Corbyn, Hamas e la lotta al terrorismo jihadista
"Incidenti brutali e scioccanti", così Jeremy Corbyn, il candidato premier laburista che i sondaggi guardano favorevolmente nella corsa verso le elezioni inglesi dell'8 giugno, ha commentato l'attentato di sabato notte a Londra.
Nessun riferimento al terrorismo di matrice islamica nelle parole di un leader di uno dei due grandi partiti politici del Regno Unito.
Ma chi è Jeremy Corbyn e che rapporto ha con il mondo arabo e islamico?
I tabloid chiamano Corbyn la "primula rossa", un laburista tanto, troppo a sinistra che da 35 anni milita nelle fila dei "black banchers", i peones del parlamento britannico.
Classe '49 è vegano e astemio in un paese dove birra e whiskey sono un credo, odia le auto e gira in bici, si vanta di indossare magliette di "2 euro", e detesta mangiare al ristorante. Della serie un primo ministro che farà la gioia della industria automobilista inglese, del mondo della moda e di quello del turismo e dell'agroalimentare.
Ha un debole per Hamas e per i chavisti venezuelani. E anche qui è difficile intuire da che prospettiva noti il modello (per entrambi) oltre la ricetta di un disastro: uno come Maduro ha fatto della capacità di comprare il poco che c'è in giro un mestiere.
Ma soprattutto Corbyn non sopporta Israele, sebbene non sia il solo da quelle parti, anzi: è perfettamente allineato con l’establishment radical chic della sinistra inglese.
Qualche giorno fa il Sunday Times ha ricordato che Corbyn nel 2014 mentre era in viaggio in Tunisia depose una corona di fiori sulla tomba di Atef Bseiso, funzionario dell'Olp e capo dell'intelligence palestinese negli anni Settanta, considerato una delle menti della strage di Monaco, quando i terroristi palestinesi uccisero gli atleti israeliani alle Olimpiadi del 1972.
Ma non c'è solo il Sunday Times: la "primula rossa" nel luglio 2011 è stato relatore di una conferenza pro-Palestina organizzata da George Galloway in Libano.
Con lui c’era Leila Khaled, la terrorista leader del Fronte Popolare per la Liberazione della Palestina divenuta celebre per aver partecipato al dirottamento di un aereo che da Roma doveva atterrare a Tel Aviv nel 1969. Agli annali è rimasta la foto che immortalava la donna mentre brandisce un AK-47, l'altrettanto celebre fucile d'assalto sovietico; del resto la Khaled è stata la prima esponenente del gentil sesso a rendersi protagonista di un’azione terroristica di questo tipo.
Corbyn finanzia il Palestinian Relief and Development Fund, ong che a sua volta ha contribuito a realizzare il "Festival palestinese per l'infanzia e l'istruzione" nella Striscia di Gaza. E che è diventato famoso per la recita con bambini che simulano l'uccisione di soldati israeliani con coltelli e mitragliatrici giocattolo.
Nel 2009 Corbyn disse di voler ospitare con "piacere e onore" nel Parlamento inglese "i nostri amici da Hezbollah", il Partito di Dio libanese inserito nelle liste dell'antiterrorismo Usa e vicino all'Iran. "Ho anche invitato gli amici di Hamas", aggiunse Corbyn per non farsi mancare niente.
L'anno scorso, se ne uscì anche con un'altra dichiarazione da mettere i brividi spiegando che gli ebrei hanno "maggiori responsabilità per le azioni di Israele" di quelle "che hanno i musulmani per Isis".
Ancora: Corbyn ha preso parte agli incontri organizzati dal cospirazionista Paul Eisen, ideatore del blog "La mia vita come negazionista dell'Olocausto". Ha definito lo sceicco Raed Salah, leader di un gruppo islamico fuorilegge in Israele (e condannato per incitamento alla violenza e al razzismo) come un "onorato cittadino", la cui "voce è degna di essere ascoltata", invitandolo poi per un rinfresco alla Camera dei comuni.
E in passato ha anche collaborato con Press Tv, network vicino all'Iran e sotto il diretto controllo della guida spirituale della rivoluzione khomeinista, Ali Khamenei.
Lo scorso anno una piccola polemica lo ha sfiorato Corbyn quando alcuni colleghi di partito gli hanno rimproverato di aver preso le distanze con estremo ritardo dalle dichiarazioni di un veterano dei Labour e suo stretto collaboratore, Gerald Kaufman, che in occasione di un evento pro-palestinese, con disprezzo, accusò il partito conservatore inglese di essere pagato dagli ebrei.
E' questo il candidato della sinistra inglese che la stampa internazionale celebra come nuova speranza per la Gran Bretagna e che, con malcelato entusiasmo, è osannato dai giornaloni a caccia di sondaggisti spregiudicati.
Ecco, detto questo, e ricordando che organizzazioni come Hamas sono pezzi della internazionale del terrore jihadista, viene da chiedersi che tipo di governo aspetta gli inglesi se a vincere le elezioni fosse Corbyn. "Come risposta all'attacco, come a Manchester, tutte le comunità dovrebbero unirsi", ha detto Corbyn commentando la strage sul London Bridge dell'altra sera.
Certo nel "Londonistan", nelle enormi periferie metropolitane inglesi e francesi dove l'islam ha creato vere e proprie enclave, staterelli dentro lo stato dove c'è un sistema giudiziario parallelo fondato sulla sharia, zone di divieto di transito per la polizia, piscine separate per sesso, non sembra esserci tutta questa voglia di unirsi alle altre comunità.
Ma questo Corbyn finge di non capirlo.
Lorenza Formicola, 5 giu 2017, per
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