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Quattordicesima Domenica del Tempo Ordinario – Ciclo A
I Lettura: Zc 9, 9-10;
Salmo: Sal 144;
II Lettura: Rm 8, 9.11-13;
Vangelo: Mt 11, 25-30
Nesso tra le letture
Il gioioso annuncio messianico del profeta Zaccaria diretto agli abitanti di Gerusalemme (questo indica la metonimia "figlia di Sion, figlia di Gerusalemme"), proclama con la massima semplicità la venuta di un re umile ("a te viene il tuo re") che ristabilirà la pace e la giustizia tra le nazioni, e sintetizza meravigliosamente tutta la speranza di salvezza del popolo d’Israele (prima lettura). Un simile annuncio profetico trova il suo perfetto compimento in Gesù Cristo, "mite e umile di cuore", che viene a portare sollievo e ristoro (Vangelo) a tutti coloro che sono affatticati e oppressi dal giogo della legge antica. Egli, che conosce intimamente il Padre, rivela il vero volto di Dio che è "paziente e misericordioso, lento all’ira" (salmo) e generoso nel perdonare chiunque, con umiltà, si riconosca bisognoso di misericordia: "ricordati, Signore, della tua misericordia". Da parte sua, san Paolo ci ricorda che il piano di salvezza che questo re è venuto ad instaurare nel mondo, inizia con la conversione del cuore, che implica non vivere sotto il dominio disordinato ed egoistico dell’uomo, bensì secondo la guida sapiente dello Spirito di Cristo (seconda lettura).
Messaggio dottrinale
1. Gesù, epifanìa del volto del Padre
Nel Vangelo di Matteo, che la liturgia sottopone oggi alla nostra considerazione, ci viene offerta una delle rivelazioni più profonde di carattere cristologico: Gesù è Figlio eterno del Padre. "Ti benedico, o Padre, Signore del cielo e della terra". Con queste parole di lode e benedizione Gesù Cristo inizia la sua "confessione", rivolgendosi al Padre. Esse esprimono chiaramente il riconoscimento del primato del Padre da parte del Figlio, (Signore del cielo e della terra) e, pertanto, evidenziano il carattere trascendente di Dio che è creatore di tutto quanto esiste. Ma, allo stesso tempo, Gesù si rivolge al Creatore dell’Universo con l’appellativo più intimo e immediato con cui mai uomo alcuno avrebbe osato dirigersi a Dio: "Padre". Il termine preciso in ebraico è "abbà", che può essere tradotto come "papà". Così, se da un lato Gesù ci manifesta la grandezza del Padre, la sua signoria e trascendenza, dall’altro egli ci rivela pure la sua vicinanza e la sua bontà. Il Dio che ci rivela Gesù Cristo è un Dio Padre nel senso più profondo e vero. In questo senso, il catechismo della Chiesa cattolica ci dice:
"Chiamando Dio col nome di "Padre", il linguaggio della fede mette in luce soprattutto due aspetti: che Dio è origine primaria di tutto e autorità trascendente, e che, al tempo stesso, è bontà e sollecitudine d’amore per i tutti i suoi figli", (CCC, n° 239).
Grazie a questa conoscenza reciproca che il Figlio dichiara di avere col Padre ("nessuno conosce il Figlio se non il Padre, e nessuno conosce il Padre se non il Figlio"), Gesù Cristo può ben essere considerato, fuori di ogni dubbio, come manifestazione, "epifanìa", del volto del Padre.
2. I segreti del Regno rivelati ai piccoli ed umili
L’oggetto della lode che Gesù rivolge al Padre: "Ti benedico, o Padre, Signore del cielo e della terra" (Mt 11, 25), sta in questo: "perché hai tenute nascoste queste cose ai sapienti e agli intelligenti e le hai rivelate ai piccoli" (Mt 11,25b). Ciò che Gesù indica in modo indeterminato, usando l’espressione "queste cose", è con ogni probabilità il piano divino della salvezza, il mistero del regno dei cieli che il Figlio è venuto a instaurare sulla terra, ma che non è stato riconosciuto dai sapienti e dagli intelligenti del mondo suo contemporaneo. In questa categoria di sapienti e intelligenti sono compresi le autorità del popolo ebraico, gli scribi e i farisei che osservavano la legge con scrupolosità esasperata, tralasciando la giustizia e l’amore per Dio (cfr Lc 11, 42), che avevano la legge sulle labbra, ma non l’avevano compresa col cuore (cfr Is 29, 13). Questi si ritenevano la classe colta del popolo, ritenevano di essere esperti nello studio della Scrittura e, tuttavia, non seppero riconoscere il proposito divino, realizzato davanti ai loro stessi occhi, proprio nella mansuetudine del Figlio. Questo mistero di salvezza è, invece, compreso da coloro che sono umili e semplici di cuore, i poveri di spirito (cfr Mt 5,3), che si pongono di fronte a Dio in atteggiamento di ascolto e di disponibilità, e lo riconoscono come Signore del cielo e della terra, come il padre da cui proviene ogni bene e ogni dono.
