La sapienza umana contro la sapienza divina!
La domanda presentata dal fariseo a Gesù è frutto della sapienza umana ed è diretta a colui che è colmo di Sapienza divina. Il dottore della legge però non pone tale domanda per conoscere la verità, ma per provocare Gesù, il quale gli risponde in modo semplice e sorprendente: l’amore a Dio!
di Mons. João Scognamiglio Clá Dias, EP
fondatore degli Evangeli Praecones
courtesy of
[www.salvamiregina.it]
"Allora i farisei, udito che egli aveva chiuso la bocca ai sadducei, si riunirono insieme e uno di loro, un dottore della legge, lo interrogò per metterlo alla prova: "Maestro, qual è il più grande comandamento della legge?". Gli rispose: "Amerai il Signore Dio tuo con tutto il cuore, con tutta la tua anima e con tutta la tua mente. Questo è il più grande e il primo dei comandamenti. E il secondo è simile al primo: Amerai il prossimo tuo come te stesso. Da questi due comandamenti dipendono tutta la Legge e i Profeti" (Mt 22, 34-40).
I – La virtù dell’amore
Il fondamento dell’amore è molto più profondo di quanto generalmente si immagini. L’amore — come afferma Sant’Agostino (1) — trascina come un peso coloro che si amano e produce un forte desiderio di presenza e di unione, trovando la sua espressione più significativa nell’abbraccio tra coloro che si amano.
Tutto ciò che è frutto della creazione trova la sua fonte nell’onnipotenza divina, incluso l’amore, il cui principio è eterno e procede dal Padre e dal Figlio. Entrambi, amandoSi, originano questa tendenza con una forza tanto straordinaria che genera una Terza Persona. Così come l’amore produce in noi un’inclinazione all’essere amato, Padre e Figlio, esseri infinitamente amabili, amano il Loro proprio Essere Divino. In ciò risiede l’origine dell’Amore, in quanto Persona proveniente dall’unione tra Padre e Figlio.
La Genesi, nel narrare la grande opera della Creazione, descrive l’ amore ed il compiacimento di Dio verso le opere da Lui create. Di conseguenza il grado di perfezione di ogni essere scaturisce dalla sua capacità di amare ed è in proporzione di questa.
La virtù più importante per la salvezza
Nel Vangelo, abbiamo innumerevoli esempi significativi dell’immenso amore di Dio e della sua infinita misericordia. In proposito basti ricordare quando il Figlio di Dio loda la Fede del centurione (cfr. Lc 7, 9) o quella della cananea (cfr. Mt 15, 28), a cui fece anche dei miracoli, o si ricordi quando Gesù esalta la fede di Pietro, dichiarando che la risposta di Pietro procede da una rivelazione fatta dal Padre e che per tale semplice ragione non esita a proclamarlo beato (cfr. Mt 16, 17).
Parlandoci dell’amore Gesù ci spiega, inoltre, come tale virtù sia, di per sé stessa, capace di perdonare un enorme numero di peccati. Ciò appare evidente quando arriva a difendere pubblicamente una peccatrice da coloro che l’accusavano: "Perché molto ha amato" (Lc 7, 47). Ora, non ci possiamo dimenticare di come il Signore conosce il valore e il premio di ogni atto di virtù. Dobbiamo, pertanto, di fronte alla salvezza eterna, comprendere quanto sia più importante amare che praticare la fede.
Gesù, supremo modello di amore
Alla luce di tutto ciò e per comprendere questa virtù nel suo più alto grado di perfezione è indispensabile ammirarla in Cristo Gesù e cercare di imitarLo.
L’amore del Verbo Incarnato, infatti, è veramente speciale, in quanto soprannaturale ed ha per oggetto l’Essere Supremo. C’è, però, una notevole differenza tra Lui e noi. Nel Figlio di Dio, l’amore divino e quello umano, per l’unione ipostatica, si congiungono in una sola Persona. Quanto a noi, "l’amore di Dio è stato riversato nei nostri cuori per mezzo dello Spirito Santo" (Rm 5, 5), ossia, esso ci è stato donato ma per poterlo ottenere, dobbiamo chiederlo.
Nonostante questa differenza, Gesù è, e resta, il nostro insuperabile modello, poiché è impossibile trovare in Lui una volontà diversa da quella del Padre e, nella medesima direzione deve essere orientato il nostro amore. Tuttavia, sebbene in Gesù non ci sia mai stata fede – poiché, dal primo istante della sua esistenza, la Sua anima si è trovata nella visione beatifica – in noi, questa virtù deve esser sempre accompagnata da un caloroso amore, il più somigliante possibile a quello di Gesù.
