CL/ CARRON: ROTTAMATORE CHE STRAVOLGE GIUSSANI E SPACCA IL MOVIMENTO?
di GIUSEPPE RUSCONI
La ‘svolta religiosa’ impressa da don Julian Carron, presidente della Fraternità di Comunione e Liberazione, sta creando amarezza e preoccupazione dentro il movimento originato dalla passione di don Luigi Giussani. Ne diamo conto, riferendo delle critiche argomentate ormai non più sotterranee , ma sempre più esposte apertamente da chi vuole restare fedele agli insegnamenti del fondatore. Don Carron si fa forte dell’appoggio di Francesco, ma rischia di perdere una parte non trascurabile di Comunione e Liberazione.
In principio fu il Picconatore, epiteto attribuito, a partire dal 1989, all’allora presidente della Repubblica italiana Francesco Cossiga, costituzionalista e grande amante dei soldatini di piombo da collezione. Da qualche anno va di moda piuttosto l’epiteto gemello, il Rottamatore. Ad esempio c’è chi a Palazzo Chigi rottama alcune fondamentali procedure democratiche, come s’è constatato durante l’iter dello sciagurato disegno di legge Cirinnà sulle unioni civili (e qui ha dato manforte anche la garrula ministra). Nessuna meraviglia, dato che a Palazzo Chigi si rottamano occasionalmente anche storia e geografia, come è emerso dalla conferenza-stampa di venerdì 15 aprile, in cui il premier ha annesso all’Italia addirittura il San Gottardo – e conseguentemente l’intero Canton Ticino – inserendo il nuovo tunnel ferroviario di 57 chilometri (tra Erstfeld e Bodio, inaugurazione: primo giugno) tra le “tre opere strepitose di collegamento con l’Europa” rivendicate dal suo governo.
C’è anche chi, stavolta in ambito ecclesiale, si dà da fare giorno dopo giorno per rottamare gaudiosamente punti fondamentali della dottrina cattolica. Per restare in quest’ultimo ambito, di Rottamatori ne spuntano anche là dove le radici sembravano profonde. Sembra questo essere il caso di “Comunione e liberazione” (CL), felice intuizione di esperienza comunitaria cristiana che don Luigi Giussani incominciò a concretizzare nel 1954, irradiandola dal Liceo Berchet di Milano. Da esterni al movimento, per CL abbiamo sempre nutrito simpatia: soprattutto pensando ai tanti volontari (del Meeting e nella quotidianità), al forte, solido e creativo impegno in ambito scolastico per la piena valorizzazione della persona umana, alla Marcia notturna di fede e di canti da Macerata a Loreto, alla testimonianza pubblica – data in tante occasioni anche con spirito battagliero - di fedeltà ai valori della Dottrina sociale della Chiesa, all’aiuto concreto a Solidarność e ai dissidenti al di là del Muro, all’attività feconda dei suoi missionari in ogni parte del mondo. Nessuna simpatia invece per le propaggini politico-affaristiche (e sempre opportunistiche) del movimento, evidenziatisi poi come nefaste a causa di squallide vicende non solo economiche.
Da qualche tempo tuttavia a noi, osservatori esterni, i comportamenti pubblici di CL appaiono mutati, conseguenza delle nuove scelte del successore di don Giussani, lo spagnolo don Julian Carron. Tale mutazione ha suscitato e suscita nel movimento non poche perplessità, tanta preoccupazione, tanta amarezza: l’appunto principale che sempre più spesso viene addebitato a don Carron è di aver stravolto l’eredità lasciata da don Giussani, utilizzandone à la carte l’insegnamento. Per di più facendosi scudo di papa Francesco, che l’ha ricevuto il 14 aprile in un’udienza – si sente dire nel movimento – chiesta in primo luogo per rinsaldare la propria autorità assai contestata nel mondo ciellino (quello superstite naturalmente: è ancora consistente, ma alcuni se ne sono già andati, altri sono sul piede di partenza e al vertice, attorno a don Carron, sono restati soprattutto gli immarcescibili gattopardi, oltre ai turiferari massmediatici).
Partiamo da non troppo lontano per evidenziare alcuni momenti di quella che appare (anche se non lo si vuole riconoscere pienamente) una grave crisi interna di CL, originata appunto dalla ‘svolta’ impersonata da don Carron.
