DIRITTO NATURALE ED ETICA SOCIALE NEL PENSIERO DI JOHANNES MESSNER (1891 - 1984)
(partendo dalla Dissertatio ad Licentiam in Iure Canonico assequendam di Padre Alex Pytlik -
Moderator: Prof. Francesco D'AGOSTINO - ROMAE 1997)
(Per gentile concessione di Padre Alex Pytlik, http://www.padre.at/ - Contact Email: padre@padre.at )
Abbiamo presentato, primo, la vita dello studioso austriaco di etica sociale Johannes Messner e, secondo, il fondamento essenziale della sua dottrina del diritto naturale.
I. Nel capitolo sulla vita e sulle opere di Messner (1891 - 1984) abbiamo esaminato innanzitutto il suo sviluppo e i suoi studi fino al 1925. Già la situazione concreta della sua famiglia di lavoratori aveva animato un interesse vivo per le questioni sociali nel giovane Messner che voleva diventare prete. Durante gli studi di teologia (a Bressanone = Brixen) scoprì ciò che in futuro si sarebbe deciso pro o contro il cristianesimo nell'ambito dell'ordine sociale. Gli studi in giurisprudenza (Innsbruck) e in economia politica e sociologia (Monaco) favorirono il suo realismo sociale che intendeva risolvere la questione sociale partendo dalla società esistente eliminando le cause che provocavano le tensioni sociali.
Successivamente abbiamo descritto un periodo abbastanza difficile (1925 - 1938) sia per l'Austria che per Messner. Già il suo professore di allora, Msgr. Waitz, lo chiamò ad elaborare nel 1925 una lettera pastorale dedicata alle questioni sociali. Dal 1925 al 1933 fu redattore capo oppure coeditore di un settimanale di cultura, politica ed economia, in cui Messner, tra l'altro, riteneva che la via della riforma sociale cristiana dovesse partire dal contratto collettivo di lavoro per raggiungere una comunità di lavoro. Nel 1927 riuscì a sostenere l'abilitazione alla libera docenza all'Università di Salisburgo con la sua relazione su "Economia sociale e etica sociale". Messner si muoveva nelle correnti realistiche del cattolicesimo sociale dell'Austria e della Germania e il suo influsso scientifico è cresciuto come scientifico sia in riferimento ai vescovi, sia in riferimento alla politica, sopratutto nella discussione sull'esperimento austriaco (1933 - 1938) di costruire uno stato cristiano e corporativo con l'intenzione espressa di seguire la via della QA (1931).
Abbiamo esaminato il ruolo di Messner sotto i cancellieri cristiani Engelbert Dollfuß e Kurt von Schuschnigg in questo stato autoritario (1933 - 1938). Abbiamo visto il successo della sua prima opera molto conosciuta "La questione sociale" (alla fine del 1933) con quattro edizioni fino al 1934. Accanto al principio di corporazione Messner si impegnava sempre a favore del principio di parità tra lavoratori e imprenditori, anche politicamente. Ma stava anche sullo sfondo dello stato autoritario di Dollfuß, e una volta poté rappresentarlo presso un convegno cattolico-sociale con la relazione "La volontà statale dell'Austria cattolica", ma si oppose sempre alla cancellazione totale del principio democratico. Abbiamo visto anche il suo entusiasmo personale per il politico sociale Dollfuß che venne assassinato nel 1934 dai nazionalsocialisti. Subito scrisse un libro a carattere popolare sul cancelliere che mostrava le vere speranze di Messner circa l'esperimento della costruzione di un nuovo stato cattolico-sociale contro Adolf Hitler e sopratutto con una società ordinata corporativamente ("democrazia di corporazioni").
Abbiamo poi presentato la grande opera scientifica di Messner (1936) su un corporativismo "democratico" con le "comunità di professione". Con questa opera voleva ricavare le leggi efficaci per un terreno completamente nuovo della scienza sociale e della riforma sociale. L'ordine corporativo non sarebbe stato soltanto un sistema di legami; le comunità elementari di prestazione sarebbero state anche i migliori difensori dei loro diritti di libertà, anche di quelli della singola persona. Contro lo stretto concetto "stato corporativo" (Ständestaat) aveva sempre riserve indicando le due forme sbagliate, cioè l'identificazione totale di stato e società oppure il corporativismo puro senza vedere lo stato nella sua realtà propria. Sempre appare il realismo sociale di Messner: "L'ordine corporativo non include nessun sistema economico, ... perché può dare il giusto ordine a differenti forme di economia."
