P. SILVIO MARIA GIRAUD
MISSIONARIO DELLA SALETTE
SACERDOTE E OSTIA
* * *
LIBRO SECONDO.
Della comunicazione che nostro signor Gesù Cristo fa al suo sacerdote del suo sacerdozio, del suo stato di Ostia e delle sue disposizioni
* * *
CAPITOLO SEDICESIMO. L'AMORE VERSO NOSTRO SIGNORE GESÙ CRISTO NOSTRO CAPO E NOSTRO RE
* * *
Nostro Signore GESÙ CRISTO, infinitamente amabile come Sacerdote e Ostia, merita ancora il nostro amore in quanto è il nostro Capo e il nostro Re.
Come nostro Capo: in primo luogo, perché in tale qualità, Nostro Signore è il Principio e la causa della nostra Predestinazione. Abbiamo già esposto questa verità. Ricorderemo qui soltanto queste parole di san Paolo: Cum essemus mortui peccatis, convivificavit nos in Christo, et conresuscitavit, et consedere fecit... coelestibus in Christo Jesu (360). Non è già forse per noi una gioia immensa, fare una cosa sola con GESÙ CRISTO in tutti i suoi Misteri? Ma ci viene assicurata una gloria ben più prodigiosa, ne abbiamo il pegno e già la possediamo in sostanza: è la gloria del cielo. Il nostro Capo la possiede, ma non la possiede solo; è salito al cielo «a prepararci il posto» (361). Quale non deve essere il nostro amore per il nostro Dio, la nostra Vittima e Ostia, per essersi degnato di essere, in pari tempo, il nostro Capo? Egli, nella sua carità ha operato meraviglie che non avremmo giammai potuto concepire, e che ancora ci lasciano quasi un po’ incerti, tanto le tenerezze di Dio, a motivo dei loro eccessi, sorprendono le nostre povere intelligenze. San Paolo nota espressamente questi eccessi, immediatamente prima di rivelarci che il nostro Capo è causa della nostra predestinazione. Deus autem(Ef 3, 20-21)., dice l'Apostolo, qui dives est in misericordia propter nimiam charitatem suam, qua dilexit nos... qui potens est omnia facere superabundanter quam petimus aut intelligimus, etc.
Nella sua qualità di Capo, nostro misericordioso Redentore non solamente è la causa della nostra predestinazione, ma pure, con un influenza che non cessa mai, ce ne porge costantemente il pegno; e questo pegno è costituito dalla sua divina grazia, ossia, dall'azione incessante dello Spirito Santo che abita in noi e continuamente ci porta a compiere opere di vita, degne del nostro Capo che è la vita. Il primo nostro Capo, Adamo, ha esercitato sopra di noi un influsso mortale; e questo si continua in noi con la concupiscenza che rimane anche dopo il Battesimo. Il nostro secondo Capo, ben più potente per darci la morte, infonde continuamente nelle anime nostre la vita «con lo Spirito Santo che abita in noi». Infatti, questo Spirito di GESÙ CRISTO nostro Capo, è spirito di vita; è il principio di ogni preghiera gradita al Padre e da Lui esaudita; ci conduce e ci dirige, nella nostra qualità di figli di Dio. Egli stesso ci dà il potere di invocare con merito il nome di GESÙ, e la virtù di confessarlo con forza e costanza davanti agli uomini. Sotto la sua azione, l'anima nostra produce ogni sorta di frutti soprannaturali. Infine, siccome Egli è «il pegno dell’eredità, il sigillo della promessa» della vita eterna, Lui ancora risusciterà i nostri corpi mortali» (362).