DIRITTO NATURALE ED ETICA SOCIALE NEL PENSIERO DI JOHANNES MESSNER (1891 - 1984)
(partendo dalla Dissertatio ad Licentiam in Iure Canonico assequendam di
Padre Alex Pytlik -
Moderator: Prof. Francesco D'AGOSTINO - ROMAE 1997)
(Per gentile concessione di Padre Alex Pytlik, http://www.padre.at/ - Contact Email: padre@padre.at )
I. LA VITA E LE OPERE DI JOHANNES MESSNER (1891 - 1984)
1. Il suo sviluppo e i suoi studi fino al 1925
Johannes Messner (+ 1984) nacque il 16 febbraio 1891 a Schwaz nel Tirolo (Austria) come primo di tre figli.
Anm. 3(3) Il reddito del padre minatore non era sufficiente per il sostentamento familiare e perciò anche sua madre fu costretta a lavorare presso una manifattura di tabacchi. Nel suo famoso libro Die soziale Frage ("La questione sociale") Messner stesso ha menzionato queste condizioni di vita che erano determinate dalle fatiche, ma anche dalla gioia di una famiglia di lavoratori di quel tempo.Anm. 4(4) Dopo aver frequentato la scuola elementare a Schwaz i genitori lo mandarono al liceo "Vinzentinum" a Bressanone (= Brixen) perché egli voleva diventare prete. Già la situazione concreta della sua famiglia aveva animato un interesse vivo per questioni sociali nel giovane Messner, e così egli si procurò il libro Einleitung in die soziale Frage ("Introduzione alla questione sociale") del gesuita Josef Biederlack.Anm. 5(5)Dopo la maturità Messner cominciò i suoi studi accademici alla facoltà teologica di Bressanone (1910 - 1914), dove il professore di teologia morale, Sigismund Waitz, più tardi vescovo di Feldkirch (per il territorio di Vorarlberg e del Tirolo) e poi arcivescovo di Salisburgo, ebbe un influsso importante per lo stesso: "Egli ampliò le visioni su quanto in futuro si sarebbe deciso pro o contro il cristianesimo nell'ambito dell'ordine sociale. Ciò che con questo pensiero mi ha profondamente stimolato per un lavoro nell'ambito delle scienze sociali era: perché non sarebbe potuto essere possibile, nello sforzo per il progresso economico e sociale nonché per il benessere crescente dei lavoratori, creare in concordia e intesa i presupposti per rendere possibile alla maggioranza delle famiglie quella benedizione di una vita immensamente felice come era la nostra? Inoltre era determinante un certo malessere in capo a qualche corrente influente, che secondo me si fidava troppo di un pathos sociale d'accusa e di un idealismo sociale esigente."
Anm. 6(6) Msgr. Waitz suggerì a Messner l'opera Die soziale Frage ("La questione sociale") di F. M. Schindler, professore di teologia morale a Vienna fino al 1918, che aveva riservato nella sua dottrina un posto importante al corporativismo.Dopo l'ordinazione sacerdotale e sei anni di cura animarum nel Tirolo, Messner fu consigliato nel 1920 dal prelato e politico Aemilian Schöpfer, presidente della casa editrice Tyrolia, a studiare a Monaco (= München) per quattro anni economia politica e sociologia. Col permesso del suo vescovo aveva potuto cominciare già nel 1918 i suoi studi in giurisprudenza a Innsbruck. Nel 1922 conseguì il dottorato utriusque iuris e nel 1924 il dottorato oeconomiae publicae. Nella sua tesi di laurea Wilhelm Hohoffs Marxismus - Studien zur Erkenntnislehre der nationalökonomischen Theorie ("Il marxismo di Wilhelm Hohoff - studi per la dottrina della conoscenza della teoria dell'economia politica", Monaco) si occupò criticamente dell'idea di un socialismo cristiano. Gli anni trascorsi a Monaco influenzarono lo sviluppo ulteriore di Messner, i suoi professori rimasero importanti per tutto l'arco della sua vita. Adolf Weber e Otto von Zwiedineck-Südenhorst gli mostrarono la portata di fatti economici e lo introdussero alle connessioni dell'economia politica. Max Weber risvegliò il suo interesse sociologico. Anche Jakob Strieder e il filosofo Max Scheler ebbero su di lui un certo influsso.
2. Il suo influsso in Austria e le prime opere principali (1925 - 1938)
2.1 Fino all'assunzione del potere da Engelbert Dollfuß (1925 - 1933)
In un tempo economicamente ed ideologicamente sempre più difficile Msgr. Waitz richiamò Messner, il suo studente di allora, da Monaco a Feldkirch (Vorarlberg). A causa della sua formazione ampia nelle scienze sociali, Msgr. Waitz lo pregò di aiutarlo ad elaborare con lui una prima stesura di una lettera pastorale sulla soluzione dei problemi sociali impellenti. Per un vescovo austriaco il testo elaborato sconfinava troppo nell'ambito sociale e così, i vescovi scelsero una versione pìu moderata.
Anm. 7(7) Per Messner questi Lehren und Weisungen der österreichischen Bischöfe über soziale Fragen der Gegenwart, vom 1. Adventsonntag 1925 ("Insegnamenti e direttive dei vescovi austriaci su questioni sociali del presente, della prima domenica d'Avvento 1925") introdussero un nuovo periodo della riforma sociale cristiana in Austria.Anm. 8(8) La lettera pastorale aveva parlato così chiaramente delle conseguenze negative del capitalismo di allora che portò alla cosidetta "Dichiarazione di Colonia" (Kölner Erklärung) dell'episcopato renano con le relative obiezioni.Anm. 9(9) Però, la manifestazione dell'episcopato austriaco nel gennaio del 1930 confermò definitivamente l'interpretazione moderata della lettera pastorale del 1925: anche se il "mammonismo" dominante venne condannato duramente, non vennero condannati la proprietà privata dei mezzi di produzione e l'ordine sociale presente (come ordine in sé cattivo).Anm. 10(10) Con questo contenuto è già documentata la vicinanza dei vescovi al realismo sociale di Messner (oppure al cosidetto "solidarismo cristiano"), anche perché nella stessa manifestazione dei vescovi si giudicò il congresso cattolico-sociale del 1929 in concordanza con la dottrina della Chiesa. Messner stesso aveva tenuto una relazione sull'azione cattolica e aveva scritto chiaramente: "Il concetto di realtà della riforma sociale cristiana esclude sia una comprensione idealistica sia una comprensione romantica della realtà"Anm. 11(11).Così abbiamo visto che Messner si muoveva nelle correnti realistiche del cattolicesimo sociale dell'Austria e della Germania. Si trattava della posizione del realismo sociale che dentro la società esistente, partendo però anche dalla causa fondamentale, voleva risolvere la questione sociale attraverso riforme. Questo realismo era accompagnato da competenza sociale e argomentazione scientifica.
