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Vatican Insider
Il Medioevo e la nascita della scienza moderna
Tradotta anche in italiano «La genesi della scienza», l’opera del fisico Hannam che, fra l’altro, dimostra come gli studi e le scoperte di Galilei si fondino sui suoi «precursori medievali»
Giuseppe Brienza
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Il Foglio
Il Papa sfida i turchi (e l'islam) sul genocidio armeno
di Giulio Meotti | 12 Aprile 2015
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Avvenire 13-3-15
Città del Vaticano
Martirio armeno monito per ogni conflitto
“Solo Dio può colmare i vuoti che il male apre nei nostri cuori e nella nostra storia”: così il Papa nella domenica della Divina Misericordia, celebrando nella Basilica di San Pietro la Messa per il centenario del “martirio” armeno, durante la quale ha proclamato San Gregorio di Narek, monaco, teologo e poeta del X secolo, dottore della Chiesa. Il rito eucaristico è stato concelebrato dal Patriarca cattolico Nerses Bedros XIX, alla presenza dei due Catholicos Karekin II e Aram I e del presidente armeno Serz Azati Sargsyan. A loro Francesco ha consegnato un messaggio in memoria dell’orribile massacro del popolo armeno, generalmente considerato “il primo genocidio del XX secolo”.
Fare memoria delle tragedie è doveroso
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il Foglio
La lenta escalation di Bergoglio
Molto sangue è passato dal digiuno per la Siria. Ora si cambia (un po’)
di Maurizio Crippa | 08 Aprile 2015
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GIARRE. UN NEONATO SALVATO DALLA CULLA PER LA VITA
Giarre (Ct) 4apr2015 – Intorno alle 4 di questa notte un neonato è stato abbandonato a Giarre, in provincia di Catania. Per una volta non è finito nel cassonetto, come tanti altri in tutta Italia, ma è stato affidato alle amorevoli cure della Culla per la vita realizzata dal locale movimento per la vita in via Umbria, a lato della chiesa di Gesù lavoratore.
Immediatamente sono scattati i sistemi di rilevamento e la Centrale operativa del 118 è stata attivata. Il neonato è stato prelevato e trasferito in ambulanza prima all’ospedale di Acireale, dov’è stato visitato e stabilizzato, e quindi al Policlinico di Catania. Le sue condizioni sono buone e non sembra essere in pericolo di vita
La Culla di Giarre, una della cinquantina attive in tutta Italia, garantisce un completo anonimato alla donna che vuole abbandonare il figlio, è dotata di un sensore e di una telecamera che rilevano una presenza all’interno del vano e attivano l’allarme collegato con la centrale del 118.
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Mentre i cristiani vengono perseguitati, la Francia discute di “neutralità” sui manifesti
Roma. Il Papa, durante il Regina Coeli, ha chiesto che la comunità internazionale “non assista muta e inerte” di fronte al dramma dei “nostri fratelli perseguitati, esiliati, uccisi e decapitati per il solo fatto di essere cristiani” e anche la società pubblica dei trasporti parigini, la Ratp, alla fine ha deciso di dare il via libera ai manifesti che pubblicizzano il concerto benefico del gruppo Les Pretres (14 giugno, all’Olympia) proprio in favore dei cristiani perseguitati. La vicenda era divenuta imbarazzante anche per i vertici della società, che giorni fa aveva motivato la decisione di rimuovere le affissioni perché quei cartelloni “rappresentano un attentato al principio di neutralità del servizio pubblico”. La presenza della parola “cristiano” avrebbe potuto disturbare non solo qualche sostenitore occulto del califfo Abu Bakr al Baghdadi in attesa del primo treno per la fermata Marché de Saint-Denis, ma anche i razionalisti che non vogliono tornare a casa dall’ufficio con impressa negli occhi l’immagine di tre preti canterini.
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Si è parlato molto in questi giorni di Dom Helder Câmara, il cui processo di beatificazione è stato recentemente approvato dal Vaticano.