3. Un volto misericordioso
Presentando se stesso come "mite ed umile di cuore", Gesù Cristo ci rivela un volto misericordioso di Dio che è "paziente e misericordioso, lento all’ira e ricco di grazia". Sono innumerevoli i salmi che proclamano la nota peculiare caratteristica di Dio, nel suo rapporto col suo popolo: la bontà e la misericordia. Il salmo 103 è in se stesso un inno che esalta questo atteggiamento di Dio verso il suo popolo eletto:
"Egli perdona tutte le tue colpe, guarisce tutte le tue malattie;/ salva dalla fossa la tua vita, ti corona di grazia e di misericordia;/ egli sazia di beni i tuoi giorni e tu rinnovi come aquila la tua giovinezza./ (…) Buono e pietoso è il Signore, lento all’ira e grande nell’amore./ Egli non continua a contestare e non conserva per sempre il suo sdegno./ Non ci tratta secondo i nostri peccati, né ci ripaga secondo le nostre colpe./ Come un padre ha pietà dei suoi figli, così il Signore ha pietà di quanti lo temono./ Perché egli sa di che siamo plasmati, ricorda che noi siamo polvere", (Sal 103, 3-5. 8-10. 13-14).
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Il 2 luglio e' la grande Festa del Cuore Immacolato di Maria. Vogliamo mettere totustuus.it, i suoi operatori e i suoi utilizzatori sotto la protezione di questo Cuore che tutto perdona, onorandolo con il dono di due nuovi importanti libri:
San Tommaso d’Aquino: Principi non negoziabili sulla società e sulla politica
Aristotele: Trattato dei governi
(Cortesia di "progetto Manuzio"
[www.liberliber.it]
Descrizione: Né i tiranni possono fare affidamento sulla fedeltà dei sudditi. Infatti non si trova in molti una virtù di fedeltà così grande che li trattenga dallo scuotere, avendone la possibilità, il giogo di una servitù indebita. Anzi, secondo l'opinione di molti, non è da reputare contrario alla fedeltà qualsiasi tipo di resistenza alla perfidia del tiranno. Dunque resta che un governo tirannico si regge solo sul timore; perciò i tiranni si sforzano in tutti i modi di essere temuti dai sudditi. Ma il timore è un debole fondamento. Infatti coloro che sono tenuti sottoposti per mezzo del timore, se si offre l'occasione in cui possono sperare l'impunità, insorgono contro i loro capi con tanto maggior ardore quanto più contro la propria volontà erano trattenuti soltanto dal timore: come fa l'acqua, la quale, se viene chiusa con forza, appena trova uno sbocco irrompe con maggior impeto. E Io stesso timore non è senza pericolo, poiché molti per il troppo timore cadono nella disperazione. La disperazione della salvezza poi spinge a tentare audacemente qualunque cosa. Dunque il dominio del tiranno non può durare a lungo.
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Il primo tweet di un Papa
2011-06-29 L’Osservatore Romano
Dear friends, I have just launched
[www.news.va] Praised be Our Lord Jesus Christ. With my prayers and blessing. Benedictus XVI ("Cari amici, ho appena lanciato
[www.news.] va/. Sia lodato Nostro Signore Signore Gesù Cristo. Con le mie preghiere e benedizioni. Benedetto XVI").
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Il Papa ha scelto il patriarca di Venezia come successore di Tettamanzi sulla cattedra di Sant'Ambrogio
Andrea Tornielli
Il Papa ha scelto il cardinale Angelo Scola come successore di Dionigi Tettamanzi sulla cattedra di sant’Ambrogio. L’annuncio è previsto a mezzogiorno di oggi, vigilia della festa dei santi Pietro e Paolo, e sarà dato contemporaneamente dal bollettino della Sala Stampa vaticana e dalle curie di Milano e di Venezia: il cardinale Tettamanzi diventerà amministratore apostolico della diocesi ambrosiana fino al momento dell’ingresso del suo successore, che avverrà con molta probabilità nella seconda metà di settembre.
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AsiaNews - VATICANO - CINA
Ordinazioni illecite in Cina: la Santa Sede spiega cosa fare con i vescovi scomunicati
di Bernardo Cervellera
Su richiesta di molti fedeli cinesi, sotterranei e ufficiali, il Vaticano pubblica una Dichiarazione per spiegare le questioni legate alle ordinazioni illecite e alla conseguente scomunica dei vescovi (ordinanti e ordinato). I colpevoli devono fare un gesto pubblico di penitenza, astenersi dall’eucarestia, da altri sacramenti e dal governo delle diocesi. Il tutto è una cura “medicinale”, per essere reintegrati nella comunione cattolica. Il testo completo della Dichiarazione.
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Il 27 giugno la Chiesa festeggia la Madonna del Perpetuo Soccorso. Per impetrare la protezione di Maria sull'Italia in questo mese di giugno, dedicato al Sacro Cuore di Suo Figlio, , totustuus.it offre in dono agli utenti registrati di totustuus.it il libro:
Vita di San Claudio della Colombiere
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Presentazione: Ascende alla gloria degli Altari, fra l'esultanza di tutti i Cristiani, ma specialmente dei devoti del S. Cuore di Gesù, San Claudio de la Colombière. All'indomani della sua morte, pubblicate le sue opere, si levò intorno a lui un coro di ammirazione, perché una grande anima si palesava al mondo attraverso quegli scritti: anima di Sacerdote e di Apostolo, dalle pure e classiche linee evangeliche, dalla valida intelligenza e dalla pietà tenerissima. Lo stesso Divino Salvatore s'era però compiaciuto di tracciare le linee di questa grandezza chiamando S. Claudio «suo fedele Servo e perfetto Amico» e scegliendolo, come tale, a direttore della sua confidente, S. Margherita Alacoque, e a primo Apostolo della devozione al suo S. Cuore. Lo sappiamo da S. Margherita.