Anm. 12(12) Considerando l'Austria, possiamo ritenere che questa direzione fosse anche la "direzione dell'azione cattolica", che seguendo i princípi dell'episcopato e partendo dai princípi fondamentali del solidarismo cristiano, voleva chiarire il fondamento della questione sociale e raggiungere un'unità nell'essenziale di fronte a correnti differenti.Anm. 13(13) Accanto ai gesuiti tedeschi, Gustav Gundlach e Oswald v. Nell-Breuning, Messner era il principale rappresentante di questo realismo in Austria, che però non fu d'accordo con ogni dettaglio scientifico del solidarismo come sistema sociale.Anm. 14(14) Possiamo classificare come appartenenti alla corrente realistica in Austria anche il prelato e cancelliere federale Msgr. Ignaz Seipel, poi Josef Dobretsberger, Richard e Hans Schmitz, Msgr. Sigismund Waitz, Franz Zehentbauer e Ferdinand v. Westphalen.Anm. 15(15) In senso organizzato venne rappresentato il realismo sociale anche dal Volksbund der Katholiken Österreichs.Dal 1925 al 1933 Messner fu redattore capo oppure coeditore della Wochenschrift für Kultur, Politik und Volkswirtschaft "Das Neue Reich" ("Settimanale di cultura, politica ed economia politica 'Il nuovo regno'"). Questo settimanale offriva a Messner una piattaforma ideale per presentare le sue idee al grande pubblico e per ottenere contatti con personaggi importanti dell'economia e della politica. Già nel 1926 Messner, commentando un libro di Theodor Brauer, indica come fondamento della riforma sociale l'analisi spregiudicata all'ambiente concreto e al periodo nel suo complesso. Una critica necessaria dell'ordine economico non deve condurre al rifiuto totale dell'ordine esistente come sembrono intendere certi critici con ideali sia medievali, sia proiettati al futuro, spesso provocando così una cecità di fronte ai compiti contingenti e più importanti. Così come Brauer, Messner ritiene che la via della riforma sociale cristiana debba partire dal contratto collettivo di lavoro per raggiungere la comunità del lavoro. La famiglia, la professione e il popolo dovrebbero essere le tre comunità grandi, essenziali per la pace sociale.
Anm. 16(16) Dopo la morte del fondatore del solidarismo economico Heinrich Pesch, Messner sottolinea il fatto che non ci sia un "sistema economico cattolico". Ma sarebbe decisiva l'applicazione moderna dei princípi della legge morale cristiana anche di fronte all'economia attuale.Anm. 17(17)Nonostante la sua posizione al settimanale Neues Reich Messner riuscì nel 1927 a sostenere l'abilitazione alla libera docenza presso la facoltà teologica dell'Università di Salisburgo con una sua relazione di allora (già tenuta a Coblenza in Germania), adesso pienamente elaborata, che porta il titolo Sozialökonomie und Sozialethik ("Economia sociale ed etica sociale"). Con questo lavoro egli voleva mostrare che cosa poteva offrire il teorico economico all'etica dell'economia, e il suo lavoro fu la prova di una posizione propria nell'ambito del realismo sociale in Germania e in Austria. In questa relazione possiamo riscontrare il motivo per cui Messner non fondava la sua esposizione primariamente nella solidarietà, bensì nell'idea della comunità. L'idea della comunità è un'idea originaria dell'etica sociale, mentre la solidarietà si configura come un più concreto principio dedotto. Quell'idea esprime meglio l'orientamento necessario verso il bene comune, l'idea di solidarietà vista sopratutto come pareggiamento tra interessi (Interessenausgleich) potrebbe esprimere un certo utilitarismo. E infine l'idea di comunità sottolinea maggiormente la dimensione dell'etica sociale nell'economia. Messner era convinto che il compito principale dell'etica sociale fosse dimostrare un collegamento reale di tutte le parti sociali nell'economia (nelle sue singole forme) come compito etico: come una comunità naturale possa diventare una comunità etica. Con la sua abilitazione divenne più chiaro lo sforzo scientifico di Messner per un corporativismo realistico con un concetto attuale di Stand (corporazione) che avrebbe dovuto assumere naturalmente una funzione di ordine tra individuo e stato, sopratutto nella concorrenza economica, ma che avrebbe dovuto servire anche a una nuova etica della professione.
Anm. 18(18)Il fatto che il libero docente Messner fu invitato a stilare tredici articoli (tra questi: "Questione sociale", "Politica sociale", "Riforma sociale", "Liberalismo", "Marxismo") nella quinta edizione (1931) del famoso Staatslexikon ("Dizionario politico") della Görres-Gesellschaft mostra di quale stima godesse Messner anche oltre i confini del cattolicesimo sociale austriaco.
2.2 Messner sotto il cancelliere cristiano Dollfuß e nello stato autoritario
2.2.1 La sua opera "La questione sociale" e il suo entusiasmo per il politico sociale Dollfuß
Alla fine del 1933, Messner divenne veramente noto grazie alla sua prima famosa opera Die soziale Frage ("La questione sociale") stampata già in quarta edizione nel 1934.
Anm. 19(19) Questo libro ebbe anche un certo influsso sul cancelliere federale Engelbert Dollfuß che voleva trasformare lo stato e la società nello spirito dell'enciclica "Quadragesimo anno" (= QA; 1931), però nella linea di interpretazione di Msgr. Seipel il quale aveva sempre sottolineato come conseguenza vantaggiosa di una società ordinata corporativamente, uno stato forte con autorità, che poteva occuparsi dei compiti propri ed essenziali di esso stesso (cf. QA 80!).Accanto al principio di corporazione (affine al principio di sussidiarietà) Messner si impegnava a favore del principio di parità tra lavoratori e imprenditori, anche politicamente, come fece p. e. direttamente nel maggio 1933 presso un circolo di filosofi cattolici per la riforma della costituzione. Così ebbe una controversia con un discepolo della scuola universalistica di Othmar Spann che voleva sottolineare il principio di gerarchia per l'ordine corporativo nella nuova costituzione (prendendo come esempio la Chiesa quale "più grande organizzazione corporativa esistente") invece del principio di parità che venne criticato come principio "non-corporativo" dal punto di vista universalistico.
