CAPITOLO 3
IL PENSIERO FILOSOFICO-GIURIDICO
DI JUAN VALLET DE GOYTISOLO

  

3.1. Il presupposto ontologico, gnoseolocico ed assiologico del pensiero di Vallet: l’ordine naturale

Il pensiero giuridico di Juan Vallet de Goytisolo poggia su alcune realtà che, sinteticamente, si possono ridurre al tema dell’ordine naturale e della sua conoscenza.

Nella filosofia del Nostro, "l’ordine naturale" posto da Dio nella sua opera creata occupa un posto fondamentale ed é un costante punto di riferimento. Vallet utilizza l’espressione ordine naturale, ma anche "…ordine della natura" (J. Vallet de Goytisolo, Estudios sobre fuentes del derecho y método juridíco, Montecorvo, Madrid,1982, p.490), oppure "ordine delle cose"; in altre occasioni, poi, impiega "ordine naturale delle cose" oppure "ordine nelle cose". Tutte queste frasi, per lui, hanno un significato univoco e si riferiscono alla medesima realtà, tant’è che vengono spesso impiegate come sinonimi.

In una delle prime opere di Vallet in merito al diritto naturale, Panorama del derecho civil, il suo concetto di ordine naturale risulta coincidere con quello dell’Aquinate: "...la retta disposizione delle cose al loro fine o secondo l’ordine della Creazione... preesistente nella mente di un Dio creatore, come un archetipo inserito nel Cosmo, che si deve andare a scoprire nelle cose, giacché si sviluppa crescendo, ma può anche cancellarsi dai cuori degli uomini" (J. Vallet de Goytisolo, Panorama del derecho civil, Bosch Casa Editorial, Barcelona, 1963, pp.27-28, 40 e 51); esso è un "...ordine che non bisogna inventare, né elaborare artificialmente (...), ma scoprire interrogando la natura -come faceva Aristotele-, cercando in essa l’ordine tracciato dalla mente di Dio, nella forma che risulti piú adeguata alle circostanze concrete che si presentano". Si tratta "...dell’ordine posto da Dio nella sua opera creata" (J. Vallet de Goytisolo, "El orden natural y el derecho", in Verbo, Speiro, Madrid, nn.53-54 (1967), ripreso in En torno al derecho natural, Sala, Madrid, 1973, p.18).

Seguendo il pensiero classico di Aristotele o di Cicerone, e specialmente di San Tommaso d’Aquino, Vallet conclude che "...l’universo, cioè il mondo nel quale vivono gli uomini, non é un caos, né é il caso ció che lo governa, e neppure dipende dalla nostra opinione, ma é stato stabilito da Dio ed é retto dalla legge eterna, e gli uomini ne partecipano come causa seconda, scoprendo le leggi che reggono le cose ed agendo conformemente ad esse" (J. Vallet de Goytisolo, "Las fuentes del derecho según Santo Tomás de Aquino" e "La ley natural según Santo Tomás de Aquino", in Verbo, Speiro, Madrid, nn.135-136, 1975, entrambi in Estudios sobre fuentes del derecho y método juridíco, Op. cit., pp.222-224 e 379-380; Metodología jurídica, Civitas, Madrid, 1988, pp. 80, 21 e 90-91).

Questo non significa che il caso non esista, o che l’uomo non agisca in senso contrario a quello dovuto: "...Le leggi di Dio - dice Vallet - non sono di un determinismo rigido, ma lasciano un certo spazio al rischio ed alla libertà dell’uomo, sebbene tutto debba comunque restare dentro il proprio ordine universale". E continua: "...se la natura si reggesse per mezzo di un determinismo rigido non esisterebbe libertà e neppure caso. Tutto sarebbe predeterminato. Sarebbe anche difficile differenziare Dio dalla natura. Se non esistesse altro che il caso mancherebbe l’ordine e tutto risulterebbe imprevedibile ed irregolare. Senza ordine razionale non esisterebbe neppure arbitrio, ma solo irrazionalità; perciò, in un essere razionale, la libertà richiede l’uso della ragione per segnalare sia i fini che i mezzi nei quali può svilupparsi e può consigliare come agire" (J. Vallet de Goytisolo, Metodología de las leyes, Editoriales de Derecho Reunidas, Madrid, 1991, p.53). Circa il caso, concordemente a San Tommaso, J. Vallet de Goytisolo afferma che esso è costituito da tutte quelle cause particolari che si verificano fuori dal proprio ordine "…ma non, quindi, come se qualcosa si possa realizzare totalmente fuori dall’ordine del governo divino" (J. Vallet de Goytisolo, Estudios sobre fuentes del derecho y método juridíco, Op. cit., p.54; san tommaso d’aquino, Suma Teológica, 1, q.103, a.7, ad.1 e ad.2, BAC, Madrid, 1959, p.79).