Per l’italiano medio la figura di mons. Helder Pessoa Câmara (1909-1999), vescovo ausiliare di Rio de Janeiro, e poi arcivescovo metropolita di Olinda-Recife, è pressoché sconosciuta.
Chi era Dom Helder?
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Una propaganda ai limiti del ridicolo
Le uniche notizie su mons. Câmara che filtrano dalla stampa nostrana provengono da fucine propagandistiche tanto sbilanciate che non ho paura a definirle ai limiti del ridicolo.
Ricordo benissimo, per esempio, la reazione della stampa all’epoca della scomparsa di Dom Helder, nell’agosto 1999. I mass media italiani gareggiarono in panegirici, conferendogli titoli altisonanti come “Profeta dei poveri”, “Santo delle favelas”, “voce del Terzo Mondo”, “San Helder d’America” e via discorrendo. Fu una sorta di canonizzazione massmediatica (1).
Questa stessa macchina propagandistica sembra essersi riattivata a proposito dell’apertura del processo di beatificazione, firmato in Vaticano lo scorso 25 febbraio. Qualche informazione in merito non nuocerebbe affatto.
Militante filo-nazista
Forse pochi lo sanno, ma Helder Câmara iniziò la sua vita pubblica come militante nella destra filo-nazista.
Egli fu, infatti, gerarca della Ação Integralista Brasileira (AIB), il movimento filo-nazista fondato da Plinio Salgado. Nel 1934, l’allora padre Câmara entrò a far parte del Consiglio Supremo dell’AIB. Due anni dopo divenne segretario personale di Salgado, e quindi Segretario nazionale dell’AIB, prendendo parte da protagonista ai raduni e alle marce paramilitari che scimmiottavano quelle dei nazisti in Germania. Le sue convinzioni filo-naziste erano così profonde, che si era fatto ordinare sacerdote portando sotto la talare la divisa delle milizie integraliste, la famigerata “camicia verde”.
Nel 1946 l’arcivescovo di Rio di Janeiro volle farlo suo vescovo ausiliare ma la Santa Sede si rifiutò a causa della sua precedente militanza filo-nazista. La nomina arrivò solo sei anni dopo. Nel frattempo, Helder Câmara aveva maturato il suo passaggio dall’integralismo filo-nazista al progressismo filo-marxista.
Quando nel 1968 lo scrittore brasiliano Otto Engel scrisse una biografia di mons. Câmara, egli ricevette “ordini sommari” dalla Curia di Olinda-Recife che lo diffidava dal pubblicarla. L’arcivescovo non voleva far conoscere il suo passato filo-nazista…
Dalla JUC al Partito Comunista. L’Azione Cattolica brasiliana
Nel 1947 padre Câmara fu nominato Assistente generale dell’Azione Cattolica brasiliana che, sotto il suo influsso, iniziò a scivolare verso sinistra fino ad abbracciare, in alcuni casi, il marxismo-leninismo. La migrazione fu particolarmente evidente nella JUC (Juventude Universitária Católica), alla quale Câmara era particolarmente vicino. Scrive Luiz Alberto Gomes de Souza, già segretario della JUC: “L’azione dei militanti della JUC (…) sfociava in un impegno che, a poco a poco, si è rivelato socialista” (2).
La rivoluzione comunista a Cuba (correva l’anno 1959) fu accolta dalla JUC con entusiasmo. Secondo Haroldo Lima e Aldo Arantes, dirigenti della JUC, “la recrudescenza delle lotte popolari e il trionfo della rivoluzione cubana nel 1959 aprirono la JUC all’idea di una rivoluzione brasiliana”. La deriva a sinistra fu molto agevolata dal coinvolgimento della JUC con l’UNE (União Nacional de Estudantes), vicina al Partito comunista. “Come risultato della sua militanza nel movimento studentesco - proseguono Lima e Arantes - la JUC fu obbligata a definire un’agenda politica più ampia per i cristiani di oggi. Fu così che, nel congresso del 1960, approvò un documento (…) in cui annunciava l’adesione al socialismo democratico e all’idea di una rivoluzione brasiliana” (3).
