Commento al Vangelo della 34ª domenica del tempo ordinario
Il premio e il castigo
Nostro Signore descrive gli ultimi momenti della storia del mondo, quando saremo tutti riuniti per il Giudizio Finale
di Mons. João Scognamiglio Clá Dias, EP
fondatore degli Evangeli Praecones
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"Quando il Figlio dell'uomo verrà nella sua gloria con tutti i suoi angeli, si siederà sul trono della sua gloria. E saranno riunite davanti a lui tutte le genti, ed egli separerà gli uni dagli altri, come il pastore separa le pecore dai capri, e porrà le pecore alla sua destra e i capri alla sinistra. Allora il re dirà a quelli che stanno alla sua destra: Venite, benedetti del Padre mio, ricevete in eredità il regno preparato per voi fin dalla fondazione del mondo (...). Poi dirà a quelli alla sua sinistra: Via, lontano da me, maledetti, nel fuoco eterno, preparato per il diavolo e per i suoi angeli. (...) E se ne andranno, questi al supplizio eterno, e i giusti alla vita eterna" (Mt 25, 31-46).
Per ragione di brevità, del Vangelo della 34ª domenica del tempo ordinario focalizzeremo solo i passi citati sopra.
Nelle letture dei giorni precedenti, Gesù insiste sulla necessità di essere preparati al momento di comparire davanti al tribunale divino. In questo senso è la parabola delle vergini stolte e sagge, con cui inizia il capitolo 25 di San Matteo. Lo stesso si dica della parabola dei talenti, che sopraggiunge subito dopo. Entrambe illustrano il discorso escatologico iniziato nel capitolo 24 dallo stesso evangelista, quando il nostro Redentore ammonisce sugli avvenimenti che segneranno la fine del mondo: "Come la folgore viene da oriente e brilla fino a occidente, così sarà la venuta del Figlio dell'uomo ...".
Era naturale che, a seguito di questi insegnamenti, Egli passasse alla descrizione dell’ultimo atto della storia dell’umanità: il Giudizio Finale.
La seconda venuta di Gesù
"Quando il Figlio dell'uomo verrà nella sua gloria con tutti i suoi angeli, si siederà sul trono della sua gloria. E saranno riunite davanti a Lui tutte le genti ...".
Così Nostro Signore inizia la descrizione degli istanti finali degli uomini su questa terra. Meditiamo su questo, seguendo il categorico consiglio dell’Ecclesiastico: "In tutte le tue opere, medita sui tuoi novissimi e non peccherai eternamente" (7,40). "Novissimo" è un termine che viene dal latino novus, e vuol dire anche "ultimo". È con questo significato che la Scrittura lo utilizza, per indicare gli ultimi avvenimenti della nostra vita: morte, giudizio, Cielo o Inferno.
Per iniziare, osserviamo il linguaggio utilizzato ora dal Divino Maestro. Non si esprime più per comparazione né per metafora ("Il regno dei cieli è simile..."), ma parla direttamente: "Quando il Figlio dell’Uomo verrà nella sua gloria ...".
Non ci lascia dubbi quanto alla realizzazione del Giudizio Universale, verità, del resto, annunciata altre volte da Lui stesso: "Guai a te, Corazin! Guai a te, Betsàida. (...) nel giorno del giudizio per Tiro e per Sidone ci sarà una sorte meno dura della vostra!" (Mt 11, 21-22). "Quelli di Ninive si alzeranno a giudicare questa generazione e la condanneranno, perché essi si convertirono alla predicazione di Giona. Ecco, ora qui c'è più di Giona" (Mt 12, 41).
Il tribunale
"Tutte le genti saranno riunite davanti a lui", dice il Signore. Ossia, nessun uomo, per quanto potente sia stato, potrà sottrarsi a questa convocazione. Non ci sarà spazio per eccezioni, tergiversazioni, ritardi. L’ordine è perentorio.
Anche gli angeli dovranno comparire, afferma Gesù: "... e tutti gli angeli con lui". Ora, se sono gli uomini che saranno giudicati, qual è la ragione di questa presenza angelica?
Come spiega la Summa Teologica, il Giudizio Finale "si relaziona in qualche modo con gli angeli, nella misura in cui essi hanno interferito negli atti degli uomini". Così, il principale ruolo delle creature angeliche sarà quello di servire da testimoni.
Tuttavia, in qualche maniera, anche gli angeli saranno giudicati: "Non sapete che giudicheremo gli angeli?", chiede San Paolo (1 Cor 6, 3). E San Pietro afferma lo stesso riguardo ai demoni: "Dio, infatti, non risparmiò gli angeli che avevano peccato, ma li precipitò negli abissi tenebrosi dell'inferno, serbandoli per il giudizio" (2 Pe 2, 4). Gli angeli di Dio avranno un premio, che sarà la grande gioia in vista della salvezza dei loro protetti, mentre i demoni avranno un’aggiunta di tormento, "moltiplicandosi la rovina dei malvagi che da loro furono indotti al peccato" (Summa, Supplem. 89, 8).
Anche per quanto concerne la costituzione del tribunale, certi uomini avranno un ruolo importante: saranno co-giudici con Nostro Signore. Questo è affermato, tra l’altro, da San Paolo: "Non sapete che i santi giudicheranno il mondo?" (1 Cor 6,2). Secondo la Summa, questi co-giudici, "uomini perfetti", giudicheranno per comparazione con se stessi, perché "hanno impresso in se stessi i decreti della giustizia divina" (Supplem. 89, 1).
Separazione dei giudicati: la fine dei relativismi
Torniamo alle parole del Signore nel Vangelo:
"... ed Egli separerà gli uni dagli altri, come il pastore separa le pecore dai capri, e porrà le pecore alla sua destra e i capri alla sinistra".
Nella vita su questa terra, l’anima umana, per una specie d’istinto spirituale, cerca incessantemente la verità, il bene e il bello. Anche quando commette peccato, questi istinti spirituali continuano a operare. Inoltre, ogni uomo ha come impressi nell’anima i Dieci Comandamenti.
Per tutto questo, nessuno riesce a praticare il male per il male, professare l’errore per l’errore, ammirare l’orrendo per l’orrendo.
Così, se i pensieri, desideri e atti di un individuo cominciano a fuggire abitualmente dalle leggi di Dio, egli sente la necessità imperiosa di giustificarli, razionalizzandoli, cioè, cercando per loro spiegazioni razionali, per quanto assurde esse siano. E la via di uscita consiste generalmente nel cercare una conciliazione tra la verità e l’errore, il bene e il male, il bello e l’orrendo.
Tutto quello che prima era per lui di una luminosità cristallina, diventa di un’indefinitezza nebulosa e bigia. Ed egli affonda nel relativismo, funesto difetto morale, tanto comune nel corso della storia, causa di tanti errori dottrinari che hanno allontanato dalla Chiesa Cattolica e dalla via della virtù milioni e milioni di anime.
Nel Vangelo qui commentato scompaiono ogni capriccio e fantasticheria riguardo la conciliazione tra questi valori inconciliabili. "Non datur tertius" — non esiste una terza soluzione possibile nel giorno del Giudizio. Il nostro destino sarà il Cielo o l’Inferno. Sarà la più folgorante e universale manifestazione dell’Assoluto nell’ordine della creazione.