Anm. 20(20) Il 30 aprile 1934, un giorno prima dell'annuncio della nuova costituzione austriaca, Messner rappresentò il cancelliere Dollfuß presso il convegno cattolico-sociale. Il titolo della sua relazione per interpretare i pensieri del cancelliere fu: Der Staatswille des katholischen Österreich ("La volontà statale dell'Austria cattolica").Anm. 21(21) E siccome manca di fatto la parola Ständestaat ("stato corporativo") nella costituzione del 1 maggio 1934, una "mancanza" che venne criticata dalla scuola universalistica, l'influsso della scuola realistica di Messner fu certamente più importante nell'ambito della nuova costituzione. Messner fu uno dei consiglieri di entrambi i cancellieri prima del Terzo Reich per la costruzione corporativa dell'Austria.Dopo l'assassinio di Dollfuß, Messner scrisse un libro a carattere popolare
Anm. 22(22) sul cancelliere cattolico che mostrò le sue vere speranze che erano collegate all'esperimento della costruzione di un nuovo stato cattolico-sociale, con una società ordinata corporativamente (= "veramente democraticamente") in Austria. Il cancelliere venne descritto come duce reale e cattolico controponendolo implicitamente alla figura di Adolf Hitler che non avrebbe avuto le qualità morali ed anche caratteriali per diventare il capo di una grande nazione. L'elogio di Dollfuß partì dalla cosidetta Selbstausschaltung ("auto-eliminazione") del parlamento e del parlamentarismo dei partiti fino ad arrivare alla nuova costituzione dell'Austria. In questo non troviamo nessuna critica alla mancanza di democrazia nel senso odierno. Certo, Messner fu cosciente della problematica di collegare la via austriaca direttamente con l'enciclica QA. Secondo lui, l'enciclica aveva insegnato il fondamento per un ordine corporativo della società (e non direttamente dello stato). Però, l'interpretazione un po' unilaterale di Seipel dell'enciclica, ebbe un peso così forte nel cattolicesimo politico austriaco degli anni 30, che neanche Messner rilevò un contrasto diretto tra l'enciclica e il programma concreto dei governi Dollfuß e Schuschnigg. Nel libro stesso su Dollfuß si potrebbe dedurre che anche Messner volesse sostituire i partiti politici (= comunità intermedie "artificiali" per qualche necessità) con le corporazioni di professione (= comunità preindicate dalla legge naturale). Soltanto con la sua grande opera sull'ordine corporativo del 1936 sembra venga chiarito, che nella sua teoria, i partiti sarebbero potuti esistere anche accanto alla cosidetta "democrazia di corporazioni" (Ständedemokratie), concetto quest'ultimo, che enuncia autenticamente l'impostazione di Messner, perché è più chiara la differenza tra l'ambito statale e l'ambito della società secondo QA.Anm. 23(23) Comunque, sembra rafforzata anche da parte di Messner l'interpretazione della QA, n. 80, nel senso di un consiglio diretto di un'ordine statale sulla base del principio autoritario, compreso in senso vasto.Anm. 24(24)Ad una conferenza internazionale a Vienna nel 1935, che trattò dell'ordine corporativo nell'ambito della settimana sociale, Messner si vide obbligato a difendere l'esperimento austriaco contro critiche straniere (l'Austria sarebbe stata una dittatura corporativa moderata). Messner si riferì al cancelliere assassinato che avrebbe sempre usato parole contro il fascismo. Difese inoltre il sindacato unico in Austria, che nonostante il suo status, avrebbe comunque fatto sì che si raggiungesse lo scopo giuridico (il fine del diritto - Rechtszweck) della rappresentanza dei lavoratori, e questo sarebbe stato decisivo dal punto di vista del diritto naturale.
Anm. 25(25) Messner si trovò così ideologicamente integrato nello stato austriaco di allora, ma si oppose sempre contro una cancellazione totale (in senso universalistico o fascistico) del principio democratico. Messner rappresentò così la linea di uno stato autoritario (grazie al corporativismo della QA) includendo elementi sociali di uno sviluppo democratico insieme al diritto di condeterminazione del popolo, escludendo così lo stato totalitario. Per lui, però, questo diritto generale alla condeterminazione come "democrazia nel suo senso sopratemporale"Anm. 26(26) non fu determinato dal punto di vista organizzativo. Ancora dopo la seconda guerra mondiale, Messner voleva che la democrazia puramente formale venisse completata dalla democrazia sociale.Anm. 27(27)2.2.2 Il corporativismo democratico di Messner - le "comunità di professione"
Nel 1936 Messner pubblicò la sua seconda opera importante prima della seconda guerra mondiale Die berufständische Ordnung ("L'ordine corporativo") dove venne descritto profondamente (in sei grandi capitoli) l'ordine corporativo sopratutto di fronte all'ordine statale, economico e sociale.
Anm. 28(28) Egli non voleva presentare un piano di costruzione fisso e compiuto, ma soltanto ricavare leggi efficaci per un terreno completamente nuovo della scienza sociale e della riforma sociale. A Messner mancò inoltre un esempio pratico per un ordine corporativo vero e reale.Il nostro autore all'inizio sottolinea: "Lo stato è la comunità del suo stesso popolo indirizzata alla realizzazione dei fini comuni; la società è l'insieme delle comunità rivolte alla realizzazione dei fini propri, preposte a questo dalle in sé presenti unità di vita intra- ed extra-statali."
Anm. 29(29) I rapporti di dipendenza sono inconciliabili per Messner con il pensiero corporativo, la corporazione deve fondarsi sull'attribuzione di prestazioni sociali (gesellschaftlichen Leistungen) e non concentrarsi alla predominanza di un ceto, il quale abbia privilegi in virtù di incarichi politici. La comunità professionale di prestazione (berufliche Leistungsgemeinschaft) ha tanto una responsabilità di fronte alla società quanto di fronte ai suoi membri. Per Messner questa comunità sarebbe stata una "corporazione di diritto pubblico" nella quale l'ordine vincolante e la forza di ordine per tutti i membri, risiedono nel diritto proprio della stessa persona federativa (Verbandsperson). "Nella società corporativa la disputa di interessi opposti rimane sempre una questione dell'essere efficiente dell'ordine esistente che si deve dimostrare nell'accordo pacifico di questi contrasti."Anm. 30(30) L'ordine corporativo non sarebbe soltanto un sistema di legami, le comunità elementari di prestazione sarebbero anche i migliori difensori dei loro diritti di libertà, anche di quelli della singola persona. Attraverso l'evitare gli influssi negativi della concorrenza sregolata, della lotta di classe e della lotta politica dei partiti la societá corporativa sarebbe relativamente più costante e consolidata della societá individualistica dell'ottocento, senza eliminare le forze moventi della libertà creatrice.Messner si mostra critico verso l'universalismo di Spann, p. e. nella possibilità della sussistenza dell'ordine corporativo insieme con la democrazia. La democrazia non potrebbe essere né respinta nel nome dell'ordine corporativo né sostituito facilmente dall'auto-amministrazione corporativa. La democrazia non è semplicemente e soltanto l'auto-amministrazione corporativa. Però, egli ritiene la questione stessa di secondaria importanza - non è importante se la partecipazione del popolo di stato (di tutti i membri dello stato) all'organizzazione e all'amministrazione della collettività (Gemeinwesen) si realizzi attraverso organismi di rappresentanza eletti direttamente oppure (soltanto) attraverso organismi corporativi di rappresentanza. Con questo concetto di democrazia Messner veniva a trovarsi sempre contro tutte le tendenze totalitarie nel cosidetto "stato corporativo" austriaco. Ha cercato di interpretare nel suo senso anche la parola "stato corporativo", spesso usata nella politica, essendo conciliabile soltanto così con la sua idea di ordine sociale. Nonostante questa interpretazione, il termine stesso non l'ha mai usato senza riserve e ha sempre indicato le due forme sbagliate dello "stato corporativo", cioè l'identificazione totale di stato e società oppure il corporativismo puro senza vedere lo stato nella sua realtà propria.