Durante il governo di sinistra del presidente João Goulart (1961-1964), prese forma all’interno della JUC una fazione radicale inizialmente chiamata O Grupão, il Grande Gruppo, poi trasformatasi in Ação Popular (AP) che, nel 1962, si definì socialista. Nel congresso del 1963, l’AP approvò i propri Statuti nei quali “si abbracciava il socialismo e si proponeva la socializzazione dei mezzi di produzione”. Statuti che contenevano, tra l’altro, un elogio alla rivoluzione sovietica e un riconoscimento dell’“importanza decisiva del marxismo nella teoria e nella prassi rivoluzionaria” (4).
La deriva, tuttavia, non si fermò lì. Nel congresso nazionale del 1968 Ação Popular si proclamò marxista-leninista, cambiando il nome in Ação Popular Marxista-Leninista (APML). Visto che niente più la separava dal Partito comunista, nel 1972 decise di sciogliersi e di incorporarsi al Partido Comunista do Brasil. Attraverso questa migrazione, molti militanti dell’Azione Cattolica finirono per partecipare alla lotta armata durante gli anni di piombo brasiliani.
Contro il parere di non pochi vescovi, mons. Helder Câmara fu uno dei più entusiasti e convinti difensori della migrazione a sinistra nella JUC (5).
Contro Paolo VI e altre stramberie
Nel 1968, mentre Papa Paolo VI si accingeva a pubblicare l’enciclica Humanae Vitae, mons. Helder Câmara si schierò apertamente contro il Pontefice, qualificando la sua dottrina sugli anticoncezionali “un errore destinato a torturare le spose e a turbare la pace di tanti focolari” (6).
In una poesia che fa davvero scalpore, l’arcivescovo di Olinda-Recife ironizzava pure sulle donne “vittime” della dottrina della Chiesa, costrette, secondo lui, a generare dei “mostriciattoli”: “Figli, figli, figli! Se è il coito che vuoi, devi procreare! Anche se tuo figlio ti nasce senza viscere, le gambette a stecchino, la testona a pallone, brutto da morire!”.
Helder Câmara difendeva anche il divorzio, approvando la posizione delle chiese ortodosse che “non precludono la possibilità di un nuovo matrimonio religioso a chi è stato abbandonato [dal coniuge]”. Interrogato se questo non avrebbe dato ragione ai laicisti, egli rispose: “Cosa importa che qualcuno canti vittoria, se ha ragione?”.
L’irrequieto arcivescovo chiedeva a gran voce anche l’ordinazione sacerdotale delle donne. Rivolgendosi a un gruppo di vescovi durante il Concilio Vaticano II, domandava con insistenza: “Ditemi, per favore, se trovate che ci sia qualche argomento effettivamente decisivo che impedisca alle donne l’acceso al sacerdozio, oppure si tratta di un pregiudizio maschile?”.
E che importa se il Concilio Vaticano II ha poi precluso questa possibilità. Secondo Câmara, “dobbiamo andare oltre i testi conciliari [la cui] interpretazione compete a noi”.
Ma i vagheggiamenti non finivano lì. In una conferenza tenuta di fronte ai Padri Conciliari nel 1965, egli affermava: “Credo che l’uomo creerà artificialmente la vita, arriverà alla risurrezione dei morti e (…) otterrà miracolosi risultati di rinvigorimento di pazienti maschi tramite l’innesto di ghiandole genitali di scimmia”.
Schierato con l’URSS, Cina e Cuba
Le prese di posizione concrete di Dom Helder in favore del comunismo (anche se a volte ne criticava l’ateismo) furono numerose e coerenti.
Per esempio, è rimasto tristemente notorio il suo intervento del 27 gennaio 1969 a New York, nel corso della VI Conferenza annuale del Programma Cattolico di Cooperazione interamericana. Intervento in tal modo schierato col comunismo internazionale, che gli valse l’epiteto di “Arcivescovo rosso”, appellativo indissolubilmente poi legato al suo nome.
