DIRITTO NATURALE ED ETICA SOCIALE NEL PENSIERO DI JOHANNES MESSNER (1891 - 1984)
(partendo dalla Dissertatio ad Licentiam in Iure Canonico assequendam di
Padre Alex Pytlik -
Moderator: Prof. Francesco D'AGOSTINO - ROMAE 1997)
(Per gentile concessione di Padre Alex Pytlik, http://www.padre.at/ - Contact Email: padre@padre.at )
Capitolo II. LA TEORIA DEL DIRITTO NATURALE IN JOHANNES MESSNER
(Seconda parte)
2.4 La legge naturale come natura
Il risultato di quanto detto finora è che la legge naturale umana è il modo d'effettuarsi della natura dell'uomo secondo le pretese della sua realtà piena, cioè ciò che deve significare per lui realizzazione essenziale della vita e così realizzazione della felicità. Differentemente, un'etica o educazione, che danno alla legge morale una fondazione principalmente teologica, provocano l'impressione che Dio come legislatore illimitato l'avrebbe prescritta discrezionalmente all'uomo da lui creato. In realtà, quest'ipotesi si trova anche contraria alla dottrina rivelata sulla creazione e sul modo con cui il creatore (causa prima) dà la sua volontà alla natura. Il creatore lascia effettuare la sua volontà attraverso le forze e le predisposizioni che ha messo nelle causae secundae.
Questo capitolo riguarda le seguenti domande: Che cos'è il vero bene per l'uomo? Perché il bene morale è per l'uomo non soltanto un bene fra altri, ma (semplicemente) il bene?
Anm. 76(76)2.4.1 L'impulso fondamentale della natura umana
Aristotele poteva ridurre gli impulsi propri della natura umana all'unico impulso della felicità. Siccome questo sforzo della realizzazione della felicità è motivato da forme di amore verso beni e valori determinati, per Messner l'impulso fondamentale è l'amore. E perciò Messner non vede una contraddizione nel considerare come impulso fondamentale una volta l'amore, un'altra volta l'impulso della felicità. Questo amore che può riconoscere il rapporto tra i beni e la realizzazione degli impulsi singoli e in più il rapporto tra i beni e la realizzazione dell'impulso della felicità in generale, questo amore è soltanto possibile all'uomo. A proposito degli animali, possiamo perciò parlare soltanto di un amore analogico in quanto condotto dalla conoscenza istintiva.
La sede di questo impulso fondamentale è la volontà come forza a cui è sottoposto il modo d'effettuarsi di tutti gli impulsi propri. E siccome la volontà, da parte sua, dipende dalla cognizione, l'uomo ama ciò che ama soltanto ratione boni che riconosce per sé stesso anche se la sua cognizione fosse sbagliata. Perciò l'attivazione giusta dell'impulso fondamentale, l' "amore giusto", dipende dalla giusta cognizione nella scelta dei beni, cioè dalla ragione retta (recta ratio) o dalla giustezza di impulsi, come Messner la chiama.
Se allora questo impulso fondamentale ha la sua sede nella volontà, una "volontà buona" è una virtù che consiste secondo S. Agostino fondamentalmente nell'ordine dell'amore. Quest'ordine oggettivamente è l'ordine dei fini. Soggettivamente la "disposizione" (Gesinnung) nel comportamento umano viene determinata da fini ai quali si volge la volontà. "Siccome dunque la 'volontà buona' o la giusta disposizione morale consiste nella conformità dei fini soggettivi con quelli oggettivi, tutti e due nel loro reciproco rapporto sono ugualmente costitutivi per la moralità del comportamento umano. Soltanto quell'etica si può denominare Verantwortungsethik (etica di responsabilità) che tiene così fermo l'essere determinati dell'azione buona ugualmente dalla volontà buona soggettiva come dai princípi oggettivi della giustezza dei fini nel senso esposto della giustezza della cosa, sopratutto anche rispetto alle conseguenze dell'azione"
Anm. 77(77). Così si distingue da una pura etica dell'intenzione e da una etica del successo. Perciò fini oggettivamente buoni possono diventare cattivi a causa di obiettivi soggettivamente cattivi, cioè a causa di un'intenzione cattiva, mentre d'altra parte la migliore intenzione non può trasformare un male in sé a un bene. A causa di questo rapporto tra fini soggettivi e oggettivi nel comportamento umano segue, che il fine non può mai santificare il mezzo.Perché allora la legge naturale per l'uomo è natura? Perché la legge naturale mira all'orientamento del comportamento umano al giusto "ordine dell'amore", cioè mira a che i fini soggettivi corrispondano ai fini oggettivi "esistenziali" in cui realizzazione la natura umana raggiunge la sua piena realtà.
2.4.2 Il fatto fondamentale del dovere (problema della deontologia)
Quest'orientamento dato dalla legge naturale umana non è una necessità automatica e inevitabile, ma dipende dall'autodeterminazione dell'uomo, e perciò quest'orientamento anzidetto diventa per lui la pretesa del dovere. Ma anche nel dovere c'è una necessità, cioè quella ad agire secondo le pretese della realtà piena dell'essere umano a cui è legata. Direttamente l'uomo sente questa necessità nella costrizione della sua coscienza. L'uomo sa che può agire contro la sua coscienza, ma sa anche che il dovere di coscienza è un assoluto e perciò collegata con una necessità di un comportamento determinato esistendo indipendentemente dai suoi "pro" e "contra". Infatti l'obbligo è allo stesso tempo necessità assoluta e condizionata: è necessità condizionata (ipotetica) perché condizionata dall'autodeterminazione; è necessità incondizionata (assoluta, categorica) perché la piena realtà della natura umana non permette altro che l'agire secondo la legge naturale. E se l'uomo agisce contro la legge naturale, cade da questa piena realtà, cioè agisce "sub-umanamente" (untermenschlich). Siccome l'obbligo descritto è certo una pretesa assoluta, il suo adempimento, però, è condizionato dalla sua autodeterminazione, la necessità insita nell'obbligo, cioè la costrizione della coscienza, ha il carattere del "dovresti" (Sollen) e non ha il carattere della costrizione in senso stretto. Secondo il concetto generale, l'obbligo è perciò il collegamento assoluto del comportamento umano a un "dovresti".