 

3.1.1. Come si manifesta l’ordine naturale. L’incidenza religiosa.

J. Vallet de Goytisolo dice che: "...L’uomo, a causa della sua limitatezza, non può conoscere l’ordine naturale nella sua totalitá" (J. Vallet de Goytisolo, "El orden natural y el derecho" e "Controversias en torno al derecho natural", in Verbo, Speiro, Madrid, n.90, diciembre 1970, pp.929-956, entrambi ripresi in Estudios sobre fuentes del derecho y método juridíco, Montecorvo, Madrid, 1982, pp.18, 32), "...sebbene ad esso si avvicini attraverso una duplice via: quella della rivelazione e quella del diritto naturale" (J. Vallet de Goytisolo, "Derecho, poder y libertad", in Verbo, Speiro, Madrid, nn. 87-88, agosto-semptiembre-octubre, 1970, pp.601-627).

Tale affermazione si riferisce al radiomessaggio del 1 giugno 1941 di Pio XII, La solemnitá, nel quale il Papa, nel cinquantesimo anniversario della Rerum Novarum di Leone XIII, afferma che "...é competenza della Chiesa, laddove l’ordine sociale giunge a toccare il campo morale, giudicare se le basi dell’ordine sociale esistente siano concordi con l’ordine immutabile che Dio Creatore e Redentore ha promulgato per mezzo del diritto naturale e della rivelazione; doppia manifestazione alla quale si riferisce Leone XIII nella sua enciclica. E ció con ragione, dato che i consigli del diritto naturale e le veritá della rivelazione nascono come due ruscelli di acqua non contrari, bensí concordi, dalla stessa fonte divina...". In termini identici, quasi vent’anni piú tardi, in una epigrafe intitolata Dio come Autore di chi trascende il diritto, scrive Vallet: "...Nella tradizione giuridica cattolica, Dio, Creatore ed Ordinatore della natura e dell’uomo (...), é anche Autore del diritto che ha lasciato insito in tutta la sua opera creata; in essa é incisa la sua legge eterna e di questa ha reso partecipe l’umana creatura mediante la legge naturale, che ha scritto nel suo cuore e chiarito con la rivelazione della legge divina positiva.

E cioè, se Dio, da una parte, ha manifestato direttamente la sua legge all’uomo, per mezzo della rivelazione; dall’altra, Egli l’ha lasciata comunque tracciata nella sua stessa opera creata, vale a dire nella natura retta dalla legge eterna e, più specificatamente, nell’uomo, nella cui coscienza ha impresso la legge naturale" (J. Vallet de Goytisolo, Metodología jurídica, Civitas, Madrid, 1988, pp.79-80).

Il compito dell’uomo, allora, non consiste nel creare diritto: esso già esiste, "...L’uomo, però, serve per cercarlo, per scoprirlo e per adeguare ad esso il proprio comportamento, nonché le istituzioni" (J. Vallet de Goytisolo, En torno al derecho natural, Sala, Madrid, 1973, pp.17-18, ed Estudios sobre fuentes del derecho y método juridíco, Op. cit., pp. 223-224); questa scoperta, infatti, é "...opera soltanto della ragione dell’uomo" (J. Vallet de Goytisolo, "Controversias en torno al derecho natural", in Verbo, Op. cit., riportato in En torno al derecho natural, Op. cit., pp.27-28; "Derecho, poder y libertad", in Verbo, Op. cit., p.610).

