La “normalità” omosessuale sotto gli occhi dei cittadini romani
In queste ultime settimane, la città di Roma è stata tappezzata da osceni cartelloni pubblicitari reclamanti il prossimo “Gay Wedding“, una fiera di tre giorni esclusivamente riservata ai “matrimoni” tra persone dello stesso sesso, che si presenta come “La prima manifestazione della Capitale dedicata alle Unioni Civili”.
I due differenti manifesti, rappresentanti il primo una coppia gay in abito nunziale nell’atto di baciarsi e il secondo una coppia di spose lesbiche in provocante posa, riportano lo stesso slogan “Si lo voglio“.
La kermesse omosex si svolgerà da venerdì 21 a domenica 23 ottobre presso l’Ergife Palace Hotel dove avranno luogo tre giornate di esposizioni, incontri ed eventi “con l’intento di offrire un punto di riferimento al mondo gay in tema di diritti e unioni civili” .
Fabio Ridolfi, organizzatore della manifestazione, presenta così l’evento sul sito web ufficiale:
“E’ dedicata ad una fascia di utenti in forte crescita. Moltissimi i matrimoni contratti all’estero da coppie gay che decidono di festeggiare in Italia al loro rientro. Grazie alla legge Cirinnà – approvata nel maggio scorso – oggi, ci si può unire civilmente anche nel nostro Paese. Per tale ragione, nasce a Roma la prima wedding exposition dedicata all’organizzazione e alla tutela delle unioni civili omosessuali. Questa manifestazione, alla quale partecipano oltre un centinaio di espositori, vuole comunicare il perfetto equilibrio tra il matrimonio tradizionale e l’unione civile di recente approvazione”.
DALLA LOCATION ALLA CONFETTERIA
I futuri novelli “sposi” gay potranno trovare tutto ciò di cui hanno bisogno per celebrare la loro unione, rigorosamente pensato per le coppie omosessuali: location, catering, abiti, bomboniere, liste di nozze, autonoleggio, foto e video, wedding planner, flower designer, musica ed intrattenimento, confetterie, agenzie di viaggio, tour operator, enti del turismo.
BUSINESS GAY
Non mancheranno spazi espositivi dedicati ad altri settori particolarmente gay-friendly come la moda, la bellezza, il benessere, i gioielli e numerosi altri servizi.
Il Gay Wedding Italia sarà anche un vetrina in cui esibire la propria riverente solidarietà politically correct in tema di rispetto dell’omosessualità e contrasto all’omofobia.
In questo senso, alla manifestazione ha già aderito la Croce Rossa di Roma, che avrà un suo stand informativo in cui illustrerà il suo ultimo progetto a riguardo, Refuge Lgbt, la prima casa di accoglienza per giovani omosessuali aperta recentemente nella Capitale.
DUE RIFLESSIONI
La manifestazione “Gay Wedding” suggerisce due riflessioni spontanee, la prima su un piano materiale e la seconda su un piano, per così dire, più morale.
UNO
La prima valutazione, di carattere pragmatico, è che non si può non sottolineare come gli organizzatori di “Gay Wedding” si siano lanciati in un pessimo business visti i disastrosi dati statistici relativi ai “matrimoni” tra persone dello sesso. La battaglia per il riconoscimento del “matrimonio” gay è stata infatti, ovunque, un mero espediente politico volto a “normalizzare” socialmente l’omosessualità attraverso la sua legittimazione socio-culturale.
Nei fatti, il mercato dei “matrimoni” gay è tutt’altro che florido e le statistiche dei paesi che lo hanno introdotto, ben prima di noi, come l’Olanda, lo attestano chiaramente.
L’Ufficio Centrale di Statistica dei Paesi Bassi (Cbs), che ha monitorato il numero e la durata dei “matrimoni” gay a partire dal 1 aprile 2001, anno dell’introduzione delle nozze gay nei Paesi Bassi, ha riscontrato infatti un crollo verticale sia delle unioni maschili che di quelle femminili: le prime tra il 2001 e il 2015 sono passate da 1.339 a 647, le seconde da 1.075 a 748.
DUE
La successiva riflessione riguarda invece il profondo e deleterio effetto “sociale” di tali cartelloni pubblicitari omosex, diffusi ad ogni angolo della città. Bambini, adolescenti, giovani e persone di tutte le età sono infatti costrette a “sorbirsi” immagini oscene raffiguranti due uomini in abito nunziale nell’atto di baciarsi appassionatamente.
Cosa può pensare un bambino che recandosi a scuola ha la sfortuna di imbattersi in una simile immagine ? Il devastante e prepotente messaggio è evidente, l’intenzione è quella di “normalizzare” la fluidità sessuale secondo il diktat etico imperante.
L’affissione di tali cartelloni per la città di Roma dimostra infine quanto sia del tutto falsa e faziosa l’affermazione per la quale “allargare la sfera dei diritti“, riconoscendo il “matrimonio” gay, sia un doveroso atto civile, nei fatti neutrale e pacifico.
Nella realtà, al contrario i poster omosex disseminati per le vie della capitale sono un violento pugno in un occhio nei confronti di chi condanna lo stile di vita omosessuale e crede nell’unicità della famiglia naturale. La neutralità nel riconoscimento di un diritto è un mito e, in quanto mito, non esiste. Le leggi, per definizione, educano e legiferare in favore del matrimonio omosessuale porta, inevitabilmente, alle disastrose e scandalose conseguenze, ahinoi, sotto gli occhi di tutti i cittadini romani.
di Rodolfo de Mattei, per
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