Il fatto fondamentale della deontologia consiste dunque in ciò che la natura umana stessa lega l'uomo alla legge naturale morale. La legge morale per lui è comandamento naturale (Naturgebot). Per conseguenza l'uomo è autonomo in un vero senso: la legge naturale è natura e così legge. La ragione riconosce veramente la legge morale come pretesa, come legge della natura razionale dell'uomo. In questo ambito del fatto fondamentale deontologico l'etica giusnaturalistica poteva aprire una importante linea di sviluppo con la distinzione tra il bene e l'obbligo. L'occupazione da parte dell'etica giusnaturalistica non soltanto del bene, ma anche dell'obbligo, è particolarmente importante perché la responsabilità morale per l'adempimento di certi obblighi, responsabilità data con la natura umana e con i suoi fini esistenziali, rende possibile una fondazione concreta della dignità dell'uomo (dignità della persona). Perché considerando la società ideologicamente pluralistica Messner è convinto che "solo un concetto chiaro della dignità umana offre il presupposto per il riconoscimento dei diritti naturali individuali e sociali, radicati nella responsabilità considerata, nonché degli obblighi individuali e sociali incutendo rispetto agli stessi predetti diritti naturali."
Anm. 78(78)È certo sempre il bene, magari nella forma di evitare il male, a formare l'oggetto dell'obbligo, ma non ogni bene si presenta come obbligo per l'uomo. Esso è obbligato a quel bene che è indispensabile per rimanere in armonia con la sua natura essenziale (wesenhaften Natur), cioè con i fini esistenziali. In questo grande campo del bene e dell'obbligo si può riconoscere che la maggioranza degli obblighi essendo vestiti nella forma negativa del divieto sono soltanto apparentemente negativi. In fondo tutti quelli sono positivi: " 'Non rubare' significa dunque: 'Nel tuo comportamento verso proprietà altrui devi osservare l'ordine preteso dalla tua natura.' "
Anm. 79(79)Messner crede che la sua fondazione particolarmente ontologica dell'etica come scienza normativa dimostri la fragilità di un argomento principale del neopositivismo contro l'etica quale scienza normativa. Sin da Hume viene ripetuto sempre lo stesso pensiero che la conoscenza di verità sia possibile soltanto nell'ambito dei fatti, ma non nell'ambito dei valori, e che perciò sia impossibile di dimostrare razionalmente un dovere. Secondo Messner la sua analisi del morale mostra che le proposizioni di dovere (Sollsätze) possono altrettanto bene essere comprese o espresse come proposizioni di essere (Istsätze). Il morale è il giusto di natura (Naturrichtige) oppure il conveniente alla natura (Naturentsprechende) oppure il preteso dalla natura (Naturgeforderte).
Però, subito il positivismo logico direbbe, che il giusto, corrispondente, preteso implichino sempre proposizioni di dovere. Secondo Messner questo è errato perché non è neanche una proposizione di dovere il dire che la caccia a topi per il gatto è il giusto di natura, il conveniente alla natura. "Il giusto di natura e il preteso dalla natura non vengono messi da noi dentro la natura umana partendo da proposizioni di dovere, ma risalgono all'osservazione del modo d'effettuarsi della natura umana nella sua situazione fondamentale della famiglia: Il morale è il comportamento in forza del quale la natura umana raggiunge la piena realtà dell'essere veramente uomo (wahrhaftes Menschsein)."
Anm. 80(80)2.4.3 Il fatto fondamentale dell'eudaimonia (dottrina della realizzazione della felicità)
L'impulso umano fondamentale dell'amore è sempre rivolto a un bene, cioè a qualcosa in cui l'uomo riconosce un bene per sé, un valore - esso si muove necessariamente verso la soddisfazione del suo impulso di felicità. Generalmente per tutti gli esseri determinati da impulsi oppure istinti l'adempimento della felicità significa adempimento dell'impulso o istinto. Anche il bene corrispondente alla natura dell'uomo in cui raggiunge la piena realtà del suo essere si può definire ugualmente nell'adempimento essenziale degli impulsi. Ma il raggiungimento del modo d'effettuarsi degli impulsi secondo i fini intrinseci è competenza dell'autodeterminazione propria alla sua disposizione razionale e in questo consiste anche l'essenza della moralità. Perciò l'adempimento essenziale della fortuna per l'uomo è legato alla moralità.
Come Aristotele espone, troviamo due diversi modi di voluttà (Lust). Un modo è collegato con l'atto dell'adempimento dell'impulso (p. e. la gioia gustatoria con il mangiare); l'altro modo di voluttà è collegato con il raggiungimento del fine insito nel rispettivo impulso (p. e. la forza vitale come fine del mangiare). Ogni uomo, "non dimenticando se stesso", stima di più il benessere corporale, cioè il fine essenziale di ogni nutrimento, di una gioia per il mangiare stesso, causando una malattia. Questo mostra che l'adempimento della felicità non è semplicemente equivalente alla gioia. Inoltre, ognuno sa che l'adempimento di singoli impulsi è soltanto un adempimento transitorio. "Neppure l'eternità di una beatitudine limitata soddisferebbe l'uomo. Essa non lo condurrebbe sopra una più o meno piacevole eternità della noia."
Anm. 81(81) Ognuno sa anche dalla sua esperienza, che le cose le quali gli sembrano indispensabili per la sua felicità hanno perso almeno particolarmente il loro effetto iniziale dopo un certo tempo di possesso. Già Aristotele ha constatato il fatto che si esaurisce la ricettività dell'uomo per valori meramente di gioia.L'impulso di felicità dell'uomo pretende la realtà eterna ed infinita del bene. La relativa causa sta nel fatto che, grazie all'idea generale del bene che corrisponde al suo impulso di felicità, l'uomo riconosce la limitatezza dei singoli beni secondo la durata e la misura (espansione - Ausmaß) della soddisfazione dell'impulso di felicità rispettivamente collegata agli stessi. Allo stesso tempo questa idea generale del bene lo abilita a rendersi conto del summum bonum, dell'idea del bene pieno infinito secondo essere e durata. Abbracciando quest'idea egli sa anche che soltanto questo bene pieno (Vollgute) può soddisfare il suo impulso di felicità. Certo, la maggioranza della gente non è cosciente di questo con chiarezza analitica. Ma l'inquietudine esistenziale di cui ha parlato S. Agostino nelle sue Confessiones mostra indubbiamente che tutti i beni contingenti (begrenzten) provocano presentimenti del bene pieno infinito ed eterno dal cui possesso solo si può aspettare l'adempimento definitivo delle sue nostalgie nate dal suo impulso di fortuna. Anche se non basta l'impulso di fortuna, isolatamente preso in considerazione, per avere una prova costringente dell'esistenza di Dio, se l'uomo riconosce Dio come summum bonum e capisce bene sé stesso, il suo impulso di fortuna si volge a Dio con amore personale. Qui Messner pensa innanzitutto al più forte motivo per il comportamento morale.
