La filiale d?Irlanda dell’organizzazione internazionale Tradition, Family, Property (Tfp) ha chiesto di revocare l’invito del controverso sacerdote James Martin, il gesuita attivista Lgbt e consigliere vaticano per le comunicazioni, che dovrebbe partecipare in qualità di relatore al prossimo World Meeting of Families (lncontro mondiale delle famiglie).
“Non fate parlare il gesuita pro Lgbt all’incontro per le famiglie in Irlanda”James Martin dovrebbe partecipare, in qualità di relatore, al prossimo lncontro mondiale delle famiglie
Martin dovrebbe parlare giovedì 23 agosto, alle 11:30, presentando un conferenza dal titolo “Mostrare il benvenuto e il rispetto nelle nostre parrocchie per le persone Lgbt e le loro famiglie”.
La Tfp d?Irlanda sta chiedendo ai cattolici di firmare una lettera (attualmente sono già 9115 le persone che hanno firmato la missiva) che poi sarà spedita all’arcivescovo irlandese Diarmuid Martin e ai vescovi ausiliari Éamonn Walsh e Raymond Field, per chiedere l?estromissione dalla conferenza, sostenuta anche dal Vaticano, dell?americano confratello gesuita di papa Francesco.
“Siamo delusi e molto preoccupati del fatto che padre James Martin parlerà all’evento”, viene spiegato nella lettera, perché il sacerdote “è ben noto per il suo dissenso dall’insegnamento della Chiesa sulla morale sessuale“.
La Tfp osserva che padre Martin non è d’accordo con la descrizione dell’omosessuale fatta dal Catechismo della Chiesa Cattolica, che giudica la pratica omosessuale come “gravemente disordinata”.
Per il gruppo d’Irlanda del movimento internazionale fondato dal noto pensatore brasiliano del XX secolo Plinio Corrêa de Oliveira, questo disaccordo con il Catechismo potrebbe “impedire” alle persone attratte da altre persone dello stesso sesso di “arrivare a una vera comprensione della loro condizione”.
Fare partecipare in Irlanda il discusso gesuita per la Tfp “è un grave disservizio per coloro che padre Martin si propone di aiutare”. L’organizzazione cattolica si oppone a Martin anche:
– per il suo sostegno al New Ways Ministry (una “organizzazione religiosa pro omosessuali e lesbiche” dichiarata “gravemente inaccettabile” dalla Conferenza Episcopale Cattolica degli Stati Uniti),
– per l?uso dell’espressione “Lgbt Catholics” (perché, secondo la Tfp, non fa distinzione tra i casti cattolici che lottano per dominare le loro attrazioni omosessuali e le persone che “hanno ceduto” al sesso omosessuale),
– perché ha sostenuto, con un tweet, una “rappresentazione blasfema” della Beata Vergine Maria, si è espresso favorevolmente per il transgenderismo per i bambini, ha favorito baci omosessuali durante la messa,
– per alcune sue citazioni (come quelle in cui sosteneva che “i cattolici Lgbt portano doni unici alla chiesa, sia come individui che come comunità” e i cattolici dovrebbero “riverire” le unioni omosessuali), per avere “canonizzato” Jeannine Gramick, una suora dissidente omosessuale.
Padre Martin è già stato estromesso da alcune iniziative alle quali era stato precedentemente invitato (presso la Catholic University of America di Washington DC, ad una cena annuale per l’investitura dell’Ordine del Santo Sepolcro a New York City, ad un incontro con un’associazione benefica cattolica a Londra).
Matteo Orlando, per [www.ilgiornale.it]