Questa del P. de la Colombière è la fisionomia morale rimasta nella mente dei suoi devoti, i quali hanno avuto solo qualche notizia di lui; poiché il meglio che di lui si è detto, fu tratto dal diario dei suoi Esercizi spirituali e dagli scritti di S. Margherita Maria, specialmente dalla corrispondenza di questa col P. Croiset, i quali scritti vennero alla luce molto più tardi delle Opere oratorie del P. de la Colombière.
Bisogna però confessare che nel campo storico la figura di quest'uomo di Dio è rimasta sempre un po' sbiadita, sebbene alcuni tratti vigorosi ne abbiano lasciato intravedere le proporzioni ammirabili, accendendo la brama di rivedere in luce il molto bello che sotto i veli doveva essere nascosto.
Per ridare pertanto a quelle linee la loro integrità e a tutta la figura la pienezza delle tinte e l'armonia delle luci, non c'è di meglio che trasfondere sui pochi cenni della storia tutta l'esuberante spiritualità, che emana dagli scritti del Servo di Dio: si rivelano allora le sue bellezze interiori, che sono poi le sole che formino il santo.
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Avvenire 25 giugno 2011
FAMIGLIA SOTTO ATTACCO
New York approva le nozze gay
I vescovi: «Delusi e turbati»
Lo Stato di New York è da oggi il sesto Stato americano in cui una coppia omosessuale ha il diritto di sposarsi. Il Senato statale ha infatti approvato nella notte con maggioranza bipartisan il Marriage Equality Act,un provvedimento proposto dal governatore, Andrew Cuomo, che riconosce alle coppie omosessuali il diritto di contrarre matrimonio. Il provvedimento è passato con 33 voti a favore (tra cui quelli di quattro repubblicani), e 29 voti contrari (tra cui quelli di un democratico). Essendo già stato approvato dalla Camera, il provvedimento attende ora solo la firma del governatore Cuomo per essere tradotto in legge. Entrerà in vigore esattamente un mese dopo la firma. Significa che a New York agli inizi di agosto le prime coppie potranno sposarsi.
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Avvenire 25 giugno 2011
FAMIGLIA SOTTO ATTACCO
New York approva le nozze gay
I vescovi: «Delusi e turbati»
Lo Stato di New York è da oggi il sesto Stato americano in cui una coppia omosessuale ha il diritto di sposarsi. Il Senato statale ha infatti approvato nella notte con maggioranza bipartisan il Marriage Equality Act,un provvedimento proposto dal governatore, Andrew Cuomo, che riconosce alle coppie omosessuali il diritto di contrarre matrimonio. Il provvedimento è passato con 33 voti a favore (tra cui quelli di quattro repubblicani), e 29 voti contrari (tra cui quelli di un democratico). Essendo già stato approvato dalla Camera, il provvedimento attende ora solo la firma del governatore Cuomo per essere tradotto in legge. Entrerà in vigore esattamente un mese dopo la firma. Significa che a New York agli inizi di agosto le prime coppie potranno sposarsi.
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DISCORSO DEL SANTO PADRE BENEDETTO XVI
ALLA DELEGAZIONE DELLA "MARIANISCHE MÄNNER-CONGREGATION ‘MARIÄ VERKÜNDIGUNG’" DI REGENSBURG
Sala dei Papi
Sabato, 28 maggio 2011
... da sempre è stato chiaro che la cattolicità non può esistere senza un atteggiamento mariano, che essere cattolici vuol dire essere mariani, che ciò significa l’amore per la Madre, che nella Madre e per la Madre troviamo il Signore.
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Rino Cammilleri, Come fu che divenni CCP (cattolico credente e praticante), Ed. Lindau 2011, ISBN: 978-88-7180-905-2, pp. 208, euro 16,50
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«Il libro che tenete in mano è il racconto della mia conversione al cattolicesimo romano. Non che prima fossi protestante o giainista, no. Come quasi tutti gli atei e gli agnostici d’Italia odierni sono stato battezzato nel rito di Santa Romana Chiesa ma poi, come spesso accade, ho smarrito la via. Per ignoranza. Per noncuranza. Perché il battesimo ti fa, sì, diventare cristiano, ma per mettersi a fare il cristiano ci vuole, appunto, una conversione. Perché raccontarla, domandate? Potrei rispondere come fece Manzoni quando gli chiesero come mai avesse deciso di scrivere il suo capolavoro: “Per fare un po’ di bene”.
Non so quale bene potrà fare, e a chi, questo libro. So solo, e lo garantisco, che la lettura non è noiosa. Infatti, quantunque sia uno dei tanti outing di convertiti (l’ultimo, a mia scienza, è Joe Eszterhas, lo sceneggiatore del celebre film Basic Instinct), non è uguale – e neanche simile – a nessun altro. Come diceva Chesterton (altro convertito): “La Chiesa è una casa con cento porte e nessun uomo vi entra mai con la stessa identica angolazione di un altro”.»
