P. SILVIO MARIA GIRAUD
MISSIONARIO DELLA SALETTE
SACERDOTE E OSTIA
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LIBRO TERZO
LE VIRTU' SACERDOTALI
L'UNIONE A GESÙ CRISTO
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CAPITOLO DECIMO. La castità sacerdotale - la mente ed il cuore
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La Castità sacerdotale è la più eminente che vi sia nella Chiesa di Dio; essa è, nella nostra carne decaduta e miserabile, l'immagine della Santità eterna, e ciò che vi corrisponde quaggiù. «La santità, dice Thomassin, è come l'attributo speciale della Divinità, come un santuario segretissimo e, in certo qual modo, il più intimo della natura divina la quale è profondamente ritirata in se stessa e tutta libera da ogni contatto con le creature» (526). Così la Castità è, in modo particolarissimo, l'attributo della nostra vocazione, come un santuario segretissimo dove si contiene ciò che vi ha di più sublIme nella nostra grazia; essa ci separa da ogni cosa. creata e respinge assoÌutamente ed essenzialmente tutto questo riguarda la carne e i sensi.
Grazia eminente, stato tutto soprannaturale, che ci viene da GESÙ CRISTO.
La Santità di Dio si è incarnata. GESÙ CRISTO appunto è la Santità incarnata ed è santo in tutti i suoi Misteri. Ma Egli ha voluto manifestare in un modo più sensibile e più splendente la sua separazione dalle cose create, dalla carne e dai sensi, la sua santità tutta verginale. Lo ha fatto nella sua Risurrezione, la quale, consumando ciò che in lui vi era di mortale e di infermo, rese il suo Corpo in apparenza più santo nella gloria divina. La Risurrezione fu il trionfo dello spirito celeste della Verginità. La vita di CRISTO risorto, come ci insegna san Paolo, dove essere il modello della nostra (527); quindi lo stato di GESÙ risorto ci offre e ci comunica la grazia di un'intera ed assoluta separazione dalla carne e dai sensi; grazia che appunto nella santa Castità, ci stabilisce in uno stato che non è più terreno, ma tutto celeste. Sola est Castitas, dice san Bernardo, quae, in hoc mortalitatis et loco, et tempore, statum quemdam immortalis gloriae repraesentat (Epistol., XLII).
La grazia ammirabile della Castità ci proviene dunque, come dalla sua fonte, dal Mistero della Risurrezione. Ma, nella santa Eucaristia questo Mistero è sempre attuale e sempre opera attualmente in virtù della presenza medesima di GESÙ, in virtù del Sacrificio e per mezzo della santa Comunione; perciò l’azione divina di GESÙ Eucaristico produce le anime caste e verginali. Ma quest'azione si esercita specialmente sulÌe anime che dal Sacerdozio sono consacrate vergini. Nessun'anima infatti travasi esposta all'azione dell'Ostia come quella del Sacerdote; l'Ostia stessa è il suo centro, l'opera sua, il suo bene, la sua Sovrana, la sua Direttrice, il suo Principio, il suo alimento e la sua vita.
Il Sacerdote non è creato e non esiste che per l'Ostia. Orbene, l'Ostia fa le anime Vergini, quindi il Sacerdote è consacrato vergine non solo dalla sua Ordinazione, ma ancora dalle sue relazioni con l'Ostia santa, ch'egli adora, consacra, tocca e mangia. Com'è gloriosa per lui questa molteplice influenza, azione purificatrice che incessantemente si rinnova, consacrazione che sempre più conferma il suo stato verginale. Ne risulta per la sua grazia un triplice carattere a lui proprio. Egli è Sacerdote, Vergine e Ostia: triplice carattere che costituisce la più perfetta unità. Ogni Sacerdote è vergine e Ostia; ogni vergine è misticamente Sacerdote. e Ostia; ogni Ostia è misticamente Sacerdote e Vergine. Così fu di Maria; così di tutte le anime consacrate, ma per ciascuno di noi si aggiunge il carattere speciale che deriva dal Sacramento dell'Ordine. Sublime Mistero che dà alla verginità un posto sì eminente!
Virginitas, ha detto san Gerolamo, holocaustum Christi est. Rem novam loquor: Hostia Castitatis ipsa se portat (528). «La Verginità di Maria, secondo Bourdaloue, «era come un Sacrificio continuo ch'essa offriva a Dio, l'Oblazione del suo corpo ch'essa immolava come un'Ostia vivente» (529). Tertulliano ci insegna che noi siamo Templi consacrati dalla presenza dello Spirito Santo: la castità è la portinaia che custodisce questo Tempio e non vi lascia penetrare nessuna immondezza che possa offendere Dio e farlo uscire da questa santa dimora (530). Sant'Isidoro di Pelusio ci ricorda che siamo i Sacerdoti del nostro proprio corpo, per offrirlo a Dio come «un'Ostia vivente, santa e gradita a Dio» (531); vale a dire, come un'Ostia che diffonda dappertutto un soave odore di verginità. Ascendat ad te, Domine, ci fa dire la Chiesa nella Messa di santa Caterina da Siena, Hostia salutaris, virgineo fragrans odore.
Sacerdote, Vergine, Ostia! quale gloria è mai la nostra! Grazia eminente, «immensamente superiore ad ogni bene terreno»! (Eccli 26, 20). Stato più che celeste e angelico, stato tutto divino, che è la più ammirabile partecipazione allo spirito, alla Grazia, allo stato di GESÙ CRISTO! Stato ammirato dagli Angeli come non meno santo del loro proprio stato, ma con maggior merito, con immensa consolazione del Cuore di GESÙ, con onore e gioia della Chiesa!