Esercizio di perfezione e di cristiane virtù
composto dal padre Alfonso Rodriguez S.J.
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TRATTATO V. DELL'ORAZIONE
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CAPO X. Di altri beni e utilità che sono nella meditazione.
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1. Gli affetti del cuore frutto dell'orazione.
2. Quindi non vada tutto in discorsi.
3. Il discorso è mezzo, non fine.
4. Alla cognizione segua l'affetto.
5. Quali saranno questi affetti?
6. Quanto valerci del discorso?
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1. «Si accese dentro di.me il cuor mio e un fuoco divampò nelle mie considerazioni» (Ps. 38, 4). In queste parole ci dichiara il profeta Davide il modo che abbiamo da tenere nell'orazione, giusta la spiegazione che ne apportano molti dottori e Santi (S. HIERON. Brev. in Ps. 38; S. GREG. Moral. l. 23, c. 11), i quali dichiarano questo luogo del fuoco della carità ed amor di Dio e del prossimo, che colla meditazione delle cose celesti s'accendeva e ardeva nel petto del reale Profeta. Il mio cuore dice egli, si riscalda, e tutto dentro di sé si accende. Questo è l'effetto dell'orazione. Ma come prese questo calore, come si accese questo fuoco colà dentro nel cuore? Sai come? colla meditazione. Questo è il mezzo e lo strumento per accendere questo fuoco. Di maniera che la meditazione, dice S. Cirillo Alessandrino, è come il batter coll'acciarino la pietra focaia, acciocché n'esca fuoco. Col discorso e colla meditazione dell'intelletto hai da battere codesta dura pietra del tuo cuore, sin a tanto che s'accenda nell'amor di Dio e in desiderio dell'umiltà, della mortificazione e delle altre virtù; e non t'hai da fermare sinchè non abbi cavato ed acceso in esso questo fuoco.
2. Benché la meditazione sia molto buona e necessaria, non se ne ha però da andar tutta l'orazione in discorsi e considerazioni dell'intelletto, né ci abbiamo da fermar ivi; perché questo sarebbe più studio che orazione; ma tutte le meditazioni e considerazioni che faremo hanno da esser prese da noi come mezzo per eccitare ed accendere nel nostro cuore gli affetti e i desideri delle virtù, perché la bontà e santità della vita cristiana e religiosa non consiste nei buoni pensieri e nell'intelligenza di cose sante, ma nelle virtù sode e vere, e specialmente negli atti e nelle operazioni di esse, nelle quali, come dice S. Tommaso (S. Th 1-2, q. 3, a. 2), sta l'ultima perfezione della virtù. Onde in questo principalmente abbiamo noi da insistere e occuparci mentre facciamo orazione.