Per Messner, l'ordine corporativo come tale, non significa né direttamente l'ordine statale né direttamente l'ordine economico, ma significa sempre l'ordine della società con chiare ripercussioni sia per l'ordine statale sia per l'ordine economico. "L'ordine corporativo non include nessun sistema economico, ... perché può dare il giusto ordine a differenti forme di economia."
Anm. 31(31) Così, una cosidetta "via terza" in senso proprio non è mai stato presentato da Messner, neanche una semplice mescolanza oppure una semplice imitazione di certe forme storiche. Era di importanza primaria che l'economia fosse condotta al suo ordine naturale perché "grazie" all'economia sarebbero state pìu efficaci le forze destruttive del individualismo nel intero corpo della società. C'era il compito di dare l'ordine retto alla forma capitalista di economia (cf. QA 101). Lo stato ha un primato di fronte all'economia, però sempre e soltanto secondo la norma oggettiva del bene comune. Responsabilità e controllo sono, per Messner, i poli decisivi per l'ordine della concorrenza. L'ordine corporativo deve allo stesso tempo provvedere a mantenere la concorrenza e a obbligare la concorrenza al vincolo normativo del bene comune.Per Messner, società classista e lotta di classe significano che gli contrasti economici di interesse non siano più sottoposti alle forze dell'ordine di comunità (giustizia sociale) e al collegamento di comunità (amore sociale). Innanzitutto dovrebbe essere data la funzione di ordine di nuovo al diritto, "i contrasti di interesse così devono essere obbligati all'accordo sotto il pensiero del diritto. Inoltre, deve diventare efficiente di nuovo il collegamento sociale della comunità nella vita lavorativa, gli interessi opposti devono essere tenuti alla subordinazione sotto il bene comune corporativo e statale."
Anm. 32(32) Questo sarebbe il compito dell'ordine corporativo nell'ambito economico-sociale. Si dovrebbe raggiungere l'integrazione sociale e la sproletarizzazione dei lavoratori attraverso l'assicurazione economica dell'esistenza (p. e. il guadagno secondario in propri centri residenziali Nebenerwerbssiedlungen) e sulla via della parità giuridica (p. e. attraverso commissioni paritarie e la comunità tariffaria). Le commissioni corporative per Messner sarebbero state organi delle corporazioni, non le corporazioni stesse. Le organizzazioni sociali di auto-aiuto o iniziativa personale (come i sindacati) avrebbero conservato un significato anche in un ordine corporativo pienamente sviluppato (= "stato finale"), però sotto cambiamento della loro posizione giuridica e della loro sfera di competenza. "Comunque, principalmente è certo che la posizione nel diritto pubblico (giuridicamente pubblica) spetta soltanto alle organizzazioni corporative."Anm. 33(33) Per il cosidetto periodo transitorio Messner si mostrava flessibile.Anche se Messner vede le imprese come cellule di questa costruzione corporativa, sopratutto concernente l'esperienza più diretta del collegamento sociale, sottolinea allo stesso tempo che la funzione di ordine dovrebbe risiedere nella rispettiva comunità di professione intera. Questo sarebbe una esigenza del senso stesso dell'ordine corporativo come divisione strutturativa (Gliederung) secondo comunità sociali di prestazione (nach gesellschaftlichen Leistungsgemeinschaften). Lo spostamento della funzione di ordine verso l'impresa stessa sarebbe collegato con il pericolo di differenze probabilmente più grandi nel singolo settore economico e con il pericolo di forti contrastanti economici e sociali naturalmente sempre nuovi nella singola impresa. Grazie alla corporazione e la sua funzione di ordine può entrare nell'impresa il pensiero di comunità.
Infine, l'ordine sociale corporativo sarebbe anche il fondo di quel vero conservativismo che si vede obbligato ai valori culturali genuini e agli ordini naturali per la vita del popolo, dello stato e della società. "La strutturazione corporativa del popolo deve far efficaci nell'intero corpo del popolo le forze formando comunità e partendo dal collegamento nella prestazione professionale (von der beruflichen Leistungsverbundenheit) in cui adempie il popolo i suoi compiti di vita e cultura."
Anm. 34(34) Fino al 1938 Messner si occupava scientificamente di un ordine corporativo di professione nella società, non soltanto con conseguenze nell'economia.Anm. 35(35) Non voleva mai proporre una cosidetta "via terza", lontana dalla realtà sociale, ma voleva mostrare anche nelle sue opere prima della guerra mondiale le possibilità reali di applicare i princípi di ordine sempre validi.Anm. 36(36)2.2.3 Fino all'ingresso di Adolf Hitler
Su desiderio del successore di Dollfuß, del cancelliere Kurt von Schuschnigg, Messner pubblicò la Monatsschrift für Kultur und Politik ("Mensile di cultura e politica") dal 1936 fino al 1938. Già nel 1935 diventò professore straordinario per l'etica e le scienze sociali a Vienna. E nel 1938 pubblicò anche un'altra edizione (la quinta), riesaminata e ampliata, della sua Soziale Frage, che naturalmente si riferì più volte all'opera sull'ordine corporativo del 1936. Messner pensava sempre più realisticamente che il principio di costruzione corporativa (di professione) non si realizzasse sempre con la stessa chiarezza nella società. Nella nuova costituzione dell'Austria Messner vide realizzato pienamente (almeno teoricamente) i veri princípi della democrazia.
