La messinscena di Fermo: due immigrati di colore stavano rubando una macchina e hanno picchiato un italiano che cercava di impedirgielo.La Presidente della Camera, esponenti del Governo e persino sacerdoti hanno subito solidarizzato con gli immigrati ladri e violenti.
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Il buonismo dell'ex presidente del Consiglio, Massimo d'Alema, che vuole istituire l'8x1000 a favore dell'islam e costruire molte moschee.
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Il grande politologo Luttwak spiega il funzionamento delle tre moschee: "E' una catena di montaggio che comincia con una moschea simpatica, il cui l'imam non si trova mai perché è sempre a qualche incontro interreligioso, oppure in televisione per dire a tutti che l'islam è una religione di pace. Lì non si predica minimamente la violenza, mai, però si predica l'identità musulmana. Quindi tu non sei un italiano di fede musulmana, tu sei un musulmano in Italia. C'è poi un secondo tipo di moschea, meno bella, più piccola, il cui imam si trova in giro spesso per qualche incontro interfede e così via. E lui dice: poiché voi siete musulmani, avete il dovere di essere solidali con tutti gli altri musulmani del mondo. Quindi non sei un cittadino italiano, che magari si incazza con qualche nemico dell'Italia: tu sei un musulmano che vive in Italia, quindi ti devi arrabbiare con chi attacca qualsiasi musulmano, ovunque. Sono quelli che si schierano con Hamas, con chi abita nella Striscia di Gaza. Poi c'è una terza moschea, che è molto disorganizzata, molto piccola, c'è poca gente. Lì vengono quelli usciti dalla seconda e dalla prima moschea. Quelli sono i "fratelli" e quelli, sì, vogliono agire. Molti chiacchierano, però poi qualcuno agisce."
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L'apologeta Corrado Gnerre, spiega che non siamo di fronte nè a malati mentali, nè a terroristi, ma soltanto a musulmani coerenti con il Corano:
"fa specie che l’attentatore di Nizza fosse un violento con i suoi parenti, un ubriacone, uno border-line, ecc… Ciò è del tutto irrilevante ai fini dell’atto definitivo, in questo caso dell’atto del cosiddetto “martirio”: immolarsi per la Jihad uccidendo se stesso per uccidere quanti più “crociati” possibile. Anzi, proprio perché finora si è vissuti in un certo modo, cioè in maniera difforme alla legge islamica, una scelta definitiva per Allah e la Jihad può cancellare tutto e far sì che si diventi addirittura più “santi” di coloro che invece, pur professando coerentemente la fede, non riescono a decidersi per atti del genere.
Queste considerazioni ci fanno capire quanto fuorvianti siano due approcci: quello di valutare questi atti sganciandoli dal contesto religioso e quindi dalla conoscenza dell’Islam, e quello di (approccio ancora più ingenuo) considerare l’Islam come una religione tutto sommato simile al Cristianesimo".
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L’insopportabile autorazzismo di politici e media italiani
di Riccardo Piccinato, per Azione culturale del 14/07/2016
In questi giorni sono avvenuti quattro episodi degni di nota, risaltati dai media italiani: la strage degli italiani a Dacca, la bufala dei bengalesi pestati in Italia “perché non sapevano il Vangelo”, l’omicidio di Fermo e la strage di Dallas. Quattro episodi, tutti molto diversi tra loro in modalità, responsabili, contesto, ma purtroppo tutti riconducibili alla matrice “razziale” del problema.
Pare però che i media di casa nostra trattino le vicende in maniera nettamente diversa, soffermandosi in particolare a sottolineare il razzismo italiano (o presunto tale). Una sorta di cieco inno all’autorazzismo italico. Vediamone alcuni stralci pubblicati o scritti a grancassa, cominciando proprio dalla tragedia di Fermo, sulla quale il ministro Alfano ha dichiarato: “Siamo qui per scongiurare un contagio nazionale, ma l’Italia è campione d’accoglienza”. Gli fa eco Renzi su Twitter: “Il governo oggi a Fermo con don Vinicio e le istituzioni locali in memoria di Emmanuel. Contro l’odio, il razzismo e la violenza”.
Lo stesso Don Vinicio afferma che tra l’aggressione al nigeriano di 36 anni e gli ordigni trovati nei mesi scorsi davanti a parrocchie attive al fianco di immigrati “ci potrebbe essere qualche collegamento”. E aggiunge: “È’ un’aggressione razzista, sta crescendo un clima di aggressività e di razzismo”.
Il Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, “addolorato dal gravissimo episodio di intolleranza razziale“. “È un episodio terribile che ci dà la misura di come non si è mai vaccinati, in nessun Paese, da qualcosa che pensavamo di non vedere mai più”, ha detto il ministro della Difesa, Roberta Pinotti. Antonio Marchesi, presidente di Amnesty International Italia: “Fa rabbrividire il fatto che un uomo, scampato insieme alla sua fidanzata al terrore di Boko haram in Nigeria abbia trovato la morte in Italia, per mano di un aggressore spinto da motivi di odio razziale”.
Tocca poi al segretario regionale del Pd Marche, Francesco Comi: “E chi sbaglia, come chi, in questo caso, si è fatto strumento di odio razziale e portatore del male assoluto, deve pagare. Non può rimanere impunito”. “Da sindaco di una città accogliente e aperta da sempre all’integrazione, mi sembra di precipitare in un incubo con quanto accaduto”, è il commento del sindaco di Fermo Paolo Calcinaro.
