LA NATURALEZA DE LAS COSAS.
4.1. Il concetto di Naturaleza de las cosas.
Durante unesposizione in merito alle principali dottrine sulla naturalezza delle cose, il professor Recaséns Sichés afferma criticamente che "...questidea della naturaleza de la cosa sembra che si sia convertita in una specie di inevitabile leitmotiv o ritornello, nella scienza e nella filosofia giuridica del nostro tempo" (
luis recaséns sichés, Experiencia jurídica, naturaleza de la cosa y Lógica razonable, F.C.E., México, 1971, p. 309).Daltra parte, Eudaldo Forment Giralt afferma che uno dei maggiori sforzi per recuperare il concetto classico della naturalezza delle cose, affinché essa torni ad essere la fonte fondamentale del diritto, si incontra "...nellopera di Juan Vallet de Goytisolo" (
eudaldo forment giralt, "La naturaleza de las cosas y la filosofía", in Verbo, Speiro, Madrid, nn.349-350, 1996, p. 943). Come osserva la dottoressa Cristina Fuertes-Plana, nel suo libro sulla filosofia politica e giuridica delleminente Professore: "...Pensare che possa essere contenuto tutto il diritto in un codice o in una legge, per Vallet, non è altro che un errore. Ciò che si pretende é un trattamento giusto, proporzionato, adeguato alla situazione concreta, senza forzare la realtà volendo sottometterla in una norma giuridica, perché essa é sempre molto più ricca, differente, variabile e dinamica" (cristina fuertes-planas aleix, Filosofía política y jurídica de Juan Berchmans Vallet de Goytisolo, Fundación Matritense del Notariado, Madrid, 1992, p. 312).Secondo la concezione classica di naturalezza delle cose, essa non si deve circoscrivere ad una "...pretesa età felice, che mai esistette, né ad un ipotetico mondo selvaggio in lotta, che si rappacificò per mezzo di un patto immaginario...e neppure ad un futuro e sognato mondo fraterno...Essa non si riduce alluomo astratto, limitato alla res cogitans...né alla res extensa, e cioè, alla naturalezza puramente materiale e neppure alla Natur der Sache -questa "naturalezza della cosa" che, restando lontana dal suo Creatore e dallordine della creazione, deve ricorrere alla coscienza dominante per poter gerarchizzare i suoi valori. Né, ancor meno, é materia in continua mutazione, come il materialismo storico...E neppure, si incatena, come lo strutturalismo, in una struttura essenziale o tipo, dedotta dallanalisi delle diverse strutture storiche nelle quali luomo sembra totalmente invariabile" (
J. Vallet de Goytisolo, Metodología jurídica, Editorial Civitas, Madrid, 1988, p. 169).La natura, secondo Vallet, é ciò che mostra lesistenza di un ordine nella creazione, di un ordine naturale, non solo fisico o biologico, ma anche morale e razionale, che governa tutti gli esseri viventi.
Così, come dallosservazione della natura si giunge alla conclusione dellesistenza delle leggi fisiche o biologiche che regolano ed ordinano questo mondo, allo stesso modo, sempre dalla natura, si possono estrapolare anche quei principi sociali per mezzo dei quali si rende possibile lattività degli uomini e la loro vita sociale, nel rispetto della razionalità.
Il diritto naturale, allora, si incontra nella natura.
