Le parole di uno scrittore, esule in Italia da oltre vent'anni, ci siano di monito prima di cantare vittoria.
Più sotto una testimonianza di un redattore utile ai vacanzieri.
Infine un link commovente: una star internazionale, nata a Cuba, incoraggia i connazionali cubani fuggiti su zattere (balseros) con un concerto a Panama. Anche la salsa, che riempie il cuore di ogni amico di questo nobile popolo, può essere triste quando parla della libertà negata:
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La morte di Fidel Saturno Castro
di Carlos Carralero
La morte reale e la morte annunciata molte volte del Saturno cubano mi produce certo sapore amaro, lo confesso.
La notizia peggiore è che è morto nel suo letto nella sua casa-ospedale CIMEQ (Centro di Ricerche Medico - Chirurgiche ), che ha impiegato migliaia di ore e milioni di dollari per allungare il respiro del fantasma di Saturno in versione tropicale, senza che prima, questi sia stato processato da un tribunale per crimini all'umanità.
Io particolarmente potrei saltare di gioia perché ho sopravvissuto la sua crudele dittatura, però, io non sono di questa natura. Questo non è il mio stile. Nonostante il sacrificio di coloro che hanno trascorso molti anni in carcere, piantati sulla loro dignità, i morti, gli anziani ancora vivi che generosamente testimoniano gli orrori generati dal Saturno cubano, mi produce un sapore amaro, sapere che in 58 anni, l’esilio che ha avuto risorse a tale obbiettivo, non sia riuscito a legittimare l’Esilio cubano.
Lasciamo comunque anche questo particolare alla storia, perché alla storia, a gran voce, molte volte urlando ho chiesto di venire a concedermi un poco di ragione.
Ha smesso di emettere il veleno che emanava il suo ego in ogni ossigenazione delle sue cellule, l'uomo che più danni ha creato a Cuba.
Offro alcuni argomenti inconfutabili a tale proposito.
Una rivoluzione che, prima, durante e dopo ha prodotto migliaia di morti, tra cui mio padre.
Una rivoluzione (con le gambe: le persone hanno vissuto nella confusione di vedere in un corpo creatore di falsa retorica e propaganda asfissiante, l’astratta immagine del fantasma della rivoluzione) che nel 1959, ha trovato un paese già inserito nel gruppo di decollo economico delle nazioni, secondo i parametri stabiliti dall’economista e storico nord americano W. Rostow W.
Una rivoluzione che ha prodotto un esilio e diaspora, equivalente addirittura a un terzo della popolazione del paese.
Una rivoluzione che ha esportato guerre dal Centro America e dallo stesso 1959 fino allo Yemen, passando per Africa e il Medio Oriente.
Una rivoluzione la quale con i peggiori eufemismi e la censura ha negato, unico Stato nella storia, per 58 anni, di avere un’opposizione: sono tutti criminali, se si tratta di persone umili, mercenari, gli intellettuali o professionisti.
Una rivoluzione come non si è mai visto che ha separato centinaia di migliaia di famiglie, che li separa anche nelle proprie case; il Castrismo è stato un centro per la generazione di odio.
Una rivoluzione fantasma che è finita subito, nello stesso 1959, con le proprie immagine, definizione ed essenza, a partire delle esecuzioni, persecuzioni e prigionia, ma il suo fantasma ci ha perseguitato per più di cinque decadi.
Castro è stato nella sua lunga – e lunga perché ha torturato a tutti noi in modi diversi è una personalità mostruosa per le sue caratteristiche - una macchina di potere, senza scrupoli e pieno di invidia, e questa, genera il peggiore degli odi.
Qui trovò Castro ecco nell’argentino Che Guevara e i suoi seguaci, in tutto il mondo, nell'Islam fondamentalista e i milioni che nel pianeta soffrono di pregiudizi ideologici che si trasforma in invidia e questa a sua volta in odio: carta di trionfo e strumento di Castro nella guerra contro gli americani, odiati velata o apertamente da milioni di persone in tutto il mondo a causa delle loro passioni basse che hanno perso l’obiettività che deve avere un vero e proprio essere umano: la giustizia e l'imparzialità davanti al male dovunque esse appaia.
Suggerisco il mio libro Fidel Castro. L'abbraccio letale, vi troverete nel dettaglio alcune delle argomentazioni qui espressi.
La morte di FC è stata annunciata dall’erede della dinastia, il fratello Raul, l giorno 26. Il 26 novembre, 2016. Il ventisei anni, doppio del 13: entrambe le date sono state utilizzate da Castro decine di volte nella storia per eseguire manovre: una coincidenza o una causalità? Questo argomento appare nel capitolo V del mio libro. Fidel Castro. L'abbraccio letale
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Le ferie? Fatele a Matanzas!