Anm. 113(113) Non voleva mai proporre una cosidetta "via terza", lontana dalla realtà sociale, ma voleva mostrare anche nelle sue opere prima della guerra mondiale le possibilità reali di applicare i princípi di ordine sempre validi. Nel 1935 diventò professore straordinario di etica e scienze sociali a Vienna e dal 1936 al 1938 pubblicò un mensile di cultura e politica su desiderio del cancelliere Schuschnigg. Ancora sperava che il nuovo stato dopo qualche anno avesse meritato veramente il nome "democrazia corporativa".In seguito abbiamo visto il soggiorno forzato fuori dell'Austria a causa dell'ingresso di Adolf Hitler in Austria, un soggiorno che serviva sopratutto a un approfondimento metodologico per la fondazione del diritto naturale e che conduceva alla più grande opera di Messner Das Naturrecht ("Il diritto naturale"/1949 - 1950). Il modo di pensare anglosassone aveva suggerito a Messner di cercare una fondazione più vicina all'esperienza. Sin dal 1949 poteva anche continuare come professore di etica sociale a Vienna, restando però fedele al lavoro efficace svolto in Inghilterra ogni secondo semestre.
Abbiamo visto la vita un po' più silenziosa dopo la guerra mondiale che serviva a tanti articoli e altre importante opere come la Kulturethik ("Etica della cultura") e sopratutto anche alle nuove edizioni della Soziale Frage ("La questione sociale" - 7/1964) e del Naturrecht ("Diritto naturale" - 6/1966). Fino al 1980 ci sono 27 libri ed opuscoli nonché più di 400 articoli. In un piccolo escursus abbiamo presentato lo sviluppo moderato della sua posizione sul corporativismo nella società pluralistica. Infatti, ha potuto mostrare la relazione logica tra l'ordine corporativo e una cooperazione completa delle parti sociali la quale sempre era inclusa nella sua idea di ordine corporativo.
II. Nel secondo capitolo, che si occupa del fondamento della sua teoria del diritto naturale, abbiamo cercato di seguire la via sistematica di Messner e speriamo di aver presentato questo fondamento in un modo comprensibile.
L'oggetto della scienza del diritto naturale è l'ordine della società come quintessenza di diritti e di obblighi nei rapporti interpersonali. Primo, abbiamo visto l'esposizione di Messner sulla natura dell'essere umano. Messner stesso sottolinea subito che la sua dottrina dell'uomo e i conseguenti princípi etici non vengono dedotti da alcuni concetti, ma vogliono essere evinti da un'analisi della realtà e dell'esperienza. Tanti capitoli del suo Naturrecht sono dedicati a questo scopo. Prima di provare questo metodo e i suoi risultati, Messner si dichiara figlio della tradizione di un umanesimo cristiano.
Poi viene la parte più importante di questa tesina, sulla legge naturale. L'analisi della natura umana da parte di Messner mostra che l'essere pieno-reale dell'uomo non si fonda su un'automaticità degli istinti, ma sull'efficacia della ragione senza la quale non esiste né comportamento specificamente umano né il bene specificamente umano. Secondo Messner questa ragione umana è anche capace di comprendere il modo giusto d'effettuarsi degli impulsi, che sottostanno all'autodeterminazione umana, perché la ragione può anche riconoscere i fini insiti negli stessi impulsi della natura umana. Risulta decisivo questo concetto: all'uomo non serve soltanto l'esperienza esterna, ma anche quella interna, e poi serve sopratutto la capacità e la costrizione di riflettere queste esperienze, di pensarle e di giudicarle. Questa facoltà di comprendere la sua natura propria concernendo i fini insiti sia negli impulsi corporali sia negli impulsi spirituali è soltanto possibile a un essere spiritualmente dotato. Messner dichiara di usare la parola "Trieb" (inclinazione / impulso / istinto) sia per gli impulsi spirituali sia per gli impulsi corporali. Siamo arrivati così al criterio di moralità, ai cosidetti fini "esistenziali". Il comportamento che si pretende dall'uomo attraverso la realtà piena della sua natura si determina secondo i fini preindicati negli impulsi spirituali e corporali della sua natura, detto brevemente, si determina secondo la "giustezza dei fini" (Zweckrichtigkeit). E poiché questi preindicati fini degli impulsi vanno sempre realizzati in autodeterminazione (libertà) nelle date circostanze, e perché gli stessi fini condizionano così la caratteristica dell'esistenza umana, Messner li chiama fini esistenziali (existentielle Zwecke)
Anm. 114(114), il che sarà un concetto fondamentale per la sua etica.Proseguendo viene il capitolo sulla definizione e sul contenuto della legge naturale. "Nel campo umano non occorre cambiare il più generale concetto della legge naturale: essa è il modo d'effettuarsi insito nella natura razionale dell'uomo per causare il comportamento in conformità alla stessa natura."