Anm. 37(37) Egli sperava che dopo qualche anno il nuovo stato avesse meritato veramente il nome "democrazia corporativa" (Ständedemokratie).I vescovi austriaci certamente tenevano conto della linea scientificamente fondata di Messner nel loro magistero sociale, non soltanto per la lettera pastorale del 1925, ma fino al 1938. Ancora nel 1938 Messner fu pregato di progettare un testo per i vescovi austriaci in cui venisse condannato l'ingresso di Hitler in Austria. Però, i vescovi non si appropriarono il testo presentato.
Anm. 38(38) Nel luglio 1938 Messner dovette rifiutarsi dell'arresto da parte dei nazionalsocialisti attraverso la fuga nella Svizzera e nel medesimo anno trovò un asilo in Inghilterra.3. Il suo soggiorno in Inghilterra, le sue principali opere dopo la guerra e la sua vita per la scienza (1938 - 1984)
Nell'oratorio di Birmingham - famoso a causa del cardinale Newman - aveva il tempo di elaborare per 10 anni (sin dal 1939) il suo piú conosciuto libro Naturrecht ("Diritto naturale") che venne pubblicato primo nella lingua inglese e nel 1950 nella lingua tedesca.
Anm. 39(39) In Inghilterra Messner aveva conosciuto sopratutto i metodi della ricerca empirica. Nella prefazione del luglio 1949 (Birmingham) alla sua prima edizione dell'opera Naturrecht, Messner stesso diede una spiegazione interessante: "Forse posso aggiungere per gli utenti della mia 'Soziale Frage' (ultima edizione 1938, esaurita) che in seguito ai lavori per questo libro presente nessuna delle posizioni fondamentali prevenute nella 'Soziale Frage' risultava cadente. Però, credo che sia uscito essenzialmente da quel lavoro di allora nella fondazione sicura di queste posizioni e nelle soluzioni pratiche, partendo dal tentativo in parte di una nuova fondazione del diritto naturale fino al tentativo di una esposizione delle linee fondamentali per un sistema economico che trascende ugualmente sia il capitalismo sia il socialismo."Anm. 40(40) Messner aveva scoperto in Inghilterra che la solita fondazione metafisica dell'etica e della filosofia del diritto era estranea al modo di pensare anglosassone. Questo modo si riferiva più direttamente all'esperienza, e perciò Messner era motivato di cercare una fondazione più vicina all'esperienza. Messner voleva lasciar parlare l'esperienza stessa nella fondazione della natura dell'uomo - questo vediamo tra poco.Anm. 41(41)Sin dall'anno 1949 Messner operava di nuovo come professore straordinario per l'etica sociale all'Università di Vienna (1956: professore ordinario; fino al 1962), però su desiderio proprio sempre un solo semestre perché restava fedele per anni al lavoro silenzioso nell'oratorio di Birmingham. Qui abbiamo la causa per la ricchezza della sua produzione scientifica. Nel 1949 avrebbe potuto accettare anche una cattedra universitaria a Münster (Germania). Nonostante la sua capacità di presentare le cose oralmente in modo convincente, egli si fidava più della parola scritta, sopratutto attraverso libri sistematici, per l'efficacia dei suoi pensieri scientifici. Fino al 1980 (quattro anni prima di morire) possiamo trovare 27 libri ed opuscoli nonché più di 400 saggi su questioni singolari oppure su nuovi libri (recensioni). Tutto questo era possibile soltanto a causa di uno stretto ordine di giorno per tutta la sua vita.
Nelle Widersprüche in der menschlichen Existenz ("Contraddizioni nell'esistenza umana")
Anm. 42(42) Messner diede un'analisi della discordia dell'uomo moderno mostrando allo stesso tempo le fonti di un rinnovamento morale. Nel 1954, nella sua Kulturethik ("Etica della cultura"), venne annunciata una terza edizione del suo libro scientifico sull'ordine corporativo (due edizioni prima della guerra mondiale: 1936, ²1937), però non sembra mai essere realizzata questa terza edizione con una tematica in un certo senso sempre meno attuale.Anm. 43(43) Nel 1955 Messner presentò il suo compendio dell'intera etica, la sua Ethik.Anm. 44(44) Doveva lavorare tanto per le nuove edizioni del suo Naturrecht (1966: già la quinta edizione con più di 1300 pagine) e della sua Soziale Frage (1964: già la settima edizione con più di 700 pagine). In questi anni pubblicava anche altri libri: nel 1961 Der Funktionär ("Il funzionario o l'incaricato"), un'analisi sulla posizione chiave di questa "professione decisionale" nella società moderna e nel sistema politicoAnm. 45(45); nel 1962 Das Gemeinwohl ("Il bene comune") sull'ordine del bene comune come riassunto delle sue tesi fondamentali su questa problematica complessaAnm. 46(46); nel 1964 anche una studi sull'imprenditore proprioAnm. 47(47) e nel 1975 una collezioni dei saggi dal 1965 al 1974 sotto il titolo Ethik und Gesellschaft ("Etica e società")Anm. 48(48).Messner venne onorato attraverso scritti commemorativi al 70o, 80o, 85o e 90o compleanno, ma anche attraverso cinque dottorati honoris causa (Vienna: Dr. theol.; Friburgo i. B.: Dr. rer. pol., Leuven: Dr. sc. pol. ac soc.; Innsbruck: Dr. rer. soc. oec.; Salisburgo: Dr. phil. fac. theol.) e diverse altri pubblicazioni e chiaramente anche attraverso onori ecclesiastici (prelato) e statali. Nel 1961 diventò membro dell'Accademia Austriaca delle Scienze e nel 1980 ottese il Premio del Cardinale Bea dalla Fondazione Internazionale Humanum.
Anm. 49(49) La sua personalità è comprensibile soltanto pienamente se viene sempre visto in collegamento con il scientifico il prete che ha partecipato alla vita di uomini i quali ha incontrato nonostante la sua condotta ritirata ed economica della sua vita. Aveva grande gioia con le traduzioni delle sue opere in altre lingue. Messner voleva concepire la sua opera come somma, specialmente il suo Naturrecht (= il libro "Diritto naturale").Anm. 50(50) Il significato centrale nell'opera di Messner resta sempre il pensiero di ordine. Dopo la guerra il suo influsso nella politica (sopratutto nell'ambito dei democratico-cristiani) aveva certamente un modo più silenzioso. Rimaneva però sempre di più il suo esteso lavoro scientifico come riferimento oggettivo per tanti politici sociali.Escursus: Lo sviluppo della sua posizione sul corporativismo
Messner conserva l'idea dell'ordine corporativo, però usando anche nuove denominazioni per quest'ordine come p. e. "democrazia sociale". Lo sviluppo non tocca soltanto la denominazione - Messner sottolinea più chiaramente i fattori storici nel formare un ordine giusnaturalista della società. Naturalmente risultano altri accenti concernenti i partiti politici e il sindacato obbligatoriamente unico - il pluralismo sociale (di cui parlava Messner già prima della guerra mondiale) viene espresso più chiaramente. Siccome nell'essenza intera dell'ordine corporativo risiedeva sempre la via preindicata dalla lotta di classe alla cooperazione tra le parti sociali (Sozialpartnerschaft) su tutti i livelli (dell'economia politica, dei singoli settori economici e delle imprese), Messner può sottolineare: "L'ordine corporativo sarebbe il sistema della cooperazione completa delle parti sociali."