Per Vallet, la natura comprende la natura delle cose e la natura delluomo, ossia, secondo la concezione classica, "...tutte le cose create e tutti gli esseri di questo mondo: gli uomini, con corpo ed anima, e gli insiemi sociali; la materia e lo spirito, i mezzi ed i fini, in tutte le loro prospettive statiche e dinamiche" (
J. Vallet de Goytisolo, "Constitución orgánica de la nacion",Verbo, Speiro, Madrid, nn. 233-234 (1985), p.330; En torno al derecho natural, Sala, Madrid, 1973, pp. 75-86, 17, 29, 53 e 189; Estudios sobre fuentes y método jurídico, Montecorvo, Madrid, 1982, pp.708-711), poiché luomo non é isolato, né può essere contemplato in astratto, bensì nelle relazioni di origine e di fine con il suo Creatore, con il suo prossimo, "...integrato in corpi sociali -famiglia, parrocchia, ufficio, professione, municipio, paese, regione, Stato, ecc.-, in un mondo geografico, economico, politico e storico dato; con le sue circostanze concrete; portatore di una storia ed erede di una tradizione; che si muove, agisce, realizza e trasmette le sue conoscenze e le sue conquiste" (J. Vallet de Goytisolo, Metodología jurídica, Op. cit., p. 170).Nella percezione dellordine della natura, il nostro sentimento e la nostra intelligenza possono discernere ciò che é ordine dal disordine, ciò che é giusto dallingiusto; però, per conseguirlo, non basta contemplare la natura e le sue leggi in alcuni aspetti (materiale, economico, ecc.), ma occorre scoprirla nella sua pienezza.
Vallet usa lespressione naturaleza de las cosas (natura delle cose,
J. Vallet de Goytisolo, Panorama del derecho civil, Bosch, Barcelona, 1963; 2.ª ed., 1973, pp.54-55) come sinonimo di natura fin dai suoi primi scritti sulla materia, alludendo a tutte le cose e ad ogni cosa, e cioè alla natura rerum (natura delle cose, che comprende quelle divine e umane) ed alla natura rei (natura della cosa), aspetti che non si contrappongono, bensì si completano vicendevolmente nella scienza del giusto.Per cose, tanto nellespressione "ordine delle cose", quanto in "natura delle cose", Vallet intende tutta la realtà, tutto luniverso creato ed il suo Creatore, e quindi, anche la relazione delluomo con Dio.
Natura, invece, è luniversalità delle cose intese in una relazione ordinata, ma è anche "...il principio dinamico delle operazioni che le sono proprie, e lessenza, come principio di movimento" (
J. Vallet de Goytisolo, Estudios sobre fuentes y método jurídico, Montecorvo, Madrid, 1982, p.716) che permette che una cosa sia quello che è.Lespressione natura delle cose, quindi, ha un significato che abbraccia sia lordine universale tracciato da Dio nella sua opera creata, e posta da Lui in essa, sia lordine di ciascuna delle cose; essa, nelle equivalenti espressioni in diverse lingue, é termine antichissimo: dalla Grecia presocratica, ad Aristotele indica ciò che serve per il raggiungimento, in ogni caso, del giusto; nel diritto romano, la rerum natura significa "cose e relazioni tra le cose.
Qualsiasi concezione della natura che non la consideri nella sua totalità, però, risulta insufficiente, per cui, per esempio, si cade nellerrore, quando si prende dellordine naturale solo una parte, ma la si considera come se fosse il tutto.
Il carattere di razionalità della natura, inoltre, é dato dallessere opera del Creatore; in essa, però, incide lintelligenza, la volontà, lazione delluomo con la sua libertà, dal cui mal uso può derivare il disordine, e contro il quale, prima o poi, la natura reagisce, con il castigo che porta implicito in sé.
La relazione della rerum natura e della natura rei con la ragione naturale ed il diritto naturale, come espressione di ciò che é giusto, appare per la prima volta in San Tommaso dAquino, lautore che dà un carattere trascendente alla rerum natura. La cristianizzazione della concezione classica sulla rerum natura permette di intendere il concetto in tutta la sua ampiezza, materiale e spirituale: nellOrdine della Natura, determinando ciò che é giusto in concreto, si permette alla creatura di apprendere ed accettare la missione superiore per la quale é stata creata. La rerum natura, infatti, include in sé la natura rei, la naturalezza di ciascuna cosa e, riferito alla persona, include ciò che é naturale nel soggetto, ciò che é proprio di questo, e cioè, una naturalezza teleologica, una naturalezza che fonda le sue radici nel piano stabilito da Dio, nellOrdine naturale.
