CAPITOLO 4
LA NATURALEZA DE LAS COSAS.

 

4.2. Il realismo di Vallet: un’applicazione.

Lo studio della naturalezza delle cose, attraverso il metodo tomista deduttivo-induttivo preconizzato da Vallet, trova un’applicazione pratica nella sua opera intitolata "Determinación de las relaciones jurídicas referentes a inmuebles susceptibles de trascendencia respecto de tercere", edita nel 1965.

Il problema che l’Autore si pone é quello della determinazione di ciò che, tra le cose che si registrano, può e deve risultare trascendente per eventuali terzi acquirenti.

Applicando il metodo del diritto naturale, egli spiega che: a) non é possibile concretare in un determinato numero di figure tipiche i diritti suscettibili di trascendenza registrale; b) non ogni diritto iscritto é reale; c) non può astrarsi il diritto iscritto dal titolo dal quale deriva, dalla causa e dalle circostanze riflesse in questo, d) né isolare gli elementi che hanno carattere reale da quelli che si valutano come mere obbligazioni, frutto della distinzione dei diritti patrimoniali in reali e personali.

Vallet, analizzando una ad una le relazioni giuridiche che, a causa di tale apriorismo dogmatico non sono suscettibili di iscrizione nei registri, incontra l’origine dell’errore nel metodo applicato: esso parte dalla distinzione artificiosa ed irriducibile tra diritto reale e diritto personale. Affermando che "...il concettualismo dogmatico deriva dall’idealismo cartesiano e partecipa, pertanto, del suo erroneo punto di partenza", Vallet si addentra per i cammini del realismo giuridico, basandosi sulla natura delle cose, e considerando le cose come realtà ontologiche. Il diritto si realizza attraverso il giudizio di ragione della giustizia, che "...non può appoggiarsi in concetti, né in regolazioni formali, ma solo nella natura delle cose". Insomma, é necessario captare la realtà storica viva, perché lo esige la sicurezza giuridica. "...Si deve partire dal preesistente e dalle sue ragioni. Le nuove norme devono interpretarsi valorizzando la variazione introdotta nelle preesistenti ed il suo perché" (juan vallet de goytisolo, Estudios sobre derecho de cosas, vol.I, 2.ª ed., Montecorvo, Madrid, 1985, pp. 324, 340-342, 345-347).

Nella sua concezione del diritto naturale come arte del giusto in concreto, il diritto naturale non può e non deve essere staccato dall’esperienza giuridica: questo stabilisce la priorità della natura e della realtà delle cose sulla pietrificazione concettualista e legalista della distinzione tra legge e diritto.

4.3. Vallet nel reale.

Il pensiero filosofico giuridico di Vallet "...é segnato da un puro realismo e dall’amore per il concreto; da un elevato concetto della giustizia (come qualcosa che bisogna trovare in concreto per ogni situazione, ma sempre nel quadro dell’ordine naturale generale) e del diritto (come quod iustum est e come ars boni et aequi); dal ricorso alla storia come conoscenza necessaria per interpretare e per correggere la vita; dalla grande erudizione, e dalla sua profonda convinzione religiosa cattolica" e, frutto di quest’ultima, dal "...suo altissimo grado di responsabilità verso gli altri ed un apprezzabilissimo senso del bene comune, plasmato in una speciale vocazione laicale focalizzata a procurare il ristabilimento di un ordine sociale cristiano" (estanislao cantero núñez, El concepto del derecho en la doctrina española (1939-1998). La originalidad de J. Vallet de Goytisolo, Fundación Matritense del Notariado, Madrid, 2000, p. 459).

A testimonianza di ciò, nel 1960, insieme ad Eugenio Vegas Latapie, il Nostro fonda l’Editoriale Speiro e la rivista Verbo, con la quale cerca di creare un’animazione culturale, conformemente al diritto naturale e cristiano, guidato dal Magistero Pontificio ordinario.

Pochi anni più tardi, partecipa attivamente nella costituzione della Fondazione Speiro, di carattere benefico culturale -dedicata specialmente al sostenimento di conventi di clausura, alla formazione di seminaristi, alla diffusione di libri e riviste ed all’organizzazione di riunioni e congressi nei quali si esponga e diffonda la dottrina sociale della Chiesa-, della quale é l’attuale Presidente.

Vallet, inoltre, continuando ad esercitare la sua professione notarile, é più volte protagonista di nomine e di cariche onorifiche: nel 1977, ottiene la carica di Presidente della Unión Internacional del Notariado Latino; nel 1978, é nominato Dottore Honoris Causa della Universitá Notarial Argentina; nel 1961, é Académico de Número nella Real Academia de Jurisprudencia y Legoslación, titolare della medaglia numero 25, mentre, dal 1994, ne é il Presidente e, in questa veste, é anche Consigliere di Stato. Nel 1965, ottiene il grado di Dottore nella Universitá di Madrid; dal 1974, é Académico dell'Insituto de Estudios Catalanes, e, dal 1978, lo é anche dell'Instituto de Derecho Agrario de Florencia; nel 1985, viene nominato Dottore Honoris Causa della Universidad Autónoma de Barcelona. Nel 1986, diviene Académico de Número de la Real Academia de Ciencias Morales y Políticas, eletto col numero 14. Infine, Vallet é anche il Presidente della Fondazione Francisco Elías de Tejada y Erasmo Pèrcopo, istituita nel 1987 dalla vedova di Elías de Tejada, e riconosciuta dal Ministero de Educación y Ciencia, nel 1989.