Dalla sua analisi Messner ricava le seguenti risposte. Primo, la sensazione di piacere collegata all'atto dell'adempimento dell'impulso, cioè i valori di voglia, sono qualcosa di subordinato ossia un fenomeno concomitante nei confronti ai valori di fortuna collegati all'adempimento essenziale dell'impulso, cioè nei confronti dei valori morali e degli altri valori di personalità. Secondo, per tutti gli esseri l'adempimento della fortuna è l'adempimento del loro sforzo impulsivo (Triebstreben) predisposto per la realizzazione del pieno benessere della loro natura. Anche per l'uomo il pieno benessere consiste nella piena realtà della sua natura, nell'adempimento degli impulsi preteso dai suoi fini di impulso (Triebzwecken). Perciò il pieno benessere come adempimento della fortuna per l'uomo non può diventare realtà in opposizione alla legge morale.
Così Messner può dare di nuovo una definizione della legge naturale: "La legge morale naturale è la legge della sua natura spingendo al suo auto-adempimento essenziale attraverso il suo impulso di fortuna come impulso fondamentale."
Anm. 82(82)Sottolineando così l'ontologico stato di fatto, per Messner viene evitato che l'eudaimonologia (Eudämonologie) ossia l'etica come dottrina di salute abbia necessariamente una essenza egocentrica. Vediamo questa essenza egocentrica in quelle forme di etica eudaimonologica, nelle quali psicologicamente viene considerato lo sforzo all'adempimento di fortuna come l'essenza del morale e della fondazione della moralità. E perciò dobbiamo distinguere la fondazione scientifica-filosofica della moralità dai motivi effettivi collegati con un certo interesse. Tali motivi potrebbero però soltanto non essere riconosciuti da chi misconosce la natura umana. "Dalla nostra fondazione dell'etica dovrebbe essere chiaramente riconoscibile che l'adempimento dell'essere e della fortuna è conseguenza della moralità e non la sua causa essenziale."
Anm. 83(83)L'etica giusnaturalistica è dunque ugualmente un'etica teleologica, intuizionistica e eudaimonologica. La conseguenza pratica è che questa etica non disconosce il carattere morale di un comportamento il cui motivo diretto sarebbe la preoccupazione per il destino definitivo compreso così dall'impulso di felicità, cioè il cui motivo in questo caso non sarebbe semplicemente la sottomissione all'obbligo o l'amore versus Deum purché quegli ultimi due motivi rimangano inclusi nella descritta preoccupazione grave. L'etica giusnaturalistica ha sempre ben compreso che l'adempimento definitivo dell'impulso di fortuna forma il motivo decisivo del comportamento morale per la maggioranza degli uomini che non vogliono rischiare la perdita di questo adempimento definitivo dovendo rendere conto al più alto legislatore dei loro comportamenti. Cercando valori di fortuna possono infatti seguire fini (interessi) della loro scelta purché questi fini rimangano in armonia con l'ordine dei fini. Benché in questo modo l' "ordine dell'amore" sia efficace soltanto indirettamente nel loro comportamento, rimane assicurata la realizzazione dei fini esistenziali e così l'adempimento dell'amore nei valori di felicità definitivi del summum bonum.
Messner dà finalmente l'esempio del controllo delle nascite: un controllo arbitrario può forse causare un certo modo di un'aumentata realizzazione della vita considerando una famiglia con due bambini. Dopo avere però constatato, che 1. valori esterni e materiali non rappresentano l'ultimo senso della vita, che 2. i genitori e i bambini trovano presupposti essenziali per la realizzazione dell'essere individuale nei valori di personalità condizionati attraverso la comunità di famiglia (carità, prontezza a soccorrere, spirito di sacrificio etc.) e che 3. l' "esistenza" della società con tutto ciò che essa rappresenta per le generazioni future, sarebbe in pericolo nel caso in cui il controllo arbitrario delle nascite diventasse un principio dominante della vita nazionale, deriva conseguentemente che il controllo delle nascite non può essere il bene per l'uomo, né individualmente né socialmente.
Dallo studio dell'impulso fondamentale nella costituzione degli impulsi (Triebkonstitution) dell'uomo, dell'assolutezza della pretesa di obbligo (Pflichtforderung) e dell'infinità della pretesa della fortuna, Messner conclude espressamente che la legge naturale per l'uomo è natura, perché l'uomo raggiunge la piena realtà e il pieno bene della sua natura attraverso il bene morale. Perciò il bene morale per l'uomo non è un bene, ma il bene. Inoltre questo studio ha mostrato che la legge naturale umana di fondo è soltanto un'unica legge, mentre troviamo nella natura extra-umana una plurità di leggi naturali. Queste leggi naturali sono i modi d'effettuarsi delle cose, determinati attraverso le tensioni essenzialmente proprie verso un obiettivo (wesenseigenen Zielstrebigkeiten). Per contro la tensione verso un obiettivo (Zielstrebigkeit) data all'uomo attraverso il pieno-bene (Vollgute) della sua natura è il bene dell'uomo, e perciò la sua legge naturale è soltanto l'unica che come tale ordina l'autodeterminazione dell'uomo nel suo comportamento all'unico fine dell'essere pieno-reale della sua natura razionale.