4.1.1. Le fonti del diritto.
La naturalezza delle cose é la fonte da cui si deve astrarre il diritto, sia quello contenuto delle norme generali, sia quello specifico del singolo caso esaminato. In Panorama del derecho civil, Vallet afferma che essa appare la fonte sostanziale che dà legittimità e validità alle fonti formali, "...fino al punto che se, per qualsiasi motivo, alcuna di queste ultime si allontana dalla natura, non si può più applicare, perché perde la sua ragione di esistere per quel caso", e continua: "...tanto il diritto naturale quanto la natura delle cose non possono essere fonte diretta, ma solo ispiratrice o correttrice" (
J. Vallet de Goytisolo, Panorama del derecho civil, Bosch, Barcelona, 1963; 2.ª ed., 1973, p.55), non essendo norme immediatamente applicabili, seppure abbiano priorità ontologica su quelle di immediata applicazione - ovvero le conclusiones e le determinaciones per la risoluzione dei casi abituali.La naturalezza delle cose, come fonte materiale del diritto, opera in due modi: in primo luogo, é presente tanto nel processo di elaborazione legislativa quanto nella determinazione particolare del giusto concreto; in secondo luogo, quando, nel caso concreto, le norme prossime sono insufficienti.
Vallet sostiene che la questione della determinazione del diritto non é una cosa differente dal problema delle fonti del diritto: la natura delle cose deve considerare la fonte materiale del diritto, "...la fonte delle fonti materiali" (
J. Vallet de Goytisolo "La percepción sensorial y las fuentes del derecho", in En torno al derecho natural, Sala, Madrid, 1973, pp.181-182).In consonanza con la concezione tomista, Vallet separa le fonti materiali da quelle formali, la cui distinzione o confusione costituisce, a suo giudizio, "...il problema basilare del tema delle fonti del diritto, che é quello della trascendenza o immanenza del diritto rispetto allo Stato, alla società e ai tribunali di giustizia": le fonti materiali consistono in quegli elementi che contribuiscono a fissare il contenuto della norma giuridica, costituite dallordine della natura e dalla natura delle cose; le fonti formali sono considerate nella loro duplice prospettiva di organi di creazione da cui deriva il diritto e di forme di questa creazione, che lo esteriorizzano e lo illuminano.
Il conseguimento del diritto, del giusto in concreto in ogni relazione, non é tanto una norma da applicare, quanto piuttosto "...unarte giuridica che contempla e tiene in considerazione la realtà dei fatti e quella giuridica, lordine della natura, le leggi, i costumi, la giurisprudenza, lopinione degli autori e lequità" (
J. Vallet de Goytisolo, "El derecho natural como arte jurídico", in Estudios sobre fuentes del derecho y método jurídico, Montecorvo, Madrid, 1982, pp.155, 563-602, 726-729 e 794-797): ossia, il diritto é ars boni et aequi e divinarum atque humanarum rerum notitia, iusti atque iniusti scientia (larte del buono e dellequo; e la conoscenza delle cose divine e umane, la conoscenza del giusto e dellingiusto), come per Celso ed Ulpiano.Sánchez de la Torre avverte che, la filosofia giuridica di J. Vallet de Goytisolo "...non é quella di un filosofo del diritto convenzionale, ma quella di un giurista che cerca tutte le possibili connessioni che la realtá giuridica ha nelloggetto globale della divinarum humanarumque cognitio, dove puó interpretare ed applicare la iusti atque iniusti scientia" (
angel sánchez de la torre, "J. Vallet de Goytisolo, filósofo del derecho", in Homenaje a Juan Berchmans Vallet de Goytisolo, Junta de Decanos de los Colegios Notariales de España-Consejo General del Notariado, Madrid, 1990, vol.VI, p.647).
4.1.2. Libertà, dignità e coscienza in relazione alla naturalezza.
Seguire lordine della natura non significa cadere nel determinismo, al contrario, anche nel disordine che luomo provoca quando si allontana dallordine naturale, egli risponde alla sua propria natura, che é fallace. Come si può tacciare di antinaturalezza, perché contrario allordine naturale, alla natura delle cose, parte di ciò che fa luomo in uso della sua libertà? Non si può.
