... per promuovere il Perugia Gay Pride
La Madonna nelle vesti di una provocante “Drag Queen”, questa la, a dir poco, offensiva, “trovata” pubblicitaria scelta dal Perugia Pride Village che si svolgerà nel capoluogo umbro da venerdì a domenica 25 giugno.
Il manifesto pubblicitario realizzato dagli organizzatori dell’evento raffigura infatti una donna velata e vistosamente truccata che richiama inequivocabilmente la Madonna in atteggiamento da drag queen, con un cuore circondato di raggi in mano, a scimmiottare il Cuore Immacolato di Maria.
Come prevedibile, il manifesto ha immediatamente scatenato polemiche.
Su Facebook Marco Squarta, consigliere regionale di Fratelli d’Italia in Umbria ha così commentato:
“Non si può invocare il rispetto dei propri diritti, battagliare contro le discriminazioni e gli insulti e poi diffondere immagini come queste sulla Madonna che offendono chi crede. (…)Pessimo gusto..anzi disgustoso”.
Dichiarazioni alle quali hanno prontamente replicato gli organizzatori del Perugia Pride Village attraverso Stefano Bucaioni, presidente di Omphalos Lgbt e vicepresidente Arcigay che, negando l’evidenza, ha così cercato di mischiare le carte:
“Mi preoccupa che il consigliere Squarta non sappia riconoscere una Drag Queen da una Madonna, ma visto che è così confuso sulla laicità delle istituzioni lo invitiamo caldamente a partecipare al Perugia Pride Village 2017”.
Gli organizzatori del Pride hanno poi deciso di diramare una nota congiunta per chiarire la loro posizione a riguardo in cui si legge:
“I nostri pride scandalizzano, irritano, destabilizzano. E lo fanno di proposito. Ci si scandalizza alla percezione di qualcosa di sacro accostato a qualcosa che si ritiene sbagliato non degno di rispetto. Dimostrando nei fatti che ciò che di sbagliato si vede sono semplicemente le nostre drag queen, le nostre persone transessuali, i gay, le lesbiche o le persone intersex”.
La polemica ha investito anche l’amministrazione del Comune di Perugia, guidata dalla giunta di centrodestra del sindaco Andrea Romizi, che dopo aver concesso il patrocinio al Pride, si è (ingenuamente) detto sorpreso di tale locandina, affermando: “la locandina non rientra nel materiale di comunicazione oggetto del patrocinio“.
La vicenda mette chiaramente in luce la “tolleranza” della comunità LGBT+, sempre in prima linea a parlare di rispetto e non discriminazione, ma priva di scrupoli nell’offendere gratuitamente in maniera vergognosa ed inaccettabile i simboli sacri dei loro “avversari” culturali.
Luca Romani, 16/06/2017 per
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