Rino Cammilleri
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Commento al Vangelo della Solennità del Corpus Domini
di Monsignor Giovanni Scognamilio Clá Dias, fondatore degli Evangeli Praecones
courtesy of
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Un insuperabile dono...
L’amore di Dio per gli uomini, manifestato nell’Incarnazione, ha raggiunto un apice inimmaginabile con l’istituzione dell’Eucaristia. Qual è la nostra risposta ad un così grande dono?
Mons. João Scognamiglio Clá Dias, EP
Vangelo
"In quel tempo, Gesù disse alle moltitudini dei giudei: 51 ‘Io sono il pane vivo, disceso dal cielo. Se uno mangia di questo pane vivrà in eterno e il pane che io darò è la mia carne per la vita del mondo’.
52 Allora i Giudei si misero a discutere tra di loro: ‘Come può costui darci la sua carne da mangiare?’. 53 Allora Gesù disse: "In verità, in verità vi dico: se non mangiate la carne del Figlio dell’uomo e non bevete il suo sangue, non avrete in voi la vita. 54 Chi mangia la mia carne e beve il mio sangue ha la vita eterna e io lo risusciterò nell’ultimo giorno. 55 Perché la mia carne è vero cibo e il mio sangue vera bevanda. 56 Chi mangia la mia carne e beve il mio sangue dimora in me e io in lui.
57 Come il Padre, che ha la vita, ha mandato me e io vivo per il Padre, così anche colui che mangia di me vivrà per me. 58 Questo è il pane disceso dal cielo, non come quello che mangiarono i padri vostri e morirono. Chi mangia questo pane vivrà in eterno’" (Gv 6, 51-58).
I – Dio Si dà interamente
Esistendo da tutta l’eternità, la Trinità non aveva bisogno della creazione. Dio Padre, Dio Figlio e Dio Spirito Santo bastavano del tutto a se stessi, godendo una felicità perfetta e infinita. In questo consiste la gloria intrinseca e insuperabile delle Tre Persone Divine. Tuttavia, creando, Dio ha voluto rendere le creature partecipi della sua felicità, e queste, nell’assomigliare al Creatore, Gli avrebbero reso la gloria estrinseca, realizzando così la più alta finalità del loro essere. La creazione è stata, dunque, un atto di donazione, di dedizione e di generosità supreme (1), arricchito in seguito dall’Incarnazione del Verbo, quando Dio Si è assoggettato ad assumere la povera natura umana allo scopo di redimerci dal peccato dei nostri primi padri.
L’Uomo-Dio avrebbe dovuto prolungare la sua presenza sulla Terra
Ma l’amore incommensurabile di Dio per noi non si è limitato solo a questo: per aprirci le porte del Cielo, è arrivato al punto da soffrire una dolorosa Passione, morire sulla Croce e risorgere. E lo avrebbe fatto, se fosse stato necessario, per riscattare un uomo soltanto. Ora, dobbiamo chiederci: dopo aver espresso questo amore incredibile per noi, Egli avrebbe semplicemente dovuto salire al Cielo e abbandonare la comunione con gli uomini la cui redenzione Gli era costata così cara? Sarebbe possibile immaginare, dopo una tale unione con noi, che si verificasse questa irrimediabile separazione?
La meravigliosa soluzione a questo problema, che ci lascia perplessi, solo Dio poteva trovarla. Commenta bene, a tal proposito, il Prof. Plinio Corrêa de Oliveira:
"Non voglio dire che la Redenzione e il sacrificio della Croce imponessero a Dio, a rigor di logica, l’istituzione della Sacra Eucaristia. Ma si può dire che tutto invocava, tutto urlava, tutto supplicava perché Nostro Signore non Si separasse così dagli uomini. Una persona con un po’ di immaginazione dovrebbe intravvedere che Nostro Signore avrebbe trovato un mezzo per essere sempre presente, con ciascuno degli uomini da Lui redenti, in modo tale che, dopo l’Ascensione, Egli fosse sempre in Cielo, sul trono di gloria che Gli è dovuto, ma allo stesso tempo, seguisse passo passo la via dolorosa di ogni uomo qui sulla Terra, fino al momento estremo in cui ognuno dicesse, a sua volta ‘Consummatum est’ (Gv 19, 30)" (2).
Conclude con questa pia confidenza: "Credo che se io avessi assistito alla Crocifissione e avessi saputo dell’Ascensione, anche se non avessi saputo dell’Eucaristia, avrei cominciato a cercare Gesù Cristo in tutta la Terra, perché non sarei riuscito a convincermi che Lui avesse smesso di convivere con gli uomini. Questa comunione veramente meravigliosa di Gesù Cristo con gli uomini si fa, esattamente, per mezzo dell’Eucaristia" (3)
Il fatto che Dio abbia operato la Creazione per darSi a Se stesso già ci riempie di meraviglia. Molto di più, tuttavia, è il fatto che Lui abbia assunto la natura umana per propiziarci, con la sua morte, l’infinito dono della vita soprannaturale e aprirci le porte del Cielo. Tuttavia, portare l’amore al punto di darSi agli uomini in alimento, supera qualunque capacità di immaginazione! Si può dire a ragione che l’apice di questa donazione, si trova nel Sacramento dell’Eucaristia.