Vallet, in conformità alla concezione antropologica cattolica (riassunta nel Vangelo: "...Se rimarrete nella mia parola, sarete in verità discepoli miei e conoscerete la Verità e la Verità vi farà salvi",
san giovanni, 8, 31-32), asserisce che la verità, che procede da Dio, é legata alla libertà come causa ed effetto: mediante la conoscenza della prima, e lagire conseguentemente ad essa, luomo é libero. Questo perché "...La libertà, come facoltà che perfeziona luomo, deve applicarsi esclusivamente alla verità ed al bene" (leone xiii, Inmortale Dei, in Dottrina Pontificia, Documentos políticos, BAC, Madrid, 1958, p.208) e, come afferma Papa Giovanni Paolo II: "...luomo é libero perché possiede la facoltà di determinarsi in funzione del vero e del bene" (giovanni paolo ii, Messaggio in merito alla "Giornata mondiale della Pace", del 1 gennaio 1981, L'Osservatore Romano, edizione settimanale in lingua spagnola, anno XII, n.52 (626), 28 dic. 1980), avvertendo che "...nel nostro tempo si considera la libertà fine a se stessa e si crede che ogni uomo sia libero quando la usa come meglio crede", mentre, essa "...é un dono grande, quando sappiamo usarlo responsabilmente per tutto ciò che é il vero bene" (giovanni paolo ii, Redemptor hominis, 21, Ediziones Paolinas, 2a. ed., Madrid, 1979. p.76) ed "...Essere liberi vuol dire anche saper arrendersi, sottomettere se stessi" (giovanni paolo ii, Omelia della Messa nella Basilica di San Pietro per gli universitari di Roma come preparazione alla Pasqua, L'Osservatore Romano, in lingua spagnola, anno XIII, n.14 (640), 5 aprile 1981). Al contrario, il rifiuto della Verità, o il suo disconoscimento colpevole, priva l'uomo della libertà, lo rende schiavo: "...per molti, la libertà consiste nella possibilità di pensare, dire e fare ciò che si vuole. Affermando ciò, però, non penetriamo neppure nellessenza di ciò che é autentico volere...e così, dimentichiamo facilmente la nostra condizione di animali razionali, che ci guida rettamente per mezzo della ragione, e non ciecamente per mezzo degli istinti".Il primo fondamento della libertà é la saggezza. Quando si parla di questa, non ci si riferisce al sapere libresco, quanto piuttosto al raggiungimento di una percezione della realtà che, nella essenza delle cose, penetra il più pienamente e profondamente possibile fino a comprendere il suo principio, lordine insito in esse e nei suoi fini. " Molti rustici contadini acquisiscono questa saggezza addirittura più della maggioranza degli ideologi di oggi, persi in un razionalismo senza luce che abbassa e riduce gli orizzonti della loro prospettiva" (
J. Vallet de Goytisolo, "Los enemigos de nuestra libertad" in Más sobre temas de hoy, Speiro, Madrid, 1979, pp.54-55; e anche Metodología de la determinación del Derecho, Centro de Estudios Ramón Areces-Consejo General del Notariado, Madrid, vol. II, pp.49-53). "...La libertà di scelta, inoltre, é in relazione allordine morale" (eudaldo forment, "Modelos actuales del hombre: ¿Un vero super hombre?", in Verbo, Speiro, Madrid, nn.323-324, 1994, (pp.241-277), p. 243) e consiste nel porre rettitudine nel giudizio e nellazione.Questo non significa neppure attentare alla dignità delluomo o alla sua coscienza, né restringere le sue possibilità di scelta e di azione. Infatti, "...Ciò che conferisce alluomo la sua maggiore responsabilità é lessere stato creato da Dio a sua immagine e somiglianza" (
estanislao cantero núñez, La concepcion de los derechos humanos en Juan Pablo II, Speiro, Madrid, 1990, pp.54-67) e, sul piano naturale, il suo essere razionale con il fine ultimo in Dio, in modo tale che egli stesso si attribuisca dignità, poiché, se, ontologicamente, la persona é un valore assoluto, possono non esserlo allo stesso modo gli atti ingiusti da lui compiuti.Che relazione esiste tra la coscienza e la morale?