Dopo aver duramente rimproverato agli USA la loro politica anti-sovietica, Dom Helder propose un drastico taglio delle forze armate statunitensi, mentre invece chiedeva all’URSS di mantenere le proprie capacità belliche per poter far fronte all’“imperialismo”. Conscio delle conseguenze di tale strategia, egli si difese a priori: “Non ditemi che tale approccio metterebbe il mondo nelle mani del comunismo!”.
Dall’attacco agli Stati Uniti, Helder Câmara passò a tessere il panegirico della Cina di Mao Tse-Tung, allora in piena “rivoluzione culturale”, che provocò milioni di morti. L’Arcivescovo Rosso chiese formalmente l’ammissione della Cina comunista all’ONU, con la conseguente espulsione di Taiwan. E finì il suo intervento con un appello in favore del dittatore cubano Fidel Castro, all’epoca impegnato a favorire sanguinose guerriglie in America Latina. Chiese anche che Cuba fosse riammessa nell’OEA (Organizzazione degli Stati Americani), dalla quale era stata espulsa nel 1962.
Questo intervento, così sfacciatamente pro-comunista e anti-occidentale, fu denunciato dal prof. Plinio Corrêa de Oliveira nel manifesto «L’Arcivescovo rosso apre le porte dell’America e del mondo al comunismo»: “Le dichiarazioni contenute nel discorso di Dom Helder tratteggiano una politica di resa incondizionata del mondo al comunismo. Siamo di fronte a una realtà sconvolgente: un vescovo di Santa Romana Chiesa impegna il prestigio derivante dalla sua dignità di successore degli Apostoli per demolire i bastioni della difesa militare e strategica del mondo libero di fronte al comunismo. Il comunismo, cioè il più radicale, implacabile, crudele e insidioso nemico che mai si sia scagliato contro la Chiesa e la civiltà cristiana” (7).
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CorSera 2 aprile 20015
Gli spettatori del male che non vedono Dio
Uno scritto di Ratzinger sul Venerdì Santo. Cristo, Auschwitz, i demoni della Storia
Joseph Ratzinger
Il Venerdì Santo della storia negli orrori del Novecento, dalla Shoah al grido dei poveri, «gli slums degli affamati e dei disperati». Il testo che pubblichiamo è la prima parte del saggio di apertura del libro «Gesù di Nazaret. Scritti di cristologia», secondo tomo del volume VI della Opera omnia di Joseph Ratzinger-Benedetto XVI, che verrà pubblicato a novembre in traduzione italiana dalla Libreria Editrice Vaticana. Scritto nel 1973, il testo è uscito nel 2014 in Germania presso la casa editrice Herder, che sta pubblicando le Gesammelte Schriften di Ratzinger, a cura del cardinale Gerhard Ludwig Müller. Una riflessione vertiginosa in risposta al grido degli ultimi: «Dove sei, Dio, se hai potuto creare un mondo così?»
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Uteri affitati, ritorno alla schiavitù
di Costanza Miriano
Quando ho saputo la prima volta di essere incinta ero davvero una squinternata. Ancora più di adesso, dico subito per chi mi conosce bene, e se lo sta chiedendo. Ero ancora più squinternata, e di parecchio. Eppure sapere di avere una vita dentro di me ha cominciato immediatamente – non si vedeva ancora niente, niente era cambiato, apparentemente, ma io sapevo – un cammino di guarigione, un miracolo di allegria, consapevolezza, paura, responsabilità, terrore, coraggio, un cambiamento che io non controllavo in nessun modo, e che mi ha stupita per la sua irruenza. Uno sconvolgimento radicale di ogni cellula, e insieme la certezza inattesa di essere nel mezzo dell’avventura per la quale ero programmata da sempre.