Anm. 115(115) Messner, commentando il fatto fondamentale dell'eudaimonia, darà anche un'ulteriore definizione: "La legge morale naturale è la legge della sua natura spingendo al suo auto-adempimento essenziale attraverso il suo impulso di fortuna come impulso fondamentale."Anm. 116(116) Il risultato è che la legge naturale umana è il modo d'effettuarsi della natura dell'uomo secondo le pretese della sua realtà piena, cioè ciò che deve significare per lui realizzazione essenziale della vita e così realizzazione della felicità. Inizialmente abbiamo approfondito questa tematica con l'esposizione della legge naturale come natura, descrivendo l'impulso fondamentale della natura umana, poi il fatto fondamentale del dovere e poi il fatto fondamentale dell'eudaimonia. Segue il punto sulla legge naturale come legge e poi l'importante punto sul modo d'effettuarsi della legge naturale. Ci siamo occupati anche dell'essenza universale ed individuale della legge naturale nonché della non-diversità e diversità nella legge naturale. Poi seguono punti sull'unità e sulla multiformità nella legge naturale, sull'immutabilità e sulla variabilità nella legge naturale e alla fine un punto sulla legge naturale in rapporto alla legge morale cristiana.Il passo seguente è riferito alla natura della società e alla tematica del bene comune. Abbiamo trattato della natura sociale dell'uomo, del fondamento d'essere della società, nonché del suo fine e del suo compito (-> il bene comune). Subito segue il capitolo importante sull'origine e sull'essenza del diritto. Abbiamo visto sopratutto l'essenza morale e l'essenza peculiare del diritto. Così siamo finalmente arrivati alla definizione e al contenuto del concetto "diritto naturale" secondo Messner e al capitolo sulla realtà e sulla conoscenza del diritto naturale. Con ciò è terminata l'esposizione sul fondamento della dottrina sul diritto naturale.
Dopo la seconda guerra mondiale, in molti libri dedicati al diritto naturale compariva la domanda sull'origine e sul fondamento della conoscenza fondamentale dell'uomo sul bene e sul male, sul diritto e sul torto. Sfidata dallo sviluppo delle scienze naturali, la dottrina della conoscenza ha cominciato in linea di principio ad occuparsi approfonditamente delle questioni sulla conoscenza di verità e sulla certezza delle conoscenze. Come teoria della scienza ha esposto anche pretese non tralasciabili verso le scienze umane. Si è dimostrato che vi sarebbero nove differenti concetti di "natura" nelle dottrine del diritto naturale (cf. E. Wolf). L'utilità del concetto metafisico di natura umana era inoltre messa in dubbio dal fatto che il riferimento a questo concetto (-> legge eterna) non portava più il riconoscimento universale del diritto naturale in seguito alla diminuzione della fede in Dio.
Abbiamo indicato in questa tesina la via d'uscita che offre Messner.
Anm. 117(117) La dottrina del diritto naturale non può rinunciare a un concetto della natura umana, però, non si dovrebbe cominciare la riflessione con un concetto prefissato. Ci si dovrebbe orientare al modo d'effettuarsi della natura umana in quanto quel modo sia accessibile all'esperienza generale. In questa esperienza generale troviamo, primo, che l'uomo tende verso l'autorealizzazione come tutti gli esseri. Dalla sua esperienza sa che la sua autorealizzazione esige tanto la soddisfazione dei suoi bisogni fondamentali fisici e psichici quanto lo sviluppo delle sue predisposizioni (Anlagen). Troviamo, secondo, che l'uomo è dipendente dalla comunità familiare per la piena realizzazione delle sue predisposizioni e delle sue particolarità. Fino alla fase di poter autoconservarsi e autosvilupparsi, l'uomo è dipendendente dagli altri molto più lungo rispetto ai primati più altamente sviluppati (cf. A. Portmann). L'esperienza ci dice, terzo, che nella comunità familiare si forma un modello di comportamento attraverso il tendere di tutti i suoi membri verso l'autorealizzazione. Tutti riconoscono che sono legati a questo modello di comportamento perché soltanto così diventa possibile l'esistenza pieno-umana per tutti. Qui dobbiamo menzionare la stima reciproca, la benevolenza, l'amore, la prontezza a soccorrere, la veridicità, la giustizia (suum cuique), l'ubbidienza ai genitori e il tenere la parola.Vediamo tre ulteriori fatti di esperienza:
1. Nella formazione di questo modello di comportamento sono co-determinanti sopratutto l'amore cosciente tra genitori e bambini e la riflessione ragionevole per cui i rapporti vitali nella famiglia umana si distinguono chiaramente dai rapporti vitali nella "famiglia degli animali".