La coscienza é norma propria dellagire di ogni essere umano: essa non é fonte autonoma della moralità, ma é sottomessa allobbedienza della norma morale obiettiva.
Papa Giovanni Paolo II realizza, di tale tema, una crociata permanente, come dimostrano le sue encicliche intitolate Veritatis splendor e Evangelium vitae. " Quando tra la coscienza e la norma morale obiettiva cè adeguatezza, la coscienza é retta ed il suo dettato corretto, e non bisogna solo seguirlo, ma deve anche essere rispettato ed incoraggiato. Da ciò si comprende il perché dellobbligo morale, per ogni uomo, di formare correttamente la propria coscienza: essa deve essere conforme alla verità, ed il suo disposto esprimere la moralità oggettiva" (
victorino rodríguez, "Fundamentación teológica de la conciencia moral", in Estudios de antropologia teologica, Speiro, Madrid, 1991, pp.129-145)."...Dio ci ha posti in un ordine tale che, se lo seguissimo, ci porterebbe in modo naturale al bene. La vera libertà si ottiene obbedendo" (
J. Vallet de Goytisolo, "Derecho, poder y libertad", in Verbo, Speiro, Madrid, nn.87-88, agosto-septiembre-ocyubre 1970, (pp. 601-627) p.602). É necessario, pertanto, che luomo conosca se stesso nella sua integrità, in tutte le sue dimensioni.SantAgostino denuncia un errore che, oggi, invade tutto il pensiero filosofico Moderno: il parlare del primato dellazione sopra la conoscenza della realtà; il negare il realismo come assenza di spirito libero; il parlare dellassoluto come risultato e del primato della volontà sopra il bene desiderato.
Luomo, antiteisticamente, rifiuta il Dono dello Spirito divinizzante e santificatore, ed é spinto "...a non ricevere nulla, in nessun ordine né categoria della realtà, se non può attribuire a se stesso liniziativa ed il merito" (
francisco canal vidal, "La teología y la naturaleza de las cosas", in Verbo, Speiro, Madrid, nn.349-350, 1996, p.931).
4.1.3. Natura ed azione umana
Vallet, fin dai suoi primi insegnamenti in materia di naturalezza delle cose, si pone la domanda se luomo, agendo nella natura di cui fa parte, abbia alcun intervento nellordine dinamico della natura e, se sì, in che modo.
Nella Modernità, osserva Vallet, luomo, nella sua misura, é certo di essere creatore del mondo, ma, potrà forse vivere "...senza produrre gravi commozioni ed effetti disastrosi, se non si adatta ai canoni dellordine naturale?" (
J. Vallet de Goytisolo, "El derecho natural como arte juridico", in Estudios sobre fuentes del derecho y método jurídico, Montecorvo, Madrid, 1982, p.710).Spesso si prescinde dal fatto che luomo sia naturale e faccia parte della natura e del suo ordine dinamico, attraverso le sue azioni, e si dimentica che "...é propriamente naturale ogni azione umana conforme allordine dinamico e progressivo della natura, mentre, é artificiale lazione contraria ad esso".
