed i “furbi” sguazzano.
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L’arcivescovo di Trento si prostra all’ideologia del secolo
(di Christian De Benedetto)
Giornali locali e nazionali, siti internet, blog, radio e televisioni hanno parlato, spesso disinformando, di quanto accaduto all’Istituto Sacro Cuore di Trento – scuola pubblica (non statale) paritaria cattolica – tra la direttrice suor Eugenia Liberatore e una dipendente a tempo determinato cui la scuola non ha rinnovato il contratto di lavoro.
Una questione assolutamente particolare, come è un rapporto di lavoro, è divenuta così un “caso nazionale” semplicemente perché l’insegnante cui non è stato rinnovato il contratto di lavoro ha ritenuto di portare il proprio caso all’attenzione della stampa trovando in “Repubblica” una tribuna interessata a farne l’ennesimo spot sulla così detta omofobia. E si, perché l’insegnante in questione sarebbe lesbica e, proprio per questa sua omosessualità, sarebbe stata “discriminata” dalle suore che gestiscono l’Istituto Sacro Cuore.
Non si tratterebbe solo d’una insegnante lesbica ma, come ha ricordato madre Eugenia, d’una insegnante che, durante le ore di lavoro presso una scuola cattolica quale è l’Istituto Sacro Cuore, avrebbe ripetutamente espresso opinioni favorevoli all’omosessualità. Il tutto provocando l’indignata reazione di molti genitori che hanno rivolto forti lamentele alla direttrice chiedendo provvedimenti contro una condotta giudicata incompatibile con il progetto educativo della scuola.
L’Arcigay e la galassia LGBT hanno gridato alla persecuzione, i media laici hanno cavalcato la notizia sotto l’etichetta (ormai di moda) dell’omofobia, “Avvenire” e “Sir” si sono segnalati per la timidezza, la ministra Stefania Giannini ha inviato degli ispettori sentenziando: «Laddove ci trovassimo di fronte ad un caso legato ad una discriminazione di tipo sessuale agiremmo con la dovuta severità». Dalla CEI neppure una parola e così dai superiori di suor Eugenia. Le suore dell’Istituto Sacro Cuore di Trento sono state lasciate sole, mentre giornali e politica davano il peggio di sé.
Di fronte al terrorismo verbale che ha violentemente aggredito le suore “colpevoli di omofobia”, proprio quei Pastori che dovrebbero difendere il gregge loro affidato anche a costo della propria vita hanno mostrato il volto pusillanime d’una gerarchia sempre più prostrata al mondo.
In tanto timoroso silenzio l’Arcivescovo di Trento mons. Luigi Bressan ha, invece, parlato. Il buon cattolico penserà che il Vescovo di suor Eugenia abbia fatto sentire la sua forte voce in difesa della decisione presa dalle suore, per ricordare il diritto della Chiesa a educare e delle scuole cattoliche a selezionare i docenti secondo un progetto educativo conforme al Vangelo, per denunciare la violenza dei media e la follia giuridica che si nasconde dietro il termine “omofobia” come la diabolicità dell’agenda LGBT. Niente di tutto questo! «Non ci deve essere nessun tipo di discriminazione di tipo sessuale» queste, invece, le parole di mons. Bressan che ha subito convocato suor Eugenia «per chiarire le cose». Eppure san Giovanni Paolo II ricorda che la Sacra Scrittura «presenta le relazioni omosessuali come gravi depravazioni» (CCC, 2357) e che la stessa inclinazione omosessuale è oggettivamente disordinata (CCC, 2358).
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La Stampa 7/8/14
Iraq, il Papa: fermare dramma umanitario
Francesco rivolge un «pressante appello alla comunità internazionale» affinchè «si attivi»
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IL CATTOLICESIMO PRODUCE EVASORI? NIENT’AFFATTO. ED E’ ANZITUTTO LO STATO CHE VIOLA IL PATTO SOCIALE
Rossella Orlandi, il nuovo direttore dell’Agenzia delle entrate, ha esordito con una gaffe: “In Italia sanatorie, scudi, condoni, sono pane quotidiano. Siamo un paese a forte matrice cattolica, abituato a fare peccato e ad avere l’assoluzione”.
Parole che hanno indignato “Libero” e suscitato l’ovvia reazione dei cattolici a cui ha dato voce “Avvenire”. E proprio con una lettera al quotidiano dei vescovi la Orlandi si è scusata per la “battuta ironica”, spiegando che “era indirizzata a tutti coloro che non rispettano le leggi ma confidano sempre in una sanatoria o in un condono per espiare i propri comportamenti scorretti. Nessun riferimento, quindi, ai princìpi solidaristici della cultura cattolica che hanno sempre ispirato i miei comportamenti e la mia vita. Mi scuso se le mie parole possano aver creato fraintendimenti o aver urtato la sensibilità di qualcuno”.
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CONFERENZA EPISCOPALE ITALIANA
Ufficio Nazionale per le comunicazioni sociali
LA PRESIDENZA DELLA CONFERENZA EPISCOPALE ITALIANA
Noi non possiamo tacere
15 agosto, Giornata di preghiera per i cristiani perseguitati
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Tempi.it
Matrimonio e comunione ai risposati. Spaemann: «La Chiesa non capitoli davanti al pensiero dominante»
luglio 27, 2014 Robert Spaemann
Riportiamo la riflessione del grande filosofo cattolico pubblicata da First Things. La Chiesa resterà il sale della terra o cederà alle logiche di un mondo in cui il matrimonio vale “finché l’amore non finisce”?