“È d’obbligo, ma non per questo taciuta, la ferma condanna non solo per quanto accaduto ma per quanto emerge dall’episodio, ovvero lo strisciante razzismo che non può e non deve trovare spazio nel modo più assoluto nella nostra città. La mia vicinanza va anche a don Vinicio Albanesi e a chi opera nelle strutture di accoglienza, per il loro lavoro quotidiano, perché il germe del razzismo non può in alcun modo proliferare in questa comunità”.
Per non parlare poi proprio dei titoli dati dai media. Una lista infinita, ma nella quale è giusto inserire qualche esempio: “La tranquilla crudeltà di provincia”, Huffington post. “Nigeriano ucciso a Fermo, ultrà fermato per omicidio: contestata aggravante razzismo” Il sole 24 ore, mentre NeXt quotidiano scrive addirittura : “Per Matteo Salvini è colpa della vittima” o “Ecco come Salvini giustifica l’omicidio di Emanuel” (concetti, ovviamente, mai espressi dal leader della Lega). “L’omicidio di Fermo è l’ultimo atto del profondo razzismo italiano”, l’Internazionale. Il livello è così elevato da avviare addirittura una petizione su change.org sul tema.
In più o meno tutti gli articoli viene sottolineato direttamente o indirettamente il razzismo italico verso i migranti, a causa di sciacalli e speculatori seriali come Salvini, puntualmente accusato di essere fomentatore dei sentimenti più beceri.
Stesso taglio nei vari articoli, poi puntualmente smentiti, sulla bufala del pestaggio dei bengalesi “che non sapevano il Vangelo” in una sorta di contrappasso per i fatti di Dacca. Peccato fosse tutto inventato, ma anche in quel caso quotidiani e telegiornali non hanno perso occasione si sottolineare il terrificante razzismo italico, quasi sia diventato lo sport nazionale.
Arriviamo poi ai fatti di Dacca e Dallas, dove i razzisti sono gli altri e i bersagli sono gli occidentali. Questa volta i media italiani sembrano quasi sottolineare una presunta “colpa” degli italiani morti, sfruttatori del Paese povero come imprenditori. E in fondo pare se lo siano meritati anche i poliziotti uccisi, perché le persecuzioni della polizia negli States dovevano finire.
Insomma, pare proprio che per le tragedie che vedono nostri connazionali vittime ci debba essere per forza una spiegazione socialmente giustificatrice, mentre quando avviene il contrario dalle nostre parti non c’è nessuna tendenza a cercar scuse, anzi, partono le condanne a raffica. Intendiamoci, nessuno cerca né giustificazioni né scuse, ogni violenza deve essere punita. Ma perché questi due pesi e due misure?
L’autorazzismo è, a tutti gli effetti, un fenomeno culturale di massa presente nella società italiana. Il fatto che sia autoriferito, masochistico, e non offensivo verso altre culture non lo rende certamente “meno razzista” di altri atteggiamenti. È un cancro arrivato a livelli tali che lo stesso sindaco di Fermo arriva a dire, quasi in lacrime: “Non criminalizzate la città”.
I media puntano immediatamente il dito sui colpevoli o presunti tali, rei di agire con pregiudizio, con il non trascurabile dettaglio di essere mossi a loro volta da pregiudizio: un paradosso non da poco.
Una dimostrazione si ritrova proprio nei fatti di Fermo: il migrante non aveva ancora fatto a tempo a morire che le agenzie battevano già la notizia di un assassino ultrà fascista della destra razzista. Salvo poi, rivedere diverse considerazioni. Stessa cosa per la ricostruzione dei fatti: subito aperture sul pestaggio di natura fascista per poi poi scoprire, referti alla mano, che l’omicida si era difeso da un pestaggio avvenuto addirittura con pali stradali, sferrando un unico pugno che poi ha provocato la morte solo a causa di una caduta scomposta.
La gestione dei testimoni della vicenda: ci mancherebbe altro, anche loro immediatamente definiti razzisti (e come tali minacciati di morte) e inattendibili perché a “difensori” del razzista italiano per poi scoprire che sì, erano attendibili, addirittura simpatizzanti di sinistra.
L’unica cosa che non appare, ad ora, smentita, è l’insulto iniziale, quello “scimmia” inteso in sfondo razziale. Non stiamo a raccontarci frottole e ovvietà: il gesto è da condannare e rappresenta un pessimo esempio da qualunque lato lo si guardi. Ma basta questo per ritenere che tale persona debba meritare un pestaggio multiplo? Qualcuno direbbe di sì, ma non sarebbe migliore di quei fascisti violenti che tanto critica e di cui ha tanta paura.
È stato sicuramente un fatto grave e degno di nota, ma vogliamo almeno attendere la vera ricostruzione dei fatti? La verità è che la stampa sta diventando peggio dei racconti al bar dello sport: solo tifoserie attira click, a chi grida più forte razzista, antirazzista, autorazzista.
Mentre il Bangladesh ricorda anche i nostri caduti con due giorni di lutto, l’Italia è impegnata a dimenticare i suoi morti e a colpevolizzare un’intera comunità a causa di un violento. Mentre lui rappresenta tutta l’Italia, i media ci ripetono che gli attentatori islamici invece sono solo casi isolati. Forse un po’ troppo frequenti, a dire il vero. E si parla di sciacallaggio di Salvini e della destra razzista, ma a quanto pare l’unico interesse sia di stanare/inventare gli sciacalli e mai di risolvere i problemi.
Le tifoserie continuano, eppure lo scontro culturale si allarga. Segno che, forse, sarebbe completamente da rivedere il modello del matrimonio forzato tra culture, anche e soprattutto per l’imbecillità di una classe politica che non è in grado di proporre ed attuare nulla, ma solo di fare il tifo.