La fede del cristiano e la fede dei demoni
Commentando la prima lettera di San Giovanni, così si esprime Sant’Agostino: "‘Perché anche i demoni credono e tremano’, come dice la Scrittura (Tg 2, 19). Che cosa hanno potuto i demoni credere di più che il dire: ‘Sappiamo chi sei tu, il Figlio di Dio’ (Mc 1, 24)? Quello che hanno detto i demoni, lo ha detto anche Pietro. […] Così, infatti, dice Pietro: ‘Tu sei il Cristo, il Figlio del Dio vivente’ (Mt 16, 16). Dicono anche i demoni: ‘Sappiamo che sei il Figlio di Dio ed il Santo di Dio’. Com’ è evidente, Pietro, pur usando le medesime parole utilizzate dai demoni, attribuisce alle stesse un senso profondamente diverso.
"E come facciamo a dire che Pietro diceva questo per amore? Perché la fede del cristiano è sempre accompagnata da amore, mentre la fede del demonio non ha amore. In che modo è senza amore? Pietro diceva questo per abbracciare Cristo, mentre i demoni lo dicevano affinché Cristo si allontanasse da loro. Perché prima di dire ‘sappiamo chi sei tu, il Figlio di Dio’, avevano detto: ‘Che c’entri con noi, Gesù Nazareno? Sei venuto a rovinarci prima del tempo?’ (Mc 1, 24). Appare ben evidente che riconoscere Cristo con l’intenzione di abbracciarLo, è ben diverso dal riconoscere Cristo col proposito di allontanarLo da sé.
"Dunque, è chiaro che quando, in questo passo, Giovanni dice: ‘Colui che crede’, intende riferirsi ad una fede peculiare, autentica e profondamente sentita, non ad una fede grossolana.
"Vi riferisco l’esempio dei demoni, cari fratelli, perché nessun eretico venga a dirci: ‘Anche noi crediamo’.Non vi rallegriate per le parole di quelli che credono, ma esaminiate le opere di quelli che vivono" (2)
Colui che ama il Padre ama il Figlio
Il grande Vescovo di Ippona conferisce una così grande importanza al fatto che alla fede si unisca l’amore, che non ha timore di fare commenti in proposito e di provocare e scuotere anche le mentalità più relativiste:
"E chiunque ama colui che ha generato, ama anche chi da lui è stato generato (I Gv 5, 1). Ha unito in seguito l’amore con la fede, poiché la fede senza amore è vana. Con amore, è la fede del cristiano; senza amore, la fede del demonio. Ora, coloro che non credono sono peggiori dei demoni, più induriti degli stessi demoni. Si trova in giro qualcuno che non vuole credere in Cristo: questo qualcuno non imita neppure i demoni. Ci sono altri, tuttavia che non credono in Cristo, ma Lo odiano… Sono come i demoni, che temevano di essere castigati e dicevano: ‘Che c’entri con noi, Gesù Nazareno?’ Sei venuto a rovinarci prima del tempo? (Mc 1, 24). Aggiungi a questa fede l’amore, al fine che si converta in quella fede di cui parla l’Apostolo: ‘ La fede che opera per mezzo dell’ amore’ (Ga 5, 6).
"Se hai incontrato questa fede, hai incontrato un cristiano, hai incontrato un cittadino di Gerusalemme, hai incontrato un pellegrino che sospira per il cammino, unisciti a lui, sia egli un tuo compagno, corri insieme a lui. Chiunque ama colui che ha generato, ama anche chi da Lui è stato generato. Chi ha generato? Il Padre. Chi è stato generato? Il Figlio. Pertanto, che cosa dice Giovanni? Chiunque ama il Padre, ama il Figlio" (3).
Nell’amore troviamo la tanto agognata felicità
Certamente talmente tante sono le considerazioni circa la virtù dell’amore, che non può esserci enciclopedia capace di abbracciare i tesori emanati dall’oratoria e dagli scritti dei Santi, Padri, Dottori, teologi, esegeti, ecc.
Alla luce di una visione dell’amore così prospettata,, dobbiamo esaminare le tre letture della Liturgia di questa XXX Domenica del Tempo Ordinario. In questa fondamentale virtù, infatti, risiede la tanto agognata felicità, come ci insegna San Tommaso d’Aquino: "In quanto amore verso Dio, ci fa disprezzare le cose terrene e unirci a Lui. Per questo allontana da noi il dolore e la tristezza, e ci dà la gioia del divino: ‘il frutto dello Spirito Santo è carità, gioia, pace’ (Ga 5, 22)" (4). Considerato quanto esposto in precedenza, possiamo con viva fede sostenere che l’amore altro non è che il dulcis Hospes animae, l’Amico per eccellenza che abita in tutte le anime in stato di Grazia.