Gilbert Keith Chesterton, La Chiesa cattolica. Dove tutte le verità si danno appuntamento, Lindau, Torino 2010, pp. 116, € 13,00.
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La società occidentale postmoderna viene solitamente descritta come una società libera, orgogliosamente fondata sul primato dei diritti e soprattutto della tolleranza. Sembrerebbe una società ideale, in cui tutto si puo dire, eppure restano, inaspettate, delle parole tabù.
‘Conversione’ e una delle parole tabù dei giorni nostri. Sui mezzi di comunicazione e nei salotti pubblici ben poche persone osano pronunciarla e ancora meno la tollerano. Probabilmente perche si tratta di una parola di per se impegnativa, che presuppone peraltro l’esistenza di una Verita oggettiva da riconoscere, superiore al singolo individuo ・ cose veramente intollerabili per la diffusa cultura del disimpegno e del relativismo morale. Il saggio del "convertito eccellente" Gilbert Keith Chesterton (1874-1936) pubblicato per la prima volta in Italia da Lindau offre a tal proposito, sul tema della conversione (e dei convertiti), delle riflessioni straordinariamente puntuali. Nella Prefazione (pp. 5-10), Marco Sermarini, presidente della Società Chestertoniana Italiana, tratteggia brevemente il profilo del grande scrittore inglese mettendone in luce l’eccezionale ars retorica, propria dei grandi apologeti di Cristo: "quando Chesterton parla di religione, ne parla sempre a partire dalla ragione e dalla vita. Non fa un "discorso ecclesiastico" o clericale. Puo partire da un pezzo di gesso, un dente di leone o un tramonto per arrivare al rapporto di ciascuno di noi con il Mistero. Perche per lui fu cosi: il Mistero che fa tutte le cose si manifesto nella sua vita attraverso gli umili ma potenti segni dell’allegria familiare, del gusto del bello scorto nelle cose di tutti i giorni… Tutto era la conferma che la vita era degna di essere vissuta, che il mondo era magico e che, se ne aveva scoperto la magia, voleva dire che c’era un Mago" (p. 9).