2.5 La legge naturale come legge
La parola legge ha un senso doppio, cioè da un lato indica i modi d'effettuarsi nelle cose, e da un altro lato significa il comando di un legislatore. La legge naturale morale è legge in quel doppio senso, è modo d'effettuarsi naturalmente condizionato nonché norma imposta. Così per l'uomo la legge naturale è comandamento naturale e in più comandamento di legge. Messner dice "in più", perché nella sua forza obbligatoria la legge naturale morale ha un formato totalmente differente come comandamento di legge divino che come "puro" comandamento di natura. Nonostante ciò, Messner dichiara indispensabile per l'etica dimostrare la legge naturale morale anche come modo d'effettuarsi proprio della natura umana stessa e dimostrare l'obbligo morale come pretesa della natura umana in quanto tale.
Anche il fatto sempre più visibile che la gente di un mondo ideologicamente pluralista si riferisce, per la costruzione di un ordine sociale vitale, a princípi morali generalmente riconosciuti che non vengono dedotti da una singola religione, spinge nella direzione di una ricerca di questi princípi esclusivamente attraverso la ragione. La dottrina del diritto naturale e l'etica del diritto naturale devono pertanto lavorare con metodi filosofici. Primo, devono rendersi conto gnoseologicamente e logicamente sul modo filosofico e sulla fondazione dei loro concetti fondamentali. Secondo, devono elaborare il concetto della natura con mezzi appartenenti alla conoscenza razionale. Terzo, devono circoscrivere esattamente che cosa si evince da questa conoscenza razionale nel concetto della natura umana e che cosa si evince dalla conoscenza della fede; secondo Messner, si evince dalla conoscenza razionale tutto l'essenziale, mentre dalla cognizione della fede si evince la certezza rafforzata nella cognizione dell'essenziale.
D'altra parte è chiaro per Messner che nessun'etica può trovare una fonte di obbligo assoluta per eccellenza e una sanzione assoluta per la legge morale, senza ricondurle al comando del legislatore divino la cui volontà prescrive l'ordine morale naturale e la cui potenza lo ristabilisce dopo una violazione. La nostra coscienza parla molto chiaramente, nella nostra esperienza dell'imperativo morale troviamo più di una "pura" coscienza su un comando della natura. Sappiamo dal legislatore che ha potere su di noi, e sappiamo anche che il nostro destino definitivo dipende da questo rapporto con lui. Messner non afferma che ogni uomo ne abbia un chiaro concetto, e altrettanto è chiaro che queste individuali esperienze date di fatto non produrrebbero una prova costringente per l'esistenza di Dio. Collegato però con la nostra cognizione naturale di Dio, da altre fonti la legge naturale si dimostra chiaramente come comando di chi ha creato la natura umana e le ha dato la sua legge: la legge naturale è legge divina, e la volontà divina è fonte ultima dell'obbligo morale.
La legge naturale viene dunque promulgata attraverso la rivelazione "naturale". "La promulgazione, che è necessaria per la validità di ogni legge (colui che è tenuto alla legge, deve conoscerla per poter essere obbligato), per la legge naturale si effettua attraverso la natura umana stessa. L'uomo ne viene informato attraverso la sua coscienza naturale e la conoscenza rispettivamente collegata della sua natura come uomo."
Anm. 84(84) La legge naturale perciò è rivelazione naturale della sapienza eterna, che dà alla creazione essere e ordine. Questa sapienza eterna, che è identica con la "legge" propria di Dio concernente l'essere e l'agire, viene chiamata da S. Agostino lex aeterna. Questa lex aeterna opera nella creatura dotata di ragione attraverso la legge morale naturale: attraverso cioè la conoscenza di coscienza (Gewissenseinsicht) e attraverso il comandamento di coscienza (Gewissensgebot). Secondo S. Agostino dunque la legge naturale è l'impronta (Abdruck) della legge eterna nello spirito umano, e secondo S. Tommaso la legge naturale è la participatio della creatura dotata di ragione alla legge eterna. Conseguenza importante: Vista la funzione essenziale della coscienza, l'uomo deve seguire la sua convinzione certa (zweifelsfreien) nel caso singolo della domanda tra bene e male di un comportamento morale considerato.Due sanzioni sono collegate con la legge naturale. La prima è provvisoria: consiste nella soddisfazione o nel rimprovero della coscienza. La seconda sanzione è definitiva: se l'uomo si oppone contro la sua legge naturale con piena decisione, deve essere il suo destino la perdita irreversibile dell'adempimento della felicità, che solamente avrebbe soddisfatto la sua natura. Questo significa l'eterno essere lontano dal suo fine finale della sua natura, significa un tormento per l'uomo riconoscendo soltanto così il legislatore, e soltanto così l'uomo può soddisfare ancora l'ordine voluto da Dio e la glorificazione di Dio. Di nuovo si mostrano collegate nel più profondo la deontologia e l'eudaimonologia: il dovere mostra all'uomo la via per raggiungere lo stato che unicamente soddisfa la sua natura, cioè la partecipazione alla realtà infinita ed eterna del bene. "Così veniamo al risultato, che la legge naturale include una necessità, alla quale è collegato il destino dell'uomo più inevitabilmente da come qualsiasi avvenimento del mondo materiale dipenda da leggi fisiche."
Anm. 85(85) Il mondo morale deve diventare realtà eterna. Questo per Messner è evidente appena constatata accanto all'esistenza di Dio anche l'immortalità dell'anima spirituale.2.6 Il modo d'effettuarsi della legge naturale
Già abbiamo visto che la legge naturale secondo Messner è il modo d'effettuarsi della natura umana per provocare il comportamento a quella corrispondente.
2.6.1 La legge naturale come oggetto della cognizione razionale
Il contenuto della conoscenza razionale morale immediata, cioè della coscienza naturale, formano i princípi morali elementari (primari, di primo rango). Tra questi il più alto dice: il bene va fatto, il male va evitato (oppure, nel senso di S. Tommaso: rectitudinem servare, oppure nel senso di Suarez: honestum est faciendum). Appena l'esperienza e lo sviluppo della ragione rendono possibili al singolo uomo la comprensione del senso di concetto e giudizio (des Begriffs- und Urteilssinnes), anche i seguenti princípi concernenti i rapporti con sé stesso, con gli altri e con Dio sono ugualmente riconoscibili: "conserva moderazione" (halte Maß); "dai a ognuno il suo" (gib jedem das Seine); "non fare ad altri ciò che tu non vuoi che ti venga fatto" (tue anderen nicht, was du nicht willst, daß sie dir tun); "conserva il comportamento che rende possibile la convivenza sociale" (bewahre das das gesellschaftliche Zusammenleben ermöglichende Verhalten); "i genitori sono da rispettare" (die Eltern sind zu achten); "si obbedisce all'autorità legittima" (der rechtmäßigen Obrigkeit ist zu gehorchen); "pacta sunt servanda" (Verträge sind zu halten); "a Dio è da rendere l'onore dovuto" (Gott ist die gebührende Ehre zu erweisen).