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GENDER/ CEI: QUALCUNO HA GIA’ ALZATO BANDIERA BIANCA – di GIUSEPPE RUSCONI – www.rossoporpora.org – 31 marzo 2015
Scorrendo i titoli dei giornali dopo la recente conferenza-stampa al termine del Consiglio permanente, sembrerebbe che la Conferenza episcopale italiana sia decisa a contrastare seriamente la diffusione dell’ideologia del gender e i tentativi di istituire de facto un “matrimonio omosessuale” con tutte le conseguenze connesse in materia ad esempio di adozione. E’ certo questa l’intenzione – espressa con molta chiarezza e insistenza - del presidente e anche della maggioranza del Consiglio permanente, ma purtroppo non di qualcun altro che è in posizione-chiave…
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Fuori dalla cabina l’Europa ha chiuso Dio (e ora siamo in picchiata)
Le cronache sulla tragedia dell’aereo precipitato in Alta Provenza descrivono tutto nel dettaglio, ma ne manca sempre uno. Essenziale.
Anche nei giorni del dolore di tante famiglie, nell’elaborazione del lutto, quando si cerca di arginare l’oceano di lacrime che sale dal cuore con la rabbia, manca dalle cronache la sola presenza capace di illuminare la notte oscura del male e della morte: Dio.
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il Foglio
Gli impressionanti numeri dell'esodo dei cristiani dal medio oriente
Vittime della persecuzionie degli islamisti sono stati costretti ad abbandonare le proprie terre. Secondo Newsweek sono passati dal 20 al 5 per cento della popolazione negli ultimi anni
di Redazione | 27 Marzo 2015
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«Dichiaratamente omofobo»
Autore: Mangiarotti, Don Gabriele Curatore: Saro, Luisella
Fonte: CulturaCattolica.it
sabato 21 marzo 2015
«Dichiaratamente omofobo», così viene presentata la conferenza dell’Avv. Gianfranco Amato a proposito delle questioni educative e di libertà di espressione nei confronti della lobby LGBT. Etichettare è un modo rassicurante per dare alle notizie un peso scelto dalla Redazione piuttosto che dal serio confronto dei lettori con le argomentazioni proposte dai relatori. Così si genera un giornalismo che, invece che informare e rendere capaci dell’esercizio del pensiero critico, si mette al servizio del politically correct, garantendosi una impunità di fronte a qualsiasi manipolazione del pensiero.
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Avvenire 23-3-2015
Il Consiglio permanente
«Gender, manipolazione da laboratorio»
La disonestà non è solo danno al bene comune, ma è anche "offesa gravissima per i poveri e gli onesti. Ciò è insopportabile". È uno dei passaggi più forti della prolusione con la quale il cardinale Angelo Bagnasco ha aperto oggi pomeriggio i lavori della sessione primaverile del Consiglio permanente della Cei. Al tema della corruzione il presidente dei vescovi italiani ha dedicato accento forti, anche sulla scia delle vicende giudiziarie che vedono coinvolti alti dirigenti ministeriali in inchieste sulle grandi opere pubbliche. «Malcostume e malaffare sembrano diventati un “regime” talmente ramificato da essere intoccabile. Esempi ne emergono ogni giorno: come corpi in stato di corruzione, ammorbano l’aria che si respira, avvelenano la speranza e indeboliscono le forze morali». Ma quello della corruzione non è un destino fatale. "Si può reagire", assicura Bagnasco, chiamando ognuno alle proprie responsabilità.
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il Foglio
I vescovi polacchi alla prova del Sinodo: “Difenderemo l’eredità di Wojtyla”
di Matteo Matzuzzi | 18 Marzo 2015 ore 06:18
Roma. In una lunga intervista al National Catholic Register, il presidente della Conferenza episcopale statunitense, mons. Joseph Kurtz, parla del prossimo Sinodo ordinario sulla famiglia e spiega che dalle sue parti, a differenza della Germania del cardinale Reinhard Marx, dove le aspettative sono alte e le attese non possono essere disattese (come disse un anno fa Walter Kasper) l’approssimarsi dell’appuntamento autunnale non crea grande ansia: “Da un lato c’è la volontà di raggiungere le persone più bisognose e dall’altro i fedeli vogliono essere rassicurati sul fatto che noi non ci distaccheremo dagli insegnamenti della chiesa. Sono giustamente preoccupati” sul fatto che la fedeltà al magistero della chiesa possa venire meno: “Mi farò carico di questa preoccupazione”, ha aggiunto Kurtz, che a Roma rappresenterà gli Stati Uniti insieme al cardinale DiNardo e ai vescovi Chaput e Gómez.