Apparente semplicità della Santa Cena
Come avvenne l’istituzione del più eccellente e sublime dei Sacramenti, il fine a cui si ordinano tutti gli altri apparentemente, in un modo molto semplice. Per gli Apostoli, si trattava di una delle solite cene, celebrate ogni anno dai giudei secondo il plurisecolare rito indicato dettagliatamente da Dio a Mosè e Aronne, come qualcosa da esser perpetuato di generazione in generazione (cfr. Es 12, 1-14). Essa ricordava ai giudei la Pasqua del Signore, la morte dei primogeniti dell’Egitto e la traversata del Mar Rosso. I discepoli erano, pertanto, dell’idea che si trattasse di una semplice commemorazione religiosa, quando di fatto si sarebbe realizzato nel Cenacolo quanto era stato prefigurato nell’Antica Legge: il sacrificio di animali avrebbe ceduto il posto all’olocausto dell’Agnello Divino che tra breve sarebbe stato immolato sull’altare della Croce, per la nostra salvezza. Le vittime materiali simbolizzavano il corpo di Cristo che sarebbe stato nel contempo sacerdote e vittima nel Nuovo Sacrificio, eterno e di valore infinito.
Secondo quanto riferiscono gli Evangelisti, dopo che Gesù ebbe istituito l’Eucaristia e dato la Comunione agli Apostoli, essi cantarono i salmi e uscirono alla volta del Monte degli Ulivi (cfr. Mc 14, 26; Mt 26, 30). Costituivano questi salmi il canto di rendimento di grazie intitolato Hallel – "Lodate Javé" –, proprio della liturgia ebraica per la celebrazione della Pasqua (5) e particolarmente simbolico in quella circostanza: mentre gli uni rendevano grazie per essersi comunicati, il Messia rendeva lode al Padre per l’istituzione dell’Eucaristia, che rappresentava la concretizzazione dell’anelito manifestato all’inizio della Sacra Cena: "Ho desiderato ardentemente di mangiare questa Pasqua con voi, prima della mia passione" (Lc 22, 15).
Se avessero saputo con anticipo la grandezza di quello che sarebbe stato istituito quel giorno – non solo l’Eucaristia, ma anche il Sacerdozio –, c’è da supporre che gli Apostoli avrebbero preparato una cerimonia all’altezza, ma in quel momento, chi aveva nozione di quanto stava succedendo?
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Il 24 giugno di 30 anni fa la prima apparizione. Il racconto e le perplessità nella Chiesa
Quei dialoghi con la Madonna
Il dilemma di Medjugorje
Così gli occhi dei sei giovani seguivano la stessa visione
di VITTORIO MESSORI
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Il Papa a San Marino, elogio dell'inquietudine
di Andrea Tornielli
Benedetto XVI sta concludendo la sua visita alla diocesi di San Marino-Montefeltro. Una visita ben preparata, culminata questa mattina con la messa nello stadio di San Marino. Il vescovo Luigi Negri, nel suo saluto, ha chiesto che il Papa confermi i sanmarinesi nella fede, ma ha anche chiesto che Benedetto XVI oltre a incoraggiare, dia indicazioni e se necessario corregga Non ricordo di averlo sentito dire tante altre volte in occasioni simili. Vi copio qui sotto alcuni passaggi del discorso preparato da Papa Ratzinger all’incontro con i giovani della diocesi a Pennabilli, durante il quale ha meditato il Vangelo del giovane ricco. Durante l’incontro Benedetto XVI ha più volte tralasciato il testo scritto, facendo digressioni e integrazioni.
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Avvenire 17 giugno 2011
ARTE SACRA
Matisse e l’inno alla Vergine
Qualcuno l’ha definita la «Cappella Sistina del Novecento ». Certo non per le proporzioni, ma il paragone, almeno per la portata storica, regge. E pare segno del destino che tra pochi giorni la Chapelle du Rosaire realizzata da Henri Matisse per le suore domenicane del Santissimo Rosario a Vence, in Provenza, stia per diventare 'vicina di casa' del precedente michelangiolesco. Mercoledì 22 giugno, nella «marescalcia», un vasto locale adiacente alla Sistina, i Musei Vaticani inaugureranno la Sala Matisse, interamente dedicata ai bozzetti e ai cartoni realizzati dall’artista francese tra il 1948 e il 1952 per quello che può essere considerato il suo grande, estremo capolavoro, «il compimento – come egli stesso scrisse – di tutta una vita di lavoro e la fioritura di uno sforzo enorme, sincero e difficile».
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bioFILES N. 6 | 17 giugno 2011
PILLOLA DEI CINQUE GIORNI DOPO:
“SOLO” UN CONTRACCETTIVO?
a cura di Lucio Romano
CHE COS’È “ELLAONE®”?
EllaOne® è il nome commerciale della “pillola dei cinque giorni
dopo”. Contiene ulipristal acetato (CDB-2914), molecola a
spiccata azione antiprogestinica. E’ un composto sintetico che si
lega ai recettori del progesterone così come l’RU486, molecola in
uso per l’aborto chimico entro la 7a settimana di gravidanza.
Com’è noto, l’ormone progesterone è indispensabile per lo
sviluppo della gravidanza: prepara l’utero all’annidamento
dell’embrione. L’ulipristal acetato si lega ai recettori del
progesterone e ne impedisce l’azione. Quindi interferisce, tra
l’altro, con l’annidamento dell’embrione svolgendo azione
intercettiva - abortiva. I primi studi sono stati realizzati proprio
confrontando l’azione dell’ulipristal acetato con quella
dell’RU486, molecole che appartengono allo stesso gruppo
farmacologico.
