Dilagano nel mondo le aperture di vescovi e sacerdoti verso adulteri, divorziati risposati e coppie gay.
L'arcivescovo di Chicago così ha risposto a proposito della cura pastorale delle coppie omosessuali nel corso di un’intervista all’emittente locale Abc7 all’inizio di dicembre. «La domanda era se ciò valesse anche per i gay, e la mia risposta è sì, sono anche loro esseri umani. Hanno una coscienza e devono seguirla. Devono riuscire ad avere una coscienza formata, a comprendere il Magistero della Chiesa e, con l’aiuto di un direttore spirituale, arrivare a una decisione. E noi dobbiamo rispettarlo».
Il vescovo di Anversa (Belgio), mons. Johan Bonny, fu autore, alla vigilia del Sinodo straordinario sulla famiglia svoltosi in ottobre, di una lunga riflessione in cui, esprimendo le proprie attese, non lesinava critiche al Magistero di Paolo VI e Giovanni Paolo II, in relazione all’Humanae vitae (1968) e alla Familiaris consortio (1981), Eccone la posizione sui matrimoni gay: «Così come nella società esiste una diversità di quadri giuridici per le coppie, dovrebbe esserci una diversità di forme di riconoscimento anche all’interno della Chiesa», ha detto Bonny. Per il vescovo di Anversa una relazione omosessuale può soddisfare i criteri di un matrimonio religioso: «I valori intrinseci – ha detto – sono per me più importanti dell’aspetto istituzionale. L’etica cristiana si basa su relazioni durature in cui valori come esclusività, fedeltà e cura per l’altro sono centrali». Valori che quindi secondo Bonny possono essere presenti anche all’interno di relazioni tra persone dello stesso sesso.
In Italia, il vescovo di Terni. “I bambini vengono battezzati nella fede della Chiesa e nella fede dei genitori. Se questi sono credenti, o almeno si sforzano di esserlo, e chiedono il battesimo della Chiesa cattolica, non esiterei a battezzare il bambino”. Così il vescovo Giuseppe Piemontese a proposito del battesimo dei figli di coppie gay. E il presule apre ulteriormente alle unioni civili con un’altra dichiarazione che non lascia adito a dubbi: “San Valentino benedice tutte le persone, santi e peccatori, perché possano giungere ad assaporare la pienezza dell’amore, che viene da Dio e che ci è stato rivelato da Gesù”. Secondo il presule, dunque, San Valentino, suo predecessore come vescovo di Terni, benedirebbe anche persone dello stesso sesso. L’intervista è pubblicata sul sito “San Francesco patrono d’Italia” dei frati di Assisi.
Il cardinale Raymond Leo Burke, patrono del Sovrano Militare Ordine di Malta ed ex Prefetto della Segnatura Apostolica, difende Papa Francesco e reagisce fortemente alle affermazioni dell’Arcivescovo di Chicago, Blase Cupich, in merito all’esortazione post-sinodale Amoris Laetitia.
Recentemente l’arcivescovo, facendo eco al cardinale tedesco Walter Kasper, ha sostenuto la tesi che l’esortazione ha prodotto un “cambio di gioco” che potrebbe “rilassare” l’approccio della Chiesa circa la comunione ai divorziati risposati e a quelli che vivono relazioni omosessuali.
Intervistato da The Tribune Cupich ha detto che spera in linee guida del Papa che mostrino ai cattolici divorziati e risposati che essi appartengono alla Chiesa e diano la licenza ai sacerdoti di poter arrivare a dare la comunione. Inoltre Cupich ha sostenuto che – nonostante il Papa abbia detto che il matrimonio tra persone dello stesso sesso non è analogo alla matrimonio eterosessuale – “quando si tratta di inserimento nella vita della Chiesa, si applicano le stesse linee guida. Non si può avere un approccio particolare per un certo gruppo di persone e non per tutti”.
A queste affermazioni replica il cardinale Burke che, difendendo Papa Francesco, sul National Catholic Register ha criticato coloro che vedono l’esortazione come “una rivoluzione nella Chiesa, come un cambiamento radicale rispetto alla dottrina e la prassi della Chiesa per quanto riguarda il matrimonio e la famiglia”. Il cardinale continua: “Una tale visione del documento produce confusione nei fedeli e, potenzialmente, è anche una fonte di scandalo, non solo per i fedeli ma anche per gli altri di buona volontà che guardano a Cristo e alla sua Chiesa e a ciò che insegna sul matrimonio e sulla famiglia, prima cellula della vita della Chiesa e di ogni società”.
Il cardinale ricorda che la dottrina cattolica insegna espressamente che non possono ricevere la Santa Comunione coloro vivono in uno stato di adulterio, cioè i divorziati risposati o conviventi, a meno che coloro che sono divorziati e ri-sposati hanno avuto precedenti matrimoni annullati o vivono come fratello e sorella con il loro secondo coniuge. Inoltre il card. Burke invita a leggere Amoris Laetitia attraverso la lente della dottrina cattolica e del magistero e presentarla “nel contesto dell’insegnamento e della disciplina della Chiesa, in modo che serva a costruire il Corpo di Cristo nella sua prima cellula della vita, che è il matrimonio e la famiglia”.
Alla luce del diritto canonico, di cui è un grande conoscitore, il cardinale Burke ricorda anche che “la Chiesa cattolica, pur insistendo sul rispetto dovuto alla ministero petrino come istituito da Nostro Signore stesso, non ha mai affermato che ogni espressione del Successore di San Pietro debba essere ricevuta come parte del suo magistero infallibile”.
Matteo Orlando