Perciò, non si deve pensare che l’allusione alla rivelazione come manifestazione o fonte dell’ordine naturale faccia di Vallet un teologo: "...La fonte del diritto e dell’ordine naturale non é immediatamente la rivelazione" (J. Vallet de Goytisolo, En torno al derecho natural, Op. cit., pp.9-12) e, di conseguenza, non la si deve cercare nel Vangelo.

Riconoscendosi conforme alla dottrina cattolica autentica, Vallet afferma che "...Dio é la causa, il fondamento remoto, Autore di tutte le cose create, ma l’ordine naturale, manifestandosi nella natura, é alla portata di tutti gli uomini, cattolici e non" (estanislao cantero núñez, "Origen y fundamento del poder y la autoridad", in Verbo, Speiro, Madrid, nn.285-286, mayo-junio 1990, pp.622-632; "Razón de la doctrina social de la Iglesia", in Verbo, Speiro, Madrid, nn. 297-298, agosto-semptiembre 1991, pp. 929-939).

"...Vero é, però, che noi cattolici, sul piano della fede e della morale, abbiamo anche la dottrina infallibile della Chiesa, dato che l’ordine soprannaturale costituisce un aiuto inestimabile e la morale cattolica é morale di perfezione, rispetto a quella naturale" (estanislao cantero, "Moralidad, pluralismo y bien común", in Europa e bene comune. Oltre moderno e postmoderno (edizione a carico di danilo castellano), Edizioni Scientifiche Italiane, Napoli, 1997, pp.115-123; in riferimento anche alla enciclica Veritatis splendor di Giovanni Paolo II, ripresa in Verbo, Speiro, Madrid, nn.335-336, mayo-junio 1995, pp.519-544).

Quale é, perciò, il ruolo della rivelazione e quali sono le limitazioni che impone la professione di fede cattolica?

La rivelazione funge da barriera per impedire i possibili smarrimenti di una presunta ragione autonoma ed ha un "...ruolo complementario di sostegno" (J. Vallet de Goytisolo, "El orden natural y el derecho", in En torno al derecho natural, Op. cit., p.12). Pochi anni dopo la pubblicazione del Panorama del derecho civil, nel 1970, sullo stesso argomento, Vallet aggiunge, in relazione al diritto, che "...la rivelazione ed i comandamenti ci segnalano alcune norme, molto generali, che possono servirci da parapetto affinché non perdiamo la buona rotta, ma essi non finiscono di precisarne il contenuto giuridico...ed i Vangeli, sebbene ci offrano alcuni consigli che possono servirci d’orientamento, proprio come nella notte ci guidano le stelle del cielo, mancano del vero contenuto giuridico e quindi non si può pretendere che vengano imposti obbligatoriamente al nostro prossimo" (J. Vallet de Goytisolo, En torno al derecho natural, Op. cit., pp.142-151; Metodología jurídica, Op. cit., p. 81). E continua: "...Perciò, rispettando il parapetto, e senza smettere di guardare le stelle del cielo come guida, noi giuristi cristiani dobbiamo orientarci con la bussola della nostra ragione, nella ricerca dell’ordine dinamico inscritto da Dio nella sua opera creata, e dobbiamo cercare di discernerlo grazie ai suoi riflessi che ci sono percettibili" (J. Vallet de Goytisolo, "Derecho, poder y libertad", in Verbo, Op. cit., p. 610).

Propio Vallet, poi, mostra di essere concorde con altri autori realisti e tradizionalisti, come Michel Villey o Elías de Tejada.

