Ho visto anche io la trasmissione su TV2000, e sono rimasto basito. Mentre scorreva la trasmissione mi assaliva lo sconforto, lo smarrimento. In un primo momento ho pensato che fosse stato tutto inutile.
Tutto! Fosse stato tutto vano muoversi in questi due anni ad incontrare le persone, a discutere di gender, partecipare e preparare incontri pubblici, centinaia di telefonate, sopportare spese e sacrifici per organizzare pullman per il primo Family Day (contro il gender) ed il secondo (contro il matrimonio omosessuale).
E allora? Ho pensato che fosse stato tutto illusorio se l’emittente della CEI, quella dei vescovi italiani, alle dirette dipendenze di mons. Galantino, segretario della CEI, mette in onda una trasmissione sull'amore omosessuale, che viene, dunque, sdoganato.
di Sabino Paciolla
Fonte: CulturaCattolica.it
La trasmissione:
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La trasmissione si chiama “Il diario di papa Francesco”; sul maxi schermo, che fa da sfondo allo studio, figura il papa che apre la Porta Santa; in studio tre giovani omosessuali, un prete ed una suora di una associazione “di frontiera”; un conduttore che “conduce le danze”; ciascuno con in mano la copia di pagine della esortazione apostolica AMORIS LAETITIA.
Il conduttore che inizia dicendo che si parlerà dell’AMORIS LAETITIA insieme agli ospiti omosessuali. Il genitore di uno dei giovani scrive che non vi è alcuna differenza tra l’amore di suo figlio per il suo compagno, e quello tra un uomo ed una donna.
Il sacerdote, partendo dal passo della Amoris Laetitia n. 250, afferma che l’esortazione “insiste che non è possibile continuare con una ingiusta discriminazione nei confronti di queste persone, vanno accolte, vanno accolte, a partire dalla loro identità, da quello che sono, dalla loro esperienza. Probabilmente non abbiamo ancora compreso, come Chiesa, l’esperienza dell’amore che può sorgere tra due persone omosessuali, stiamo cercando di capire che cosa significa, lo possiamo chiamare amore o no, vediamo, ma lo dobbiamo mettere sul tavolo, discuterlo.” (…) “Non possiamo noi, a partire da qualche principio teologico, dire questo è amore o questo non è amore. Dobbiamo sentire le loro esperienze, ascoltarli, dire che cosa vivono quando sono in coppia, quando vivono dalla mattina alla sera insieme, come se fossero famiglia, PERCHÉ PROBABILMENTE SONO FAMIGLIA. Allora noi che cosa abbiamo da dire a queste esperienze? Dobbiamo solo portare delle regole? Delle norme che dicono: voi non state vivendo quello che in realtà vediamo, ma è in realtà una illusione? Non possiamo andare avanti così. Non è questo quello che dice l’Amoris Laetitia, non è questo quello che dice il Papa”.
In questo crescendo rossiniano: “Come Chiesa, non abbiamo ancora compreso”, “stiamo cercando di capire”, “dobbiamo discuterlo”, “probabilmente sono famiglia”… che cosa si potrebbe concludere? Che l’amore omosessuale E’ FAMIGLIA?
Il passo dell’AMORIS LAETITIA, il n. 250, citato nella trasmissione a sostegno del matrimonio omosessuale dice: “Nei riguardi delle famiglie si tratta invece di assicurare un rispettoso accompagnamento, affinché coloro che manifestano la tendenza omosessuale possano avere gli aiuti necessari per comprendere e realizzare pienamente la volontà di Dio nella loro vita”. Attenzione, dice testualmente, la “volontà DI DIO nella loro vita”, non quella degli uomini. Non quella che io mi costruisco a mia immagine e somiglianza.
Che cosa c'entra il modo di trattare l'argomento "amore omosessuale" di questa trasmissione con il catechismo della Chiesa cattolica?
Cosa c'entra il messaggio di questa trasmissione con la sapienza millenaria della Chiesa?
Dove è finito il catechismo che, al n. 2331, dice « Dio creò l'uomo a sua immagine; [...] maschio e femmina li creò » (Gn 1,27); « Siate fecondi e moltiplicatevi » (Gn 1,28). Al 2335 dice: “L'unione dell'uomo e della donna nel matrimonio è una maniera di imitare, nella carne, la generosità e la fecondità del Creatore”. Al 2336 dice: “Gesù è venuto a restaurare la creazione nella purezza delle sue origini. Nel discorso della montagna dà un'interpretazione rigorosa del progetto di Dio: « Avete inteso che fu detto: "Non commettere adulterio" (Mt 5,27-28) (“atti impuri” nella nuova formulazione catechistica).