2. Nell'ambito dell'esperienza diretta rientra anche che il bene della famiglia, il bene comune è presupposto indispensabile per l'autorealizzazione dell'uomo. L'uomo da solo non è capace di raggiungere la soddisfazione dei suoi bisogni fisici e psichici, ha bisogno dell'aiuto della comunità familiare. Questo aiuto viene organizzato attraverso un ordine esterno che vincola tutti, attraverso il provvedere ai bisogni della vita quotidiana. Coopera qui l'interesse di ogni membro della famiglia per un essere pieno-umano. Nessun membro vuol essere trattato come un cane o come uno schiavo.
3. L'uomo in fase di crescita diventa cosciente che evita una serie di comportamenti non soltanto perché essi contrastano con il modello di vita abituale. L'uomo sente il giudizio della coscienza come divieto o comando. Indotto dalla comprensione che anche gli altri tendono verso l'autorealizzazione come lui stesso, l'uomo riconosce che il modello di comportamento formato nella famiglia è anche il presupposto per un'esistenza soddisfacente di ognuno nella società più grande. Ecco perché il noto rappresentante americano della sociologia politica, R. M. MacIver, può dire che la famiglia diventa una piccola illustrazione della vita politica per il bambino.
L'obiezione, che proprio in queste summenzionate sei esperienze di fatto fosse già incluso (almeno implicitamente) un concetto prefissato della natura umana, non è vera. L'analisi della tensione verso l'autorealizzazione dell'uomo dà certo la possibilità di riconoscere induttivamente alcuni aspetti fondamentali della natura umana e la possibilità di trarre conclusioni in riferimento alla natura dell'uomo, perché la natura di ogni cosa si rivela attraverso il suo modo d'effettuarsi. Messner, però, non parte da un concetto prefisso della natura dell'uomo quale fondamento di una conoscenza deduttiva del diritto naturale, ma parte da ciò che appare chiaro all'uomo dalla sua esperienza diretta.
Attraverso l'esperienza l'uomo impara regole di comportamento tra le quali si trovano quelle pretese dalla giustizia, pretese dal modello di comportamento della comunitá familiare. Alla ragione che riflette, queste regole si presentano come evidenti nella loro necessaria validità universale per il pieno-umano essere, cioè non si dimostrano soltanto valide per l'autorealizzazione di tutti nella comunità familiare ma altrettanto per l'esistenza pieno-umana di tutti nella società più grande. Questi princípi rappresentano giudizi "sintetici" a priori perché sono condizionati dall'esperienza e sono poi direttamente evidenti come presupposto dell'esistere umanamente degno per tutti.
Possiamo dire che il diritto naturale rappresenta un patrimonio di diritti che spettano all'uomo in forza della sua natura; e diritto naturale significa anche la dottrina del diritto naturale come scienza. - I diritti naturali consistono nelle competenze proprie nell'agire e non-agire del singolo uomo e delle unità sociali come della comunità familiare, dello stato e della comunità dei popoli. Come competenze proprie sono diritti soggettivi; il nome "diritto naturale" indica però la sua fondazione nella natura dell'uomo e così nella volontà del creatore, per cui si tratta di diritto oggettivo, cioè non lasciato all'arbitrietà dell'uomo o della società. La causa di obbligo (Verpflichtungsgrund) del diritto naturale risiede nella legge morale naturale a cui appartiene il diritto naturale quale parte concernente la vita sociale (mitmenschliches Leben). Il contenuto elementare (fondamentale) di questa legge e la sua essenza obbligatoria ("dovresti" - ein Sollen) vengono rivelati (kundgetan) all'uomo attraverso ragione e coscienza.