Quest’ultimo, affermando l’impossibilità di conoscere la veritá assoluta "...irraggiungibile dalla ragione umana a causa della sua naturale limitazione" (francisco elías de tejada, Tratado de Filosofia del Derecho, Universidad de Sevilla, Sevilla, 1974, tomo I, p.27; J. Vallet de Goytisolo, Metodología jurídica, Op. cit., pp.64-65; Metodología de la determinación del Derecho, Op. cit., pp.73, 239, 258-259), conclude che, nonostante ciò, "...il cristiano é nelle condizioni di ragionare sopra basi piú sicure, potendo tenere in considerazione, oltre ai dati della ragione, quelli della rivelazione" (francisco elías de tejada, Tratado de Filosofía del Derecho, Universidad de Sevilla, Sevilla, 1977, tomo II, p.206). Ancora appartenente a tale pensiero é la filosofia di Eugenio Vegas Latapie, il quale, "...partendo dal concetto di legge di San Tommaso d’Aquino" e "...di Montesquieu", afferma che "...le leggi non sono il prodotto della volontá umana, ma il riflesso della legge naturale, le cui applicazioni concrete devono essere scoperte dal legislatore mediante la ragione"; nonostante ció, avverte che, "...per non cadere nel disordine e lasciarsi travolgere dalle passioni, la fragile natura umana necessita dell’assistenza della grazia, completata con istituzioni che aiutano l’uomo ad agire conformemente ai dettami della retta ragione" (eugenio vegas latapie, Consideraciones sobre la democracia, Op. cit., pp.149, 151, 153 e 273).

"...Per i cattolici -dice Vallet- il dogma di fede ed il magistero pontificio ordinario sono la vera guida in quanto le leggi divine e quelle naturali primarie devono avere incidenza moralmente imperativa nei principi dell’ordine giuridico" (J. Vallet de Goytisolo, Metodología de las leyes, EDERSA, Madrid, 1991, p.334. Quasi con le stesse parole, anche in Metodología de la determinación del Derecho, Op. cit., p.259).

Cosí, senza alcuna svalutazione della rivelazione, né, viceversa, sottomissione della ragione da parte di quella, sulla stessa linea di San Tommaso e della Scolastica spagnola del XVI, Vallet afferma che, tra esse, "...c’é piena concordanza con il magistero della Chiesa" (J. Vallet de Goytisolo, En torno a la tecnocracia, Op. cit., pp.7-8) manifestato, per esempio, da Pio XI. Il Papa, infatti, dice: "...La retta ragione dimostra, conferma e difende la veritá della fede e questa libera la ragione da tutti gli errori, la illumina, la conferma e la perfeziona in maniera ammirabile con la conoscenza delle cose divine" (pio ix, Qui pluribus, in Dottrina Pontificia, Documentos sociales, BAC, Madrid, 1964, p.69).

 

3.1.2. Conoscenza razionale dell’ordine naturale.

La scoperta dell’ordine naturale é opera della ragione.

Vallet considera la ragione chiave, non solo per giungere a questa conoscenza, ma anche per poter intendere il compito dell’uomo nella costruzione giuridica, politica e sociale.

La ragione non é assoluta ed indipendente: essa si trova circoscritta dalla sua propria natura, perché -avverte Vallet- "...deve tenere in considerazione l’universo degli esseri e delle cose da cui riceve il suo oggetto ed accettare la norma della realtà" (J. Vallet de Goytisolo, "Controversias en torno al derecho natural", in Verbo, Speiro, Madrid, n.90, diciembre 1970, pp.929-956, in En torno al derecho natural, Sala, Madrid, 1973, p. 28) e "...dell’ordine delle cose, senza perdere il senso dei propri limiti" (J. Vallet de Goytisolo, Estudios sobre fuentes del derecho y método jurídico, Montecorvo, Madrid, 1982, pp. 522-524; "Derecho, poder y libertad", in Verbo, Speiro, Madrid, nn. 87.88, agosto-septiembre-octubre, 1970, (pp.601-627) p.611; En torno a la tecnocracia, Speiro, Madrid, 1082, p.10).