Ancora ugualmente riconoscibili sono i princípi (secondari, di rango secondario), che presuppongono una riflessione un poco più sviluppata rispetto alla natura dell'uomo e all'ordine della vita comunitaria, una riflessione, che si presenta già forte alla ragione più sviluppata dell'uomo giovane con l'allargamento della sua esperienza. Qui si tratta delle verità morali relative alla comprensione che furto, bugia, adulterio, lussuria (Unzucht) sono cattivi in sé. Questo ambito dei princípi secondari secondo S. Tommaso e Suarez forma il contenuto del decalogo, tranne il terzo comandamento il quale è legge divina positiva.
Questi due ordini di princípi elementari formano i princípi della ragione pratica, che ci abilitano al comportamento giusto (denominati dalla dottrina giusnaturalistica tradizionale Synderese). Hanno i loro paralleli nei princípi della ragione speculativa, che ci abilita al pensare in modo giusto (il principio della contraddizione). Siccome i princípi più generali del comportamento giusto sono immediatamente riconoscibili per la ragione pratica, appena compreso il loro senso, vengono denominati anche l'apriori morale. Questo significa che questi princípi non hanno la loro fondazione nell'esperienza, ma che sono piuttosto evidenti (in sé stessi), anche se l'esperienza forma il presupposto della loro cognizione. Vista l'importanza dell'apriori morale e perciò della comprensione intuitiva dei princípi elementari morali come verità immediatamente conoscibili, l'etica è anche intuizionistica (nonché teleologica e eudaimonologica).
Per contro, i princípi applicati (terziari, di rango terziario) non sono immediatamente conoscibili per la maggioranza degli uomini, ma si fondano piuttosto sull'applicazione dei princípi immediatamente riconoscibili deducendoli per le rispettive circostanze sempre particolari al fine della conoscenza dei comportamenti moralmente pretesi. In che cosa consiste una giusta retribuzione sarà riconoscibile senza problemi in condizioni più semplici. Però, nel caso di una sviluppata divisione del lavoro non è nemmeno possibile misurare la retribuzione che un imprenditore deve alle diverse categorie di lavoratori e impiegati, se non c'è la conoscenza più precisa del processo della divisione socio-economica del lavoro. Accanto alla conoscenza dei princípi c'è indispensabilmente bisogno di una vasta conoscenza oggettiva (ausgedehnte Sacheinsicht) della materia considerata.
Dunque, i princípi della cognizione razionale morale immediata non nascono nell'esperienza, ma la loro comprensione è condizionata dalla esperienza. Questo perché il loro senso viene compreso soltanto se si percepisce che il senso dei concetti in essi collegati può esser fornito soltanto attraverso l'esperienza. Dobbiamo sapere prima che cos'è il senso dei concetti "genitori" e "irreverenza" per poter riconoscere la verità che l'irreverenza verso i genitori è moralmente cattiva. Secondo Messner questi princípi non sono giudizi analitici perché la cognizione razionale dei princípi morali elementari condizionata dall'esperienza trascende molto la formazione di puri concetti. Questi princípi vengono innanzitutto vissuti, sperimentati, appresi nel loro modo particolare di validità contenutistica come ordine di vita della comunità familiare; sviluppandosi attraverso la ragione viene poi compreso il loro contenuto generale, compreso a causa della conoscenza dell'ordine di vita che condiziona l'essere pieno-umano dei membri di famiglia. Insieme a queste comprensioni viene percepito anche il più generale e alto principio (= il bene va fatto, il male va evitato - il più alto valore morale e la sua essenza obbligatoria) come dotato di contenuto e come evidente (in sé) e universalmente obbligatorio. Secondo Messner i princípi elementari morali condizionati dall'esperienza e dotati di contenuto, hanno l'essenza di giudizi sintetici a priori (synthetische Urteile a priori). La loro comprensibilità (Einsichtigkeit), l'evidenza della loro necessità e validità generale del loro contenuto non si fonda soltanto sulla comprensione di relazioni tra concetti, ma anche su comprensioni in relazioni di essere.
Anm. 86(86)2.6.2 L'aspetto particolare della possibilità di errore della ragione
Nel comportamento pratico degli uomini troviamo, però, deviazioni che piuttosto nascono da un imperfetto modo d'effettuarsi della legge naturale - è la possibilità di errore della coscienza naturale concernente i princípi elementari stessi. È chiaro che dalla comprensibilità di questi princípi non si deve dedurre che fossero innati (nell'uomo). Innata è soltanto la capacità di comprenderli. Quanto vale per tutte le capacità dell'uomo, anche questa considerata capacità ha bisogno di una formazione buona e anche di un'ambiente sociale idoneo per il suo sviluppo. E questo vale sia per il singolo uomo, sia anche per intere popolazioni, considerando sopratutto quelle allo stadio primitivo. Ci viene di nuovo ricordato che la cognizione razionale della legge naturale abbraccia soltanto i princípi elementari e non contiene nessun codice morale includendo singoli dettagli.
2.6.3 La legge naturale come forza operativa (Wirkkraft)
La legge naturale viene intesa come forza operativa in duplice modo: come stimolo della coscienza (Gewissensantrieb) e come stimolo di tensione (Strebensantrieb - in vi appetitiva). Come stimolo di coscienza spinge alla conoscenza del comportamento corrispondente alla coscienza individuale e alla costruzione degli ordini sociali di vita corrispondenti alla coscienza sociale. Come stimolo di tensione verso i valori (Strebensantrieb oder Wertstreben), la legge naturale spinge a un crescente bene comune che rende possibile una realizzazione più ricca della vita. Dunque, la legge naturale è essenzialmente di natura dinamica. È statica soltanto in quanto le verità immediamente riconoscibili sono immutabili, cioè in quanto vengono considerati gli elementari princípi generali morali. È altrettanto chiaro che anche il modo d'effettuarsi appena considerato della legge naturale è soltanto un modo imperfetto, un fatto confermato spesso tragicamente dall'esperienza di ogni uomo e dalla storia.