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AsiaNews 17/03/2015
CINA-VATICANO
Niente brindisi fra Cina e Vaticano: Pechino vuole il dominio assoluto
di Bernardo Cervellera
Per il Global Times (Quotidiano del popolo) alla Cina non piacciono le ordinazioni episcopali concordate, "modello Vietnam". Imbarazzo del Ministero cinese degli esteri di fronte ai mille passi della Santa Sede. La Cina vuole che il Vaticano accetti tutti i vescovi scomunicati e faccia silenzio su quelli sotterranei e imprigionati. Il caso di mons. Cosma Shi Enxiang. Senza libertà religiosa non vale la pena avere rapporti diplomatici. Lavorare per la missione e l'unità dei cattolici in Cina. Un lavoro per Xi Jinping: attuare la campagna anti-corruzione verso il ministero degli affari religiosi e l'Associazione patriottica, arricchitisi in questi decenni alle spalle dei cristiani.
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Fonte:iltimone.it
ESCRIVÁ: IMITIAMO SAN GIUSEPPE, IL SUO CORAGGIO DI FRONTE ALLE PROVE E LA PUREZZA DEL SUO AMORE
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Avvenire
«Anno Santo, dono del Papa per il mondo»
14 marzo 2015
di S.Em. Angelo Bagnasco
L’Anno Santo della Misericordia è un nuovo dono di Papa Francesco alla Chiesa. Come se avesse voluto – con cuore di padre – rispondere al grande affetto che il Popolo di Dio gli ha manifestato nel secondo anniversario di Pontificato. Una risposta sovrabbondante come lo è l’amore di Dio per il mondo. «Siate misericordiosi come il Padre», sono le parole guida del Giubileo straordinario. È l’invito innanzitutto ai credenti ad andare al cuore del Vangelo: Dio ci libera dal peccato con la forza della misericordia che ha il volto di Cristo. In Lui Dio si avvicina alla miseria degli uomini: la misericordia è infatti il farsi vicino del cuore del Padre alle nostre miserie spirituali, morali e fisiche; personali, sociali e cosmiche. Spesso la violenza nel mondo nasce dal non sentirsi amati e perdonati; dal non sentire un cuore accanto, dal toccare la morsa mortale della solitudine di fronte ai propri limiti, alle colpe, alle delusioni e alle prove.
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I DUE ANNI DI UN PAPA IL RACCONTO
Papa Francesco, i due anni di un pontefice che scuote la Chiesa
Protagonista di grandi cambiamenti in Vaticano, continua a vivere nel segno dell’umiltà. Come quando portò fuori dalla sua stanza una sedia alla guardia svizzera per farla riposare
Gian Guido Vecchi
CorSera 12 marzo 2015
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culturacattolica.it
Una donna così...
Autore: Saro, Luisella
domenica 8 marzo 2015
L’ho osservata, in questi due giorni. Ho visto come gli parla e come parla di lui. Come lo aiuta a mangiare, a vestirsi, a sedersi bene. Come gli tiene la mano. Ho capito che lo ascolta sempre con amorevole attenzione, ma a volte lo asseconda e a volte no. Se c’è da rimproverarlo, lo fa. Ho visto come si guardano negli occhi e come quel solo guardarsi è capirsi. Fino in fondo.
Avevo già letto la loro storia nel 2012 e l’ho voluta rileggere in questi giorni, dopo le lunghe chiacchierate al telefono per prendere accordi. Loro sarebbero venuti qui, e li avremmo fatti conoscere ad alcuni studenti delle classi superiori della città in cui vivo. Poi, la sera, un incontro aperto a tutti.