"...Noi siamo nel mondo - aggiunge il Nostro -, in esso viviamo, in esso percepiamo e valutiamo ciò che riconosciamo. Noi - con la nostra coscienza e la nostra ragione - ed il mondo in cui ci troviamo: ecco i pilastri della conoscenza umana. Non possiamo prescindere né dall’uno né dall’altro" (J. Vallet de Goytisolo, "Controversias en torno al derecho natural", in Verbo, Op. cit., in En torno al derecho natural, Op. cit., p.28). Al contrario, "...l’intelligenza separata dalla realtà si vede costretta a fabbricarsi un mondo immaginario a suo piacimento" (J. Vallet de Goytisolo, Ideología, praxis y mito de la tecnocracia, Montecorvo, Madrid, 2ª ed., 1975, p.230), cadendo così in ciò che Michele Federico Sciacca definisce la stupidità (J. Vallet de Goytisolo, Más sobre temas de hoy, Speiro, Madrid, 1979, p.23), "...sottomettendosi ai miti" (J. Vallet de Goytisolo, Algo sobre temas de hoy, Speiro, Madrid, 1972, pp.7-15) e "...pretendendo utopie" (J. Vallet de Goytisolo, Más sobre temas de hoy, Op. cit., pp.20-31 e 96-111).

Ed invece, "...l’intelligenza necessita di essere alimentata dalla realtà" (J. Vallet de Goytisolo, "La percepción sensorial y las fuentes del derecho", in En torno al derecho natural, Op. cit., p.179), dice il Nostro; ed aggiunge: "...Privata la mente dell’alimento del reale, l’uomo ha perso la nozione del posto che occupa nell’ordine della natura, sia rispetto al Creatore sia ai suoi simili ed al mondo che lo circonda. L’intelligenza si trova in pericolo di morte: si é persa la nozione del limite, il che significa -usando le parole del professor Sciacca- la caduta nella stupidità, che produce l’oscuramento della intelligenza. In queste condizioni, la ragione, privata della verità e devitalizzata, lanciata solo a seguito dell’utilità, dell’operativo e dell’efficace, risulta impazzita" (J. Vallet de Goytisolo, Más sobre temas de hoy, Op. cit., p.23).

L’ordine naturale, quindi, non é il frutto della ragione umana; questa non può creare a suo piacimento una immagine ideale di esso e poi pretendere di imporla. "...Un tale modo di pensare é caratteristico del mondo moderno", che Vallet non cessa mai di criticare: "...Il punto di forza della Modernità, stà nel fatto di aver reso la ragione unica fonte del diritto. Questa idea nacque dall’Idealismo cartesiano e dalla sua tipica indipendenza del pensiero dalle cose: la ragione umana, autonoma ed astratta, si erige a misura di tutto" (juan valet de goytisolo, Metodología de las leyes, Op. cit., p.61). Al contrario Vallet, associandosi ad Aristotele ed a Domingo de Soto, afferma che ciò non è vero: misura di tutte le cose "...é piuttosto la natura stessa, e la ragione non fa altro che studiarla" (domingo de soto, De la justicia y el derecho, Instituto de Estudios Políticos, Madrid, 1967, tomo I, I, V, art..1, p.37; J. Vallet de Goytisolo, En torno al derecho natural, Op. cit., p.181).

"...L’ordine naturale é obiettivo, è esterno alla nostra coscienza e la ragione non lo inventa, bensì si limita a scoprirlo" (J. Vallet de Goytisolo, Panorama del derecho civil, Bosch, Barcelona, 1963; 2.ª ed., 1973, pp.51 e 74). Per questo Vallet non traccia una "teoria" dell’ordine naturale partendo da principi astratti che una "ragione autonoma" avrebbe stabilito, né lo "costruisce", deducendolo dai principi primi della legge naturale, che, sebbene si debbano tenere in considerazione, risultano insufficienti.

"...Non si tratta di un ordine ideale -inteso come immaginario senza substrato reale, o come modello irraggiungibile al quale, peró, bisogna tendere-, ma di un ordine che é soprattutto indotto dalla natura, ove ha un’esistenza reale. Si tratta di un ordine dinamico con esistenza reale, e non di un modello -statico o dinamico- conformemente al quale bisogna costruire la realtà" (J. Vallet de Goytisolo, Panorama del derecho civil, Op. cit., p.47).