Luomo può alterare alcuni dei suoi elementi, alcune delle sue circostanze, ma non la natura stessa. Egli può fare il bene ed il male appoggiandosi sulle leggi naturali, ma quando la libertà umana si pretende illimitata, quando la ragione prescinde dalloggetto della realtà, questa libertà "creatrice", alla fine, si trasforma in servitù nei confronti di ciò che é creato artificialmente, perché luniverso "...si regge da solo sulla base della legge eterna e conformemente al piano divino" (
J. Vallet de Goytisolo, Metodología de las leyes, EDERSA, Madrid, 1991, p.55; Metodología de la determinación del Derecho, Centro de Estudios Ramón Areces-Consejo General del Notariado, Madrid, 1996, vol. II, pp.143 e 851), come dice San Tommaso, e ricorda Vallet.Daltra parte, luomo possiede, in quanto creatura razionale, un'impronta dellEssere Creatore, che lo rende partecipe della sua legge eterna ed essenziale, dandogli, con la naturalezza umana, una legge innata. In questo modo luomo, proprio per naturalezza, opera secondo unineludibile legge naturale, giacché "...essa stessa gli indica un ordine di possibilità, nelle quali deve sviluppare la sua libertà" (
J. Vallet de Goytisolo, En torno al derecho natural, Sala, Madrid, 1973, pp.31, 36, 37).Quando non si rispetta questo ordine di possibilità e si agisce sulla natura come se questa fosse un mera ancella nelle mani delluomo si produce ogni genere di catastrofe ambientale, sociale, politica ed economica: "...Lattualità della questione ecologica mostra, con evidenza alla portata di tutti, lesistenza di un ordine naturale insito nellopera creata e che non solo si riflette nel movimento degli astri e nelle loro conseguenze metereologiche, ma anche nella vita di questo pianeta" (
J. Vallet de Goytisolo, Metodología de la determinación del Derecho, Op. cit., p.186; "La naturalezza de las cosas. Ambito y medio para armonizar economía y ecología", Anales de la Real Academia de Ciencias Morales y Políticas, n.71, 1994, pp.143-164). Viene confermato un pensiero già espresso da Vallet, nel 1963: "...Le disboscature indiscriminate e la conversione di praterie o boschi in campi di frumento danno luogo alla desertificazione; questo è il prodotto di una visione materialista...che prescinde dallordine naturale, che, invece, é conforme alla natura delle cose ed ha una visione completa del bene comune" (J. Vallet de Goytisolo, Prologo a El campesinado di helion de beaulieu, Verbo, Speiro, Madrid, n.20 (1963), (pp.3-24), pp.4-7). Unecologia autentica, allora, considera la naturalezza delle cose, la sua ontologia, la sua gnoseologia e la sua assiologia.Sebbene Vallet rifiuti lempirismo, ed in particolare lelevare il fatto a diritto, infatti, per il Nostro, "...la natura contiene unassiologia" (
J. Vallet de Goytisolo, "Perfiles jurídico del derecho natural en Santo Tomás de Aquino", in Estudios jurídico en Homenaje al Profesor Feredico de Castro, Tecnos, Madrid, 1976 (pp. 705-804), pp. 764-769) e, "...specificatamente per gli uomini, la loro deontologia" (J. Vallet de Goytisolo, "La naturaleza de las cosas. Ambito y medio para armonizar economía y ecología", in Anales de la Real Academia de Ciencia Morales y Políticas, Op. cit., p. 155).Lordine naturale esprime ciò che sono le cose, nella loro essenza e, in esso, luomo é una creatura razionale, libera, responsabile, morale, capace di successi e di errori, di fare il bene ed il male; di esaminarsi e di giudicare se stesso, gli altri e le rispettive azioni. Essendo capace di agire in modi differenti, egli può scegliere per mezzo della legge della natura ed attenersi allordine naturale nella sua pienezza, realizzando ciò che é morale, ossia ciò che si deve compiere. Però, il dover essere é possibile che venga predicato solo da chi é libero, mentre, per la pianta e lanimale, non cè distinzione tra l'essere ed il dover essere: essi realizzano inesorabilmente il piano tracciato dal Creatore compiendo necessariamente la legge che li governa.
Vallet critica la falacia naturalista, che crede che la natura delluomo mostri solo comportamenti, e non anche criteri per la loro valutazione, e che non si possa distinguere, in ogni caso, ciò che é corretto da ciò che non lo é: "...La natura delle cose -osservata e, ancor più, vissuta dalluomo- contiene criteri di valore e di giustizia tanto inseparabili dalle cose stesse quanto dagli esseri che le osservano e vivono, e cioè dagli uomini...Il dualismo tra res extensa e res cogitans é puramente teorico" (
J. Vallet de Goytisolo, Metodología de la determinación del Derecho, Op. cit., p.112).Questa realtà assiologica si concepisce in concreto perché, latto che si giudica é in relazione a situazioni e la nostra ragione deve agire non solo per captare debitamente questi fatti, ma anche per valutarli sotto il punto di vista della giustizia.