Al 2357 dice: “La Tradizione ha sempre dichiarato che « gli atti di omosessualità sono INTRINSECAMENTE DISORDINATI ». Sono CONTRARI ALLA LEGGE NATURALE. Precludono all'atto sessuale il dono della vita. Non sono il frutto di una vera complementarità affettiva e sessuale. IN NESSUN CASO POSSONO ESSERE APPROVATI”.
Al 2361 dice: ”La sessualità si realizza in modo veramente umano solo se è parte integrante dell'amore con cui l'uomo e la donna si impegnano totalmente l'uno verso l'altra fino alla morte ».
Infine san Paolo ci ammonisce: "Per questo Dio li ha abbandonati a passioni infami; infatti le loro femmine hanno cambiato i rapporti naturali in quelli contro natura. Egualmente anche i maschi, lasciando il rapporto naturale con la femmina, si sono accesi di desiderio gli uni per gli altri, commettendo atti ignominiosi maschi con maschi, ricevendo così in se stessi la retribuzione dovuta al loro traviamento. E poiché non ritennero di dover conoscere Dio adeguatamente, Dio li ha abbandonati alla loro intelligenza depravata ed essi hanno commesso azioni indegne" (Romani 1, 26-28).
In quindici minuti di trasmissione viene "fatta fuori" la tradizione millenaria della Chiesa; viene "sbriciolata" la Familiaris Consortio di san Giovanni Paolo II. E questo è il segno di un dramma che stiamo vivendo!
Perché illudere quei giovani? Perché far loro un discorso sentimentale, evitando di andare alla verità del significato dell’amore? Quando (ad esempio) si parlerà di “paternità” e “maternità”, cosa si dirà a quei giovani? Gli si dirà la verità che dice il Catechismo? Quella che al n. 2378 recita: “Il figlio non è qualcosa di dovuto, ma un dono. Il « dono più grande del matrimonio » è una persona umana. Il figlio non può essere considerato come oggetto di proprietà: a ciò condurrebbe il riconoscimento di un preteso « diritto al figlio»”. Perché la verità bisogna dirla, se l’amore omosessuale è intrinsecamente sterile, allora si apre la strada della “fabbricazione” dei figli, e si dovrà dunque ammettere un immaginato « diritto al figlio».
Ho ovviamente un grande rispetto per gli omosessuali, poiché a tutte le persone è stata donata la stessa dignità, e sono dunque contro qualsiasi discriminazione.
Ma sentire in trasmissione il sacerdote dire: “Non possiamo noi, a partire da qualche principio teologico, dire questo è amore o questo non è amore” ma “DOBBIAMO DISCUTERLO”, senza che qualcuno lo contraddica, con tutto il rispetto per la persona del sacerdote, ma questo discorso non potrebbe prestare il fianco ad una critica di "protestantesimo"?,
Fu proprio don Giussani a dire che "il mio parere è che certa teologia cattolica ha assunto accenti protestanti. Da dove nasce questo spirito protestante? Dalla riduzione del cristianesimo a parola (non più Dio che si fa carne, ndr.) (…) Se il cristianesimo fosse solo Parola di fronte al problema “Qual è l’ultima cattedra per interpretare questa Parola?” non si potrebbe che rispondere come ha risposto l’epoca moderna: la coscienza individuale. Questo è il protestantesimo" (da “L’io, il potere, le opere”, pag. 206).
Dicevo all’inizio che mentre scorreva la trasmissione sono stato preso dallo scoramento. Mi è però di conforto il ricordo delle parole di Paolo VI dette a Jean Guitton, l’8 settembre 1977, pochi mesi prima di morire: "C'è un grande turbamento in questo momento nel mondo della Chiesa, e ciò che è in questione è la fede. Capita ora che mi ripeta la frase oscura di Gesù nel Vangelo di san Luca: "Quando il Figlio dell'Uomo ritornerà, troverà ancora la fede sulla Terra?".
Capita che escano dei libri in cui la fede è in ritirata su punti importanti, che gli episcopati tacciano, che non si trovino strani questi libri. Questo, secondo me, è strano. Rileggo talvolta il Vangelo della fine dei tempi e constato che in questo momento emergono alcuni segni di questa fine. Siamo prossimi alla fine? Questo non lo sapremo mai. Occorre tenersi sempre pronti, ma tutto può durare ancora molto a lungo. Ciò che mi colpisce, quando considero il mondo cattolico, è che all'interno del cattolicesimo sembra talvolta predominare un pensiero di tipo non cattolico, e può avvenire che questo pensiero non cattolico all'interno del cattolicesimo diventi domani il più forte. Ma esso non rappresenterà mai il pensiero della Chiesa. Bisogna che sussista un piccolo gregge, per quanto piccolo esso sia".
Paolo VI parlava di libri, oggi, purtroppo, dovremmo aggiungere “trasmissioni”.