"...Non si tratta neppure del mero empirismo dello stare ai fatti, quello che eleva i fatti a diritto" (J. Vallet de Goytisolo, En torno al derecho natural, Op. cit., p. 176; con le stesse parole in Metodologia juridica, Civitas, Madrid, 1988, p.75), caratteristico di chi equipara il diritto alla realizzazione dei fatti ed all’attenersi alla mera esperienza, che in realtà induce alla "...rinuncia del giurista davanti ai disordini ed alle ingiustizie" (J. Vallet de Goytisolo, Panorama del derecho civil, Op. cit., pp.69 e 71).

Il metodo corretto per la ricerca del diritto, allora, é soltanto quello realista.

 

3.1.3. Il disordine: un problema. I vizi dell’intelletto e della volontà.

Non tutto il mondo riconosce l’esistenza dell’ordine naturale; esso non consiste in un sistema che si deve applicare, e neppure lo si può scoprire nella sua interezza una volta per tutte. "...Non lo conosciamo nella sua totalità -scrive Vallet-, e talvolta non riusciamo a percepire proprio nulla. Lo stiamo scoprendo sempre e, a volte, lo dimentichiamo. Nonostante ciò, lo conosciamo nell’indispensabile per regolare l’ordine provvisorio di questo mondo, distinguendo l’universale dal particolare, ció che permane da ciò che cambia, l’essere dal divenire, il sostanziale dall’accidentale" (J. Vallet de Goytisolo, "El orden natural y el derecho", in En torno al derecho natural, Sala, Madrid, 1973, p.18).

Non si può presupporre che ciò che mostra la realtà sia espressione hic et nunc dell’ordine naturale, salvo che non la si contempli in tutta la sua magnitudine. In questo caso, infatti, anche i disordini si incardinano in maniera generale come espressione dell’ordine e "...l’infermità o l’indegnità risultano essere manifestazione – di segno contrario- dell’esistenza della salute e della dignità, cioè, dell’ordine corretto" (J. Vallet de Goytisolo, "Las fuentes del derecho según Santo Tomás de Aquino", in Estudios sobre fuentes del derecho y método jurídico, Montecorvo, Madrid, 1982, p.224).

Vallet, seguendo San Tommaso, indica le ragioni per le quali si ignora, si rifiuta, oppure si tradisce questo ordine naturale: "...Esse hanno tutte radice nel peccato originale e, come conseguenza, negli errori, nelle cattive passioni" (J. Vallet de Goytisolo, "Perfiles jurídicos del derecho natural en Santo Tomás de Aquino", in Estudios jurídicos en homenaje al profesor Federico de Castro, Tecnos, Madrid, 1976, vol.II, (pp.703-804), p.717) e nelle limitazioni proprie dell’intelligenza.

"...In relazione al più elementare di questo ordine naturale, ai principi primi ed alle loro conclusioni immediate, il difetto non é nell’intelligenza, ma nella volontà. La mentalità moderna e postmoderna, e gli sbagli ai quali ci ha condotto, le cui conseguenze si vedono nella crisi attuale delle società -che é soprattutto una crisi religiosa e morale" (estanislao cantero núñez, "Las crisis contemporánea: crisis moral y religiosa", in Verbo, Speiro, Madrid, nn.363-364, marzo-abril 1998, pp.289-298) - sono frutto di una volontà deliberata che ha emesso la sua opinione imponendo all’intelletto un assenso che va oltre ciò che esso percepisce, o addirittura contro le evidenze che esso capta. "...Ed é proprio rispetto ad esse che la cattiva volontà appare con maggiore chiarezza" (lucas garcía borreguero, "La raíz del error, en el entendimiento o en la voluntad? Ante el fracaso de la filosofia moderna", in Verbo, Speiro, Madrid, nn.139-140, noviembre-diciembre 1974, pp.1155-1161).