"...In riferimento allordine naturale, alla natura delle cose ed al modo in cui questa ci rivela il diritto, per mezzo di conclusioni o di determinazioni, appare la sua manifestazione assiologica" (
J. Vallet de Goytisolo, Panorama del derecho civil, Bosch, Barcelona, 1963; 2.ª ed., 1973, pp.21,39,40,47-48,74-75).
4.1.4. Natura, storia e tradizione.
Vallet considera che alla natura umana, che é una, "...conviene anche, e specialmente, il carattere di storica, perché essa...é aperta e suscettibile di successivi arricchimenti al contatto con la realtà mutevole...Così, luomo stesso é un essere storico al quale corrisponde essenzialmente il mutare attraverso il tempo, però, egli ha anche una natura o essenza che permane sempre e che é il fondamento stesso che facilita detto cambiamento" (
J. Vallet de Goytisolo, "El derecho natural como arte jurídico", in Estudios sobre fuentes del derecho y método jurídico, Montecorvo, Madrid, 1982, p.716). Su tale ultimo convincimento, il Nostro costituisce le sue critiche alle costruzioni filosofiche, giuridiche o politiche che "...considerano luomo come un essere astratto e senza storia" (J. Vallet de Goytisolo, Algo sobre temas de hoy, Speiro, Madrid, 1972, pp.189-196; 35-48).Quanto alla tradizione, essa é una parte integrante della natura umana, poiché luomo é un essere sociale, e quindi, la presuppone necessariamente. Essa "...consiste nel conservare ciò che cè di prezioso nel deposito costituito dalle esperienze di generazioni anteriori, continuando il suo sviluppo, la sua depurazione ed il suo accrescimento, per trasmetterlo, arricchito, alle successive generazioni": coniugazione tra conservazione e progresso, ossia, tra quanto risulta valido e vigente del deposito ereditato, e quanto deve essere revisionato, depurato ed accresciuto con le soluzioni per i nuovi problemi, che impone la realtà attuale" (
J. Vallet de Goytisolo, Estudios sobre fuentes del derecho y método jurídico, Op. cit., pp.918, 920 e 984-985).Vallet, però, non cade nello Storicismo (
J. Vallet de Goytisolo, Panorama del derecho civil, Bosch, Barcelona, 1963; 2.ª ed., 1973, p.50): egli non accetta che si eriga la storia a giudice.La storia, a suo giudizio, deve servire per elevare luomo verso i principi ottenuti, ma senza perdere di vista la realtà concreta, "...captando ciò che trascende questo momento culturale" (
J. Vallet de Goytisolo, "Revolución, conservadurismo y tradición", in Estudios sobre fuentes del derecho y método jurídico, Op. cit., p.898 e ss.; "Las enseñanzas de la historia", in Más sobre temas de hoy, Speiro, Madrid, 1979, p.16), ed analizzando il perché degli esiti o degli insuccessi delle istituzioni e della organizzazione sociale. "...Gli storicismi moderni sono passati dallammirare quasi esclusivamente il passato, al non attenersi se non al presente, per finire guardando solo verso un futuro che non si conosce, ma che ci condiziona in quanto, per raggiungerlo, ci alieniamo" (J. Vallet de Goytisolo, "El derecho entre la ética y la ciencia", in Los fundamentos de la ética en la actividad científica, Real Academia de Ciencia Exactas, Físicas y Naturales, Madrid, 1983 (pp.9-32), p.25).Al contrario, "...esiste un altro modo di seguire il cammino della storia, per estrarre da essa labbondanza di esperienze che contiene. Si tratta di comprovare come, a volte, gli uomini e le società proseguano per buoni cammini mentre, altre volte, prendano cattive vie che conducono alla catastrofe civiltà e popoli interi. Tutto dipende se, come cause seconde dellordine della creazione, siamo fedeli allordine della creazione; se non lo siamo, infatti, per vie traverse, passando per il castigo del disordine, la Provvidenza ci fa ritornare alla vera via, anche se, molte volte, facendoci ricominciare dal basso, o addirittura dal principio" (
J. Vallet de Goytisolo, Estudios sobre fuentes del derecho y método jurídico, Op. cit., p.881).Perciò, Vallet considera necessario conoscere la storia affinché, contemplandola, verificandola ed analizzandola, luomo tragga da essa le conseguenze che servono per guidarlo nelluso della sua libertà, di cui Dio lo dota e lo rende responsabile.