Anm. 51(51) Sulla base dell'enciclica "Mater et magistra" (1961) Messner poté ancora nel 1964 sottolineare la posizione non indebolita dell'ordine corporativo nella dottrina sociale cattolica. Più tardi sembra che il magistero sociale della Chiesa abbia perso una certa preferenza per corporazioni. Rimangono tuttavia i princípi del bene comune, della sussidiarietà e della parità e, infatti, sono stati realizzati più o meno, però, senza corporazioni in senso stretto. Così Messner rimaneva il grande teorico della Sozialpartnerschaft, della parità sociale tra lavoratori e imprenditori in senso generale che almeno in Austria serviva a un grande pace sociale. Infatti, Messner ha potuto mostrare la relazione mentale tra l'ordine corporativo e una cooperazione completa delle parti sociali che era sempre inclusa nella sua idea di ordine corporativo. Secondo Messner, la piena realizzazione di quest'ordine avrebbe condotto anche dalla crisi della cultura, avrebbe rinnovato l'etica della professione. In contrasto con teorie sociali "romantiche" non limitava la possibilità di un senso creativo del lavoro professionale soltanto alle situazioni del mestiere e del piccolo contadino.Anm. 52(52) Sempre gli interessava la realizzazione dei diritti dei lavoratori alla corresponsabilità e alla condeterminazione concernente il processo di lavoro.NOTE
(3)(3) Seguo qui sopratutto A. RAUSCHER, Johannes Messner (1891 - 1984), in: J. ARETZ/R. MORSEY/A. RAUSCHER (edit.), Zeitgeschichte in Lebensbildern. Aus dem Katholizismus des 19. u. 20. Jh. Bd. 6, Mainz 1984, 250 - 265. Cf. anche la rivista del suo paese Schwaz: HEIMATBLÄTTER. SCHWAZER KULTURZEITSCHRIFT, Johannes Messner, Gelehrter, Priester, Mensch. Erinnerung zu seinem 100. Geburtstag, Schwaz 1991 (= edizione straordinaria n. 25/1991 del Museums- und Heimatschutzverein).
(4)(4) Cf. J. MESSNER, Die soziale Frage im Blickfeld der Irrwege von gestern, der Sozialkämpfe von heute, der Weltentscheidungen von morgen von Dr. jur. utr., Dr. oec. pol. Johannes Messner/Professor der Ethik und Sozialwissenschaften an der Universität Wien, Innsbruck - Wien - München 6/1956, 13 - 17.
(5)(5) Cf. ibid., 16 - Messner scrisse: "Als erstes Problem der 'sozialen Frage' beschäftigte mich in den Gymnasialjahren der Unterschied zwischen dem nicht unbeträchtlich höheren Lohn der Mutter im Vergleich zu dem des Vaters, indessen wurde mir ein nach heutigen Begriffen viel zu zurückhaltendes Buch über die 'soziale Frage' auf dem Gymnasium als gefährlich abgenommen." Cf. RAUSCHER (1984) 252.
(6)(6) MESSNER (6/1956) 16: "Er öffnete den Blick dafür, wieviel sich in Zukunft für oder gegen das Christentum im Bereich der Sozialordnung entscheiden werde. Was mich in Verbindung mit diesem Gedanken zuinnerst zur Arbeit auf dem Gebiete der Sozialwissenschaften drängte, war ... warum es ... nicht möglich sein sollte, in Eintracht und Verständigung, im Bemühen um den wirtschaftlichen und sozialen Fortschritt und damit einhergehend um den steigenden Wohlstand der Arbeiterschaft, die Voraussetzungen zu schaffen, die der Großzahl der Familien jenen Segen eines ungemessen glücklichen Lebens ermöglichen, wie er unser Teil war. Bestimmend war weiter ein Unbehagen angesichts mancher damals einflußreicher Strömungen, die, wie mir schien, allzusehr auf ein anklagendes Sozialpathos und einen fordernden Sozialidealismus vertrauten."
(7)(7) Cf. RAUSCHER (1984) 254; cf. K. LUGMAYER, Lehren und Weisungen der österreichischen Bischöfe über soziale Fragen d. Gegenwart. Herausgegeben mit Zustimmung des hochwürdigsten Herrn Kardinals und Erzbischofs von Wien Dr. Friedrich Gustav Piffl. Erörterungen von Dr. Karl Lugmayer, Wien 1926. - Secondo le sue proprie indicazioni Messner aveva passato 14 giorni insieme con Msgr. Waitz per la compilazione del testo - così riferisce WEILER, in: SCHAMBECK/WEILER (1992) 122, annot. 15.
(8)(8) Cf. MESSNER, Die soziale Frage der Gegenwart. Eine Einführung von Dr. Johannes Meßner/Privatdozent an der Universität Wien, Innsbruck - Wien - München ²1934, 457.
(9)(9) Cf. WEILER, in: SCHAMBECK/WEILER (1992) 123.
(10)(10) Cf. JÄNNER-KUNDGEBUNG, appendice in: MESSNER, Um die katholisch-soziale Einheitslinie. Mit einem Geleitwort von Bischof Dr. Sigmund Waitz, Innsbruck - Wien - München 1930 (= "Neues Reich"-Bücherei Nr. 9), 58.
(11)(11) MESSNER, Die katholisch-soziale Tagung in Wien, in: "Volkswohl". Wissenschaftliche Monatsschrift [Wien], anno XX, fascicolo 8 (1929) 285: "Der Wirklichkeitsbegriff der christlichen Sozialreform schließt sowohl eine idealistische wie eine romantische Auffassung der Wirklichkeit aus ... Eine 'methoden-dualistische' Unterscheidung von pastoraler und reiner Soziologie ist also im Sinne der christlichen Philosophie unzulässig."
(12)(12) Cf. WEILER, in: SCHAMBECK/WEILER (1992) 122.
(13)(13) Cf. F. ARNOLD, art. "Wiener Richtungen", in: H. SACHER (edit.), Staatslexikon im Auftrag der Görres-Gesellschaft unter Mitwirkung zahlreicher Fachleute. Vol. 5, Freiburg 51931, 1304: L'azione cattolica venne fondata in Austria 1927.