1. Occhiali da sole per… non vedenti
Chi va a Cuba per ferie, di solito cerca il sole e il mare. Capita però che, una volta sul posto, magari mentre fa il bagno, sia incuriosito da alcuni strani comportamenti – come il sentirsi proporre le treccine ai capelli perché “non ho il permesso per farle a riva” -, e inizi a farsi domande sulla vita quotidiana a Cuba.
Già: a Cuba non si lavora senza permesso statale ma, purtroppo, la sua esperienza del vissuto quotidiano cubano si limita a qualche scambio di battute con il barista, il cameriere o con il giardiniere che furtivamente e con timore gli propone una noce di cocco per un “peso convertibile” (CUC). Insomma, accade che il turista non si renda conto di venir collocato in un’oasi artificiale, resa il più possibile simile al suo stile di vita, ma del tutto diversa da quello degli abitanti dell’isola.
Eppure, il primo dubbio dovrebbe venirgli appena sceso dall’aereo, quando ha bisogno di comprare una qualunque cosa: il turista deve usare il “peso CUC”, che è proibito al cittadino cubano. Non si tratta solo di un modo con cui il regime lucra sul cambio valuta, ma anche di un sistema per controllare i suoi movimenti sull’isola e gli extra dei cubani che sono a contatto con i turisti.
Forse nemmeno ci si accorge che in ogni Hotel, anche partecipato da società estere, vi sono tre tipologie di vigilanza: personale che gira – anche in spiaggia – in camicia bianca, cravatta e telefono di servizio; polizia di Stato stanziata nei paraggi dell’Hotel che interviene in pochi minuti su richiesta degli uomini in camicia bianca; polizia segreta mescolata al personale di servizio, con compiti soprattutto di sorveglianza del personale.
Ma tant’è: la bellezza del luogo, l’amabilità degli isolani e il pensiero delle meritate ferie non permettono al turista di cogliere immediatamente tanti particolari significativi, come quello del passaggio attraverso un apparente casello autostradale, che è in realtà un posto di controllo per identificare chi accede alle cittadine costruite per noi “capitalisti”, dal costo inarrivabile per un cubano che non sia membro della Nomenklatura, un campione sportivo o simili.
Iniziamo allora dalla parte a mio avviso meno importante: quella economica.
2. Non povertà ma miseria
Il Pil procapite potete trovarvelo in rete: Cuba è subito dopo la Bolivia (socialista) e prima dell’India (socialista)... siamo quasi ai livelli di Haiti.
I cubani hanno in pratica tutti lo stesso salario, corrispondente a ca. 25 euro mensili, che sono sufficienti ad acquistare i generi di prima necessità. La settimana lavorativa è quasi per tutti di 6 giorni per 8 ore.
La quasi totalità del popolo vive, insomma, non in povertà ma nella miseria, con la sola eccezione di chi riceve mance dai turisti, che fanno davvero cambiare la qualità della vita. Così, ingegneri, medici, ecc. fanno a gara per fare i barman o i camerieri: uno dei pochissimi reati che un cubano compie è quello di “rendere inabile” chi lo precede nella graduatoria statale per quel tipo di lavoro.
Tuttavia, chi non vuole vedere obietta: “ma non hanno spese, è tutto pagato dallo Stato!”. Certo, ma con che qualità della vita?
Lo stupore di un sedicenne canadese che si trova circondato da tre bellissime e sculettanti quattordicenni locali la dice lunga: sposare lo straniero è il modo più facile per uscire dalla schiavitù socialista.
Persino nella capitale, città quasi senza controlli, basta aggirarsi un’oretta per rilevare le condizioni di degrado e schifo delle “case per tutti” promesse dal socialismo.
Restiamo all’Avana, mercati ortofrutticoli centrali; solo quattro i prodotti in vendita su tutti i banconi: zucca, avocado, banane e lime (quasi tutto marcio).
Non volete sporcarvi le Nike camminando per i vicoli de La Habana Vieja? Basta togliersi gli occhiali da sole mentre si viaggia sul Bus “dorato” per turisti per notare che la “casa per tutti” è spesso fatta con la cassetta della frutta. Ancora: solo due case su tre hanno (ancora!) la cisterna d’acqua di cemento sul tetto e tre su quattro l’antenna della televisione. Non parliamo poi dei paesi dell’interno, come Cardenas, in cui alcuni “turisti non-standard” non hanno nemmeno avuto il coraggio di scendere dal taxi.