2.7 L'essenza universale ed individuale della legge naturale e la non-diversità e diversità nella legge naturale
Secondo Messner la legge morale individuale e la legge morale universale hanno lo stesso rapporto esistente tra la natura umana individuale e la natura umana universale. La natura essenziale di tutti gli uomini con i loro fini esistenziali è indipendente da ogni razza e da ogni stadio di sviluppo ed è sempre la stessa, e pertanto la legge morale è la stessa per tutti. Per il singolo uomo secondo le sue doti, caratteristiche, circostanze e per le singole popolazioni secondo caratteristiche particolari e sviluppi culturali, la legge morale universale può influirli con obbligazioni particolari e anche con particolari atteggiamenti di certe virtù. La conseguenza è l'individuale personalità morale del singolo uomo e la moralità sociale delle popolazioni di un caratteristico genere proprio.
La domanda qui considerata ha una portata particolare per la dottrina del diritto naturale. La domanda dell'esistenza o no di un ordine morale universale decide anche la domanda sull'esistenza o no di un'ordine fondamentale giuridico obbligatorio che autorizza e obbliga tutti gli uomini e le popolazioni in modo uguale. Messner accenna sopratutto a filosofi e moralisti influenti che affermano che "la coscienza dice alle diverse popolazioni qualcosa di differente". Queste affermazioni si fondano secondo Messner su un'osservazione difettosa dei fatti. Questi dottori dovrebbero imparare dall'etnologia e dall'antropologia che l'unità della coscienza morale dell'umanità è certa. Oggi è un principio generalmente accolto dall'etnologia, che soltanto dopo una vita lunga con i primitivi è possibile una conoscenza delle convinzioni fondamentali che si nascono nelle loro forme di buon costume.
Anm. 87(87)L'accertamento dell'essenza universale della legge naturale vuol dire che appartiene alla natura razionale di tutti gli uomini, e perciò non c'è nessun uomo moralmente cieco. Questo significa che per l'uomo con ragione pienamente sviluppata è impossibile un'ignoranza totale ed invincibile concernente i più generali princípi della legge naturale. Tutto questo dimostra chiaramente l'importanza dell'educazione morale nella famiglia e nella scuola per lo sviluppo della natura morale dell'uomo. Trascurarla significa non soltanto un male per la gioventù, ma anche per la società. Così la radice naturale dell'ordine sociale per forza sminuisce, se la disposizione naturale morale della gioventù non viene sviluppata e formata. Va considerata qui anche l'influenza negativa o positiva della moralità pubblica di una società.
Anm. 88(88)La legge naturale morale è la stessa per tutti gli uomini. Se il principio molto richiamato dell'uguaglianza può avere qualche senso, potrà essere soltanto quello che tutti gli uomini possiedono l'uguale dignità morale come persone e perciò hanno gli stessi diritti originari. Chi proclama l'uguaglianza sociale con delle pretese fondamentalmente uguali, presuppone l'uguaglianza delle responsabilità fondamentali morali di tutti gli uomini, cioè la stessa validità della legge naturale per tutti. D'altra parte nella legge naturale stessa è anche fondata la limitazione interna dell'idea di uguaglianza. La diversità delle disposizioni e facoltà individuali e dunque dei compiti e posizioni sociali appartengono all'ordine naturale. E siccome l'ordine morale universale va realizzato dai singoli uomini sempre sotto presupposti individuali, non c'è un ideale di personalità morale standardizzato.
Anche per i popoli c'è soltanto una legge naturale uguale per tutti con cui però la diversità delle loro forme di moralità (Ethosformen) non viene esclusa, anzi sta in armonia. In forza delle loro disposizioni particolari e del loro stadio di sviluppo culturale, i singoli popoli sviluppano una diversità di forze e valori morali particolari, come, p. e., coraggio, purezza, fedeltà, sobrietà, laboriosità, parsimonia etc. Di nuovo viene fuori da questa diversità l'efficacia della legge naturale e la sua non-diversità, in relazione ai princípi fondamentali, nonché l'identità della coscienza elementare morale dell'umanità. Attribuire diversità di caratteristiche morali a singoli popoli è soltanto possibile se viene accettata l'unità della coscienza morale dell'umanità come uguaglianza della coscienza naturale.
2.8 Unità e multiformità nella legge naturale
La legge naturale è soltanto unica per il campo individuale e per il campo sociale, cioè per la personalità e per la cultura, per la famiglia e per lo stato, per lo stato e per la comunità dei popoli. La causa di quest'unità e unicità dell'ordine morale si trova nel fatto che la natura umana è soltanto unica (nur eine) e che la sua legge naturale condiziona la realtà piena e lo sviluppo pieno dell'umanità (Menschentum) nonché la vera cultura individuale e sociale. La legge morale naturale è dunque la legge fondamentale di tutti gli ambiti culturali di vita (aller kulturellen Lebensgebiete), dell'ambito spirituale, statale, economico, sociale, internazionale.
Per contro la massíma della "doppia morale" ci dice che vita pubblica e vita privata sottostarebbero a differenti princípi morali. Su questo fondamento abbiamo visto lo sviluppo del machiavellismo nel campo della politica, il liberismo economico di Manchester (Manchesterliberalismus), l' "amore libero" nel campo sessuale, l'art pour l'art nel campo dell'estetica. Con il principio della "doppia morale", fini e valori dei singoli ambiti culturali ricevono una validità assoluta, cioè viene pretesa un'autonomia originaria assoluta collegata con l'indipendenza dalla legge morale universale. Messner ci ricorda che ogni sforzo culturale (Kulturstreben) perde il suo fine se si allontana dalla legge naturale. Vediamo così una crisi culturale perché questi sforzi culturali vengono effettuati a spese di fini esistenziali necessari per l'adempimento della natura umana.