 

4.3.1. Costruzione del realismo di Vallet: maestri ed influenze.

Vallet ha molteplici maestri, ecco perché é frequente il riferimento che egli stesso fa a svariati autori: da Castán a Federico de Castro oppure a Roca Sastre in campo di diritto civile; da Elías de Tejada a Michel Villey per la filosofia del diritto; da Victorino Rodríguez a Canals per le questioni filosofiche e teologiche; e, ancora, a Sciacca, a Marcel de Corte, a Gilson...

Si tratta della "...quintaessenza dell’umiltà di un cavaliere, animato da uno spirito tradizionale, che cerca la verità delle cose e lì, dove la trova, con argomenti che gli sembrano convincenti, la riconosce negli autori che la esprimono prima di lui e, se questi gli suggeriscono sviluppi ulteriori, o lo aiutano a vedere le cose con maggiore nitidezza, non indugia nel proclamarli maestri".

Vallet, infatti, con umiltà intellettuale, portando al suo estremo il metodo del confronto e della ponderazione delle opinioni altrui, con un esercizio sistematico della pietas verso gli antenati e di onestà verso tutti: non si limita agli autori conosciuti e non esita a ricorrere alle opinioni degli autori ancora agli esordi, quando considera che le loro ragioni ed argomentazioni abbiano qualche consistenza.

Quanto alle influenze, é evidente quella di Aristotele e di Cicerone, degli autori spagnoli medievali come Mieres o Eiximenis, del napoletano Vico, o dei suoi contemporanei, come Villey. Vallet, infatti, é il primo che, in Spagna, diffonde il pensiero di Villey e le sue idee innovatrici sulla osservazione della realtà con uno sguardo libero da pregiudizi e da deformazioni: il loro sforzo é libero dall’affanno del potere, radice ultima della tentazione ideologica.

Il loro interesse é la realtà, per migliorarla, ma a partire da ciò che essa é effettivamente. Questa é l’attitudine che sta’ oltre al rispetto, all’amicizia ed alla mutua ammirazione, che caratterizzarono le loro reciproche relazioni.

San Tommaso rimane, in ogni caso, il maestro vero ed autentico. Così lo presenta Victorino Rodríguez: "...Certamente, Juan Vallet deve molto a San Tommaso, ma Il Buon Fra Tommaso -come lo definì Dante- non potrà non guardare compiaciuto il buon pensare del nostro giurista".

In Spagna, però, "...si rileva una bassa eco dell’opera di Vallet, soprattutto nella generazione universitaria professionale degli anni sessanta e settanta, ad eccezione proprio dell’ambiente prossimo ad Elías de Tejada" (estanislao cantero núñez, El concepto del derecho en la doctrina española (1939-1998). La originalidad de J. Vallet de Goytisolo, Fundación Matritense del Notariado, Madrid, 2000, pp. 695, 696, 699).

Comunque sia, la trascendenza della sua opera non può ancora essere interamente giudicata, dato l’entusiasmo che le nuove generazioni di studenti manifestano verso il Professor Vallet: oggi, infatti, un maggior numero di autori lo apprezza, lo cita, lo segue ed utilizza i suoi insegnamenti. Addirittura, il 9 Dicembre 1987, durante un’udienza pontificia, il Santo Padre Giovanni Paolo II consegna una lettera al Nostro - firmata in sua presenza - in cui si legge: "...Le attività del vostro gruppo sono note nel mondo intellettuale spagnolo e nel campo editoriale. Perciò mi é gradito esprimervi il mio apprezzamento per gli ideali che animano i vostri lavori in pro della cultura e della retta dottrina, in fedeltà ai principi cristiani e agli insegnamenti della Chiesa.

Con la mia sincera stima per le vostre persone e realizzazioni, desidero incitarvi a continuare nel vostro sforzo di intellettuali cristiani inteso a svolgere un particolare servizio nello approfondimento dell’identità culturale della società spagnola. L’identità culturale, vi é ben noto, é un concetto dinamico e, nello stesso tempo, critico. É un processo attraverso il quale si ricrea nel presente un patrimonio nel passato proiettandolo verso il futuro, perché se ne impadroniscano e ne vivano le giovani generazioni.

Perciò, vi invito a contribuire, nel segno di un sano pluralismo, alla promozione e alla difesa dei valori dello spirito che hanno formato ed arricchito il patrimonio culturale spagnolo e la sua proiezione nel mondo" (Rivista cristianitá, Piacenza, nn.153-154, 1988, p.10).

Tale riconoscimento pontificio é segno ed indice, sia per chi crede sia per chi non, di un movimento di popolo che J. Vallet de Goytisolo genera semplicemente seguendo ciò che riconosce come vero per la sua stessa vita ed é, così, esempio per il cammino di ogni uomo.