Ah, già: i trasporti. A Cuba non c’è il problema del parcheggio e del traffico: quasi nessuno ha un’auto propria (1). I bus sui quali siamo costretti a viaggiare noi turisti – per la paura di essere scoperti non ci hanno fatto salire sul bus per operai neanche alla vista di qualche bella banconota – per i cubani hanno un prezzo stellare: il socialismo, per loro, ha le “guaguas”, dei vecchi omnibus dei tempi dell’Urss sul quale la gente viene accatastata come bestie. Le ferrovie risalgono all’epoca di Batista ma non vengono utilizzate, più sotto scoprirete il perché.
Per l’istruzione: ho udito un coraggioso parroco cattolico chiedere quattro volte durante l’omelia domenicale “sanità e istruzione conformi alla dignità umana”. E’ vero che l’istruzione è gratuita ma una volta conseguito il titolo, il giovane deve restituire allo Stato tutti i costi sostenuti con parte del proprio stipendio, anche per 8-10 anni.
Per la sanità: avendo bisogno di un antistaminico (Dexclorfeniramina, Made in India) e di un integratore salinico (Suero oral, Made in El Salvador) siamo volutamente andati a comprarli in un villaggio: siamo stati serviti subito, ma abbiamo ben notato cinque povere anziane sedute a 40° all’ombra con l’85% di umidità che venivano ignorate dalle farmaciste. Il socialismo non riesce nemmeno a fabbricare le medicine!
3. Cuba libre.
E’ un cocktail che si prepara con Rum bianco, lime e Cola (la Coca Cola è proibita, così come ogni prodotto made in Usa). Non è di questa “libertad” che voglio parlavi, ma di Cuba schiava: se siete cubani residenti nella Regione di Matanzas e volete andare a visitare una Regione limitrofa, dovete presentarvi venti giorni prima alla stazione delle guaguas con la carta d’identità, subire un interrogatorio, fare la prenotazione e tornare dopo due settimane per vedere se vi lasciano acquistare il biglietto.
Invece, i turisti possono uscire dalle loro “oasi artificiali” per visitare l’isola, ma le escursioni riguardano soltanto grossi centri e, di questi, alcuni punti ben limitati e definiti. Tutte si svolgono sotto la guida di personale ben istruito nei dogmi e nella storia della chiesa socialista.
Così, non ho faticato a convincere la mia buona moglie ad evitare le escursioni e – approfittando del fatto che sono madrelingua spagnola e che spesso vengo scambiato per indigeno – a visitare qualcosa di “non previsto”. Non voglio essere troppo anti socialista e perciò non vi parlerò di Heredia in Camaguey, ma dell’importante e storica Matanzas (sì, proprio la città natale di Celia Cruz), capitale di una delle tredici Regioni in cui è divisa l’isola: 150.000 abitanti a soli 90 Km da La Habana, raggiungibile addirittura via autopista.
Va detto che tutto quanto sopra già descritto (ad es. le vecchie cisterne per l’acqua) si applica ovviamente anche a questa grossa città.
Aggiungo che, a Matanzas, manca la corrente elettrica per sei ore ogni giorno.
Non abbiamo visto locali con aria condizionata, c’erano 38° con l’80% di umidità.
Non abbiamo visto alcun impianto di aria condizionata: i più derelitti dormivano buttati come cani sull’asfalto stradale o negli androni delle case. Se dalle Avenidas principali ci si avventura nelle stradine laterali si è nel massimo degrado: certo, oltre alle case fatte in lamiera o con le cassette della frutta, ve ne sono anche in mattone, ma risalgono all’epoca di Batista e – probabilmente per non aver avuto alcuna forma di manutenzione – sono fatiscenti. Ma abitate.
Peraltro, nei primi mesi dopo il colpo di Stato socialista del 1959, il regime espropriò tutte le proprietà private e solo alcuni anni dopo restituì alcune case confiscate. Così, esiste ancora chi possiede una propria abitazione, ma deve pagare allo Stato l’affitto per i primi venti anni ed ogni passaggio di proprietà, anche per eredità.
Vi è un unico negozio che vende abiti occidentali: si può entrare in due alla volta e fuori c’è una coda di circa 80 persone. Così, un anziano occidentale firmato Armani, nel miglior ristorante di Matanzas, trova la facile compagnia di due bellissime, una bionda e una mora.
Coda pure in farmacia, mentre è certo che i detenuti non hanno diritto all’assistenza sanitaria.
Nessun negozio di frutta e verdura; supermercati sporchi e infestati dalle mosche con solo una ventina di prodotti in vendita.
A Matanzas non abbiamo trovato nessuna edicola per acquistare l’unico periodico in vendita nell’isola: il mitico Granma (2).