"...L’errore -sostiene Vallet- é il primo nemico della libertà. É un fattore condizionante del nostro ragionare": "...Le nostre passioni, le debolezze ed i cedimenti sono altrettanti nemici della libertá, se la temperanza e la fortezza non riescono a contrappesarle...La libertá ed il buon ordine naturale delle cose sono interdipendenti, come lo sono il disordine ed il cattivo uso del nostro arbitrio. Con quell’ordine non c’é dialettica, bensí armonia tra la libertá e l’autoritá. L’arbitrio equivocato, appassionato, egoista, concupiscente, debole ed imprudente di governanti e governati é la causa di tutti i conflitti tra il potere ed il popolo o tra i settori antagonisti che sorgono da questo" (J. Vallet de Goytisolo, "Los enemigos de nuestra libertad", in Más sobre temas de hoy, Speiro, Madrid, 1979, pp.55-56).

Vallet riprende questa analisi in alcuni suoi interventi raccolti nella rivista Verbo ed in certe sue opere, ed afferma che: "...Una delle caratteristiche più salienti della intellettualità moderna é l’abbandono di ogni intenzione di comprendere il mondo, di captare, nel limite del possibile, il completo ordine dinamico che lo governa" (J. Vallet de Goytisolo, "Las defensas de nuestra libertad", in Más sobre temas de hoy, Op. cit, p.63), anche se non si rinuncia "…a governarlo come sarebbe invece auspicabile, dato che si vuole prescindere dalla sua conoscenza" (J. Vallet de Goytisolo, "Perspectivas parciales y acción uniformante total", in Verbo, Speiro, Madrid, nn. 143-144, marzo-abril 1976, pp.415-472).

Vallet mostra come il frutto di un’intellettualità così concepita si risolva poi in due correnti: il Nominalismo ed il Razionalismo, alla base, a loro volta, di due crisi principali del diritto.

Il primo, negando l’esistenza di principi di carattere universale, si oppone all’ordine naturale; la volontá acquisisce "...il primato sopra la ragione nella determinazione del diritto" ed "...Il diritto si converte in un prodotto della volontá (velle), invece di essere, come é, una lettura dell’ordine della natura (legere)" (J. Vallet de Goytisolo, Estudios sobre fuentes del derecho y método jurídico, Op. cit., pp. 948-949).

Nel Razionalismo, invece, caratterizzato dalla scissione dell’idealismo cartesiano tra res cogitans e res extensa (tra pensiero e cose), ove la cosa non é altro che materia sottomessa al pensiero, "...la natura resta mutilata delle sue qualitá, delle sue cause finali e degli insiemi sociali naturali. Come conseguenza di ció, essa non é niente piú che materia modellabile e soggetta operativamente all’uomo, che, non riconoscendovi l’ordine che contiene, ricorre a stabilirne razionalisticamente un altro, che però é solo disordine" (J. Vallet de Goytisolo, Ideología praxis y mito de la tecnocracia, Escelicer, Madrid, 1971, 1.ª ed., pp.27-35; 2.ª ed. rivista ed aumentata, Montecorvo, Madrid, 1975, pp.57-71; Más sobre temas de hoy, Speiro, Madrid, 1979, p.368).

Vallet segnala le conseguenze giuridiche e politiche di questa scissione contemplando la societá, le istituzioni e le diverse teorie sociali: "...non é piú nella natura, ove si incontrano le norme; queste si creano dalla natura e con esse si pretende di governare gli uomini e le societá". È uno schema puramente mentale nel quale si cerca di far rientrare, a forza, la realtà delle cose, mutilandola di tutto ciò che disturba o che vi fa’ resistenza, o che, aprioristicamente, fu dimenticato o disdegnato dalla ragione...regole a priori, che sono prodotto di una visione parziale e frammentaria della realtà e che, nonostante ciò, si pretende che vengano imposte con un’azione uniformemente totale, proprio come se fosse la visione completa" (J. Vallet de Goytisolo, Ideología praxis y mito de la tecnocracia, Op. cit., 1.ª ed., p.34 e Op. cit., 2.ª ed., p.67; "De la filosofía política al cientismo operativo", in Verbo, Speiro, Madrid, nn.169-170, noviembre-diciembre 1978, pp.1229-1253).