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Alessandro Gnocchi-Mario Palmaro, L’ultima Messa di Padre Pio. L’anima segreta del santo delle stigmate, Edizioni Piemme, 2010, pp. 236, € 15.
Sconto su:
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Con questo saggio-inchiesta: “L’ultima Messa di Padre Pio” (Edizioni Piemme), Alessandro Gnocchi e Mario Palmaro hanno cercato di scandagliare in profondità “l’anima segreta del santo delle stigmate” , come recita il sottotitolo del libro.
Significativa è la scansione del ritmo dell’indagine che, già dal prologo, evidenzia luoghi, date, festività collegate, come un resoconto-diario di un viaggio di due pellegrini sulle tracce di un santo che, nonostante la sua umiltà, i suoi patimenti,la sua riservatezza, ha fatto molto parlare di sé.
Questo percorso di ricerca della verità incontra così tappe inedite ed impreviste, come il santuario di Santa Maria del Monte a Campobasso, dove un quadro del 1971 del pittore Amedeo Trivisonno
dal titolo: “L’apparizione della Madonna a Padre Pio” commissionato da padre Pellegrino da Sant’Elia a Pianisi, ha riprodotto l’apparizione della Vergine a padre Pio nel giorno dell’Assunzione nel lontano 1905. Fu in quell’occasione che padre Pio accettò, come ricordano gli Autori, di essere l’Alter Christus che tutti noi abbiamo conosciuto.
Nella cronologia-biografia del santo di Pietrelcina, stilata a fine libro da Gnocchi e Palmaro, è possibile rinvenire che, precedentemente all’apparizione della Vergine del 1905 sopra menzionata, padre Pio ebbe tre visioni nel 1903, nelle quali gli venne prospettato il suo futuro.
Nella nostra mentalità secolarizzata di uomini post-moderni increduli ed indifferenti, diventa assai difficile cogliere il senso autentico e potente di queste visioni, nelle quali cielo e terra comunicano e corrispondono ben oltre i nostri mondani progetti, ben oltre i nostri fini terreni.
Avendo ridotta tutta la realtà ad un “problema” che l’uomo può decifrare con le sole sue forze, si è compiuta una duplice operazione negativa: da una parte si è sottratto il “mistero” dalla stessa realtà e, dall’altra, si è eretta una palizzata egocentrica e soggettivistica alla comprensione oggettiva. In altre parole, ci si è resi refrattari all’azione della grazia, che proviene dallo spirito di Dio e che illumina, fortifica, sostiene la nostra ragione, perfezionandone così l’umanità.
Ecco perché, io credo, padre Pio ci rimandi al sostanzialmente altro, appunto alter Christus, poiché lui non si è opposto alla grazia ed ha corrisposto totalmente al progetto ed alla volontà di Dio fino alla condivisione della croce con il ricevimento delle stigmate.
L’ultima Messa di padre Pio suggella così, secondo le indicazioni degli Autori, l’adesione alla Passione di Cristo riproposta nella Santa Messa; è lì, dove il sacerdote consacra il pane e il vino, che si comprende il valore immutabile di quel rito, del sacrificio di Cristo.
Si possono così ancora percepire quelle parole di padre Pio che gli Autori hanno finemente riproposto lungo tutto il loro itinerario sulle tracce del santo di Pietrelcina: “Il mondo potrebbe stare anche senza sole, ma non senza la Santa Messa”.
Come ben recita l’antico detto: “Chi cerca trova”, Gnocchi e Palmaro, nella loro ricerca appassionata, si sono imbattuti, con grande sorpresa, in un’autentica miniera d’oro, costituita da un archivio di un figlio spirituale di padre Pio, l’industriale padovano Giuseppe Pagnossin.
Da questa ingente mole di documenti rinvenuti, lettere e fotografie inedite, autentico patrimonio e testimonianza della fede di padre Pio, Gnocchi e Palmaro hanno potuto così ulteriormente desumere come effettivamente il santo di Pietrelcina arginasse l’Anticristo, preservando la Santa Messa, facendo proprie le parole di Sant’Ireneo, che nel suo trattato Contro le eresie, citando il profeta Daniele, ebbe a considerare: “Il santuario sarà desolato: è stato offerto il peccato al posto del sacrificio e la giustizia è stata gettata a terra … verranno soppressi il sacrificio e la libagione e nel tempio si verificherà l’abominio della desolazione e sino alla fine del tempo sarà dato compimento alla desolazione”. Ecco perché l’ultima Messa di padre Pio assume un significato emblematico: l’abominio della desolazione profetizzato da Daniele è un mondo senza Messa e la riproposizione del sacrificio di Cristo, così come l’assunse padre Pio, è l’antidoto contro il veleno del Nemico, dell’Anticristo.
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SANTO ROSARIO
CON I VESCOVI DELLA CONFERENZA EPISCOPALE ITALIANA E
AFFIDAMENTO DELL’ITALIA ALLA VERGINE MARIA
IN OCCASIONE DEL 150° ANNIVERSARIO DELL’UNITÀ POLITICA DEL PAESE
26.05.2011
La fede, infatti, non è alienazione: sono altre le esperienze che inquinano la dignità dell’uomo e la qualità della convivenza sociale!