FAMILY DAY DEL 20 GIUGNO 2015 A PIAZZA SAN GIOVANNI. I vertici ciellini scrivono, in una nota interna - citando tra l’altro il molto controverso segretario generale della Cei mons. Nunzio Galantino – che “l’iniziativa del 20 giugno (…) non sembra adeguata a favorire il necessario clima di incontro e di dialogo con chi la pensa diversamente”. Ma a piazza San Giovanni ci saranno comunque alcune decine di migliaia di ciellini, anche con striscioni e cartelli.
MEETING DI RIMINI 2015. Nello stand dei domenicani si discute della nefasta ideologia gender, presentando tra l’altro il libro di padre Giorgio Maria Carbone “Gender-L’anello mancante”. Due giornalisti di “Repubblica” denunciano con gran disdegno alcune affermazioni (scientifiche) di padre Carbone in materia. I dibattiti vengono sospesi d’autorità dalla direzione del Meeting per “evitare la sovrapposizione di dibattiti ed eventi nel già ricco programma della manifestazione”. Non c’è chi non veda nella giustificazione un tentativo pienamente riuscito di emulare le prodezze del Tartufo di Molière.
FAMILY DAY DEL 30 GENNAIO 2016 AL CIRCO MASSIMO. In un lungo intervento pubblicato dal “Corriere della Sera” del 24 gennaio don Carron mette esplicitamente sullo stesso piano chi sostiene il ddl Cirinnà e chi lo contrasta e giunge a sentenziare che “chi ritiene che questo (il ddl Cirinnà) mini le basi della società si oppone spesso con lo stesso accanimento, senza riuscire a sfidare minimamente, anzi, alimentando, la posizione che combatte”. Ma al Circo Massimo ci saranno comunque alcune decine di migliaia di ciellini, anche con striscioni e cartelli.
DOPO IL 27 FEBBRAIO 2016, DATA DELL’ASSEMBLEA DEI RESPONSABILI DI COMUNIONE E LIBERAZIONE IN ITALIA, SVOLTASI A PACENGO DI LAZISE (VERONA), CON L’INTERVENTO DI DON CARRON DAL TITOLO “UNA PRESENZA ORIGINALE”
a) una lettera (con due allegati) di don Mangiarotti e di ‘un gruppo di amici’. In una lettera ad alcuni vescovi, il battagliero don Gabriele Mangiarotti (responsabile dell’Ufficio per la pastorale scolastica e la cultura della diocesi di San Marino-Montefeltro, creatore del sito www.CulturaCattolica.it, ciellino da 54 anni) e “un gruppo di amici preoccupati della deriva del Movimento di Comunione e Liberazione” evidenziano impietosamente alcuni punti critici dell’intervento di don Carron. Ad esempio: “Il riferimento non è affatto la Dottrina sociale della Chiesa (spesso travisata nei suoi contenuti), ma una situazione letta in modo parziale e discutibile”. Ancora: “La storia della Chiesa e del movimento sembra avere una lettura difforme da quanto imparato da don Giussani (basti pensare al giudizio sul Sillabo e sulla libertà religiosa, come pure alla fine dell’epoca costantiniana). C’è di più: “Nessuno, invocando un impegno a proposito della legge Cirinnà, ha mai preteso di imporre la morale con la legge (civile). Conclusione: “Gli esiti educativi sono preoccupanti. Non solo numericamente, ma per una rinuncia alla presenza nel mondo con la propria identità. Per parafrasare mons. Scola, sembra che la testimonianza si riduca “al necessario buon esempio”, accettando conseguenze nefaste per la vita umana”. Viene a proposito quanto detto da alcuni giovani: “Non ci interessa il compromesso, non siamo al mondo per evitare il meno peggio o evitare lo scontro. Siamo al mondo per testimoniare, e se qualcuno ci attacca non lo lasciamo passare, offriamo l’altra guancia ma restando dritti e fermi”.
Nello scritto di don Mangiarotti e del gruppo di ciellini preoccupati si rilevava anche che “l’intimismo non è presenza, per l’intensità e la verità che diamo a questa parola. Nelle catacombe si crea un proprio ambito, quando non si può fare assolutamente in modo diverso e si è nel dolore dell’attesa di una manifestazione”. Infatti “la modalità della presenza è resistenza all’apparenza delle cose ed è contrattacco alla mentalità comune, alla teoria dominante e alla ideologia del potere”.
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