Secondo l'etica giusnaturalistica c'è un'altra specie di autonomia, un'autonomia relativa. Certo il comportamento umano deve seguire le leggi specifiche (Sachgesetzen) della vita politica, economica, culturale che ci vengono dai fini particolari di questi ambiti. Infatti, il decalogo non ci dice niente su come vada costruita una fabbrica di scarpe oppure un gruppo industriale. Questa Sachgesetzlichkeit (= legalità specifica e relativamente autonoma dell'ambito considerato) causa infatti la pluriformità dei princípi morali per gli ordini sociali di vita nei differenti ambiti di cultura. Ma sono sempre i princípi dell'unico ordine morale indiviso (ungeschieden), soltanto diviso secondo la pluriformità della "natura della cosa" (Natur der Sache) negli ambiti singoli di vita, riferendosi sempre all'ordine naturale legato ai fini esistenziali e alle leggi specifiche (Sachgesetze) indicando i mezzi al servizio di questi fini. La stessa norma morale può pretendere differenti modi di comportamento.
Tollerare pazientemente un comportamento poco convienente di altri può essere un'alta virtù, per contro, l'educatore può essere costretto all'atteggiamento diverso di non tollerarlo. Oppure, gli interessi per un mutuo erano da ritenere contro la giustizia finché il denaro non possedeva la qualità di capitale e non era indispensabile per l'adempimento dei fini sociali dell'economia.
Mentre il naturalismo moderno afferma l'autonomia assoluta negli ambiti della politica, dell'economia e della cultura, gli esponenti di un malinteso supra-naturalismo vogliono trasformare tutti gli ambiti di cultura incluse la politica e l'economia, in campi di un'etica fondata sulla rivelazione sovrannaturale e sulla religione. In realtà, tutti questi ambiti di scienza e attività devono soltanto rispettare la subordinazione dei loro particolari fini sotto l'ordine di fini della legge naturale, ma inoltre hanno il diritto, anzi l'obbligo di cercare le vie e i mezzi migliori per il raggiungimento dei loro fini. Mentre dunque il naturalismo vuol lasciare le causae secundae in una indipendenza assoluta dalla causa prima, dal creatore, il supra-naturalismo tende a disconoscere le relative autonomie fondate nelle causae secundae.
Anm. 89(89)Sotto questo titolo Messner ritiene necessario accennare anche due ambiti dell'unico ordine morale, cioè la misura piena e il minimo di moralità. Nel campo sociale è pretesa una morale minima, cioè quel minimo di moralità che va osservato da tutti i membri della società per rendere proprio possibile la vita sociale. La maggioranza degli obblighi della vita quotidiana esterna appartengono a questo campo. Questa "moralità sociale" è il legame più fortemente unificatore della società, e presenta uno degli indispensabili fondamenti della sua esistenza come essere comunitario (Gemeinschaftsgebilde) nonché della sua durata spirituale e fisica. Inoltre, questa moralità sociale, per la grande maggioranza delle persone, presenta anche un appoggio principale della loro moralità personale.
Nel campo personale è posto come obiettivo naturalmente una morale massima (Maximummoral), questo - come abbiamo già visto bene - a causa della vocazione dell'uomo alla piena realizzazione della personalità morale.
2.9 Immutabilità e variabilità nella legge naturale
Immutabilità della legge morale naturale significa per l'etica giusnaturalistica che da quando ci fu l'homo sapiens, non era mai possibile uno scambio su ciò che è buono oppure cattivo. La natura umana con la sua essenza della persona non si cambia, neanche si può cambiare la verità direttamente riconoscibile. Questo è la costante nella natura e nell'esistenza umana che resta in tutti i mutamenti e trasformazioni.
D'altra parte si possono fare queste considerazioni sulla base del lungo sviluppo della coscienza morale dall'uomo arcaico fino ad oggi. Questo sviluppo, nel corso della storia di certi popoli, è caratterizzato dalla mancanza di alcuni princípi morali i quali noi però riteniamo come fondamentali per la cultura e la civilizzazione, considerando, p. e., il rispetto della dignità umana, la libertà di coscienza, la libertà della convinzione religiosa. L'etica giusnaturalistica tradizionale ha ritenuto, almeno nei più influenti rappresentanti, tale sviluppo come "naturale" in seguito al modo con cui la ragione umana in tutti gli ambiti di conoscenza procede dall'imperfetto al (sempre) più perfetto (Vollkommeneren). Certo gli uomini imparano anche nell'ambito morale grazie all'esperienza, cioè dagli effetti dei princípi da loro applicati e non per ultimo dagli effetti dei princípi sbagliati.
Siccome dunque l'idea dello sviluppo non può essere separata dalla natura e dalla legge naturale, c'è anche un vasto campo di variabilità. Primo: "Con lo sviluppo culturale nascono nuove pretese della legge naturale, la legge naturale stessa è dunque mutevole nella sua efficacia."
Anm. 90(90) Poi c'è un secondo modo di mutevolezza, cioè la trasformazione delle circostanze provoca differenti risultati nonostante l'applicazione di stessi princípi. P. e., l'amministrazione del diritto penale d'oggi si distingue da quella del medioevo che usava la tortura per raggiungere confessioni e la pena della mutilazione. In seguito ad altre possibilità della tutela della società dai criminali e in seguito anche ad altre conoscenze della sfera psicologica del delitto e del modo di trattare i detenuti, vi sono state delle trasformazioni.C'è ancora un terzo modo di mutevolezza nella legge naturale: La coscienza morale di singoli popoli e dell'umanità nel complesso è soggetta allo sviluppo. Considerando la storia valutabile dell'umanità, non è la più debole prova per la forza operativa della legge naturale che nella lotta tra errore e verità si sa fare strada sempre di nuovo, certo non senza rotture e non senza rinnovati rimbalzi. Resta indifferente se le forze motrici sono uscite da singoli personaggi geniali oppure dall'esperienza in generale collegata alla tensione verso la fortuna oppure dalla ragione ricercatrice oppure dall'etica filosofica oppure dalle scienze sociali o movimenti sociali etc. Comunque, i fenomeni di carenza per Messner non vanno considerati come mutevolezza della legge naturale. L'accertamento di questi fenomeni già visti non significa accertare un mutamento della legge naturale stessa.