In ogni stagione storica l’incontro con la parola sempre nuova del Vangelo è stato sorgente di civiltà, ha costruito ponti fra i popoli e ha arricchito il tessuto delle nostre città, esprimendosi nella cultura, nelle arti e, non da ultimo, nelle mille forme della carità. A ragione l’Italia [...] può essere orgogliosa della presenza e dell’azione della Chiesa. Essa non persegue privilegi né intende sostituirsi alle responsabilità delle istituzioni politiche [...] è attenta a sostenere i diritti fondamentali dell’uomo. Fra questi vi sono anzitutto le istanze etiche e quindi l’apertura alla trascendenza, che costituiscono valori previi a qualsiasi giurisdizione statale, in quanto iscritti nella natura stessa della persona umana.
In questa prospettiva, la Chiesa [...] continua a offrire il proprio contributo alla costruzione del bene comune, richiamando ciascuno al dovere di promuovere e tutelare la vita umana in tutte le sue fasi e di sostenere fattivamente la famiglia; questa rimane, infatti, la prima realtà nella quale possono crescere persone libere e responsabili, formate a quei valori profondi che aprono alla fraternità
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FESTA DELLA SANTISSIMA TRINITÀ
Ragioni della festa e della sua tarda istituzione.
Abbiamo visto gli Apostoli nel giorno della Pentecoste ricevere lo Spirito Santo e, fedeli all'ordine del Maestro (Mt 28,19) partire subito per andare ad ammaestrare tutte le genti, e battezzare gli uomini nel nome della Santissima Trinità. Era dunque giusto che la solennità che ha per scopo di onorare il Dio unico in tre persone seguisse immediatamente quella della Pentecoste alla quale è unita da un misterioso legame. Tuttavia, solo dopo lunghi secoli essa è venuta a prender posto nell'Anno liturgico, che si va completando nel corso del tempo.
Tutti gli omaggi che la Liturgia rende a Dio hanno per oggetto la divina Trinità. I tempi sono per essa così come l'eternità; essa è l'ultimo termine di tutta la nostra religione. Ogni giorno ed ogni ora le appartengono. Le feste istituite per commemorare i misteri della nostra salvezza finiscono sempre ad essa. Quelle della Santissima Vergine e dei Santi sono altrettanti mezzi che ci guidano alla glorificazione del Signore unico nell'essenza e triplice nelle persone; quanto all'Ufficio divino della Domenica in particolare, esso offre ogni settimana l'espressione formulata in modo particolare, dell'adorazione e dell'omaggio verso questo mistero, fondamento di tutti gli altri e sorgente di ogni grazia.
Si comprende così perché la Chiesa abbia tardato tanto ad istituire una festa speciale in onore della Santissima Trinità. Mancava del tutto la ragione ordinaria che motiva l'istituzione delle feste. Una festa è la fissazione di un fatto che è avvenuto nel tempo e di cui è giusto perpetuare il ricordo e la risonanza: ora, da tutta l'eternità, prima di qualsiasi creazione, Dio vive e regna, Padre, Figliuolo e Spirito Santo. Questa istituzione non poteva dunque consistere se non nel fissare sul Calendario un giorno particolare in cui i cristiani si sarebbero uniti in un modo per così dire più diretto nella solenne glorificazione del mistero dell'Unità e della Trinità in una stessa natura divina.
Storia della festa.
Il pensiero si presentò dapprima ad alcune di quelle anime pie e raccolte che ricevono dall'alto il presentimento delle cose che lo Spirito Santo compirà più tardi nella Chiesa. Fin dal secolo VIII, il dotto monaco Alcuino, ripieno dello spirito della Liturgia, credette giunto il momento di redigere una Messa votiva in onore del mistero della Santissima Trinità. Sembra pure che vi sia stato spinto da un desiderio dell'apostolo della Germania, san Bonifacio. La Messa costituiva semplicemente un aiuto alla pietà privata, e nulla lasciava prevedere che ne sarebbe derivata un giorno l'istituzione di una festa. Tuttavia la devozione a questa Messa si estese a poco a poco, e la vediamo accettata in Germania dal Concilio di Seligenstadt, nel 1022.
Ma a quell'epoca in una chiesa del Belgio era già in uso una festa propriamente detta della Santissima Trinità. Stefano, vescovo di Liegi, aveva istituito solennemente la festa della Santissima Trinità nella sua Chiesa nel 920, e fatto comporre un Ufficio completo in onore del mistero. A quei tempi non esisteva ancora la disposizione del diritto comune che riserva alla Santa Sede l'istituzione delle nuove feste, e Richiero, successore di Stefano nella sede di Liegi, tenne in piedi l'opera del suo predecessore.
Essa si estese a poco a poco, e pare che l'Ordine monastico le sia stato subito favorevole; vediamo infatti fin dai primi anni del secolo XI, Bernone, abate di Reichenau, occuparsi della sua propagazione. A Cluny, la festa si stabilì abbastanza presto nel corso dello stesso secolo, come si può vedere dall'Ordinario di quel monastero redatto nel 1091, in cui essa si trova menzionata come istituita già da un certo tempo.