(14)(14) Cf. RAUSCHER, Gustav Gundlach 1892 - 1963. Herausgegeben und erläutert von Anton Rauscher, Paderborn - München - Wien - Zürich 1988 (= Beiträge zur Katholizismusforschung, Reihe: A: Quellentexte zur Geschichte des Katholizismus, vol. 2), 9. Cf. MESSNER (1930) 25: "Weil ... die katholische Mitte im sozialen Denken dem Wesen gesellschaftlichen Seins entspringt, ist das in ihr gründende Sozialprogramm weit entfernt, jene 'Mischung' aus Gedanken und Forderungen zu sein, die angeblich anderen, also radikalen Sozialprogrammen entlehnt seien, und nur wo man den der christlichen Philosophie eigenen wichtigen Gedanken der 'Mitte' nicht kennt, konnte man zu einer solchen Auffassung kommen. Diese Mitte liegt vielmehr auf ganz anderer, auf höherer Ebene gegenüber den Sozialideen und Sozialprogrammen der Radikalismen rechts und links. Deshalb auf höherer Ebene, weil diese sozialen Radikalismen von außerhalb an die Dinge herangetragen werden, weil sie nicht dem Wesen der Dinge entspringen, weil sie deshalb logisch falsch und ethisch verwerflich sind. Diese Ueberhöhung jedes Radikalismus durch die katholische Mitte ist die Stärke jedes wahrhaft katholischen Sozialprogrammes. Denn, weil diese Mitte der katholischen Sozialidee im Wesen der Dinge wurzelt und darum ursprünglichste Wirklichkeit ist, hat sie einen unmittelbaren Bezug zu jeder wahren Wirklichkeit, hat sie auch gegenüber jeder wahren Wirklichkeit unmittelbar konstruktive Kraft."
(15)(15) Cf. L. REICHHOLD, Anton Orel. Der Kampf um die österreichische Jugend, Wien 1990 (= Reihe Kurzbiographien/Karl von Vogelsang-Institut), 27; cf. anche A. DIAMANT, Die österreichischen Katholiken und die Erste Republik. Demokratie, Kapitalismus und soziale Ordnung 1918 - 1934. Deutsche Übersetzung von Norbert Leser, Wien 1965 (edizione americana, Princeton 1960), 175 ss.
(16)(16) Cf. MESSNER, Eine Grundvoraussetzung der Sozialreform. Zu Prof. Dr. Th. Brauers "Produktionsfaktor Arbeit", in: Das Neue Reich. Wochenschrift für Kultur, Politik und Volkswirtschaft [Wien - Innsbruck - München], a. 8, n. 15 (16 gennaio 1926) 331 - 333.
(17)(17) Cf. MESSNER, Heinrich Pesch +, in: Das Neue Reich, a. 8, n. 28 (17 aprile 1926) 586.
(18)(18) Cf. MESSNER, Sozialökonomik und Sozialethik. Studie zur Grundlegung einer systematischen Wirtschaftsethik, Paderborn 1927 (= 1. Heft der Görres-Gesellschaft zur Pflege der Wissenschaft im katholischen Deutschland. Veröffentlichungen der Sektion für Sozial- und Wirtschaftswissenschaft), 59; 61 s.
(19)(19) Cf. un'analisi in A. PYTLIK, Berufsständische Ordnung oder "Ständestaat"? Die Idee der berufsständischen Ordnung bei Johannes Messner (Diplomarbeit an der Kath.-Theol. Fakultät der Universität Wien), Wien 1993 (= Schriftenreihe des Instituts für Ethik und Sozialwissenschaften, Herausgeber Rudolf Weiler), 39 - 46.
(20)(20) Cf. H. WOHNOUT, Regierungsdiktatur oder Ständeparlament? Gesetzgebung im autoritären Österreich, Wien - Köln - Graz 1993 (= C. BRÜNNER/W. MANTL/M. WELAN [edit.], Studien zu Politik und Verwaltung, vol. 43), 82 - 84. Cf. anche PYTLIK (1993) 37.
(21)(21) Cf. MESSNER, Der Staatswille des katholischen Oesterreich. Im Auftrage von Bundeskanzler Dr. Dollfuß, dargelegt von Dr. Johannes Meßner, in: DER KATHOLISCHE STAATSGEDANKE. Bericht über die katholisch-soziale Tagung der Zentralstelle des Volksbundes der Katholiken Österreichs am 29. und 30. April 1934 in Wien, Wien 1934, 100 - 105.
(22)(22) Cf. MESSNER, Dollfuß, Innsbruck - Wien - München 1935; cf. una lunga analisi del libro in PYTLIK (1993) 49 - 65.
(23)(23) Cf. MESSNER, Dollfuß in den geistigen Entscheidungen der Zeit, in: "Volkswohl". Katholische Monatsschrift für Volksbildung, Kultur- und Gesellschaftsreform, a. XXVI, n. 3 (dicembre 1934) 63.
(24)(24) Cf. PYTLIK (1993) 197.
(25)(25) Cf. (di nuovo) la rivista "VOLKSWOHL". Monatsschrift für Volksbildung, Kultur- und Gesellschaftsreform, a. XXVI, n. 11/12 (agosto/settembre 1935) Sonderheft: Die internationale Konferenz über die berufsständische Ordnung. Cf. anche PYTLIK (1993) 67 s.
(26)(26) MESSNER, Zur österreichischen Staatsideologie, in: Monatsschrift für Kultur und Politik. Herausgeber Johannes Meßner [Wien], a. I, fasc. 10 (ottobre 1936) 877: "Demokratie in ihrem überzeitlichen Sinne".
(27)(27) Cf. PYTLIK (1993) 197.
(28)(28) Cf. MESSNER, Die berufständische Ordnung, Innsbruck - Wien - München 1936 (abbreviazione scelta dall'autore = BO 1936). Cf. l'analisi lunga in PYTLIK (1993) 69 - 139.
(29)(29) BO 1936, 8: "Staat ist die auf die Verwirklichung der Gemeinzwecke gerichtete Gemeinschaft des Staatsvolkes; Gesellschaft sind die auf die Eigenzwecke der übrigen innerstaatlichen und überstaatlichen Lebenskreise gerichteten Gemeinschaften."
(30)(30) Ibid., 17: "Die Austragung von Interessengegensätzen bleibt in der ständischen Gesellschaft immer eine Frage des Wirksamwerdens der bestehenden Ordnung, die sich an der friedlichen Ausgleichung dieser Gegensätze zu bewähren hat."
(31)(31) Ibid., 91: "Berufständische Ordnung schließt kein Wirtschaftssystem ein, ... weil sie verschiedenen Wirtschaftsweisen die rechte Ordnung geben kann."