García de Cortázar osserva che "...Vallet si affaccia alla storia per spiare in essa lezioni valide di un pensiero autentico, di valore permanente" (
josé antonio garcía de cortázar, nella sua critica al libro Sociedad de masas y derecho, in Verbo, nn. 78-79, octubre-noviembre 1969 (pp. 885-897), p.894), in quella trama per cui le opere delle diverse generazione si fondono insieme a tal punto da non permettere che si distrugga lopera di coloro che precedettero, perché incorporata al lavoro attuale ed a quello delle generazioni future."...Laboratorio per la comprovazione dellordine naturale" (
J. Vallet de Goytisolo, Estudios sobre fuentes del derecho y método jurídico, Op. cit., p.877): così lo definisce Vallet, commentando come la storia mostri alcune costruzioni ideali che conducono ad altre antitetiche e come le loro applicazioni pratiche producano, per reazione, i loro contrari senza conseguire lequilibrio; o, ancora, eredità "con beneficio dinventario" (cioè, fa parte della tradizione il buono, ciò che é valido, antonio aparisi y guijarro, Obras, Discursos políticos y académicos, Stampa della Regeneración, Madrid, 1873, tomo II, p.56), incrementata dalle nuove generazioni; o, continuità della vita umana, dal momento che gran parte di quello che luomo ha e di ciò che egli é, lo ha ricevuto, e questo vale anche per coloro che lo rifiutano.I nemici della tradizione, invece, avverte Vallet, sono "...il conservatorismo e la rivoluzione. Luno per anchilosi e laltro perché cerca di far saltare luomo nel vuoto, togliendogli il punto dappoggio del passato, e gettandolo verso un futuro immaginario" (
estanislao cantero núñez, "El mito del cambio de estructuras", in La sociedad a la deriva, Speiro, Madrid, 1977, pp.127-145).In Vallet appare chiaro che la distinzione concettuale di natura, ragione, libertà, storia e tradizione, posta nella realtà, presuppone molto più di un equilibrio: una composizione in un ordine nel quale questi concetti si differenziano, ma non si separano, né si confondono, e ancor meno si scontrano dialetticamente.
4.1.5. La natura e la Grazia.
Ci si può chiedere in che rapporto stiano la naturalezza e la Grazia; a riguardo, Vallet afferma che: "...la Grazia non annulla la naturaleza, ma la perfeziona" (
san tommaso d'aquino, Summa Teologica, Iª, q.1, a.8, ad 2).Canals aggiunge: "...La Grazia non distrugge la naturalezza, ma la presuppone e la perfeziona...così come una perfezione presuppone ciò che é perfettibile" (
san tommaso d'aquino, Summa Teologica, Iª, q.2, a.2, ad 1). "...Ogni naturalezza, in quanto tale, é per sé buona, dice San Tommaso. Nonostante leredità del peccato e la corruzione originale, infatti, anche lumano é di per sé buono" (francisco canals vidal, "El masianismo progresista y la esperanza cristiana", in Cristianidad, Barcelona, 1959, p. 400).Luomo, allora, in quanto soggetto da perfezionare, esige il dono della Grazia di Gesù Cristo, che eleva la sua stessa naturalezza alla partecipazione di quella divina, cosicché luomo possa anche partecipare della natura di Dio, superare il male e raggiungere la completa perfezione della sua natura, integra nellessenziale, ma debilitata in conseguenza del male, sia in merito al desiderio del bene che alla conoscenza della verità.