2.10 La legge naturale in rapporto alla legge morale cristiana
Innanzitutto la legge morale cristiana si distingue dalla legge morale naturale attraverso il modo della rivelazione. La prima viene data all'uomo dalla rivelazione sovrannaturale, cioè la volontà del creatore viene comunicata attraverso la parola diretta di Dio; la seconda viene data dalla rivelazione naturale, cioè la volontà del creatore - come abbiamo già visto - viene comunicata attraverso la natura umana. Ma secondo il contenuto essenziale e proprio secondo la portata etica sociale, la legge morale cristiana trascende la legge naturale soltanto poco. Nel decalogo, nei dieci comandamenti di Dio, come furono confermati e spiegati dalla dottrina di Cristo e degli apostoli, non viene prescritto più che nella legge naturale stessa (tranne il terzo comandamento). E in quanto l'etica di Cristo indica mire superiori della vita morale e religiosa come nei consigli evangelici c'è bisogno di una vocazione particolare.
La parola diretta di Dio ha una doppia portata per la cognizione morale: primo, l'uomo riceve la chiarezza e la certezza indubitabili concernenti le comprensioni della sua coscienza naturale; secondo, la rivelazione sovrannaturale assicura all'uomo la comprensione piena e chiara della sua natura vera, sopratutto in quanto l'uomo tende sempre a ritenere tutti i caratteri della sua natura come "naturali", mentre in realtà sono parzialmente conseguenza del danno alla sua natura da parte del peccato originale. E la rivelazione sovrannaturale informa l'uomo senza dubbio sul carattere spirituale della sua anima e della sua immortalità, su Dio quale il suo creatore, giudice e la sua ultima mira (sein letztes Ziel).
NOTE
(76)(76) Cf. ibid., 70: Qui Messner fa anche l'esempio di una domanda concreta e moderna: "Perché dovrebbe essere cattivo questo o quello comportamento, sebbene lo portasse così tanta realizzazione della vita? Non renderebbe p. e. in molti casi un semplice meccanico controllo delle nascite possibile una vita più piena per i membri di una famiglia?" La risposta vedi NR 1966/84, 87, e in questo lavoro, 36 s.
(77)(77) Ibid., 72: "Da der 'gute Wille' oder die rechte sittliche Gesinnung demnach in der Übereinstimmung der subjektiven mit den objektiven Zwecken besteht, sind beide in ihrer gegenseitigen Beziehung gleicherweise konstitutiv für die Sittlichkeit des menschlichen Verhaltens. Nur die Ethik, die so gleicherweise an dem Bestimmtsein der guten Handlung durch den subjektiv guten Willen wie durch die objektiven Prinzipien der Zweckrichtigkeit im dargelegten Sinn der Sachrichtigkeit, namentlich auch hinsichtlich der Folgen der Handlung, festhält, ist als Verantwortungsethik zu bezeichnen".
(78)(78) Ibid., 74 s.: "... weil nur ein eindeutiger Begriff der Menschenwürde die Voraussetzung für die Anerkennung der in der fraglichen Verantwortung wurzelnden einzelmenschlichen und gesellschaftlichen natürlichen Rechte sowie der ihre Achtung gebietenden einzelmenschlichen und gesellschaftlichen Pflichten bietet." Sulla "responsabilità" come concetto congiuntivo tra l'etica e la filosofia del diritto vedi in questa tesina, 50 e 53.
(79)(79) Ibid., 75: "'Du sollst nicht stehlen' bedeutet nämlich: 'Du sollst in deinem Verhalten zu fremdem Eigentum die durch deine Natur geforderte Ordnung einhalten.'"
(80)(80) Ibid., 82: "Das Naturrichtige und Naturgeforderte wird von uns in die Menschennatur nicht von Sollsätzen aus hineingelegt, sondern geht auf die Beobachtung der Wirkweise der Menschennatur in ihrer Grundsituation der Familie zurück: Das Sittliche ist das Verhalten, kraft dessen die Menschennatur zur Vollwirklichkeit wahrhaften Menschseins gelangt." Il lungo commentario di Messner concernente diverse vie della fondazione dell'etica si può leggere nel NR 1966/84, 75 - 82.
(81)(81) Ibid., 83: "Nicht einmal die Ewigkeit einer begrenzten Glückseligkeit würde den Menschen befriedigen. Sie würde ihn nicht hinausheben über eine mehr oder weniger angenehme Ewigkeit der Langeweile."
(82)(82) Ibid., 85: "Das sittliche Naturgesetz ist das Gesetz seiner in ihrem Glückstrieb als Grundtrieb zu ihrer wesenhaften Selbsterfüllung drängenden Natur."
(83)(83) Ibid., 86: "Aus unserer Grundlegung der Ethik dürfte eindeutig zu ersehen sein, daß die Seins- und Glückserfüllung Folgewirkung der Sittlichkeit, nicht ihr Wesensgrund ist."
(84)(84) Ibid., 96: "Die Promulgierung, die für die Gültigkeit eines jeden Gesetzes notwendig ist (der durch das Gesetz Verpflichtete muß das Gesetz kennen, um verpflichtet sein zu können), findet für das Naturgesetz durch die menschliche Natur selbst statt. Der Mensch wird davon unterrichtet durch sein natürliches Gewissen und die damit verbundene Einsicht in die Natur als Mensch."
(85)(85) Ibid., 97: "So kommen wir zum Ergebnis, daß das sittliche Naturgesetz eine Notwendigkeit einschließt, an die die Bestimmung des Menschen unausweichlicher gebunden ist, als irgendein Ereignis in der materiellen Welt von physischen Gesetzen abhängt."
(86)(86) Cf. ibid., 101; più profondamente Messner descrive i princípi dell'apriori morale come giudizi sintetici a priori nella sua opera Kulturethik, Innsbruck - Wien - München ²1954, 237 - 263.
(87)(87) Cf. NR 1966/84, 108 e anche 102 - 104.
(89)(89) Cf. ibid., 115; nell'annot. 1 Messner ricorda p. e. l'enciclica QA, nn. 31 - 43, secondo cui la Chiesa non ha nessun'autorità nell'ambito della tecnica oppure nel puro ambito dei mezzi concreti nella vita economica, ma certamente in tutte le domande che toccano la legge morale.
(90)(90) NR 1966/84, 119: "Mit der Kulturentwicklung entstehen neue Forderungen des Naturgesetzes, ist daher das Naturgesetz selbst in seiner Wirksamkeit veränderlich."