(32)(32) Ibid., 190: "es müssen also die Interessengegensätze auf den Ausgleich im Rechtsgedanken verpflichtet werden. Weiters muß die Gemeinschaftsverbundenheit im Arbeitsleben wieder wirksam werden, es müssen also die gegensätzlichen Interessen zur Unterordnung unter das ständische und staatliche Gemeinwohl gehalten sein."
(33)(33) Ibid., 232: "Fest steht grundsätzlich jedenfalls, daß an sich öffentlich-rechtliche Stellung nur den berufständischen Körperschaften zukommt."
(34)(34) Ibid., 243: "Die berufständische Gliederung des Volkes soll die gemeinschaftsformenden Kräfte im ganzen Volkskörper von der beruflichen Leistungsverbundenheit her wirksam machen, in der es seine Lebens- und Kulturaufgaben erfüllt."
(35)(35) Vedi alcuni articoli esemplari per il periodo 1931 - 1936: MESSNER, art. "Soziale Ordnung", in: Staatslexikon im Auftrag der Görres-Gesellschaft. Vol. 4, Freiburg 5/1931, 1676 - 1678; vgl. IDEM, Wettbewerbsfreiheit und berufsständische Ordnung, in: "Volkswohl", a. XXIV, n. 2 (novembre 1932) 33 - 41; cf. IDEM, Die berufsständische Ordnung, in: "Volkswohl", a. XXV, n. 1 (ottobre 1933) 1- 6; cf. IDEM; Das Sozialproblem im berufständischen Aufbau des neuen Osterreich, in: "Volkswohl", a. XXVI, n. 11/12 (agosto/settembre 1935) Sonderheft: Die internationale Konferenz über die berufsständische Ordnung, 23 - 27; cf. IDEM, Der Arbeiter in der berufständischen Ordnung, in: ibid., 74 - 79; cf. IDEM, Die Wirtschaft in der berufsständischen Ordnung, in: MISCELLANEA VERMEERSCH. Scritti pubblicati in onore del R. P. Arturo Vermeersch S. J. Volume II. Studi di diritto civile e sociologia, Roma 1935 (= Pontificia Universitas Gregoriana. Analecta Gregoriana. Vol. X.), 293 - 317; cf. IDEM, Volk, Staat und berufständische Ordnung, in: Monatsschrift für Kultur und Politik, a. I, fasc. 1 (gennaio 1936) 7 - 20.
(36)(36) Cf. PYTLIK (1993) 198.
(37)(37) Cf. MESSNER, Die soziale Frage. Eine Einführung von Dr. Johannes Meßner/Professor an der Universität Wien, Innsbruck - Wien - München 5/1938; cf. l'analisi in PYTLIK (1993) 140 - 152.
(38)(38) Cf. RAUSCHER (1984) 256: "In der Nacht vom 11. auf den 12. März 1938 verbrannte er (Messner; nota dell'autore) alle Briefe und Manuskripte."
(39)(39) Cf. MESSNER, Social Ethics - Natural Law in the Modern World, St. Louis (USA) - London 1949; cf. anche la prima versione tedesca: MESSNER, Das Naturrecht. Handbuch der Gesellschaftsethik Staatsethik und Wirtschaftsethik, Innsbruck - Wien 1950.
(40)(40) MESSNER (1950) 5: "Vielleicht darf ich für die Benützer meiner 'Sozialen Frage' (letzte Auflage 1938, vergriffen), anfügen, daß sich keine der dort eingenommenen Grundpositionen zufolge der Arbeiten am vorliegenden Buche als hinfällig erwiesen hat, daß ich aber in der Sicherung dieser Positionen und in den praktischen Lösungen wesentlich über jene frühere Arbeit hinausgekommen zu sein glaube, vom Versuch einer teilweisen Neubegründung des Naturrechts angefangen bis zu dem einer Umreißung der Grundlinien eines gleicherweise über Kapitalismus und Sozialismus hinausführenden Wirtschaftssystems."
(41)(41) Cf. MESSNER, Das Naturrecht. Handbuch der Gesellschaftsethik, Staatsethik und Wirtschaftsethik, Berlin 1984 (= settima invariata edizione commemorativa essendo conforme alla sesta edizione 1966 -> abbreviazione scelta dall'autore = NR 1966/84), 44.
(42)(42) Cf. MESSNER, Widersprüche in der menschlichen Existenz, Tatsachen, Verhängnisse, Hoffnungen, Innsbruck - Wien - München 1952; cf. anche la versione inglese: MESSNER, Ethics and Facts. The Puzzling Pattern of Human Existence, St. Louis (USA) - London 1952.
(43)(43) Cf. MESSNER, Kulturethik mit Grundlegung durch Prinzipienethik und Persönlichkeitsethik, Innsbruck - Wien - München ²1954, 683. Vedi anche l'escursus sullo sviluppo del suo corporativismo in questa tesina, 17.
(44)(44) Cf. MESSNER, Ethik - Kompendium der Gesamtethik, Innsbruck - Wien - München 1955.
(45)(45) Cf. MESSNER, Der Funktionär. Seine Schlüsselstellung in der heutigen Gesellschaft, Innsbruck - Wien - München 1961; cf. anche la versione inglese: MESSNER, The Executive - His Key Position in Contemporary Society, St. Louis (USA) - London 1965.
(46)(46) Cf. MESSNER, Das Gemeinwohl. Idee, Wirklichkeit, Aufgaben, Osnabrück 1962.
(47)(47) Cf. MESSNER, Der Eigenunternehmer in Wirtschafts- und Gesellschaftspolitik, Heidelberg 1964.
(48)(48) Cf. MESSNER, Ethik und Gesellschaft. Aufsätze 1965 - 1974, Köln 1975.
(49)(49) Cf. INTERNATIONALE STIFTUNG HUMANUM, Augustinus-Bea-Preis 1980. Der Sozialethiker und Rechtsphilosoph Johannes Messner. Leben und Werk, Bonn 1980.
(50)(50) Cf. A. KLOSE, Johannes Messner 1891 - 1984. Herausgegeben und erläutert von Alfred Klose, Paderborn - München - Wien - Zürich 1991 (= Beiträge zur Katholizismusforschung, Reihe: A: Quellentexte zur Geschichte des Katholizismus, vol. 5), 12 s.
(51)(51) MESSNER, Die soziale Frage im Blickfeld der Irrwege von gestern, der Sozialkämpfe von heute, der Weltentscheidungen von morgen, Innsbruck - Wien - München 7/1964, 629: "Die berufsständische Ordnung wäre das System der allseitigen Sozialpartnerschaft."
(52)(52) Cf. MESSNER (²1954) 326, annot. 2.