Non esiste alcun internet café. Esiste però la possibilità di utilizzare gratuitamente – per un’ora al giorno e sotto sorveglianza – dei vecchi computer (senza accesso ad internet) per imparare ad usarli.
La televisione non l’hanno tutti, ma nei locali pubblici (quando c’è corrente elettrica) si possono vedere i tre canali statali e i due canali che trasmettono in lingua cinese la storia e la cultura del nuovo “grande paese amico”: non è possibile vedere nemmeno la sinistrorsa CNN, né inglese né spagnola. Esistono anche reti televisive e radiofoniche locali, tutte sotto il controllo statale.
4. La Chiesa.
Giovanni Paolo II ha ricevuto Fidel Castro in Vaticano nel 1996 e ha ricambiato la visita nel 1998.
Purtroppo, poco tempo dopo, la Segreteria di Stato ha praticamente taciuto su tre fucilazioni e sulle condanne al carcere di 75 dissidenti a Cuba. Si è anche verificato uno scandaloso episodio, nel marzo 2003, di una decorazione fatta al terrorista Fidel Castro da parte della badessa dell’Ordine di Santa Brigida, con il suo contorno di baci e abbracci, sotto gli occhi della televisione cubana e del Cardinale Crescenzio Sepe.
La Chiesa Cattolica è, insomma, fortemente limitata nella sua pastorale: purtroppo abbiamo visto le chiese frequentate principalmente da donne di etnia ispana (le popolazioni nere pare siano progressivamente tornate alla stregoneria della “santeria”). A La Habana viene pubblicato un bollettino pastorale di commento al Vangelo della Messa domenicale, ma arriva nelle parrocchie della Regione di Matanzas dopo settimane.
Il clero ha scarsi strumenti di formazione ma ad alcuni è permesso di andare a studiare all’estero: sebbene sia comunque teologicamente confuso, ha ben chiara la condizione di schiavitù in cui versa il suo gregge e quando parla, parla chiaro e con coraggio.
Alcune chiese vengono restaurate dal regime, come la Chiesa di San Francesco il nuovo de La Habana: espropriata nel 1966 assieme al convento dei francescani, venne restituita nel 1988 (senza però il convento, che il regime si è tenuto). Ora i Padri vivono fuori città. Il regime ha anche permesso l’ingresso di due conventuali sardi, assegnando loro gratuitamente un’abitazione: ricevutala diroccata, è abitabile dopo quattro anni con lavori pagati dagli stessi Padri.
La Cattedrale di Matanzas è in rovina, chiusa da anni “per manutenzione”: al contrario le tre logge massoniche di Matanzas – compresa la gigantesca La Verdad – sono vuote, ma in perfetto stato per la ottima manutenzione. Stesso discorso per la maestosa sede del Grande Oriente Cubano, proprio di fronte alla Chiesa del Sacro Cuore de La Habana.
Concludo. Come a voi, capita anche a me di avere colleghi filo socialisti e altri più ingenui i quali sostengono che il socialismo sia finito: diciamo loro di fare le prossime ferie… a Matanzas!
David Botti
13 agosto 2010, nell’84° compleanno del terrorista Fidel Castro
Bibliografia in rete:
1)
[tinyurl.com]
Armando Valladares, Contro ogni speranza. 22 anni nel gulag delle Americhe. Dal fondo delle carceri di Fidel Castro
2)
[tinyurl.com]
Massimo Caprara, Che Guevara sconosciuto
3)
[tinyurl.com]
Stefano Magni, Dalla dittatura di Castro e Che Guevara solo morte e povertà
4)
[digilander.libero.it]
Profughi cubani, Prigionieri politici in sciopero della fame sparpagliati in prigioni diverse
Note.
(1) Il socialismo è inefficiente anche nella tecnologia; la dipendenza che un tempo era verso l’Urss ora è verso la Cina socialista: tutte le vecchie auto sono Usa degli anni Cinquanta o Lada degli anni Sessanta. I nuovi mezzi di trasporto sono quasi tutti Yutong e Geely.
(2) Il Granma prende il nome dalla Regione in cui Fidel Castro e altri 82 terroristi, sbarcando nel 1958 da uno yacht, diedero inizio alle stragi che portarono il socialismo al potere. Il numero dell’11-8-2010 dedica tutta l’ultima pagina (in tutto stampa sei pagine in formato A3) ai brillanti sforzi dei tecnici di Pinar del Río, che riescono quotidianamente a riparare ben 40 delle nuove cuocitrici multifunzione che il regime ha dato in sostituzione delle vecchie cucine a gas liquido e cherosene: peccato che si rompano tutte. Il progresso socialista colpisce anche in cucina!