L'ambito di esperienza del diritto naturale è, primo, l'esperienza interna, consistente nella coscienza su verità direttamente riconoscibili secondo le quali gli uomini sono dotati di certi diritti inalienabili dal loro creatore. Si aggiunge l'esperienza esterna il cui oggetto è formato dai costumi giuridici e dalle istituzioni giuridiche dei popoli nonché le loro differenze, incluse le deviazioni (dal diritto naturale - Naturrechtswidrigkeiten) che devono essere spiegate (p. e. il cannibalismo e l'abbandono di bambini). Tali differenze, secondo le quali la coscienza direbbe differenti cose a differenti popoli, dimostrano che la dottrina del diritto naturale non si può limitare al sentimento giuridico, al senso della giustizia e alla ragione giuridica come elementi fondamentali, perché tutti questi valori sono suscettibili di errore. Anzi è compito principale della dottrina del diritto naturale di rintracciare il fondamento d'essere e simultaneamente il criterio (la causa di determinazione - Bestimmungsgrund) del diritto e dei diritti.
Il fondamento d'essere (Seinsgrund) del diritto naturale forma la natura stessa dell'uomo con la dipendenza del suo sviluppo verso il pieno-umano essere dal collegamento sociale e dal regolamento di questo collegamento secondo le pretese della dignità umana. In questa dignità umana, che si fonda sul fatto che l'uomo è dotato di ragione e coscienza, si trova la fondazione ontologica del diritto naturale. La dignità umana è anche il criterio universale del diritto e delle pretese di giustizia nel senso dell'esigenza dell'uomo di realizzare i bisogni fondamentali psichici e fisici. La fondazione metafisica risiede nella volontà del creatore della natura umana e nella legge morale naturale che viene preindicato dal creatore alla ragione. Perciò l'uomo partecipa alla "legge eterna" (alla sapienza di Dio ordinando tutto - cf. S. Tommaso). Il diritto naturale ha l'essenza del diritto nel senso proprio perché causa competenze e pretese giuridiche. Questo avviene in tale mesura che leggi dello stato in contraddizione al diritto naturale non possono raggiungere una forza obbligatoria di diritto nella coscienza restando così soltanto istituzioni forzate (cf. lo stato totalitario).
Messner credeva che la sua esposizione sulla realtà e sulla conoscenza del diritto naturale fosse una via nuova, probabilmente per qualchuno anche sorprendente. Certo, Messner si riferiva ripetutamente ai grandi rappresentanti della dottrina giusnaturalistica tradizionale, però, sottolineando spesso che presso S. Agostino, S. Tommaso e la scolastica fossero rimaste aperte questioni essenziali. L'analisi di Messner (nell'ambito della teoria scientifica) trascende in alcune direzioni essenzialmente le prese di posizione di allora, anche quella di S. Tommaso. Innanzitutto, i princípi elementari essenziali e normativi per il comportamento umano non vengono visti come giudizi "analitici" a priori che risulterebbero dalla conoscenza di concetti (p. e. genitori - ubbidienza). Inoltre, l'esperienza che forma il presupposto indispensabile per ogni conoscenza riceve la sua collocazione anche nella comprensione dei princípi elementari etici e giuridici. E, inoltre, l'ordine dell'essere viene visto da Messner nella sua piena efficacia perché l'origine del modello di comportamento è ricondotto al modo d'effettuarsi della natura umana nel tendere di ogni membro della famiglia verso l'autorealizzazione. E finalmente, con il concetto di autorealizzazione è aperta una visuale che conserva in primo piano l'umano tendere direttamente apprensibile (erfahrbar) e che anche al non-credente dà una possibilità di comprendere il pensiero del diritto naturale partendo dall'uomo (senza che sia necessario negare l'idea del creatore della natura umana).
In questa dissertazione non sono riuscito a dimostrare dettagliamente alcuni esempi per l'applicazione della dottrina giusnaturalistica di Messner. Per il momento posso soltanto indicare l'esempio del corporativismo nel primo capitolo e l'importanza della comunità familiare per la fondazione del diritto naturale nel secondo capitolo.
NOTE
(113)(113) BO 1936, 91: "Berufständische Ordnung schließt kein Wirtschaftssystem ein, ... weil sie verschiedenen Wirtschaftsweisen die rechte Ordnung geben kann."
(114)(114) Cf. NR 1966/84, 42.
(115)(115) Ibid., 55: "Der allgemeinste Begriff des Naturgesetzes braucht im menschlichen Bereich kein anderer zu sein: Es ist die der Vernunftnatur des Menschen innewohnende Wirkweise zur Herbeiführung des ihr gemäßen Verhaltens."
(116)(116) Ibid., 85: "Das sittliche Naturgesetz ist das Gesetz seiner in ihrem Glückstrieb als Grundtrieb zu ihrer wesenhaften Selbsterfüllung drängenden Natur."