qui a lato: San Giovanni Calabria (1873-1954)
Mons. Agostino Gonon
Vescovo di Moulins
Verso le vette della Santità Sacerdotale
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RITIRO DEL MESE DI LUGLIO
IL SACERDOTE E LA FORTEZZA
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Alla fine della sua dimora visibile su questa terra, Gesù rivolse ai suoi Apostoli le ultime raccomandazioni, aprì le loro menti, dice S. Luca, perché avessero chiara l'intelligenza della S. Scrittura e se ne facessero gli strenui difensori. Ma, prima che si separassero per la loro missione s'imponeva una precauzione necessaria; perciò disse loro: Vos autem sedete in civitate, quadusque induamini virtute ex alto (Luc. 24, 49). Volle dunque rivestirli di fortezza. Era un bisogno della sollecitudine del suo Cuore, che, sapendo tutto, non aveva potuto nascondere loro quanto li attendeva: Ecce ego mitto vos sicut agnos inter lupos (Luc. 10, 3). — Si me persecuti sunt et vos persequentur (loan. 15, 20). Aveva perciò moltiplicati i consigli sullo stesso argomento: Nolite timere eos qui occidunt corpus (Luc. 10, 28). — Confluite ego vici mundum (Ioan. 16, 33). — Non turbetur cor vestrum neque formidet (id. 14, 27). — Qui perseveraverit usque in finem hic salvus erit (Mat. 10, 22).Appare dunque chiara la sua volontà che i sacerdoti siano dei forti. Ne hanno immenso bisogno per sé e per il gregge loro affidato.
Ogni anima umana deve vivere di sforzo; il contendite intrare per angustam portam (Luc. 13, 24) è assoluto; ma quanto è più alta la meta cui si deve tendere, più lo sforzo dev'essere vigoroso, più gagliarda l'energia. Ora, chi deve elevarsi a perfezione più grande di quella cui deve tendere l'uomo di Dio, colui che dev'essere excelsior coelis factus? (Hebr. 7, 26). Gli è dunque necessaria una fortezza superiore.
Di più egli deve trascinare gli altri nella corsa santa, incoraggiarli, portarli qualche volta; poi deve difenderli e difendere se stesso mentre lavora per loro; poiché s'egli è angelo di luce, vi è un angelo delle tenebre che non disarma mai; s'egli è pastore, v'è un lupo rapace che s'aggira instancabile. L'esperienza gli grida in modo imperativo con S. Pietro: Cui resistite, fortes in fide! (1 Petr. 5, 9).
Esaminiamo tutto lo svolgimento della nostra vita morale e della nostra vita apostolica, e riscontreremo che sempre la lotta è necessaria. Nulla si conclude senza sforzo, eccetto il male; in noi e per le anime il bene esige un'incessante attività instancabile. Si guadagna un tratto di terreno a stento, e subito convien difendere la posizione; e se si perde cento volte, cento, volte la si deve riconquistare. Oh, quanto ha bisogno di fortezza l'homo Dei! Lo Spirito Santo parla certo del prete, ne dipinge i lineamenti quando scrive: Vir sapiens fortis est; et vir doctus robustus et validus (Prov. 24, 5). Gli eletti al sacerdozio sono inclyti Israel, quindi devono essere aquìlis velociores, leonibus fortiores (2 Reg. 1, 23).
Meditiamo sulla virtù della fortezza; formiamoci chiaro concetto di ciò che è, di ciò che produce.