Sotto il pontificato di Alessandro II (1061-1073), la Chiesa Romana, che ha spesso sanzionato, adottandoli, gli usi delle chiese particolari, dovette esprimere un giudizio su questa nuova festa. Il Pontefice, in una delle sue decretali, pur costatando che la festa è già diffusa in molti luoghi, dichiara che la Chiesa Romana non l'ha accettata per il fatto che ogni giorno l'adorabile Trinità è senza posa invocata con la ripetizione delle parole: Gloria Patri, et Filio, et Spiritui Sancto, e in tante altre formule di lode.
Tuttavia la festa continuava a diffondersi, come attesta il Micrologio; e nella prima parte del secolo XII, l'abate Ruperto affermava già la convenienza di quella istituzione, esprimendosi al riguardo come faremmo oggi noi: "Subito dopo aver celebrato la solennità della venuta dello Spirito Santo, cantiamo la gloria della Santissima Trinità nell'Ufficio della Domenica che segue, e questa disposizione è molto appropriata poiché subito dopo la discesa di quel divino Spirito cominciarono la predicazione e la fede e, nel battesimo, la fede, la confessione del nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo" (Dei divini Uffici, l. xii, c. i).
In Inghilterra l'istituzione della festa della Santissima Trinità ebbe come autore principale il martire san Tommaso di Cantorbery. Fu nel 1162 che egli la istituì nella sua Chiesa, in ricordo della sua consacrazione episcopale che aveva avuto luogo la prima Domenica dopo la Pentecoste. Per la Francia troviamo nel 1260 un concilio di Arles presieduto dall'arcivescovo Florentin, che nel suo sesto canone inaugura solennemente la festa aggiungendovi il privilegio d'una Ottava. Fin dal 1230 l'ordine dei Cistercensi, diffuso nell'intera Europa, l'aveva istituita per tutte le sue case; e Durando di Mende, nel suo Razionale, lascia concludere che il maggior numero delle Chiese latine, durante il secolo XIII usava già la celebrazione di questa festa. Fra tali Chiese ve ne erano alcune che la ponevano non alla prima bensì all'ultima Domenica dopo la Pentecoste e altre che la celebravano due volte: una prima all'inizio della serie delle Domeniche che seguono la solennità di Pentecoste, e una seconda volta alla Domenica che precede immediatamente l'Avvento. Questo uso era mantenuto in modo particolare dalle Chiese di Narbona, di Le-Mans e di Auxerre.
Si poteva sin d'allora prevedere che la Santa Sede avrebbe finito per sanzionare una istituzione che la cristianità desiderava di vedere stabilita dappertutto. Giovanni XXII, che occupò la cattedra di san Pietro fino al 1334, completò l'opera con un decreto nel quale la Chiesa Romana accettava la festa della Santissima Trinità e la estendeva a tutte le Chiese.
Se si cerca ora il motivo che ha portato la Chiesa, guidata in tutto dallo Spirito Santo, ad assegnare così un giorno speciale nell'anno per rendere un solenne omaggio alla divina Trinità, quando tutte le nostre adorazioni, tutti i nostri ringraziamenti, tutti i nostri voti salgono in ogni tempo verso di essa, lo si troverà nella modificazione che si andava introducendo allora nel calendario liturgico. Fin verso il 1000, le feste dei santi universalmente onorati erano molto rare. Da quell'epoca appaiono in maggior numero, ed era da prevedere che si sarebbero moltiplicate sempre di più. Sarebbe giunto il tempo - e sarebbe durato per secoli - in cui l'Ufficio della Domenica che è consacrata in modo speciale alla Santissima Trinità, avrebbe ceduto spesso il posto a quello dei Santi riportati dal corso dell'anno. Si rendeva dunque necessario, per legittimare in qualche modo questo culto dei servi nel giorno consacrato alla suprema Maestà, che almeno una volta nell'anno la Domenica offrisse l'espressione piena e diretta di quella religione profonda che l'intero culto della santa Chiesa professa verso il sommo Signore, che si è degnato di rivelarsi agli uomini nella sua unità ineffabile e nella sua eterna Trinità.
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Avvenire 15 giugno 2011
INEDITO
Io, Asia Bibi, muoio: ascoltate la mia voce!
In carcere i giorni e le notti sono uguali. Non so più dire che cosa provo. Paura, questo è sicuro... ma non mi opprime più come all’inizio. I primi giorni arrivava a farmi battere un tamburo in petto. Ora si è un po’ calmata. Non è più un soprassalto continuo. Le lacrime no, non mi hanno mai lasciata. Scendono a intervalli regolari. I singhiozzi, invece, sono cessati. Le lacrime sono le mie compagne di cella. Mi dicono che non mi sono ancora arresa, mi dicono che sono vittima di un’ingiustizia, mi dicono che sono innocente.
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AsiaNews - VATICANO - CINA
Mons. Savio Hon: Vescovi cinesi, non abbiate paura di dire no alle pretese di Pechino
di Bernardo Cervellera
Il governo prepara ordinazioni episcopali senza il mandato del papa. Preti, candidati, vescovi sono sotto la pressione dell’Associazione patriottica. Il segretario della Congregazione per l’evangelizzazione dei popoli, pur nella comprensione, chiede a sacerdoti e prelati cinesi di “resistere” con “la schiena dritta”. Gli appelli del Vaticano per la liberazione dei vescovi cinesi imprigionati a cui il governo cinese non dà risposta. La beatificazione del card. Gong Pinmei e dei martiri cinesi sotto il comunismo.